Perché ci facciamo del male?

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treep
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Re: Perché ci facciamo del male?

Messaggio da treep »

Dr.Kriger ha scritto: 30 ott 2018, 23:36 Conclusione: sì, il sovraccarico è la principale causa degli infortuni. A volte la capocchia non lo vuole capire e si pensa che sia un allenamento sbagliato (difficile se si ha un minimo di conoscenza) o la postura (la miglior postura è quella naturale e spontanea).
Sul sovraccarico hai ragione da vendere.

"Il sovraccarico è la principale causa degli infortuni" è una frase da stampare su una maglietta tecnica da indossare in allenamento almeno una volta a settimana. Se la stampi 3 esemplari taglia M li voglio io.

Ma che la miglior postura sia quella naturale e spontanea.... mi dispiace ma non potrei essere più in disaccordo.

E se potessimo prendere un caffè insieme, credimi, ti convincerei.

Ti basti sapere che il peggiore infortunio che ho avuto fino ad oggi (da cui non posso neanche dire di essermi totalmente ripreso) è stato causato con massima probabilità dalla micidiale combinazione dell'ipercarico di cui parlavamo sopra + postura errata (non mi vi impegnavo a sbagliare postura... adottavo quella che mi veniva "naturale e spontanea" ).
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Re: Perché ci facciamo del male?

Messaggio da Dr.Kriger »

Ah, ma io considero la corsa come un gesto naturale spontaneo. Però, lo sappiamo, anche un bambino va a gattoni e cade prima di camminare bene. Ma non è che si impunta di lavorare sulla postura e queste cose qui. Lo impara. Anche io ho cambiato moltissimo la mia tecnica, ma non l'ho cercata. È venuta spontanea. Da principiante ad esempio picchiavo troppo il piede, perché ero molto più lento di adesso. Ma non ho fatto nessun lavoro specifico né nulla. Sono cose che ti vengono, non ci badi. Se ci bado, non essendo un professionista, mi perdo tutto il piacere!
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treep
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Re: Perché ci facciamo del male?

Messaggio da treep »

Ok. Hai cambiato senza fare nessun lavoro specifico.

Io correvo puntando le spalle in avanti, arcuandole.

Atteggiamento difensivo. Gli addominali spompati non ce la facevano a mantenere il busto eretto.

Sarebbe forse bastato che qualcuno, guardandomi, mi avesse ammonito dicendomi che non si corre gobbi... tirare le spalle leggermente indietro e spostare il busto appena in avanti.

Una postura, questa, che il mio fisico pronto ancora meno di oggi avrebbe sofferto come assolutamente non spontanea e quasi innaturale.

Ci ho lavorato, comprendendo da varie fonti che il mio ipercarico dorsale (ho comprato la PS4 ai figli di non so più quanti specialisti) risentiva negativamente di quella postura goffa.

Tirare le spalle indietro ha avuto un costo: gli addominali si sono dovuti dare una svegliata.

Oggi ho ridotto i problemi di schiena, il mio gesto è più valido, elegante e funzionale.

Ho provato a correre come prima, arcuando le spalle. .. Oggi non mi riesce più. Non solo faccio fatica a mimare il gesto... ma mi rendo conto che proprio frena. Eppure allora era assolutamente spontaneo.

Ho voglia di fermare ed ammonire i tanti che incrocio e che corrono in quel modo (magari complice l'eccesso di peso, di carico. .. o di entrambi).

Ma non lo faccio per non essere mandato a quel paese.

La corsa, dici, è un gesto naturale. Potremmo discuterne.

Cosa diciamo a chi, ad esempio, considera spontaneo correre a ritmi bassissimi e tallonando di brutto?
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Re: Perché ci facciamo del male?

Messaggio da Dr.Kriger »

Eh ma vedi, tu lo dici che avevi una postura difensiva. Non era questo che intendevo per naturale e spontaneo. È ovvio che, se corri sulla difensiva, il corpo rimarrà teso o stressato anche senza che te ne accorgi. Con il rischio di farti male. Non ho detto che non fosse "spontaneo", ma io intendevo la naturalezza di un gesto non chiuso, positivo, aperto e libero. Che è una cosa diversa! Correvi gobbo perché probabilmente eri timido, insicuro... non so, ma in ogni caso non era questo che intendevo io. Succede a tanti che iniziano a correre. Poi non è che uno cerca l'eleganza, ma diciamo che c'è una correlazione a mano a mano che si migliora. Però è anche vero che alcuni dicono che Mennea correva male... quindi, c'è anche un fattore soggettivo. Eppure Mennea è stato lo sprinter italiano più veloce per decenni e ha fatto record mondiali.

Tallonando di brutto? Tipo marcia? Boh, se a loro viene naturale e non hanno problemi pace. È una cosa loro. Ma suppongo che in tanti lo facciano per cercare di "scimmiottare" il gesto della corsa. Un po' come quelli che fanno dei saltelli in alto anziché fare la falcata e quindi si spostano di 2 cm. A me onestamente viene da ridere, perché nel caso di chi saltella si vede che c'è sempre dietro un atteggiamento timoroso. Quando dico che la corsa è naturale intendo che l'uomo primitivo era già abituato a farlo. Faceva sprint o rincorse di pochi km per cacciare le prede. Non correva la maratona (neanche sapeva cosa volesse dire!). Però correva, quando cacciava. Giustamente, noi uomini moderni ci siamo evoluti e abbiamo le scarpe che ci proteggono. Però siamo anche diventati più sedentari. Ah già, è sottinteso. Probabilmente, proprio perché siamo diventati così sedentari abbiamo dimenticato cosa vuol dire correre. E quindi commettiamo "spontaneamente" molti errori. Non so se mi spiego... siamo nell'era in cui c'è bisogno di una app per dirti come, quando e quanto dormire.
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Re: Perché ci facciamo del male?

Messaggio da d1ego »

C'è una teoria per ora abbastanza accreditata e non smentita secondo la quale la corsa "più naturale", quella che ha dato la maggiore spinta evoluzionistica all'uomo, sarebbe proprio la corsa di endurance, qualcosa di simile ad un fartlek di 20/30 km.
https://en.m.wikipedia.org/wiki/Enduran ... hypothesis
www.rawtraining.eu/allenamento-mentale/ ... -cervello/
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Re: Perché ci facciamo del male?

Messaggio da Dr.Kriger »

20 km non credo, ma è corretta la teoria. Non è un fartlek, perché il fartlek è una cosa che abbiamo inventato noi. Loro avevano bisogno di cacciare e mangiare e, per farlo, si doveva anche correre, fare sprint o inseguimenti. Solo che loro non avevano le scarpe per correre la maratona come la si corre oggi. Ma non importa, la cosa che conta è che l'uomo ha effettivamente un organismo portato a correre. Quello che non si deve fare è esagerare. Se no ci si fa male! Ma ritorniamo sempre lì: la capocchia non lo vuol capire.
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Re: Perché ci facciamo del male?

Messaggio da d1ego »

Perché non credi 20/30 km? Sulla base di cosa? È chiaro che il termine fartlek l'abbiamo inventato noi, anche il termine corsa, ma a parte il termine, perché dici che non è un fartlek?
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Re: Perché ci facciamo del male?

Messaggio da Dr.Kriger »

Eh ma aspetta, anche in quella pagina di Wikipedia si dice quello che dico io. Si parla di endurance nel senso di abilità, capacità o adattamento fisico. Ed è un capacità legata alla caccia, ma non si parla di lunghe distanze. Anche perché suppongo che si sarebbero devastati il piede a correre per 20-30 km senza le scarpe protettive che abbiamo noi.

Il fartlek lo facevano in quel contesto, di caccia e lotta alla sopravvivenza. Cioè sprint o rincorse anche relativamente lunghe. Però loro mica sapevano cosa fosse un fartlek!
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Re: Perché ci facciamo del male?

Messaggio da d1ego »

Non vedo più il link originale. Questa pagina dice "...run it down in the midday heat, for about two to five hours over 25 to 35 km (16 to 22 mi) in temperatures of about 40 to 42 °C (104 to 108 °F)" e non è l'unica volta che ho letto di queste distanze. Non a caso è anche più o meno la distanza che si può coprire con le normali scorte di glicogeno o del muro nella maratona.
Secondo molti, fautori della corsa naturale, siamo noi che ci devastiamo con le scarpe protettive e non loro. Comunque questo è un altro topic (caldo).
Ti consiglio di leggere "Born to run", che a parte tutto, è una lettura piacevole e motivante.
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Re: Perché ci facciamo del male?

Messaggio da Dr.Kriger »

"to run it down" è un verbo frasale. Non vuol dire correre, ma tipo "aggirarsi", "cercare". Anche perché correre a 40-42 gradi per 25-35 km è una follia. Si può camminare, ma è una cosa diversa. Si andava sicuramente in cerca di cibo per decine di km, ma che si corresse lunghe distanze per farlo no. "to run it down", appunto, non si traduce con correre. Viene usato il termine "run", ma essendo un verbo frasale il significato è diverso.

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