eccomi qua, rientrato alla triste vita di città
è stata veramente un'esperienza meravigliosa e mi sento di consigliarla a tutti, anche a chi (come me!) con certi dislivelli ha ben poco da spartire
innanzitutto partirei con la cosa più importante... la Val di Fassa
se non siete mai stati in Valle... beh stateci
in questi miei primi 40 anni ci sono stato mille volte: da bambino, da ragazzo, da motociclista, da papà, da runner... e ora anche da Val di Fassa runner, ogni volta un'emozione diversa
in questa settimana ho imparato tante cose mentre di tante altre ho avuto conferma, a iniziare dal fatto che correre in montagna... è davvero un altro mestiere
sono arrivato su in condizioni davvero precarie, ma non è certo una scusa, quando la strada iniziava a salire serviva un allenamento che io non ho, e si vedeva dalle persone che mi superavano senza il minimo affanno, runner che magari visti prima del via potevano sembrare camminatori e che invece poi mi sverniciavano regolarmente ogni volta che la pendenza si faceva importante.
una premessa sulle gare a tappe: mia prima esperienza, e ne sono uscito entusiasta.
aggiungono alla prestazione pura anche tutta una parte di pianificazione e gestione delle energie che mi ha conquistato, una versione extended di quella che è la gestione gara in maratona, primi km in controllo, attenzione nella seconda parte e gas nel finale.
e così sono partito veramente con calma, la prima tappa di Canazei l'ho vissuta come un riscaldamento, camminata quasi totalmente la salita (ma non crediate sia stata una scelta, era una tappa molto lineare, prima metà tutta su, seconda metà tutta giù, non poteva andare diversamente
) e poi ho lasciato giusto andare le gambe in discesa.
ho conosciuto prima del via il grande @franchino e la sua neosposa Sarah (non sapevo essere una runner così forte
) mentre all'arrivo ho incontrato finalmente @Ingpeo, purtroppo per esigenze familiari sono dovuto rientrare prima dell'arrivo di @Arla, sarà per la prossima volta
la seconda tappa, a Vigo, dopo la solita prima salitona c'erano una bella serie di sali scendi che davano modo di recuperare, non a caso infatti è andata meglio e mi sono divertito molto, come percorso si addiceva molto di più alle mie caratteristiche.
la terza tappa, la notturna a Pozza, è stata in assoluto la peggiore. i problemi fisici che mi affliggono da un paio di mesi non sono andati in vacanza, e il giorno della gara facevo fatica a respirare, mi sono presentato al via solo per arrivare al traguardo in qualche modo, era la tappa più veloce e con meno dislivello e se sulla carta poteva essere quella che più mi si addiceva, in pratica invece è stata la più dura, ma alla fine risultato scadente a parte ero ugualmente felice di essere arrivato in fondo soprattutto perché significava poter proseguire la mia avventura.
il giorno di riposo è stato fondamentale, all'ora di cena ero ormai rassegnato al fatto che il mattino dopo non sarei andato a Soraga, fortunatamente ho scelto di sospendere alcuni farmaci che mi avevano prescritto e il mattino dopo ero sufficientemente in forma per presentarmi al via.
la quarta tappa, a Soraga appunto, era quella che conoscevo meglio avendo corso 2 anni fa la Set Mases che ne condivide parte del percorso, sapevo che l'inizio sarebbe stato tosto, tostissimo, ma ero anche convinto che l'ultima tappa, il famoso tappone, per me sarebbe stata una passeggiata (ma non nel senso facile, nel senso camminerò e basta
) per cui ho pensato di dare quasi tutto risparmiandomi poco.
la prima salita era incorribile, facevo fatica a camminare, così i primi 4 km sono stati di pura sopravvivenza, poi ho aperto il gas in discesa e continuando a spingere anche nelle salitine successive. sono arrivato al traguardo davvero soddisfatto con la consapevolezza che sarei potuto arrivare sul Lusia non da semplice sopravvissuto ma persino soddisfatto del risultato finale.
la vera sorpresa è stato il tappone, ero davvero convinto che qui avrei perso tanto, oltre 1000 m di dislivello in poco più di 11 km, decisamente numeri non alla mia portata.
proprio per questo sono partito pure in fondo al gruppo, non volevo ostacolare nessuno, ho iniziato correndo ripetendomi che ogni metro che avrei corso sarebbe stato un posto in meno perso in classifica con la tranquillità di chi non ha nulla da perdere, ed è stato bello stupirsi metro dopo metro nel vedere che i km passavano e io continuavo a correre, e così sono incredibilmente arrivato correndo all'unica discesa dell'intera tappa, ho superato tantissimi runner in salita, altri in discesa, interrompendo la mia corsa solo giunto agli ultimi 3 km, assolutamente incorribili se non forse dai primissimi in classifica, ho tenuto, era davvero difficile persino camminare, avevo il fegato in pezzi ma continuavo a salire, il Lusia era li e su sapevo esserci la mia famiglia.
finita la salita ho visto il traguardo e mio figlio che si sbracciava, l'ho preso per mano e siamo arrivati insieme al traguardo, davvero una grande emozione, raramente mi sono sentito così orgoglioso di me stesso.
chiudo la tappa incredibilmente al 54^ posto (la prima per la cronaca chiusi al 78^) ma ovviamente quello che importa non è la classifica, se non per avere conferma che ho saputo gestirmi alla perfezione, con un lento e progressivo crescendo, combattendo contro il dislivello e i miei acciacchi che, udite udite, non sono legati alle mie gambe, una delle cose che più mi gratifica infatti è stata la tenuta delle gambe e in particolar modo delle ginocchia, un anno fa avevo dolore a scendere dai cavalcavia, ora dopo tanti mesi passati a fare terapie, palestra, un lento se non lentissimo aumento del kilometraggio ho concluso questa corsa non risparmiandomi certo soprattutto in discesa, aumentando sempre il ritmo con una tranquillità che aumentava passo dopo passo, tappa dopo tappa.
il lavoro ha pagato, e se i vecchi crono sono lontani, ora so che posso ancora avere soddisfazioni dalla corsa
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