[DIARIO] La mia corsa è il mio treno

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LittleJames88
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[DIARIO] La mia corsa è il mio treno

Messaggio da LittleJames88 »

Come dovrebbe cominciare un diario, e poi sono sicuro che questo sia effettivamente un diario? Nei film solitamente cominciano con "caro diario", come le favole cominciano con "c'era una volta", ma tutti conoscono la storia di Pinocchio, eppure rileggendola si rimane di sasso quando le prime parole sono "c'era una volta un re", un attimo nella storia di Pinocchio non c'è un re...ecco, lo sapevo, ho divagato, mi capita spesso di pensare ad una cosa e mi ritrovo in un attimo a pensare a tutt'altro senza sapere come ci sono arrivato, ma una strada che ha unito i due pensieri ci deve essere, magari non si fa caso al viaggio, ma ci si gode la meta. Quindi come comincia il mio diario?
C'era una volta un film, no aspetta era una favola, parlava di Pinocchio, di un re e di strade che uniscono due pensieri.

Potrei cominciare così, c'era e putroppo c'è ancora tanta confusione dentro di me...
Nella confusione che regna dentro di me ho cercato ormai qualche mese fa, agosto per la precisione, una strada che unisse tutto, una meta che mi facesse apprezzare l'arrivo senza guardare il paesaggio dal finestrino durante il viaggio. Perchè là fuori il mondo fa paura. Avevo fatto una promessa a me stesso, avevo aggiunto alla lista di cose da fare almeno una volta nella vita la dicitura "correre una maratona", certamente facile da scrivere, ma fra lo scrivere e il fare, non c'è il mare, ma l'oceano. Quindi con una data e una meta in testa, 30 novembre 2014 Firenze, ho cominciato a fare i primi passi, certo, negli anni come la maggior parte dei ragazzini ho giocato a calcio e ho avuto la fortuna di nascere negli ultimi anni a disposizione per i più piccoli per vivere in un mondo dove le consol, il computer, i cellulari e tutte le diavolerie erano alla portata di pochissimi e sicuramente non nei miei pensieri, quindi le partite di calcio infinite (quelle chi arriva prima a 21 vince), i giri in bici sotto il sole cocente e tutti quei giochi che comunque mi permettevano di stare all'aria aperta e sempre in movimento erano all'ordine del giorno, tutto questo per dire che si quelli ad agosto erano i primi passi da runner, ma una vita in movimento l'avevo sempre fatta e correre non mi speventava, anzi per tornare al palo dato che tanto per cambiare ero saltato alla frasca, negli anni in cui ho giocato a calcio (9 in totale) l'unica cosa che mi riusciva bene era correre in su e in giù per quella fascia destra dove a fine partita si potevano coltivare patate, l'ho sempre detto "mi sentivo un keniano dentro" solo che stavo sbagliando sport...Ma per preparare una corsa serve la costanza, io costante? L'unica costante di cui avevo sentito parlare era la costante gravitazionale, lumi scolastici di qualche anno prima, ma dovevo far entrare questa nuova parola nel mio vocabolario. Solo la corsa e l'obbiettivo mi avrebbero impedito di guardare fuori dal finestrino durante il mio viaggio. Ecco, in questo momento non voglio parlare di quello che c'è là fuori, perchè vorrebbe dire parlare di me, mettermi a nudo nel mare di internet che proprio in questi giorni ho imparato essere un brutto mare, dove puoi nasconderti dietro un nickname, ma con pochi passi e senza troppo ingegno si può sapere molto di più di quello che tu vuoi far sapere. Fatto sta che ho dovuto assorbire questa nuova parola per me e dopo averla unita al mio famoso allenamento "fai da te" son partito verso il mio obbiettivo. I kilometri passavano sotto i miei piedi, spesso anche troppi per quel keniano che viveva dentro di me ma non ero io, da quasi niente a troppo, il mio fisico cominciava a reclamare per la sua salute e così gli infortuni si frapponevano tra me e la maratona, ma dove non arrivavno le gambe provavo ad arrivare con la testa, ho corso tante volte con le lacrime agli occhi per il dolore e per quello che sentivo dentro, ma non potevo fermarmi, perchè fermarsi avrebbe voluto dire scendere dal treno e ritrovarsi a vivere fuori, quindi più volte ho detto a me stesso che a quel traguardo ci sarei arrivato, strisciando se necessario, ma avrei portato a termine la missione. Più il famoso giorno si avvicinava però e più mi chiedevo cosa sarebbe successo dopo, se fino a quel giorno avevo avuto un obbiettivo per guardare avanti una volta superato il traguardo sarebbe tutto finito. Così quell'obbiettivo che ad agosto sembrava lontano di un tratto si è presentato e quella mattina uscito di casa per raggiungere la zona di partenza ho guardato il cielo e ho pianto, mi sono chiesto cosa ci facessi lì, se tutto non fosse maledettamente grande per me e come se la maratona fosse un parallelo di quello che è la mia vita ricordo solo la partenza e l'arrivo, come se per 42km avessi corso guardando fisso in terra, senza sentire e vedere tutto ciò che mi circondava, ma con la mia medaglia al collo per un giorno mi son sentito vincitore anche se pensando al giorno dopo vedevo solo un punto di domanda.
Sono passati quattro mesi e quel punto di domanda si è solo spostato in avanti. purtroppo in questo periodo la corsa non mi ha più trasmesso quelle sensazioni che provavo prima, ma essendo l'unica cosa che mi sta salvando provo a non mollare e a fissare nuovi obbiettivi, giusto per mettere qualcosa oltre l'ignoto, per dire "non so cosa succederà domani, ma quel giorno sarò lì". Quindi a mia nonna ho promesso che correrò anche la prossima maratona di Firenze, quindi il 29 novembre sarò lì, ma prima proverò a far mia anche Roma, quindi il 22 marzo sarò lì, e il resto sono tutti giorni segnati nel calnedario con il punto interrogativo, sperando che questo treno non si fermi mai.
Ecco, non credo che questo sia una diario, ma semplicemente una storia e non saprei nemmeno dargli un titolo, e poi di cosa ho parlato, di tutto e allo stesso tempo di niente e allora a cosa è servito quel fiume di parole che vedo alle mie spalle, a niente, o forse è seplicemente servito a me per parlare con me stesso e se questo mi servisse anche in futuro potrei sempre utilizzare questo spazio, infondo ora che ci penso una volta ho scritto un diario, e anche se sembra una storia inventata è la verità, l'ho cominciato seduto su un treno che mi portava a Milano, avevo carta e penna quelli che negli anni sono stati i miei migliori amici e cominciava così "è il secondo giorno, non so perchè mi son portato dietro questo quaderno, forse ho immaginato che durante il viaggio ne avrei avuto bisogno, che la mia mia mente sarebbe impazzita, che mi sarei sentito solo. In effetti ieri ho vissuto quella che potrebbe essere la metafora dei miei giorni, gran parte del viaggio la carrozza era solo mia, il vento entrava dal finestrino sbattendo forte le tende, ed ecco me, solo, tutto intorno si muove, sbatte forte, ma non mi sposta".
30 Novembre 2014
Sono entrato in piazza S.Croce salutando il pubblico come se fossi lo sportivo più famoso di questo mondo e sotto il traguardo ho alzato le braccia come se fossi arrivato primo.Forse non tutti lo sanno, ma io contro me stesso ho vinto.

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Liddy
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Re: [DIARIO] La mia corsa è il mio treno

Messaggio da Liddy »

Non so perchè si ha la voglia o il bisogno di scrivere un " diario", ma saper scrivere è un dono. Spero di leggerti ancora perchè le tue parole mi hanno saputo emozionare o forse solo mi hanno fatto ricordare promesse che ancora devo mantenere.
18' til I die
PB 5 Mulini Summer Night 0:45:27
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PB Cortina Dobbiaco 2.29,22
PB Maratona di Roma 3.44,47
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Re: [DIARIO] La mia corsa è il mio treno

Messaggio da lilligas »

Franci sono sicura che domenica Roma ti ridarà lo stimolo a porti tanti nuovi obiettivi, di certo non splendidi come sarà il traguardo della Regina Capitale ma certamente ambiziosi :wink: (ti ammiro, io in 4 anni di corsa ancora devo farla la Maratona di Roma :emb:)
e poi.....stiamo andando incontro alla stagione più luminosa dell' anno, sarà un vero e proprio divertimento uscire fuori ad allenarsi all'alba o al tramonto e ci sarà Firenze ad aspettarti a Novembre: sarà bellissimo, dopo un anno, confrontarsi con lo stesso obiettivo, con le esperienze fatte e la conoscenza e consapevolezza in più che avrai maturato delle tue capacità nel corso di questo anno :beer:
In bocca al lupo!
42km: 3h20'19''Pisa '14
50 km: 4h27'15''Seregno '16
100 Km: 9h24'51" Seregno '18
6h: 66,541 km Sud-Tirol '17
12h: 121,620 km Franciacorta '18
24h: 213,846 km Mondiale Albi '19
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Re: [DIARIO] La mia corsa è il mio treno

Messaggio da AlexGoldstein »

Sono curioso di vedere cosa combinerai, quindi ti seguo! Vedrai che arriveranno nuove energie, nuove motivazioni, nuovi obiettivi. Non si sa perchè, non si sa quando, ma arrivano sempre nuovi stimoli. La corsa è bellissima anche per questo :)
Il mio diario, la mia avventura: viewtopic.php?t=38347
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mircuz
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Re: [DIARIO] La mia corsa è il mio treno

Messaggio da mircuz »

Scrivere e correre sono due ottimi sistemi per mettere ordine nei propri pensieri, a volte addirittura nella propria vita. Se scriverai ancora ti seguirò, con affetto.
Itadakimasu (con umiltà ricevo).
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LittleJames88
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Re: [DIARIO] La mia corsa è il mio treno

Messaggio da LittleJames88 »

Caro diario
sono venuto qui per farti una domanda e trovo sulle tue pagine virtuali pensieri di altre persone, persone che ho avuto il piacere di conoscere nella vita reale, persone che ho avuto modo di apprezzare qua dentro e altri che non conosco ma avrò il piacere di farlo. Che bello ricevere gli incoraggiamenti di queste persone e trasmettere loro qualcosa, infondo è per questo che ho sempre utilizzato carta e penna, per esprimere i miei pensieri, ma allo stesso tempo altri nelle mie parole trovano la loro personale interpretazione, magari tutt'altra cosa rispetto alla mia, ma è quello che voglio. Quindi ancor prima di farti questa domanda, voglio ringraziare chi si è fermato a leggerti e ha trovato qualcosa in te.
Ecco la mia domanda, che poi domanda non è, è solo uno spunto per partire con i miei pensieri e finire chissà dove. Sai quanti kilometri seprano Firenze da Roma? Te lo dico io, 634 + 10,69. Questi sono i kilometri che porterò nel mio bagaglio, ma come vedi ci sono i kilometri corsi per allenare le gambe e quelli corsi con il cuore, quelli che oggi ho fatto per salutare un amico, per dirgli che se anche lui è lontano lo sento sempre vicino, so che è con me. Sono partito di casa volontariamente alle 10:30 perchè avevo sentito dire che ci sarebbe stata un'eclissi e in effetti non so se era solo un fattore psicologico, ma la luce era strana, poi nella mia classica associazione di idee mi è tornato in mente un episodio, era forse maggio del 2005, anche in quell'occasione c'era un'eclissi e io non ancora maggiorenne mi ritrovavo a causa di alcune scelte sbagliate a lavorare in una fabbrica e mentre tutti uscivano per ammirare questo fenomeno io continuavo il mio lavoro, non mi interessava, come se fosse una cosa normale che si può vedere tutti i giorni, ma in realtà come oggi le cose in quel periodo non andavano bene eppure son sicuro che dopo quel giorno sono tornato a sorridere e allora voglio pensare alla vita come ad una catena montuosa, ma con delle montagne particolari, quelle che disegnano i bambini, con la punta spigolosa, quelle che un attimo sei in cima e il passo dopo stai scivolando giù, ecco io lassù ci sono stato e non ho fatto in tempo nemmeno ad accorgermene che poco dopo stavo già cadendo giù dall'altra parte, ma mi piace pensare che alla fine della discesa ci sia una nuova salita per arrivare in alto, e allora io non sto cadendo, sto solo prendendo la rincorsa. Ecco diario, siamo partiti da un amico e passando per un'eclissi siamo arrivati a delle montagne, voglio pensare che in questo momento lui sorrida, con quella sua aria da finto bullo mi chiami e mi dica "dove vai te? A Roma? ma stai a casa!!!" e sai cosa gli dico io? che lui che voglia o no come sempre viene con me.
30 Novembre 2014
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Liddy
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[DIARIO] La mia corsa è il mio treno

Messaggio da Liddy »

Lo so e' il tuo diario ma mi piace leggere e, come spesso facevo prima di passare al IBook , mi piace scrivere sulle pagine lasciate in bianco dall'editore. Ieri sono stata a trovare Marco. Mio fratello. Al cimitero. Gli ho portato dei fiori. Violette profumate come quelle che raccoglievamo nei prati della nostra infanzia. Mamma cosa ci facciamo qui? Ci guardiamo negli occhi incredule. E' passato poco più di un anno. Non c'è una volta in cui io vada a correre senza portare con me il dolore per la sua perdita . -Mamma dopo la maratona gli porto la medaglia. - si, brava , fai così .
Ultima modifica di Liddy il 20 mar 2015, 14:07, modificato 1 volta in totale.
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MarcelloS. Utente donatore Donatore
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Re: [DIARIO] La mia corsa è il mio treno

Messaggio da MarcelloS. »

Ho fatto bene a soffermarmi a leggere questo diario e i successivi interventi.
Francesco scrivi in modo emozionante =D> , e in bocca al lupo per Roma! :thumleft:

Liddy :vicini:
PB:
21K:1:22:50('11) - 42K:2:59:49('12)
100K:8:57:38('18) - 6h:70,942*('20) *no Fidal
12h:121,724 km('16): 1° 12h Reggio Em.
24h:200,920 km('17)
Backyard:31h - 207,8 km('23)
9 Colli Finisher 202 km ('18, '19)
Maratone:22+1eco - Ultra:97 (2 ritiri)
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LittleJames88
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Re: [DIARIO] La mia corsa è il mio treno

Messaggio da LittleJames88 »

@Liddy
Ti ringrazio per esserti soffermata qui e aver riportato qualcosa di così personale. Un enrome abbraccio, seppur virtuale.

@MarcelloS
Abbiamo spesso scherzato in altri post, ma per me è stato un vero piacere averti conosciuto e ti considero un grande atleta, un esempio da seguire.
Ti ringrazio per le tue parole e per il tuo incoraggiamento.
30 Novembre 2014
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LittleJames88
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Re: [DIARIO] La mia corsa è il mio treno

Messaggio da LittleJames88 »

Caro diario
Quanto ti ho pensato durante la mia giornata, quante parole ho scritto con il pensiero nelle tue pagine virtuali e quante sicuramente rimarranno sulla strada bagnata di Roma.
Ma infondo sei un diario di corsa e di quello dovrei parlare, ma lo sai, io tempi, ritmi, kilometri e tutti quei numeri strani proprio non li digerisco. Ecco quindi la mia corsa, fatta di volti, di persone e di storie. Comincia così la mia giornata, sotto la pioggia alla stazione un runner mi chiede quale sia il mezzo migliore per raggiungere la partenza e dopo averlo indirizzato sulla metropolitana come il miglior anziano per attaccare discorso la butto sul meteo "certo che se oggi ci fosse il meteo di ieri la giornata sarebbe stata migliore!!!" e lui ribatte dicendo che col caldo sarebbe stato peggio, in effetti anche io la pensavo così, va be, non pare molto propenso alla conversazione e sale sulla carrozza metro. Mi è stato detto che conviene scendere a Circo Massimo per depositare il bagaglio, ma una volta alla fermata Colosseo, la carrozza si svuota di runner e io sto quasi per seguire la folla, quando vedo un gruppo di tedeschi che mi guarda e io allora con fare sicuro gli faccio cenno di scendere alla fermata successiva, per fortuna che il consiglio che mi era stato dato era valido e una volta scesi veniamo travolti dalla marea di runner e dalla marea che nel frattempo ha deciso di cadere dal cielo. Cerco il mezzo che mi è stato assegnato per il deposito del bagaglio e nel farlo controllo più volte il numero del pettorale, come se nel frattempo potesse magicamente cambiare. Tutti i runner, quelli seri, depositano il loro bagaglio e si attrazzeno come possono per far fronte alla pioggia, io logicamente sono un runner fai da te, mi levo il mio kway, lo infilo nello zaino e rimango con la maglia di gara, arancione come le scarpe, perché sarò un runner fai da te, ma l'estetica è importante. Per riabilitare la mia immagine improvviso una corsetta leggera e qualche movimento di allungamento, ma ben presto mi ritrovo imbottigliato tra gli altri runner, quasi un sospiro di sollievo, con la tecnica collaudata dai pinguini lì nel gruppo il freddo è meno pungente. Stregato dalla musica che c'è di sottofondo e con la mia lacrima sempre lì non mi accorgo nemmeno della partenza ufficiale, ma tutti si muovono e quindi penso che ci siamo e comincio la mia prova. Ecco è da poco passato il primo kilometro e come in allenamento penso "che ci vuole a fare questo altre 42 volte", eppure ormai dovrei saperlo come funziona. All'altezza del secondo kilometro trovo una signora che si lamenta per una fascia per capelli che non ne vuole sapere di fare il suo lavoro, e io da gentiluomo la butto sul ridere "tranquilla signora ha altri 40km per risolvere il problema", la lascio a risolvere il suo problema e continuo con il mio passo, che poi volutamente non controllo i segnali dell'orologio e quindi non so se quello che sto facendo è il passo che mi porterà alla fine. Intanto i pensieri e le persone scorrono, le guardo tutte in faccia, le scruto, come se dovessi creare una storia per ognuno di loro. Mi sorpassa una ragazza americana, come faccio a riconoscerla? Semplice, per loro è normale correre mostrando la loro bandiera e io penso che il loro nazionalismo mi piace, è qualcosa che mi appartiene e se le cose si metteranno bene per me ho in mente una cosa. Intanto i kilometri passano e ho un dubbio, questi continui pensieri mi distraggono per non farmi sentire il passare dei kilometri oppure mi stanno togliendo energie psicologiche, alla mia domanda fortunatamente risponde il mio ginocchio destro che per farmi ricordare della sua presenza comincia a punzecchiarmi, ci parlo e lo minaccio, quindi rientra nei suoi ranghi. Intanto faccio lo slalom tra una pozza e l'altra segnalandone la presenza a coloro che mi seguono, con lo sguardo fisso in terra penso che se dovessi finirci dentro potrebbe essere un problema ulteriore ma vicino a me c'è chi non ha calcolato questo problema e ad ogni passo che fa il rumore proveniente dalle sue scarpe è palese. È un continuo susseguirsi di curve, eppure avevo sentito dire che erano in numero limitato, ci deve essere un rettilineo infinito che mi aspetta da qualche parte, ma da buon runner cerco di prenderle tutte con la giusta traiettoria, infondo sono anche metri in meno. Non resisto e ogni tanto butto lo sguardo sull' orologio, ma più che altro approfitto di un tratto dove si vedono i runner che mi precedono per cercare i pacemaker delle 4 ore, ma l'occhio andato lontano non vede palloncini, sguardo all' orologio rialzo la testa e si materializzato proprio davanti a me i pacer, siamo al km 16, cosa fare, proseguire con loro o continuare con il mio ritmo che è leggermente migliore e accumulare qualche secondo di vantaggio. Opto per la seconda opzione con la promessa di non voltarmi più per controllare la loro posizione. Ogni tanto alzo la testa per ammirare il passaggio e mi ritrovo nello sfondo la basilica di S.Pietro, è la prima volta che la vedo e penso a quelle immagini viste in tv dove per varie ricorrenze quella piazza e le vie che la circondano sono invase dalla gente, tanta gente, provo anche ad acculturarmi cercando di leggere cosa c'è scritto della facciata della basilica, ma mi abbandono all'ignoranza. Intanto i kilometri passano e in ricordo dei problemi dovuti alla sete e alla fame accusati a Firenze, mi prefiggo obbiettivi mentali, al prossimo rifornimento bevo un po e mangio qualcosa, quello dopo recupero solo acqua e quello dopo ancora vediamo, mi chiedo se sia una maratona o a un tipo di manifestazione che si fa dalle mie parti, dove i partecipanti camminando trai vari paesi assapporano le specialità delle varie località, così mi ritrovo a sgranocchiare un biscotto e c'è tempo anche per fare una considerazione con un altro runner "non dovrebbero dare le bottigliette intere, si spreca troppa acqua", "già" mi dice "ma avevano solo quella e ho dovuto prenderla". Entriamo in una zona affollata e mi lascio prendere dal tifo e se fino a lì avevo vinto la mia personale sfida con le pozze romane, devo anche io abbandonare al suo triste destino la scarpa sinistra, ma niente di drammatico e poi mi piace avere le scarpe pulite. Uno sguardo a sinistra e uno a destra per guardare che mi circonda e rimango per un attimo senza ben capire, a lato della strada ci sono due runner che stringono in mano una piccola corda, realizzo che si tratta di un atleta non vedente e realizzo allo stesso tempo quanto sia bella la maratona, unisce tutti senza nessuna distinzione. Ecco se per un po mi ero fatto distrarre dalla gente lungo la strada, torno nuovamente ai miei pensieri, in particolare a due sogni fatti stanotte, uno bello, che riguardava il tempo finale e uno che non avrei voluto ricordarmi, così penso a tutte quelle persone che mi hanno fatto i loro personali incoraggiamenti prima di partire e mi commuovo. Se i pensieri sono questi sarà difficile arrivare alla fine, devo trovare qualcuno con un ritmo sostenibile che mi accompagni nei prossimi kilometri che sono poi quelli dove a Firenze ho cominciato a rallentare e ad alternare la corsa con la camminata. Mi accodo a due signori fiorentini e come se nulla fosse gli corro accanto come se fossero dei vecchi amici, mi sembrano due ottimi treni e si accoda a noi un altro ragazzo, canotta bianca di una società bolognese. Proseguiamo nei kilometri come un inconsapevole quartetto, non so se i fiorentini si sono accorti della mia presenza ma io controllo costantemente il ragazzo bolognese, ad un certo punto lo perdo alle mie spalle, mi volto più volte e quando lo ritrovo mi sembra giusto scoprire le carte "io ormai punto dietro a loro" riferendomi ai miei corregionali, esce allo scoperto anche lui, ma dopo un rifornimento li perdiamo di vista. Nasce così una coppia, decidiamo di proseguire insieme verso il traguardo, ma non ci siamo nemmeno presentati, decido che scopriró il suo nome solo all'arrivo, ma ha la faccia da Paolo e quindi nella mia testa lo chiamo così. Paolo mi confessa di essere alla sua prima maratona e di avere il sogno di scendere sotto le quattro ore, perfetto penso, stesso mio obbiettivo e quindi dall'alto della mia unica maratona corsa decido che sarò il suo pacer, ma inconsapevolmente lui non sa che allo stesso tempo lui sarà la mia forza se dovessi decidere di mollare e continuare passeggiando. Mancano 10 km e io da pessimo pacer non guardo mai il ritmo ma so che abbiamo i veri pacer delle 4ore alle spalle e non vediamo quelli delle 3e45, quindi navighiamo tra quei tempi, mentre Paolo è un maniaco del suo orologio lo controlla di continuo e si lamenta perché a quanto pare non gli segna i giusti kilometri, per questo spesso ci scontriamo con le braccia chiedendoci immediatamente scusa. Decidiamo di mangiare e bere qualcosa al rifornimento dei 35, acqua e banana per entrambi, ma nella confusione lo perdo per un attimo, nessun problema ormai viaggiamo in coppia, lui ha bisogno di me quanto io di lui. Spavaldo dice che ormai siamo destinati a raggiungere il nostro obbiettivo, mentre io scoraggiandolo gli dico che i prossimi kilometri saranno i più duri, ma il pubblico ci spingerà. Problema tecnico, Paolo dice di avere una scarpa sciolta, nessun problema, mentre la allaccia proseguo correndo piano all'indietro, non posso lasciarlo lì, ormai dobbiamo arrivare insieme, mentre mi ringrazia per averlo aspettato vediamo in lontananza il famigerato tunnel con l'ultimo rifornimento, sguardo d'intesa e come nel rifornimento precedente lo perdo alle mie spalle, mi volto e nel buio cerco la sua figura, alza il braccio, lo imito e in un attimo siamo nuovamente in coppia. Lo vedo affaticato, gli chiedo più volte se è tutto sotto controllo e lo sprono, forse nelle gambe ho qualcosa di più, ma va bene così, le persone sono più importanti del tempo. Ormai ce l'abbiamo fatta e quando siamo in vista dell' altare della patria saluto la mia bandiera, dovevo farlo, me lo ero promesso. Ultimo sprint e decido che è il momento di dare un vero nome a Paolo, Valerio. Come mio solito chiedo sostegno da parte del pubblico e alzo le braccia al cielo sotto il traguardo, stoppo il tempo nell' orologio e ci diamo il cinque con Valerio, ce l'abbiamo fatta, 3:53:06. Adesso vogliamo la nostra medaglia e quando Valerio riceve la sua gli dico che lui è il vincitore, poco più avanti ci salutiamo, e io lo ringrazio perché è grazie a lui che ho raggiunto il mio obbiettivo.
Ecco diario, la maratona è una corsa, ma la maratona è fatta da persone che condividono la fatica e io oggi sono felice perché mi sento di aver aiutato qualcuno che inconsapevolmente ha aiutato me.
30 Novembre 2014
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