Il ritiro: rinuncia o coraggio?

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crop74 Utente donatore Donatore
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Re: Il ritiro: rinuncia o coraggio?

Messaggio da crop74 »

Anni fa avrei detto che il ritiro era da evitare a tutti i costi. Ricordo la gara in Engadina, quando al traguardo i miei si spaventarono perché non riuscivo nemmeno a parlare, la mezza di Novara, prima volta sotto l'ora e 30', in cui nell'ultimo km facevo fatica ad andar dritto, la maratona notturna di Biel, qualdo presi lo shuttle per tornare al traguardo e rimasi mezz'ora accasciato sui sedili perché non avevo la forza di stare seduto, la mezza maratona di Schilthorn, in cui nella funivia che mi riportava giu' sono quasi svenuto. Non ho mai corso particolari rischi per la salute, parliamo di crisi ipoglicemiche o vagali che oltre a far star male non lasciano conseguenze, ma col passare degli anni ho iniziato a chiedermi se ne valesse la pena starci male, e la risposta che mi sono dato è che no, non ne vale la pena. Per migliorarsi bisogna inevitabilmente uscire dalla "comfort zone", per superare i propri limiti bisogna soffrire, ma c'è un limite oltre il quale, credo, non si debba andare. Io questo limite in passato l'ho superato piu' volte e col senno di poi penso che sarebbe stato meglio non farlo.
Le mie maratone:
2010:Coast to Coast 2011:Berlino 2014:Zurigo, Biel, Jungfrau, Losanna, Firenze 2017:Terre Verdiane, Milano, Jungfrau, Parma, Losanna 2018: white marble, Boston 2019: Stoccolma, Chicago

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El_Gae Utente donatore Donatore
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Re: Il ritiro: rinuncia o coraggio?

Messaggio da El_Gae »

Mi chiamo Gaetano e sono un anno e tre mesi che non mi ritiro. =D> =D> =D>
Scherzi a parte, sono mio malgrado un habituè del ritrio (in realtà tre volte in cinque anni, ma brucia da matti). Tutte le volte in ultratrail sufficientemente duri da non dover giustificare nulla a nessuno e una sola volta rimpiangendo di averlo fatto (era la prima ultra davvero difficile ed ero sufficientemente in forma per finirla, solo mancava l'esperienza e al primo momento di sconforto, legato ad un problema fisico superabilissimo, mi è partita la testa).
Di base, però, credo che, anche quando non sopraggiungano guai fisici oggettivi, chi gareggia per divertirsi debba farlo finché si diverte. Se uno si diverte a soffrire nelle ultra o nelle maratone deve essere consapevole di quanto soffrirà e riconoscere il momento in cui è opportuno dire basta. Che senso avrebbe continuare per poi farsi passare completamente la voglia di correre?
In questo senso non si tratta tanto di scegliere tra rinuncia o coraggio quanto di migliorare la conoscenza di sé stessi e applicare buon senso a più non posso.
"Quando mi chiedono che tempo prevedo per la gara rispondo sempre che spero ci sia il sole"
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tomaszrunning
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Re: Il ritiro: rinuncia o coraggio?

Messaggio da tomaszrunning »

El_Gae ha scritto: 26 set 2018, 13:10Se uno si diverte a soffrire nelle ultra o nelle maratone deve essere consapevole di quanto soffrirà e riconoscere il momento in cui è opportuno dire basta.
Come in S&M... Ci vuole la parola d'ordine...
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pastellino
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Re: Il ritiro: rinuncia o coraggio?

Messaggio da pastellino »

ciao a tutti il 16 settembre mentre facevo la mezza di monza al 15° km mi sono trovato completamente svuotato di energie e mi sono fermato. poi ho ripreso e sono riuscito ad arrivare al traguardo con circa 5 minuti di ritardo sul mio primato personale. il fatto e' che quando mi sono fermato e' stata come una liberazione a livello mentale ed ora quando mi alleno nei lunghi vivo questa sensazione. vi e' mai capitato? accetto tutti i consigli utili. il 21 ottobre saro' a cremona e vorrei evitare il bis. grazie e ciao a tutti
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zeromaratone
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Re: Il ritiro: rinuncia o coraggio?

Messaggio da zeromaratone »

Quando la prestazione viene vista come un’esame e il raggiungimento del tempo previsto come la conditio sine qua non, è normale che venga l’ansia.
Non sono uno psicologo ma capisco che anche se non si è atleti professionisti la gara è l’elemento che caratterizza il tuo percorso : vali se fai il tempo, se fallisci vuole dire che non hai qualità.
Questa filosofia l’ho percepita anche leggendo “la fatica più bella”, un libro sulla maratona che ho trovato allucinante (vedi anche recensioni per fortuna non solo mia..).
Quando lo sport diventa fonte di ansia e di frustrazione, cosa che nel XXI secolo è sempre più comune, sarebbe opportuno chiedersi “perché lo faccio?” e capire che se corri senza crono al polso forse le cose da sole, migliorano.
All’arrivo non devi trovare persone che ti dicano “potevi fare meglio ..” o “ah quei 10 secondi in più ..” perché l’arrivo deve essere un traguardo astratto, inesistente.

Un po’ come fare l’amore, se stai a guardare il crono per valutare la prestazione ... :wink:
Dal 2014:18 maratone, 6 stars finisher; 2018 100km del Passatore, Ironman70:3
I miei libri: Il Passatore da zero https://tinyurl.com/er5tzd3z +il mio blog [url]https://zeromaratone.blogspot.com[/url]
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poco82
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Re: Il ritiro: rinuncia o coraggio?

Messaggio da poco82 »

Lì è però il contrario, più il crono è alto più hai valore :mrgreen:
Comunque concordo sul discorso ansia nello sport, ok il desiderio di migliorarsi ma il tutto va un pochino equilibrato per non farlo diventare ansia
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Re: Il ritiro: rinuncia o coraggio?

Messaggio da El_Gae »

Più che altro bisognerebbe avere la fortuna di fare una vita che non faccia dipendere da quel risultato l'idea che hai di te. In alcune fasi può anche capitare, ma che diventi la lente attraverso la quale mi vedo ogni giorno anche no. A quel punto il problema non sono i secondi in più ma altri problemi che forse meritano un'attenzione maggiore.
Questo non vuol dire che non si possa essere delusi per un cattivo risultato, che sia chiaro.
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jonathan
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Re: Il ritiro: rinuncia o coraggio?

Messaggio da jonathan »

il mio unico ritiro è stato alla Verona Marathon di 3 anni fa; ero al rientro dopo 2 mesi di stop causa bendelletta, sapevo di non essere OK ma ho voluto provarci comunque.
Il risultato è stato il ritiro dopo pochi Km e altri 2 mesi di stop!!
In compenso a febbraio sono stato male di stomaco a 500mt dall'arrivo della Maratona di Siviglia e stavo per ritirarmi per la frustrazione
Sono rimasto fermo qualche minuto e sono ripartito solo grazie alla gente che mi incitava a non mollare e che mancava troppo poco.
Se mi fossi ritirato probabilmente lo avrei sempre rimpianto
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Re: Il ritiro: rinuncia o coraggio?

Messaggio da StefanoG »

pastellino ha scritto: 7 ott 2018, 14:15 ciao a tutti il 16 settembre mentre facevo la mezza di monza al 15° km mi sono trovato completamente svuotato di energie e mi sono fermato. poi ho ripreso e sono riuscito ad arrivare al traguardo con circa 5 minuti di ritardo sul mio primato personale. il fatto e' che quando mi sono fermato e' stata come una liberazione a livello mentale ed ora quando mi alleno nei lunghi vivo questa sensazione. vi e' mai capitato? accetto tutti i consigli utili. il 21 ottobre saro' a cremona e vorrei evitare il bis. grazie e ciao a tutti
nei miei allenamenti per la 9 colli facevo un collinare di 60 km bello perchè passave per delle belle colline e belle vedute. prima dell'ultima salita a circa 10/12km dalla fine fermavo l'orologio, mi femavo al bar prendevo una birra piccola alla spina, se era veramente caldo anche media, mi fermavo 5 minuti e poi ripartivo. Questo mi dava nuova carica e arrivavo molto bene di spirito e di gambe.
quindi fermarsi per poi ripartire, aiuta. Ho imparato sulla mia pelle ed anche in base ai consigi di gente piu' esperta che in allenamento patire fatica mentale e fisica e superarla aiuta la mente a gestirla poi in gara.
Questo quello che capita a me.
21,097km: 1:38 Fusignano 2019
42,195km: 3:38:11, Russi 2019
50km di Romagna: 4:50:01, CastelBolognese 2015
100km del Passatore: 11:40:40, FI-Faenza 2015
NCR: 27:10:27, Cesenatico 2017
UMS21: 50:42:00, 2021

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StefanoG Utente donatore Donatore
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Re: Il ritiro: rinuncia o coraggio?

Messaggio da StefanoG »

tornando al discorso ririto, mi sono ritirato diverse volte:
la prima volta per un problema muscolare, avevo preso una storta e avevo una caviglia come una zampogna mancavano 15km e dovevo fare da li apochi mesi il mio primo Passatore e mi ritirai.
UltraTrail cinghiali: un percorso fatto di anelli che ripassano sempre dall'arrivo dopo 70km circa e mancavano circa 15km ero stanco e non ne avevo piu' voglia e mi son fermato. rammarico
UTMB: dopo la prima notte di freddo il poeriggio successivo riprendono nuvoloni e freddo, ritiro per crisi di testa: non l'avevo preparata bene. rammarico
trail di 50km: ririto al 30esimo perchè vedevo che avrei fatto al compleanno di mia figlia, non si puo' correre pensando alla prestazione, non in un ultra.
9colli running: prima volta ritirato per attacco di sonno, non ero preparato a gestirlo, l'anno successivo si. Nessun rammarico
Ultra trail Courmayer; ritirato.
iniziano a diventari tanti... penso che devo pensare piu0 alla preparazione dello zaino del percorso e della mente.


adesso son in un periodo che per lavoro son spesso via e non ho costanza nella preparazione. Mah sto lavorando sulla mente
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