[DIARIO] In viaggio con le scarpette in valigia

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Re: [DIARIO] In viaggio con le scarpette in valigia

Messaggio da HappyFra »

Che meraviglia, mi sembra quasi di sentirne il profumo di quei posti finché ti si legge :thumleft:
Per la preparazione mi trovi d'accordo, la mezza se sottovalutata può castigare per bene e ventun km iniziano ad essere consistenti.
Poi per carità, vedo moltissime persone che la corrono/camminano e arrivano soddisfatte al traguardo e ci sta tutta, è solo una questione di scelta (assolutamente rispettata!)
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Valby
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Re: [DIARIO] In viaggio con le scarpette in valigia

Messaggio da Valby »

@Happyfra, hai centrato il punto: ultimamente ho capito che - almeno per me - l'importante non é solo finire, ma finire bene. D'altra parte, una mezza maratona non dura 21,097 km, ma é fatta anche e soprattutto dei km delle mattine sottratte al sonno, le serate passate ad allenarsi, le domeniche scippate al meritato ozio.
È la chiusura di un percorso che dura spesso qualche centinaio di km. In fondo il bello del viaggio spesso non é l'arrivo, ma il percorso, con le sua fatiche e le emozioni. Io stavo più o meno negando quella parte a me stesso, senza accorgermene.

Il cambio di rotta o di filosofia ha una data molto precisa, 13 giugno 2019. Giorno in cui ho conseguito un Master in Business Administration alla Danmarks Tekniske Universitet. È stato un momento molto bello, perché ho potuto indossare una toga e un cappello di laurea (o tocco, che conservo qui a casa :D), mia mamma ha superato la paura degli aerei per visitare Copenhagen, trovandola al massimo del suo splendore, e avrei smesso di coniugare studio e lavoro. Ergo, un eccesso di tempo libero da sfruttare.

Lo studio e la preparazione della tesi mi avevano in effetti assorbito completamente, e la corsa ne aveva fatto le spese. Marzo, Aprile, Maggio, quasi 100 giorni senza una singola corsa. Per la prima volta da 4 anni avevo corso una sola mezza maratona - quella di Napoli - prima della corsa di casa, a metà Settembre.

Il percorso di Copenhagen é rapido e studiato bene. Strade larghe, curve lo stretto necessario. Le poche collinette della città sono saltate ad arte mantenendo le condizioni ideali per un personal best. PB che avevo in effetti conseguito a Copenhagen 3 anni prima, con 2 ore, 1 minuto e un bel po' di secondi. Tre anni sono tanti senza migliorare le proprie prestazioni... ma ci avevo mai realmente provato?

Tornando al post laurea, la questione era abbastanza semplice... cosa fare del sopra menzionato eccesso di tempo libero? Per cominciare, sapevo benissimo cosa non fare: assolutamente nulla. Se non avessi preso una decisione netta, il lavoro avrebbe reclamato il suo spazio. Minuto dopo minuto, mezz'ora dopo mezz'ora, quel tempo libero sarebbe scomparso, diventando parte della routine quotidiana. Ed ogni attimo extra sarebbe andato in attività per spegnere il cervello, serie TV o una compulsiva ricerca su internet di notizie non così interessanti. No, dovevo fare qualcosa di questo tempo.

La mia fortuna é stata proprio il fatto che la laurea sia stata a giugno. Copenhagen mette in quel periodo il suo vestito di festa, che terrà per poche settimane, e la renderà bellissima. Nelle città nordiche si passa rapidamente da giornate cortissime - come ahimé ora che scrivo! - ad altre estremamente lunghe. La non gradualità della trasformazione influisce sulla primavera ed il mutare delle stagioni. La vegetazione, costretta a un sonno lungo e freddo, reclama il suo spazio quasi con violenza, riempendo di colori e profumi il mondo. A fine giugno alle due di mattina é già alba, e il sole andra via, per un breve pisolino, solo verso mezzanotte.

Capirete bene che in questo tripudio di luce e colori, per chi é stato mesi al chiuso, costretto da freddo, lavoro e studio, le attività all'aperto sono un richiamo improvvisamente irresistibile. "E se riprendessi a correre? In fondo la mezza di casa é lontana solo 12 settimane..."

Decido che forse dovrei fare le cose per bene. Questa volta scenderò sotto le 2 ore. Ma per farlo, dovrò impegnarmi. Faccio passare qualche giorno, e scelgo una bellissima giornata per cominciare, il 23 giugno. Farò 7.5 km appena sotto i 50 minuti, a 6:39 di media. Se é vero che non sto spingendo al massimo (del resto cominciare con un infortunio o un affaticamento non sarebbe il massimo...), é comunque 1 minuto a km oltre il necessario. 21 minuti su una mezza maratona. Una vita. Eppure saranno le endorfine, la bellissima esperienza di correre al sole e all'aria aperta, o semplicemente il ritrovare la corsa, ma per me il bicchiere é mezzo pieno! Test positivo!

Scarico un programma che inizierò a rispettare alla lettera. Anzi no. Lo confesso, non ho fatto neache una ripetuta. Nemmeno una. Ho sostituito le ripetute a corsa ai ritmi che mi potevo permettere. E un po' di fartlek, giusto per variare. Lo so, non é l'ideale. Tuttavia, saranno gli ampi margini di miglioramento, ma i tempi al km scendono. Dopo poche uscite le mie medie a km si avvicinano ai 6 minuti. Sento che per me é la strada giusta, quella della regolarità. Metto circa 40 km alla settimana nelle gambe che si lamentano appena, ma rispondono.

A inizio luglio mi iscrivo a una 10K, la Amager Strandløb, corsa vicino la spiaggia del quartiere-isola di Amager. Sará l'ambiente o soprattutto l'atmosfera da gara ma volo, volo veramente. Arrivo distrutto, mettendo a referto 5:20 di media. Sono incredulo... sono passati solo 15 giorni e sono già a ritmi ottimi. Ma devo mettere km nelle gambe.

Intanto parlo con il mio amico Ben, metà francese (si incazza se glielo faccio notare) e metà italiano (dovrei dire veneto, ci tiene!). Odia la corsa e non é in grado di correre più di 3 km. A 8 min/km di media.

Gli parlo del mio ritrovato feeling con la corsa. È una di quelle chiacchierate davanti a una birra dove si prendono decisioni importanti. Gli dico che avrebbe fatto anche lui la mezza maratona di Copenhagen. Non mi crede, ma so come fregarlo. è un ingegnere di quelli della peggior specie (lo sono anche io). Lo freghi con calcoli, dati e fatti razionali. La mia tecnica bypassa tutte le sue difese e ha un colpo finale, uno che colpisce al cuore... letteralmente. Ben é in un periodo della sua vita in cui ha bisogno di vincere una sfida e dimostrarsi capace di un'impresa. Io gliela sto servendo. La sfida ha lo stesso gusto della IPA che sta bevendo... una boccata leggermente amara che rivela un finale fruttato.

Gli disegno un programma di allenamento senza fronzoli. Solo km da mettere nelle gambe per sopravvivere alla sfida. Se lo spaventassi con variazioni, probabilmente mollerebbe. No, molti km e maledetti, fino alla meta. Lo frego dicendogli che ha tempo per decidere fino a metà agosto, quando il costo sale. Le endorfine faranno la differenza, lo so. È spacciato: il piano della IPA ha funzionato.

Tornando a me, le mie medie a chilometro - lasciando perdere l'exploit di Amager - scendono con regolarità disarmante... sono stabilmente sotto i 5:50, e difficilmente faccio parziali sopra i 6 min/km. Le giornate sono bellissime, e correre lunghi in queste condizioni é davvero facile. Il parco in cui corro ha diverse variazioni in cui é possibile passare 2 ore quasi senza toccare lo stesso punto. Cascate, sculture, laghi e meraviglie botaniche ti tengono impegnato per ore... macino chilometri senza accorgermene. Una sorta di doping, ma del tutto legale!

Porto il mio PB nei 10K a 52:37 e ormai colleziono sensazioni sempre più positive. Ma quasi nessun percorso é lineare fino alla fine... e nemmeno lo é questa storia.

A metà Agosto mi iscrivo alla Kastelletløbet, corsa sull'antico bastione in centro di Copenhagen, un saliscendi relativamente impegnativo - del resto io ho fatto tutta la preparazione in piano. Inizio agli ormai soliti ritmi: 5:30... ma al quarto km finisco la benzina. Non ne ho più. In realtà chiudo la gara in 56 minuti, ma é la sensazione di fatica (non legata alle salite, i primi km erano in piano) che mi preoccupa. Stavo andando in overtraining? Molte domande mi iniziano ad assalire, sgretolando false certezze che si erano create un po' presto.

Riprendo gradualmente, ma i giorni successivi saranno così, con le mie medie che salgono inesorabilmente oltre i fatidici 5:40 min/km. Correre un 10K sotto i 55 minuti é diventato un miraggio. Come sembra lontano il personale di qualche settimana fa...

Certo, ho trascurato un particolare importante, l'improvvisa ondata di caldo che ha portato le temperature sopra i 25 gradi. A questo non ero assolutamente abituato, e forse il mio corpo aveva bisogno di imparare a gestire questa nuova variabile.

A fine agosto e in questo clima mi toccava la DHL stafet, una bellissima gara che porta 100.000 runner a correre a Copenhagen in 4 giorni, e in squadre da 5 staffettisti su tratti da 5 km. Una gara dal carattere nazional-popolare dove tante aziende iscrivono dipendenti organizzando grigliate e buffet post-gara. Nonostante ci siano team fatti di runners in grado di completare i 5K in 18-19 minuti, l'atmosfera é molto amatoriale e aperta a tutti.

Causa assenza dell'ultim'ora, mi toccherà coprire due turni. La cosa non mi dispiace affatto, fare 10K si addice più al mio allenamento. Tuttavia é un altro supplizio. Chiuderò in un'ora e rotti i miei 2 giri, con una sensazione di fatica che mi accompagnava già dal secondo chilometro. Le domande diventano tante, mangiandosi ogni briciolo di certezza...e non ho risposte.

Paradossalmente il giorno dopo é quello della partenza per le ferie in Puglia, e spero che il tempo non sia troppo buono. Che a sole e mare preferisca nuvole per un allenamento più clemente, é una cosa che oggettivamente mi fa sorridere. Cosa sono diventato? No, un attimo, il sole ci deve essere, prendiamo tutto quello che viene con spirito positivo. Voglio andare a mare e ho bisogno dell'estate.
Ma un dato di fatto é chiaro: lascerò la Puglia solo venerdì del weekend di gara: tutta la parte finale della preparazione sarà fatta con la calura del tacco d'Italia. Oltre 30 gradi. L'unica possibilità, dato che correre di sera in litoranea non é un'opzione, é cominciare all'alba.

Il lungo finale é di 16 km e 200 metri, cominciato a 26 gradi e terminato a 33 (motivo per cui non ho continuato oltre). Mi devo fermare più volte, con la scusa di fare foto alle spiagge che incontro sul litorale salentino. In realtà recupero fiato. La media di corsa, ammesso che sia calcolabile, é sopra i 6 minuti a chilometro. Inizio a essere preoccupato, ma so che queste condizioni non sono quelle della gara. Ma questo allenamento quanto sarà efficace?

Tuttavia, come un soldato giapponese, mi faccio scudo delle emozioni. Siamo vicini alla gara e non ho molto da rimproverarmi: se ho fatto qualche errore, é per inesperienza. In genere il mio errore era rinunciare, prendere la via più breve. Con orgoglio, mi rendo conto di non aver saltato nemmeno un allenamento.

Arriveremo alla meta con onore, costi quel che costi.

Entrando nella fase di tapering, ormai fare calcoli sui tempi a chilometro non aveva molto senso... ho deciso di fare i km previsti dalle mie tabelle prendendo i tempi come venivano. Oggi so che in allenamento NON é necessario correre sempre a ritmo gara... ma all'epoca non lo sapevo. Mi preoccupava la perdita di prestazione, ma non sapevo come interpretarla. E forse non volevo nemmeno più farlo.

La vicinanza della gara ormai aveva monopolizzato la mia concentrazione. Ieratico come un monaco, avevo smesso di preoccuparmi. Ero in pace con me stesso, la gara sarebbe stata l'unica mia giudice.

Sento Ben, é preoccupato per aver saltato qualche allenamento. Gli faccio da coach, so che ce la può fare. Ha allenato il corpo, e la sua mente é forte. So che negli ultimi 5 km, quando tanti perdono la fiducia, lui ha la capacità di trovare le giuste energie. È una sua virtù. Lo tranquillizzo, e questo aiuta anche me. In fondo, se non sarà questa volta, il personale sotto le 2 ore arriverà. Ora so quello di cui sono capace.

Il giorno della gara la temperatura é freschina, ideale per correre. 13 gradi e clima tutto sommato buono, solo una leggera pioggerellina che onestamente non darà alcun fastidio. Il ricordo di 2 anni prima, con grandine e piogge torrenziali e addirittura fulmini a mandare un fotografo e un corridore all'ospedale, é per fortuna lontanissimo.

Saluto Ben e Samuel, un suo amico eritreo (che finirà la mezza in un incredibile 1h 15'44"), e vado a lasciare la borsa (loro lo avevano già fatto). Prendo il gel (che porto spesso con me, per poi non usarli mai...) nel taschino del pantaloncino, che non trovo. Piccolo dettaglio che sarebbe insignificante, se non ne implicasse un altro che forse non dovrei raccontare qui :D.

Dovete sapere che per le mezze maratone uso spesso un pantaloncino Adidas di quelli con retina (ergo, senza usare boxer sotto) che trovo estremamente comodo, e che giuravo di aver indossato quel giorno. Almeno credevo.

Il problema non era in effetti la mancanza del taschino. Avevo indossato un altro pantaloncino senza retina... e senza boxer. Improvvisamente avverto il senso di... libertà della scelta. I primi metri di riscaldamento mi creano un problema legato all'assenza di contenimenti vari. Non indugio oltre su questo dettaglio, ma i pensieri erano vari... come andrà per 21 chilometri con questo assetto? Maledico me stesso e il vestirsi al buio. Curare tutti i dettagli della preparazione e cadere... come la signora Longari :emb: ?

Troppo tardi per pensare a qualunque cosa in ogni caso. tempo di entrare nelle griglie, che a Copenhagen sono abbastanza facili da accedere. Sale il nervosismo, lo dice la mia vescica. Per fortuna per gli uomini non ci sono file per i cosiddetti "pissoir": ne abuserò.

Si parte, tutti gli occhi su Geoffrey Kamworor e il suo tentativo non troppo nascosto di migliorare il record del mondo (che farà con un fantastico 58:01). Molti in mezzo al gruppo, più umilmente, con l'obiettivo di ritoccare il personal best. Tra questi, questa volta ci sono anche io. Che sia per provare qualcosa a sé stessi, migliorare una prestazione, spingere i propri limiti, ora per tutti é il momento della verità. Lo start é dato, il serpentone di 25.000 anime (evento sold out) é pronto a fare un giro di ventuno km e cento metri per riportarsi al punto di partenza.

Intanto ho deciso di non stare con i pacers, e mettermi al mio ritmo, qualunque esso sia. Non ho idea di come andrà, ma ho lavorato tanto e voglio essere io a dettare il mio ritmo. In fondo me lo devo.

Parto con i primi 5 km in estrema regolarità a 5:30. Bene, dico io... nessun fastidio, l'andatura va bene, la sento anche comoda... ma manca tanto. In fondo non ho fatto un medio più lungo di 16 km. Ma le sensazioni sono buone, guardo il paesaggio, l'entrata a Norrebrø meno colorata del solito, peccato...

Arrivato al primo ristoro, per la prima volta da quando faccio mezze maratone, mi accorgo di... non averne bisogno. Bevo e mi idrato, certamente. Ma tutto avviene rapidamente. Non mi fermo inconsciamente a recuperare respiro. Sto bene. Sto bene. Sto bene. Non é solo un dato di fatto, é un mantra. L'allenamento sta pagando?

Nonostante i secondi persi per il rifornimento chiudo il quinto chilometro a 5:29 e il sesto con 5:15 di media. Non é che decida di spingere di più, le gambe vanno da sé. Chiudo 10K in 55 minuti, abbandonando la bella e austera Frederiksberg, e continuerò con una grande regolarità intorno a 5:25 di media per tutti i successivi 10 km. So che gli ultimi 4-5 saranno duri, perché la benzina inizierà a terminare.

Curiosamente arrivo al rifornimento del 15-16simo chilometro pensando: "di già???". Vi assicuro, non mi era mai capitato. Mi rendo conto che ne ho, che le 2 ore ormai sono cosa quasi assodata. Posso provare a spingere. La benzina sembra esserci.

Passando da Vesterbro alla zona del "diamante nero", come é chiamata la biblioteca reale, ormai ci involiamo verso il centro. Chiudo il 17simo chilometro non credendo ai miei occhi, perché il primo numero del parziale é un 4, seguito da 54 secondi. Calma, mancano 4 km... ma pur rallentando inconsciamente, non riesco ad andare a ...meno di 5:15 per i 2 km successivi. Ed é lì che mi rendo conto che ormai, sotto le 2 ore ci arrivo anche rallentando paurosamente... é ora di sganciare il paracadute. È ora di dare tutto, di volare, almeno per i miei ritmi, per il mio passo. E sto bene! Faccio zig zag tra la gente, non mi sembra vero. Forse una parte di me vorrebbe finire, ma lo ammetto, una grossa parte vorrebbe che quel momento non finisse mai.

Chiudo il 21simo km in 4:55, ma mancano altri 600 metri che farò in 4:38. Tempo finale 1:54:09, con una media di 5:18. Non ci credo.

La prima riflessione é quella più banale, quasi lapalissiana. L'allenamento paga. La corsa paga sempre i suoi debiti, ed allo stesso tempo esige i suoi crediti: se non ti alleni, soffri e la tua prestazione ne risente. Non ti puoi appellare a un fuorigioco inesistente, a un capo che preferisce un tuo collega, all'allineamento tra Saturno e Giove. È tutto tra te e la corsa, senza fronzoli.

Prendo la medaglia, mi rifornisco, faccio abbondante stretching e aspetto Ben. Controllo la app del tracking, che é molto buona, e vedo che sta avendo uno split negativo. Come previsto, la testa gli sta dando le energie giuste per terminare.

Chiuderà in 2h45' ma il tempo non conta, era una sfida con sé stesso e l'ha vinta. Quando gareggi con te stesso, vinci per definizione se... superi te stesso, se dai il 100%, se vedi dei limiti e li abbatti. Lui aveva fatto tutto questo, mi aveva reso orgoglioso come per il mio superamento dei miei limiti. La corsa non é davvero qualcosa di meraviglioso?

PS L'esperienza con il pantaloncino é andata bene e non ho avuto alcun fastidio... ma ho deciso di provare a non ripetere l'esperienza alle gare successive :D
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JJruns Utente donatore Donatore
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Re: [DIARIO] In viaggio con le scarpette in valigia

Messaggio da JJruns »

E niente. Che scrivi davvero bene non te lo dico più. =D>
Valby ha scritto: 29 dic 2019, 14:14 ... E 18 anni fa mi ero laureato in Ingegneria...
Giuro invece che sulla cosa qui sopra devo indagare! Cioè, dai, insomma, ci deve essere una correlazione tra corsa e ingegneria. Non è possibile! Solo qui su RF siamo a decine.. :mrgreen:
Chiudo il 21simo km in 4:55, ma mancano altri 600 metri che farò in 4:38. Tempo finale 1:54:09, con una media di 5:18. Non ci credo.
Grande soddisfazione, vero? Per me è assodato: ottenere il risultato in una gara autunnale/invernale è molto più probabile. Allenarsi con il caldo è si difficile, ma poi, con temperature più miti, si vola! E comunque, almeno per me, è meglio allenarsi con 28-30 gradi più lentamente che fare allenamenti super in inverno, sarà che son invecchiato, ma con il freddo e il buio (il buio soprattutto!) faccio una gran fatica ad uscire. Poi, quando son fuori, sono contento di essere in strada, ma trovare la motivazione è a volte davvero difficile. Con la luce e il caldo invece è tutto più facile...
Corri! :D
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Re: [DIARIO] In viaggio con le scarpette in valigia

Messaggio da mampr »

grande @valby mi sono letto tutti i tuoi resoconti d'un fiato....
a quando il racconto della prima Regina? @JJ ha ragione...
Marco

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Beppogo Utente donatore Donatore
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Re: [DIARIO] In viaggio con le scarpette in valigia

Messaggio da Beppogo »

@Valby sempre bello leggerti, non preoccuparti dell’inconveniente del pantaloncini,io la prima gara in assoluto, una 5km, l’ho corsa con dei bermuda! Oltretutto di colore agghiacciante giallo,arancione,viola, sembravo un turista americano alle Hawaii, in stato confusionale che arrancava in un parco
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Valby
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Re: [DIARIO] In viaggio con le scarpette in valigia

Messaggio da Valby »

Grazie, Grazie, Grazie! Ossigeno puro per continuare a raccontare... cosa che per primo, fa felice me che posso rivivere certe emozioni quasi come se "ricorressi" (voce del verbo ricorrere: accadere di nuovo o, come in questo caso... correre un'altra volta :mrgreen:
JJruns ha scritto: 3 gen 2020, 14:46
Giuro invece che sulla cosa qui sopra devo indagare! Cioè, dai, insomma, ci deve essere una correlazione tra corsa e ingegneria. Non è possibile! Solo qui su RF siamo a decine.. :mrgreen:
[...]
Grande soddisfazione, vero? Per me è assodato: ottenere il risultato in una gara autunnale/invernale è molto più probabile. Allenarsi con il caldo è si difficile, ma poi, con temperature più miti, si vola! E comunque, almeno per me, è meglio allenarsi con 28-30 gradi più lentamente che fare allenamenti super in inverno, sarà che son invecchiato, ma con il freddo e il buio (il buio soprattutto!) faccio una gran fatica ad uscire. Poi, quando son fuori, sono contento di essere in strada, ma trovare la motivazione è a volte davvero difficile. Con la luce e il caldo invece è tutto più facile...
Grazie JJ! Sull'Ingegneria ci vede essere una ricorrenza. D'altra parte ci sono degli elementi di similitudine per molti (ovviamente, non tutti!) i runners... molti cominciano attorno ai 40 per esempio, per motivi legati allo stare in forma più che passione per la corsa, che sopraggiunge in un secondo momento... magari l'essere ingegneri e abituati a correlare causa (allenamento) e effetto (prestazione) aiuta? Non so...

Per quanto riguarda la prestazione, sono totalmente d'accordo con te: in autunno é più facile "vendemmiare" la prestazione. Per quanto questo é il primo inverno in cui mi stia allenando con costanza nonostante il freddo, dove é più difficile trovare la motivazione ad uscire. Qui a Copenhagen in questo periodo alle 15:30 già siamo in fase di tramonto e un'ora dopo é buio, già vestirsi come un albero di Natale per uscire toglie la voglia :D Qui poi a luglio le temperature sono miti, intorno ai 20 gradi, quindi gli allenamenti riescono ad essere anche abbastanza intensi.
mampr ha scritto: 3 gen 2020, 16:12 grande @valby mi sono letto tutti i tuoi resoconti d'un fiato....
a quando il racconto della prima Regina? @JJ ha ragione...
Prima di tutto grazie! E complimenti... sono abbastanza lunghi i racconti :hail:

Eh, se quest'anno do continuità agli allenamenti portando la mia esperienza con le mezze ancora più "comoda", ci sarà il tentativo... mi sto convincendo nella testa. Per ora vedo 21K come la mia dimensione, anche in base agli allenamenti che riesco a fare, che non superano i 40 km a settimana. Vediamo... anche leggendo qui mi sto convincendo che il tentativo non é poi così lontano!
Beppogo ha scritto: 3 gen 2020, 16:45 @Valby sempre bello leggerti, non preoccuparti dell’inconveniente del pantaloncini,io la prima gara in assoluto, una 5km, l’ho corsa con dei bermuda! Oltretutto di colore agghiacciante giallo,arancione,viola, sembravo un turista americano alle Hawaii, in stato confusionale che arrancava in un parco
Ciao Beppo e grazie, il problema non era il colore o il modello (fermo restando che col modello sbagliato dopo qualche km può partire una di quelle abrasioni all'inguine che senza scherzare, può portare al ritiro... in genere a me il problema parte sopra i 7-8 km se il pantaloncino non é del materiale giusto) ma non avere intimo sotto... troppa "libertà" non aiuta a correre :shock: :emb:
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Re: [DIARIO] In viaggio con le scarpette in valigia

Messaggio da Valby »

Oggi si rientra dopo una puntata a Barcellona che è stata soddisfacente sotto molti punti di vista... A cominciare da un nuovo PB :winner: che non credo sarebbe arrivato così presto senza i consigli e la motivazione di questo forum!

Ma bando alle ciance, ora posso riprendere una frequentazione più normale e metto in cantiere, per chi vorrà leggerlo, il resoconto di questa avventura... Quindi NO MORE SPOILER :-D
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Re: [DIARIO] In viaggio con le scarpette in valigia

Messaggio da Beppogo »

Valby bravissimo per il personal best ! =D> e poi in una città splendida come Barcellona vale doppio !
Io passerei la maggior parte del tempo a guardarmi intorno :-" , be forse no, non è proprio l’atteggiamento di gara più prudente.
Aspettiamo il resoconto
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Re: [DIARIO] In viaggio con le scarpette in valigia

Messaggio da victor76 »

Complimenti, Valby!
Resto in attesa del racconto :beer:
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Re: [DIARIO] In viaggio con le scarpette in valigia

Messaggio da Valby »

È la prima volta che scrivo uno di questi resoconti in tempo reale, ed é bello perchè le emozioni non sono depositate, ma ancora nell'aria, come particelle che richiedono il loro tempo per incastrarsi e trovare il loro posto nell'archivio dei ricordi. Perché questo correre e viaggiare é in fondo una bella biblioteca di ricordi, fondamentalmente sempre positivi perché chi se ne frega se la prestazione a volte é così così: dare il 100%, visitare posti nuovi e conoscere persone interessanti é qualcosa di sempre appagante: se la corsa si roducesse ad un'ossessiva ricerca del personal best, perderebbe la sua magia.

Questo viaggio a Barcellona però si é arricchito di quella nota dolce che sappiamo esprimere con un acronimo a due lettere: PB. Riuscire a farcela alla ripresa della stagione é per me qualcosa di incredibile.

La mia ripresa della stagione consisteva nell'iscrivermi a una gara a marzo, ripromettendomi di allenarmi. Mentre la prima parte veniva eseguita con scioltezza, la seconda spesso si traduceva in un disperato tentativo di mettersi al passo quando mancavano due settimane alla gara. Un tentativo solo mentale, perché non solo la corsa (come tante altre discipline) non ti permette di comprimere i tempi, ma anche perché forzare da zero avrebbe rischiato subire un infortunio: oltre al danno la beffa.

Risultato, prestazioni nell'ordine delle 2h e 20', arrivi fantozziani alla linea, la consapevolezza di aver perso ogni briciolo di forma tra un panettone e una birretta, e la promessa di non farlo mai più.

Quest'anno, vuoi per il global warming che in scandinavia, se scontenta giustamente Greta Thunberg, non fa male al movimento dei runners, sono riuscito ad essere regolare negli allenamenti.

Significa che quando torni a casa da lavoro e ci sino 5 gradi e c'é vento, ti prepari in 20 minuti con strati e lucine, sembrando un albero di Natale semovente. O che si passa da quelle bellissime corse nel parco, dove i colori della natura riescono sempre a sorprenderti, a corse acromatiche alla ricerca di condizioni di visibilità decenti.

Insomma, a me correre in inverno non piace!

Per fortuna su questo forum ho però trovato una serie di persone che mi hanno infuso una carica e una motivazione pazzesche. Ho deciso di correre Barcellona perché non avevo ancora mai fatto una gara in Spagna, mi aspettavo condizioni di corsa (o meglio speravo) clementi, e perché... mi mancavano le gare!!!

Come detto l'allenamento (grazie ai consigli del forum, grazie a tutti) é andato bene fino a 2-3 settimane dalla gara, proprio nella fase intensa, in cui a causa di una serie di problematiche lavorative, ho saltato un paio di uscite, e un paio ho dovuto farle al tapis roulant.

Insomma, le sensazioni erano positive fino a un certo punto, ma non mi era chiaro dove potessi arrivare. Nel frattempo il viaggio si avvicina, e dubbi o insicurezze si mischiano all'adrenalina. Barcellona, sto arrivando!

L'arrivo, di venerdì sera, non é proprio dei migliori. Avevo ricevuto dall'albergo una comunicazione pochi giorni prima che, a causa di non meglio precisati inconvenienti, mi avrebbero dato una stanza più centrale e di migliore qualità, in un altro albergo. Vedo che la posizione é un po' più lontana dalla partenza, ma più centrale. OK, sono in Finlandia per lavoro e non ho molto tempo per ragionarci su. Mi fido. Non dovevo.

Il posto dove mi hanno destinato é un ostello con delle singole che ricordano gli ospedali psichiatrici per l'uso compulsivo del bianco, le lenzuola in cotone rigido e infissi e mobilio probabilmente di epoca franchista. Vado a lamentarmi e una soluzione soddisfacente sarà raggiunta solo alle 2 di mattina.

Sabato mattina recupero il pacco gara alla fiera di Barcellona. L'Expo é praticamente inesistente: 4 stands per un evento sold-out di 23.000 persone. Anche il materiale all'interno del pacco gara (uno snack, la sacca riutilizzabile come porta scarpe e la maglietta Saucony) non entusiasma.

Espletate queste formalità incontro un collega, José Maria, che vive lì. Mi porta ad una cervezeria a far colazione (l'uso disinvolto della birra come fonte di calorie la mattina é abbastanza popolare in Catalogna, vedo. sempre di cereali si tratta...). Io la birra me la devo ancora meritare, bevo succo d'arancia mentre mangio interessanti delizie della gastronomia locale. La conversazione verte poco sul lavoro, mi piace. Mi porta a vedere una partita di pallavolo della figlia. Resto impressionato: dove é finita questa cultura sportiva da noi? Guardando le scuole, mi sembra che ancora in Spagna lo sport sia non un complemento, ma parte integrante dell'educazione. Rifletto su quale sia effettivamente la situazione in Italia, non ho molti elementi per valutare...

Vengo invitato per pranzo il giorno dopo, ma adesso é tempo di entrare in modalità gara. Decido cosa indossare (anche in base agli abbinamenti cromatici, ebbene sì, la parte fashion é importantissima!) e vado a dormire: la sveglia per i soliti rituali alle 6.

Colazione leggera, a Verona ho sofferto per aver mangiato come un ippopotamo la mattina della gara. In fondo la mezza richiede le giuste energie fisiche, e soprattutto quelle mentali. Ci siamo.

Condizioni ideali per la corsa: non un filo di vento, 13 gradi e un sole, un po' timido ma presente. Raggiungo le griglie, non bene indicate e attendiamo ai blocchi. Tanto, forse troppo nel senso che ogni tentativo di riscaldamento si perde nei 15 minuti di ammasso globale. Ma si parte!

@Happyfra mi aveva scritto la sera prima di prendere l'1:50. Sarebbe il PB, limato di 2.5 minuti e forse ce l'ho nelle gambe. Il suo messaggo me lo mette nella testa.

L'inizio é agrodolce... I primi 3-4 km scorrono a 5:20, e sento di avere quel ritmo nelle gambe. Ma é difficile fare meglio: la gente nella fascia 1:50-2:00 in cui mi ero iscritto, sembra essere stata un po' ottimista nei tempi, o forse ingorda durante le vacanze di Natale... penso compiaciuto alle altre prime mezze maratone dell'anno. Questa volta é diverso. Sono nelle stesse condizioni di forma, forse migliori, rispetto a Novembre. Bene così.

A quel punto devo prendere una decisione: tenere questo 5:20 e vedere come va, o andarmi a prendere l'1:50? La decisione é stata repentina: ci provo, devo scendere a 5 a km circa o poco più, perché dovrò fare un po' di zig zag, per i rifornimenti, etc. Vado. Ho chiuso i primi 5 km in 26:43. Se voglio l'1:50 devo fare meglio di così.

4:51, 5:12 (con rifornimento), 4:55... la media si abbassa e la proiezione nella mia mente inizia ad essere interessante. Sento di poter tenere questo ritmo ma ad ogni km vedo che il garmin disconnettersi con la vita reale... questo zig zag lo pagherò un pochino in termini di arrivo. I secondo 5 km da referto sono in 25:40

Ma poco importa, perché sto tirando ma non in un modo che mi faccia male... il percorso é piano e l'insidia maggiore sono i rallentamenti causati dalla tanta gente sul percorso. Le strade scelte sono larghe, ma non larghissime, e in alcuni tratti si crea una specie di tappo anche dopo metà gara. Strano.

Continuo con una media di 5:00 a km circa secondo il Garmin, un po' più alta secondo la vita reale, dato che a ogni km la maledetta linea si sposta più avanti. Questo invece di abbattermi, mi carica. Posso dare di più, devo dare di più. O meglio, devo dar quello che ho fino alla fine. Il ritmo della terza frazione é in linea col precedente.

Dal quindicesimo km, i giochi e i calcoli da fare sono pochi. La matematica diventa un'opinione se la testa non regge, e le gambe di conseguenza. Continuo a dare quello che ho, concentrandomi sulla bellezza delle architetture di Gaudi, e in particolare in questo tratto sulle bellezze del lungomare di Barceloneta. Faccio le mie proiezioni mentali, dovrei arrivare tra l'1:49 e 1:50... troppo rischioso!!! Il 15simo e 16simo sono andati un po' più "lenti", a 5:07 e 5:09 (vero che c'era un rifornimento di mezzo). Gli ultimi 5 devono essere senza errori...

Apro una parentesi sui rifornimenti. Non trovo accettabile che in un evento così grande ci sia una tale ecatombe di bottigliette di plastica, date al corridore che spesso, se ne disfa in maniera del tutto insostenibile. Barcellona, non ci siamo con la sostenibilità!

È tempo di svoltare in tutti i sensi, dirigendosi verso il centro e gli ultimi km... 5:02, 5:00, 5:00, 4:46 e sprint in 4:36... l'ultimo rettilineo é lunghissimo ma pieno di gente... il rumore ti avvolge e ti spinge, un passo dopo l'altro... guardo il Garmin, finirò sotto l'1:49 se spingo... e lo faccio, segnando 1:48:48. Che soddisfazione! Ho demolito il mio precedente PB di quasi 4 minuti, nel mio periodo peggiore per allenarmi, e gran parte del merito é di questa comunità.

Prendo la medaglia (a proposito, capisco che lo sponsor paga, ma fare una medaglia più carina e con magari una rappresentazione di un monumento della cittá? Non sarebbe male. è tempo di andare a pranzo con José, tempo di paella, e di una birra ghiacciata che desideravo da tanto.

La sera incontro delle persone di un'altra pagina facebook di runners che frequento. Inglesi in un Irish pub. È fantastico chiacchierare con persone mai viste prima, ogni runner ha una storia interessante da raccontare, e quella sera ne ho ascoltate diverse. Ci siamo scambiati i contatti, ripromettendoci di bere un'altra birra alla prossima occasione. Ma quale sarà?

Per me, la mezza maratona di Lisbona il 22 Marzo. Dopo questa settimana di scarico, siamo già a -4 dall'evento. Di nuovo tempo di tabelle, di cronometri, di programmi. Senza l'ossessione del PB, ma con la voglia di godersela, di viaggiare e conoscere altre persone interessanti. Che bella la corsa!
Su runforfun.eu le info e i miei racconti di viaggi e corsa :beer:
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10K: 46’05” Copenhagen 18/09/22
21.1K: 1h39’54” Copenhagen 18/09/22
42.2K: 3h53’54” Copenhagen 15/05/22
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