Cinema!
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Re: Cinema!
anche a me sono piaciuti i film della saga, e l'impressione è che pure gli attori si siano divertiti a girarlo
- Wannabe-runner
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Re: Cinema!
Tom à la ferme, Les amour immaginaire, Lawrence anyway, di e con Xavier Dolan a parte l'ultimo titolo in cui appare giusto in un fotogramma. Dolan racconta storie in un suo esteticamente personalissimo modo di vedere e sentire, con abbondante uso di musiche e colori.
Sembrerà una contraddizione ma le sue pellicole sono al limite del monotono e dell'autoreferenzialità, non pongono domande esistenziali non svegliano dal sonno della ragione, non formulano giudizi e quindi perché vedere questi mattoni? Perché sono inspiegabilmente ammalianti perché non sempre è importante il motivo che sta sotto ad un film ma è interessante lo svolgimento, secondo il mio modestissimo parere.
Peccato che mi è scappato J'ai tué ma mère
Sembrerà una contraddizione ma le sue pellicole sono al limite del monotono e dell'autoreferenzialità, non pongono domande esistenziali non svegliano dal sonno della ragione, non formulano giudizi e quindi perché vedere questi mattoni? Perché sono inspiegabilmente ammalianti perché non sempre è importante il motivo che sta sotto ad un film ma è interessante lo svolgimento, secondo il mio modestissimo parere.
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Quando il vento ti è avverso, tu vai di bolina (R.Mercadini)
Sai oggi ho corso un pò
E perché diavolo l'hai fatto? Ti inseguivano o roba del genere? (Brittany runs a marathon)
Te Böta
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Re: Cinema!
... Dolan è un regista dal talento incredibile, autore, sceneggiatore, montatore, regista attore e costumista.
Ti consiglio fortemente di vedere al più presto Mommy, che forse è il suo capolavoro finora e poi recuperare J’ai tué ma mére.
P.S.: ha 31 anni!
Ti consiglio fortemente di vedere al più presto Mommy, che forse è il suo capolavoro finora e poi recuperare J’ai tué ma mére.
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- Wannabe-runner
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Re: Cinema!
Si infatti è giovanissimo e però sono già una decina d'anni che bazzica il cinema! Anche Mommy mi incuriosiva appena possibile rimedio :saluti:
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Sai oggi ho corso un pò
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Te Böta
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Te Böta
Re: Cinema!
@Wannabe-runner
fammi sapere che ne pensi. Erano vent’anni almeno che una figura così completa di regista non usciva fuori, un talento straordinario!
Ciao
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- tomaszrunning
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Re: Cinema!
Stasera su Raimovie bellissimo film di Martin Scorsese con Andrew Garfield, Adam Driver, Liam Neeson Silence
Due gesuiti portoghesi (Padre Padre Sebastião Rodrigues e Padre Francisco Garupe) vanno in Giappone (siamo a metà del ‘600) per cercare e incontrare il loro mentore Padre Cristòvao Ferreira. La verità che trovano in quel Paese è duplice: una fede incrollabile in persone che vivono allo stremo per luoghi e cibo come una cultura completamente avversa alla credenza cristiana. Destini di sangue e morte oltre il silenzio del Soprannaturale. La sceneggiatura è tratta dal romanzo ‘Silenzio’ dello scrittore giapponese Shusaku Endo, dove si parla delle persecuzioni contro i cristiani in seguito alla rivolta di Shimabara (1637) contro il governo per la forte opposizione alla religione cattolica (in gran parte gente povera e contadini).
È bravo Ian Mckellen!
https://www.theguardian.com/culture/202 ... h-pandemic
Due gesuiti portoghesi (Padre Padre Sebastião Rodrigues e Padre Francisco Garupe) vanno in Giappone (siamo a metà del ‘600) per cercare e incontrare il loro mentore Padre Cristòvao Ferreira. La verità che trovano in quel Paese è duplice: una fede incrollabile in persone che vivono allo stremo per luoghi e cibo come una cultura completamente avversa alla credenza cristiana. Destini di sangue e morte oltre il silenzio del Soprannaturale. La sceneggiatura è tratta dal romanzo ‘Silenzio’ dello scrittore giapponese Shusaku Endo, dove si parla delle persecuzioni contro i cristiani in seguito alla rivolta di Shimabara (1637) contro il governo per la forte opposizione alla religione cattolica (in gran parte gente povera e contadini).
È bravo Ian Mckellen!
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Re: Cinema!
Tra ieri e oggi due film :
Un fantascientifico Looper Con Bruce Willis, Joseph Gordon-Levitt, Emily Blunt e un horror italiano il signor diavolo di Pupi Avati
Looper : Nel 2044, in uno scenario meravigliosamente deteriorato, agisce un giro malavitoso che uccide e fa sparire gli assassini del futuro. Le vittime, attraverso un viaggio nel tempo, vengono rispedite nel passato dove i Looper sono pronti ad eliminarli. Joe (Joseph Gordon Levitt) è il più giovane Looper, ma anche quello con meno scrupoli e con la freddezza di chi crede di far un lavoro come un altro per pagarsi un futuro migliore. La sua vita cambia quando all'appuntamento con la morte si presenta il suo loop, cioè lui stesso 30 anni dopo. Bruce Willis era al suo aggio di viaggiare in tempo come un Twelve Monkeys
Il signor diavolo :
In un paesino in provincia di Venezia un ragazzino ne ha ucciso un altro perché convinto, in questo modo, di eliminare il demonio: il ragazzo ucciso aveva del resto un aspetto anormale, tutti in paese sostenevano avesse denti più simili a quelli di un maiale che a quelli di un uomo e soprattutto che da piccolo avesse sbranato la sua sorellina. La madre della vittima si oppone però a questa narrazione, sostenendo a gran voce che la chiesa sia responsabile di oscurantismo e mistificazioni della realtà che causano tragedie di questo genere: il governo del momento, filocattolico, teme che l’influenza della donna possa allontanare voti dalle proprie schiere ed incarica un avvocato di indagare sulla faccenda così da dimostrare a tutti che il ragazzino non è stato istigato da alcuna figura facente parte della chiesa.
La questione del rapporto fra chiesa e raziocinio, fra visioni superstiziose di animali, avvenimenti e malattie e quelle naturalistiche e razionali di tutto ciò, è la base ben solida su cui si basa il film. Secondo la prima visione, il giovane Emilio è un indemoniato figlio di un rapporto terribile, macchiatosi di un reato incredibile e che causa uno dopo altro degli atti sacrileghi che offendono il Signore; secondo la seconda, invece, egli è semplicemente un ragazzino con svariati problemi di salute, un adolescente molto malato che ha semplicemente per questo comportamenti strani ed un aspetto altrettanto alienato. Lo stesso “dubbio cosmico” c’è circa il sagrestano. Si tratta appunto di uno spunto ottimo, ed in alcuni frangenti molto ben sfruttato, ma su troppi aspetti Avati lascia allo spettatore il compito di completare l’opera, di aggiungere tasselli mancanti: il risultato sono buchi che possono infastidire molti spettatori
Un fantascientifico Looper Con Bruce Willis, Joseph Gordon-Levitt, Emily Blunt e un horror italiano il signor diavolo di Pupi Avati
Looper : Nel 2044, in uno scenario meravigliosamente deteriorato, agisce un giro malavitoso che uccide e fa sparire gli assassini del futuro. Le vittime, attraverso un viaggio nel tempo, vengono rispedite nel passato dove i Looper sono pronti ad eliminarli. Joe (Joseph Gordon Levitt) è il più giovane Looper, ma anche quello con meno scrupoli e con la freddezza di chi crede di far un lavoro come un altro per pagarsi un futuro migliore. La sua vita cambia quando all'appuntamento con la morte si presenta il suo loop, cioè lui stesso 30 anni dopo. Bruce Willis era al suo aggio di viaggiare in tempo come un Twelve Monkeys
Il signor diavolo :
In un paesino in provincia di Venezia un ragazzino ne ha ucciso un altro perché convinto, in questo modo, di eliminare il demonio: il ragazzo ucciso aveva del resto un aspetto anormale, tutti in paese sostenevano avesse denti più simili a quelli di un maiale che a quelli di un uomo e soprattutto che da piccolo avesse sbranato la sua sorellina. La madre della vittima si oppone però a questa narrazione, sostenendo a gran voce che la chiesa sia responsabile di oscurantismo e mistificazioni della realtà che causano tragedie di questo genere: il governo del momento, filocattolico, teme che l’influenza della donna possa allontanare voti dalle proprie schiere ed incarica un avvocato di indagare sulla faccenda così da dimostrare a tutti che il ragazzino non è stato istigato da alcuna figura facente parte della chiesa.
La questione del rapporto fra chiesa e raziocinio, fra visioni superstiziose di animali, avvenimenti e malattie e quelle naturalistiche e razionali di tutto ciò, è la base ben solida su cui si basa il film. Secondo la prima visione, il giovane Emilio è un indemoniato figlio di un rapporto terribile, macchiatosi di un reato incredibile e che causa uno dopo altro degli atti sacrileghi che offendono il Signore; secondo la seconda, invece, egli è semplicemente un ragazzino con svariati problemi di salute, un adolescente molto malato che ha semplicemente per questo comportamenti strani ed un aspetto altrettanto alienato. Lo stesso “dubbio cosmico” c’è circa il sagrestano. Si tratta appunto di uno spunto ottimo, ed in alcuni frangenti molto ben sfruttato, ma su troppi aspetti Avati lascia allo spettatore il compito di completare l’opera, di aggiungere tasselli mancanti: il risultato sono buchi che possono infastidire molti spettatori
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Re: Cinema!
Preso da zapping compulsivo in un'anonima, e annoiata, serata estiva, sono incappato su iris e mi sto gustando "fratello, dove sei?" Geniali i fratelli coen.
PB (Poor Beast): 100m - 9"58 / 42km - 2h01'09"
I never Lose. I either win or learn.
Founder of do not bust my balls.
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- tomaszrunning
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Re: Cinema!
Ieri sera ho visto un film interessante
Mary and Max
Realizzato con la tecnica dello stopmotion claymation, il film racconta un'amicizia impossibile: quella tra una bambina di 8 anni australiana e un obeso, problematico, ebreo newyorkese affetto di Asperger.
È un formidabile racconto epistolare questo Mary and Max, che solo in superficie potrebbe sembrare un normalissimo lungometraggio d'animazione in stop motion (alla Tim Burton, si potrebbe dire). L'esordio sulla lunga durata di Adam Elliot è una storia che si distingue fra le altre e che che punta decisamente in alto, con l'intenzione di porsi come un prodotto capace di unire sapientemente l'ironia, l'emozione e il dramma.
L'originalità e la bellezza di questo lungometraggio d'animazione sono dovute anche a tutto ciò che riguarda la realizzazione vera e propria di questo mondo bizzarro.
Mary and Max
Realizzato con la tecnica dello stopmotion claymation, il film racconta un'amicizia impossibile: quella tra una bambina di 8 anni australiana e un obeso, problematico, ebreo newyorkese affetto di Asperger.
È un formidabile racconto epistolare questo Mary and Max, che solo in superficie potrebbe sembrare un normalissimo lungometraggio d'animazione in stop motion (alla Tim Burton, si potrebbe dire). L'esordio sulla lunga durata di Adam Elliot è una storia che si distingue fra le altre e che che punta decisamente in alto, con l'intenzione di porsi come un prodotto capace di unire sapientemente l'ironia, l'emozione e il dramma.
L'originalità e la bellezza di questo lungometraggio d'animazione sono dovute anche a tutto ciò che riguarda la realizzazione vera e propria di questo mondo bizzarro.
- tomaszrunning
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Re: Cinema!
Ieri sera un film con Nicolas Cage Segnali da futuro
Il professore di astrofisica John Koestler non crede nel destino ma le sue convinzioni vengono scosse quando il figlio entra in possesso di un documento scritto 50 anni prima da una bambina della sua stessa scuola. Sul foglio sono indicati solo numeri uno dopo l'altro, numeri che l'occhio allenato dello scienziato comincia a decifrare per caso scoprendo che indicano giorno e numero di vittime dei principali disastri dell'ultimo mezzo secolo e di alcuni che devono ancora verificarsi.
Mischiando horror e fantascienza, con stile rispettivamente nipponico e americano, e cercando di spiazzare in ogni momento lo spettatore grazie ad una storia dai risvolti piacevolmente imprevedibili, Segnali da futuro, come spesso capita ai film di Proyas (Il corvo, Dark City, Io robot), nella prima parte fa grandi promesse che però non vengono mantenute nella seconda. Una cura inusuale per l'atmosfera attraverso piccoli dettagli metereologici che contrappuntano la narrazione, un passo molto svelto e un uso espressivo delle luci cupe anche nelle giornate più assolate sembrano preludere ad una soluzione interessante dei molti temi introdotti. Infatti accanto ai più classici spunti sulla seconda occasione e la mancanza di una figura paterna forte il regista introduce una più complessa dialettica tra predestinazione e caos, scienza e fede.
Purtroppo però dopo alcune sequenze di rara maestria che cercano di incastrare i personaggi in un ecosistema vitale che vive e soffre con loro
Salta annuncio
UN FILM DAI RISVOLTI IMPREVEDIBILI IN CUI LA FANTASCIENZA CATASTROFICA INCONTRA L'HORROR, MISCHIANDO STILE AMERICANO E NIPPONICO.
Recensione di Gabriele Niola
venerdì 28 agosto 2009
Il professore di astrofisica John Koestler non crede nel destino ma le sue convinzioni vengono scosse quando il figlio entra in possesso di un documento scritto 50 anni prima da una bambina della sua stessa scuola. Sul foglio sono indicati solo numeri uno dopo l'altro, numeri che l'occhio allenato dello scienziato comincia a decifrare per caso scoprendo che indicano giorno e numero di vittime dei principali disastri dell'ultimo mezzo secolo e di alcuni che devono ancora verificarsi.
Ancora fantascienza per Alex Proyas, regista di culto (o forse è più corretto dire "di nicchia") emerso facendo un cinema decisamente underground per gli standard di Hollywood (Il corvo e Dark city) e poi legittimato dal blockbuster dal sapore asimoviano Io, robot, abile come pochi a deviare dal classico meccanismo narrativo statunitense per poi rientrarci un momento prima che le forbici del produttore si sostituiscano alle sue in sala di montaggio. Eppure nonostante l'esperienza Proyas realizza l'ennesimo buon film incompleto.
Mischiando horror e fantascienza, con stile rispettivamente nipponico e americano, e cercando di spiazzare in ogni momento lo spettatore grazie ad una storia dai risvolti piacevolmente imprevedibili, Segnali da futuro, come spesso capita ai film di Proyas, nella prima parte fa grandi promesse che però non vengono mantenute nella seconda. Una cura inusuale per l'atmosfera attraverso piccoli dettagli metereologici che contrappuntano la narrazione, un passo molto svelto e un uso espressivo delle luci cupe anche nelle giornate più assolate di Simon Duggan, sembrano preludere ad una soluzione interessante dei molti temi introdotti. Infatti accanto ai più classici spunti sulla seconda occasione e la mancanza di una figura paterna forte il regista introduce una più complessa dialettica tra predestinazione e caos, scienza e fede. Tutte idee che circolano con piacere nell'industria culturale americana degli ultimi anni.
Purtroppo però dopo alcune sequenze di rara maestria che cercano di incastrare i personaggi in un ecosistema vitale che vive e soffre con loro (il mondo visto dall'alto che somiglia ad un organismo pulsante in cui le autostrade sono le vene e le macchine i globuli rossi o il crollo di un aereo in mezzo all'autostrada), le idee sembrano terminare bruscamente e il film comincia ad attingere dall'universo hollywoodiano recente: La guerra dei mondi, Deep impact, Incontri ravvicinati del terzo tipo, il remake di Ultimatum alla Terra, un finale simile a The fountain e molto altro.
Tutto l'interesse accumulato si perde in poco e il ridicolo sembra essere dietro ogni angolo. Nicolas Cage non ha la caratura per reggere da solo un personaggio, figuriamoci un film intero
Il tema è del mio genere ma sono rimasto deluso
Il professore di astrofisica John Koestler non crede nel destino ma le sue convinzioni vengono scosse quando il figlio entra in possesso di un documento scritto 50 anni prima da una bambina della sua stessa scuola. Sul foglio sono indicati solo numeri uno dopo l'altro, numeri che l'occhio allenato dello scienziato comincia a decifrare per caso scoprendo che indicano giorno e numero di vittime dei principali disastri dell'ultimo mezzo secolo e di alcuni che devono ancora verificarsi.
Mischiando horror e fantascienza, con stile rispettivamente nipponico e americano, e cercando di spiazzare in ogni momento lo spettatore grazie ad una storia dai risvolti piacevolmente imprevedibili, Segnali da futuro, come spesso capita ai film di Proyas (Il corvo, Dark City, Io robot), nella prima parte fa grandi promesse che però non vengono mantenute nella seconda. Una cura inusuale per l'atmosfera attraverso piccoli dettagli metereologici che contrappuntano la narrazione, un passo molto svelto e un uso espressivo delle luci cupe anche nelle giornate più assolate sembrano preludere ad una soluzione interessante dei molti temi introdotti. Infatti accanto ai più classici spunti sulla seconda occasione e la mancanza di una figura paterna forte il regista introduce una più complessa dialettica tra predestinazione e caos, scienza e fede.
Purtroppo però dopo alcune sequenze di rara maestria che cercano di incastrare i personaggi in un ecosistema vitale che vive e soffre con loro
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Recensione di Gabriele Niola
venerdì 28 agosto 2009
Il professore di astrofisica John Koestler non crede nel destino ma le sue convinzioni vengono scosse quando il figlio entra in possesso di un documento scritto 50 anni prima da una bambina della sua stessa scuola. Sul foglio sono indicati solo numeri uno dopo l'altro, numeri che l'occhio allenato dello scienziato comincia a decifrare per caso scoprendo che indicano giorno e numero di vittime dei principali disastri dell'ultimo mezzo secolo e di alcuni che devono ancora verificarsi.
Ancora fantascienza per Alex Proyas, regista di culto (o forse è più corretto dire "di nicchia") emerso facendo un cinema decisamente underground per gli standard di Hollywood (Il corvo e Dark city) e poi legittimato dal blockbuster dal sapore asimoviano Io, robot, abile come pochi a deviare dal classico meccanismo narrativo statunitense per poi rientrarci un momento prima che le forbici del produttore si sostituiscano alle sue in sala di montaggio. Eppure nonostante l'esperienza Proyas realizza l'ennesimo buon film incompleto.
Mischiando horror e fantascienza, con stile rispettivamente nipponico e americano, e cercando di spiazzare in ogni momento lo spettatore grazie ad una storia dai risvolti piacevolmente imprevedibili, Segnali da futuro, come spesso capita ai film di Proyas, nella prima parte fa grandi promesse che però non vengono mantenute nella seconda. Una cura inusuale per l'atmosfera attraverso piccoli dettagli metereologici che contrappuntano la narrazione, un passo molto svelto e un uso espressivo delle luci cupe anche nelle giornate più assolate di Simon Duggan, sembrano preludere ad una soluzione interessante dei molti temi introdotti. Infatti accanto ai più classici spunti sulla seconda occasione e la mancanza di una figura paterna forte il regista introduce una più complessa dialettica tra predestinazione e caos, scienza e fede. Tutte idee che circolano con piacere nell'industria culturale americana degli ultimi anni.
Purtroppo però dopo alcune sequenze di rara maestria che cercano di incastrare i personaggi in un ecosistema vitale che vive e soffre con loro (il mondo visto dall'alto che somiglia ad un organismo pulsante in cui le autostrade sono le vene e le macchine i globuli rossi o il crollo di un aereo in mezzo all'autostrada), le idee sembrano terminare bruscamente e il film comincia ad attingere dall'universo hollywoodiano recente: La guerra dei mondi, Deep impact, Incontri ravvicinati del terzo tipo, il remake di Ultimatum alla Terra, un finale simile a The fountain e molto altro.
Tutto l'interesse accumulato si perde in poco e il ridicolo sembra essere dietro ogni angolo. Nicolas Cage non ha la caratura per reggere da solo un personaggio, figuriamoci un film intero
Il tema è del mio genere ma sono rimasto deluso