Sembra singolare associare queste due dimensioni così diverse tra loro: una fissa ed immobile e l’altra invece attiva e vitale, eppure mi è capitato spesso di osservare persone che dopo periodi di grandi sofferenze, decidono di esorcizzare il proprio dolore attraverso una più intesa e frenetica attività sportiva.
Il lutto rappresenta la perdita di un “oggetto” (molto spesso sono le persone a ricoprire questo ruolo), che è stato precedentemente investito di cariche emotive e sentimentali, il disinvestimento di questi affetti, provoca, in chi vive queste fasi, momenti di grande dolore e riflessione.
Si soffre perchè prima di tutto si sa con certezza che quella cosa o persona non la si rivedrà mai più ma si soffre anche perchè quell'”oggetto” rappresentava per noi, il nostro mondo affettivo o una parte di esso, per tanto la sua assenza, ci impone di rivedere gli schemi con i quali ci orientiamo nella realtà.
Molto spesso questo processo fallisce e ci si ammala di depressione o di quella definita dagli specialisti depressione “reattiva” ovvero uno stato di tristezza transitorio che segue un evento luttuoso per l’appunto.
Talaltre volte invece, la reazione è così inusuale che non può essere categorizzata in nessun processo diagnostico.
Ognuno si sa, reagisce agli eventi secondo modalità proprie che derivano dai contesti di appartenenza, dalle condizioni socio economiche e dagli stimoli presenti nelle proprie reti sociali, eppure mi è capitato spesso di osservare in ambito sportivo, un incremento dell’attività fisica in casi in cui si è in presenza di diagnosi infauste quasi come se questa (l’attività fisica per l’appunto), fosse un modo per esorcizzare la vita che se ne sta andando.
E’ come se ad un tratto l’essere umano sfidasse la morte con un surplus di vita e di attività.
Ho conosciuto ad esempio triatleti con storie di lutto recenti cimentarsi nell’ironman che è decisamente una delle prove più dure presenti nel panorama sportivo, oppure mi è capitato di parlare con persone che erano in procinto di affrontare la 100 km di corsa che avevano da poco perso un parente caro.
Queste “strane” correlazioni del tipo “morte e gara estrema”, mi hanno da sempre fatto pensare che per un atleta è forse più facile superare la barriera provocata dal dolore di una perdita se egli stesso si infligge un dolore sufficientemente significato riuscendo però a sopportarlo sopravvivendo così al suo stesso sforzo.
In tal senso è come se chi fa sport, avesse una marcia in più nel processo dell’elaborazione del lutto, una marcia che consiste nel poter sfruttare la dimensione della fatica associata alla pratica sportiva, come momento catartico, come possibilità per esorcizzare il dolore della separazione o della morte attraverso la sofferenza implicita nella pratica sportiva stessa.
Quante volte infatti, ci è capitato di vedere persone che terminano gare ardue, dedicare la propria prestazione a qualcuno che non c’è più?
A me personalmente è capitato spesso, ed in quel gesto di vittoria (che non rappresenta per forza la vittoria di un podio) ci ho sempre letto, il trionfo della vita sulla morte; a vincere infatti non era più il dolore ma la persona con tutta la sua voglia di vivere e di andare avanti.
Per cui nel tempo, ho iniziato a pensare che tutti coloro che si cimentavano in imprese sportive notevoli, nascondevano molto spesso un grande dolore, un dolore che poteva essere sconfitto solo in un modo “grande” ovvero attraverso la sofferenza fisica che soltanto le grandi imprese impongono.
Questa capacità di utilizzare lo sport come compagno nel processo di elaborazione di un lutto, a mio avviso, è una grande risorsa messa a disposizione degli atleti, ammesso ovviamente che tale pratica non diventi perniciosa e pericolosa per la salute della persona.
Ovviamente la morte sarà sempre presente nella vita di chiunque perchè non ci potrebbe essere vita senza il suo processo contrario, però, a mio avviso, c’è una quota di speranza non trascurabile nel sapere che si potrebbe vedere in un’attività sportiva, un modo per sconfiggere una perdita e per continuare a far rivivere il ricordo di chi non c’è più attraverso le braccia alzate ad un traguardo.
Dott.ssa Consuelo Viviana Ferragina
psicologa/psicoterapeuta e
psicologa dello sport
Lutto e sport
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Lutto e sport
Ho letto questo articolo su podistidoc, molto interessante perchè nella mia breve carriera podistica ho già incontrato tante persone con delle storie di lutto o disagio incredibili. Sarebbe meglio dire e/o allargare il discorso a sofferenza e sport.
"la sofferenza produce tenacia, e la tenacia carattere, e il carattere speranza" Romani 5:4
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Re: Lutto e sport
Mi sembra la classica generalizzazione psicoanalitica ... (detto da uno che ha corso la prima maratona il giorno del compleanno del proprio padre morto 5 mesi prima)...
e dopo che hai esorcizzato il lutto, la vita ha vinto sulla morte, perché continui a faticare e a sbatterti mentre potresti vivere (o sopravvivere) sul divano?
Lo fai perché ti piace mica per i morti...
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Dal 2014:18 maratone, 6 stars finisher; 2018 100km del Passatore, Ironman70:3
I miei libri: Il Passatore da zero https://tinyurl.com/er5tzd3z +il mio blog [url]https://zeromaratone.blogspot.com[/url]
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Re: Lutto e sport
Si, anche io penso che sia andata un po' oltre, non credo che chi corra Ultra si infligga delle sofferenze. Semplicemente gli piace.
Le mie maratone:
2010:Coast to Coast 2011:Berlino 2014:Zurigo, Biel, Jungfrau, Losanna, Firenze 2017:Terre Verdiane, Milano, Jungfrau, Parma, Losanna 2018: white marble, Boston 2019: Stoccolma, Chicago
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Strava
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Re: Lutto e sport
Non dice proprio così , mi pare si focalizzi più su "morte e gare estreme" . Cioè una marcia più nell'elaborare il lutto attraverso lo sforzo fisico. O meglio attraveso l'aumento dello sforzo fisico. E comunque sono pensieri dell'autrice che, a dire la verità, spesso sono stati anche i miei. Anche se il traguardo e le ultra trail c'entrano poco.
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Re: Lutto e sport
Beh, diciamo, che la corsa sia un forte antidepressivo è ben noto, ed è assolutamente condivisibile l'idea che chi corre elabori il lutto meglio di chi se ne sta chiuso in casa. Sono frasi tipo questa
che non condivido. Ovviamente è solo il mio punto di vista.Per cui nel tempo, ho iniziato a pensare che tutti coloro che si cimentavano in imprese sportive notevoli, nascondevano molto spesso un grande dolore, un dolore che poteva essere sconfitto solo in un modo “grande” ovvero attraverso la sofferenza fisica che soltanto le grandi imprese impongono.
Le mie maratone:
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Re: Lutto e sport
Dipendenza da endorfine, è risaputo che l'organismo reagisce con l'increzione di questo ormone durante varie attività (tra le quali anche gli sport di endurance). Il senso è garantire una maggiore sopportazione ai crescenti carichi di lavoro/stress.
L'effetto "runner's height" è correlato a questo meccanismo. Alzi la mano chi non ha problemi e mai ha pensato: "al diavolo i problemi, ora mi faccio una corsetta!" Reputo lo sport un modo per staccare la spina. Se ne può trarre giovamento. L'idea della catarsi dolorosa forse è lontana dall'euforia che accomuna chi pratica sport perché gli piace. Mio personale ed opinabile parere
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L'effetto "runner's height" è correlato a questo meccanismo. Alzi la mano chi non ha problemi e mai ha pensato: "al diavolo i problemi, ora mi faccio una corsetta!" Reputo lo sport un modo per staccare la spina. Se ne può trarre giovamento. L'idea della catarsi dolorosa forse è lontana dall'euforia che accomuna chi pratica sport perché gli piace. Mio personale ed opinabile parere
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Re: Lutto e sport
Urlich Marshall, quello che ha corso coast to coast negli USA ha cominciato correre per affogare il lutto della moglie morta di cancro. Se ricordo bene. (ho l'ebook se vi interessa: Running On Empty)
invece tanti altri grandi ultra nelle biografie hanno scritto che scapavano dalle droge ed alcol. Somma, alla ricerca di uno sballo meno tossico
invece tanti altri grandi ultra nelle biografie hanno scritto che scapavano dalle droge ed alcol. Somma, alla ricerca di uno sballo meno tossico
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Re: Lutto e sport
Mi chiedo allora da cosa scappa marcello...Forse dal Segrino....
" Al diaul l' è mort ! " M. T.
" Il vino gioisce i polmoni, l'acqua marcisce i piantoni. " M. T.
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Re: Lutto e sport
Esatto! Marcello o l'Ultra runner nazionale da cosa fuggono?
Dobbiamo assolutamente saperlo !! Adesso glielo chiediamo !
E quegli scemi che oltre a correre 42k, nuotano e si sparano 180 km in bici? Loro pensano di essere dei gran fighi ma in realtà hanno solo bisogno di un "oggetto" per sublimare i loro lutti !
Dobbiamo assolutamente saperlo !! Adesso glielo chiediamo !
MarcelloS. ha scritto:.
Ultra runner Naz 82 ha scritto:.
E quegli scemi che oltre a correre 42k, nuotano e si sparano 180 km in bici? Loro pensano di essere dei gran fighi ma in realtà hanno solo bisogno di un "oggetto" per sublimare i loro lutti !
Dal 2014:18 maratone, 6 stars finisher; 2018 100km del Passatore, Ironman70:3
I miei libri: Il Passatore da zero https://tinyurl.com/er5tzd3z +il mio blog [url]https://zeromaratone.blogspot.com[/url]
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Re: Lutto e sport
Io non scappo. Io inseguo. La Frà
Scherzi a parte, penso che ci sia chi cerca di fuggire da qualcosa (un caro amico ha appena avuto un grave lutto e vuole correre ovunque adesso), ma per quanto mi riguarda è il contrario, correre mi dà buonumore e felicità, e in più nelle ultra siamo tutti amici, è una festa ogni gara che faccio. Non scappo da nulla
Scherzi a parte, penso che ci sia chi cerca di fuggire da qualcosa (un caro amico ha appena avuto un grave lutto e vuole correre ovunque adesso), ma per quanto mi riguarda è il contrario, correre mi dà buonumore e felicità, e in più nelle ultra siamo tutti amici, è una festa ogni gara che faccio. Non scappo da nulla
PB:
21K:1:22:50('11) - 42K:2:59:49('12)
100K:8:57:38('18) - 6h:70,942*('20) *no Fidal
12h:121,724 km('16): 1° 12h Reggio Em.
24h:200,920 km('17)
Backyard:31h - 207,8 km('23)
9 Colli Finisher 202 km ('18, '19)
Maratone:22+1eco - Ultra:97 (2 ritiri)
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