Nella mia esperienza personale di infortunato al tda ( con relativa tendinite inserzionale calcifica dolorosissima ) mi sento di condividere pienamente il tuo pensiero, tranne che all'inizio , quando il dolore è talmente lancinante che correre è oggettivamente impossibile.teomazz ha scritto:Ho appena letto l'articolo che ha postato Holden qualche pagina fa.. molto interessante...
non lo prendo come verità assoluta, ma rafforza il mio pensiero che a stare completamente fermi (quando non si ha dolore invalidante) è deleterio...
Poi appena si "sente" che qualcosa si sta attenuando e raffreddando, riprendere con moolta cautela, dosando le progressioni chilometriche con il bilancino del farmacista. Evitare le sedute più rischiose in assoluto come le ripetute esplosive in salita ad esempio o le ripetute di potenza a tutto gas è poi cosa saggia e ragionevole. Io credo di esserne quasi uscito ed è passato praticamente un anno, ove a parte i primissimi tempi sono riuscito sempre a correre in qualche modo. Ho evitato ed eliminato poi molti appuntamenti di svariate gare proprio per non compromettere il recupero. Ora sto sono quasi a metà della preparazione della Maratona di Venezia 30° edizione e a breve comincerò i veri lunghissimi, allora vi dirò. Ad oggi ho compiuto distanze fino a 28 km anche su percorsi trail durissimi (trail dei Monti Simbruini) ed impegnativi misti ( Giro del lago di Campotosto 25 km l'ultimo) senza grossi problemi a parte la sensazione di leggero indolenzimento finale nella zona mediale del tallone, che tende a scomparire abbastanza rapidamente senza ricorrere a terapie farmacologiche od altro. Sono fiducioso, ma sempre guardingo e cerco di tenermi nel ritmo a qualche giro in meno per evitare inutili stupidi guai. Diciamo che corro in sostanza sui miei (mediocri) ritmi pre infortunio se non anche meglio ( 5,10 - 5,15 sui 10 km per capirsi). Per cui coraggio! E cerchiamo di sollecitare in qualche modo questo benedetto tendine per indurlo a riprendere la sua funzione.
Saluti a tutti
