Comincio con il raccontarvi le impressioni sulla mia LUT.
Premessa 1: ero molto motivato, sia perché avevo un conto in sospeso dallo scorso anno, quando mi sono fermato al Giau all'arrivo di un temporale per me spaventoso, sia perché avevo in programma di fare gli ultimi 45 km con Laura, la mia compagna, che faceva la UD
Premessa 2: ritorno d'eccezione e non richiesto del famigerato BDM (boscodemerda), che ha causato ripetute e sonore emissioni blasfeme durante la discesa finale verso Cortina.
Sabato pomeriggio: alle 17 si arriva a Cortina, ritiro pettorale, saluti frugali con vecchie e nuove conoscenze del trail, tra cui Andrea, compagno di viaggio al Tor, e @Francesco1973, incontrato in modo rocambolesco e con cui abbiamo scambiato qualche battuta piacevole, mentre la tensione pre gara cresceva sempre più.
Relax in macchina, cena, e finalmente arriva il momento dell'estasi dell'oro: la partenza della LUT è sempre da lacrime agli occhi, e quest'anno c'era un pubblico pazzesco e rumoroso in centro a Cortina.
I primi km scorrono bene... fin troppo. Mi rendo conto che sto tirando troppo per il mio standard, ma me ne frego, mi sento bene e vado. Arrivo ad Ospitale al primo ristoro, noto piacevolmente che la temperatura è ottimale (di solito qui gli anni scorsi faceva un freddo becco), ma alla ripartenza mi si bloccano le gambe. Pago la foga iniziale e comincio a correre al risparmio. La notte passa bene, forse anche un po' noiosa (è risaputo che i primi 40 km non sono certo di una bellezza estasiante). Arrivo a Misurina ed ormai è chiaro, fa freddo ma meno degli altri anni. Qualcuno scherza ed è euforico al ristoro, altri sono già cotti, ma tant'è che la salita verso l'Auronzo la trovo piacevole e me la godo, scambiando due chiacchiere con un ragazzo bresciano. Dopo lo spettacolo delle tre cime cerco di concentrarmi: la discesa della val Rienza non è difficile, ma è lunga ed è importante tenere un buon passo, sia per non perdere troppo tempo, che per non demotivarsi ed entrare in mood negativo. Purtroppo scendo lento, troppo mal di pancia forse per il freddo oltre ad una coca cola gelata bevuta a Misurina, ma non mi scoraggio e dopo l'interminabile stradone verso Cimabanche, camminato parlando di Utlo con un ragazzo di Stresa, si arriva in base vita!
Provo a chiamare Laura: niente da fare, sarà impegnata dalle parti del lago di Braies, spero solo che la bandelletta, che la tartassa da dopo il Gran Raid, le dia un po' di tregua. Ho appuntamento con lei alle 14 a Ra Stua e prima delle 11 sono a Cimabanche, allora comincio a prendermela con calma, e mangio la maggior quantità di cibo che riesco, dato che mi aspetto che prima o poi lo stomaco cominci a chiudersi. Questo è un problema che, nell'ultimo anno, ho imparato un po' a gestire, ma non sono riuscito a risolvere.
Salgo ad un passo tranquillo verso forcella Lerosa, ed alle 13,15 sono a Malga Ra Stua.
Qui un casino: rete assente e non riesco ad avere nessuna notizia di Laura: sta arrivando? Il ginocchio non ha retto e si è fermata? Boh... Rimango tre quarti d'ora al ristoro, per fortuna incontrando anche qualche amico per due chiacchiere, e poi decido che mi devo muovere, devo arrivare dove ci sia un po' di rete per il telefono. Parto ed inizio la discesa nel bosco verso Pian de Loa quando, dopo un km, sento che arriva un messaggio... c'è campo! Vocale di WhatsApp di Laura: sta arrivando a Ra Stua. Rifaccio la strada al contrario e finalmente ci ritroviamo. Primo obiettivo di questa LUT raggiunto: lei è un po' dolorante e non riesce ad andare troppo veloce in discesa, ma tutto il resto funziona, quindi ripartiamo insieme verso la Travenanzes. Attraversiamo la bellissima forra di Fanes ed entriamo in valle, via via sempre più selvaggia. È incredibile la forza che sprigiona quest'area, così vicina alle mete turistiche, ma al contempo così isolata. È impossibile non vedere gli effetti della siccità di un inverno senza neve e di una primavera senza piogge. La valle, di solito ricchissima di acqua, tra torrenti e cascate, è secca, e rimane solo qualche rigagnolo dei torrenti rigogliosi e tumultuosi dello scorso anno. Per fortuna il caldo, che comunque c'è, non è così insopportabile, ed a metà pomeriggio c'è anche qualche nuvola ad aiutare.
Si arriva a Malga travenanzes e qui brutta sorpresa: non c'è più il bellissimo ristoro abusivo, dove di solito scorreva birra a fiumi. Un volontario ci dice che è stato vietato, per le regole interne del circuito UTMB: chissà se è vero.
Salendo verso Col dei Bos mi assale una prima crisi di sonno, e non vedo l'ora di arrivare a Col Gallina per un microsonno rigeneratore. Mi trascino al ristoro, e per fortuna il microsonno funziona. Ripartiamo verso l'averau alle 20,15 e sono piacevolmente sorpreso perché Laura ha ancora un passo ottimo, nonostante gli acciacchi: devo stare attento, o fra un po' questa mi fa mangiare la polvere!!

All'Averau si mette la frontale e giù senza tanti complimenti verso il Giau. Qui comincia per entrambi la voglia di finire prima possibile, a me arriva una seconda crisi di sonno, voglio questo benedetto giubbino Finisher e voglio andare a dormire!
Forcella Giau raggiunta di prepotenza con le ultime forze, giù verso Croda da Lago e poi arriva lui... il carissimo, amatissimo, tanto sognato BDM. Percorso variato rispetto alla traccia originale, perché sentiero non praticabile.
I primi due km di discesa, soprattutto con la lucidità che viene a mancare e con le radici bagnate, sono da denuncia.
Da buon veneto credo di aver inventato qualche nuova imprecazione da annoverare tra i neologismi della Treccani.
In piena discesa finale, questi simpaticoni hanno pensato di infilarci anche un ultimo strappetto, forse 30 metri di dislivello, ma che sembrano l'anticima dell'Everest.
Ore 3,40 Corso Italia: ecco, realizzato anche il sogno di completare questa corsa mano nella mano. Adesso ce lo siamo meritato, e tra un mese possiamo andarci a sposare!