Gara partita sotto i peggiori auspici perché avevo avuto problemi, non ben definiti, nelle 2 settimane precedenti che ho sperato, cercato di risolvere e invece…
Alla partenza ero relativamente sereno ma dopo la prima salita ho sentito i primi allarmi e se li senti alla prima di nove non è cosa buona.
Ho proseguito cercando riminare fedele alla tabella che mi ero prefissato perché non volevo forzare e l’avevo studiata in modo da poter affrontare discese e salite in un determinato modo ma in queste gare la teoria non coincide mai con la pratica.
Andando avanti sono comparsi i primi crampi e dolori, soprattutto alla schiena che mi affaticavano molto in salita, poi quelli alle gambe sono diventati ingestibili.
Come condizione stavo molto bene perché al Barbotto ho superato 9 persone ma non avevo più il controllo dei muscoli, formavano continuamente delle onde.
Dopo svariati consulti e tentati rimedi ho preso coscienza che anche se fossi ripartito avrei solamente rimandatolo stop definitivo e ho valutato che non ne valeva la pena.
Purtroppo la pagnotta in tavola la mette un altro lavoro che sia il motivo del perché corro che la causa del perché faccio schifo a correre.
Non ho nessun rimpianto, rammarico, rimostranza o altro solo un peccato per tutte le ore, i km, le salite che ho fatto in questi mesi perché sono stati veramente tanti.
Ho capito che oltre a non avere “la dote” a me mancano sicuramente un allenamento pianificato e un approccio strategico meno improvvisato.
Ad ogni modo la gara come sempre è stata bellissima perché correre a casa attraverso tutta la fatica fa apprezzare maggiormente il territorio in cui abbiamo avuto unicamente la fortuna di nascere e vivere.
Tutte le mie scuse e i miei ringraziamenti per i compagni di squadra che mi hanno immeritatamente aiutato prima, durante e dopo la gara, per la famiglia egli amici che si sciroppano quotidianamente tutto ciò che voglio fare per correre (assistenza compresa, gratis…) e alla gara tutta nella fattispecie di chi la organizza, fa il volontario, partecipa, fa la qualsiasi per renderla possibile.
Complimenti a tutti i partecipanti che a modo loro sono partiti per il viaggio a prescindere dal risultato perché il sogno comincia molto prima e tutto quello che viene fatto ripaga e ti arricchisce di esperienza anche se ti fermi a Settecrociari.
E come sempre chiudo con il mio motto "chi ha dato il massimo ha vinto comunque"
Un saluto a Stefano e Antonio con i quali ho scambiato purtroppo poche parole ma credo che in me ci fossero già i sintomi del malessere.
Alla prossima.

