Mi aggiungo anche io!
43 anni e, per citare valyant, anche io un tempo guardavo i runners, soprattutto quelli che escono in inverno e col buio, come gente con seri problemi di squilibrio mentale!
Da una decina d'anni praticavo nuoto abbastanza regolarmente quando, circa tre anni fa, un pò stufo decido di cambiare ed iscrivermi in palestra. L'istruttore mette giù la scheda e noto che tutte le sessioni iniziano con 10 minuti di corsa sul tappeto...
Ma siamo fuori?!?
Mi adeguo e scopro che piano piano, tutto sommato, non è una cosa così terribile! Il fisico si adatta a correre per più di un minuto. La mente, che le prime volte si ribellava ad un'attività così alienante (stranamente la trovava più alienante che farsi 100 vasche in piscina... vallo a sapere questi neuroni che circuiti strambi mettono in piedi!), scopre che in quei 10-15 minuti i pensieri si possono anche far vagare un pò per i fatti loro, oppure che si può approfittare per concentrarsi su qualcosa (un problema lavorativo, ad esempio) e che in qualche modo la corsa aiuta a trovare nuovi punti di vista, nuove soluzioni (poi ho scoperto che c'è una spiegazione scientifica per questo fenomeno).
Due anni fa, festa di Natale, un amico butta l'amo: sta mettendo in piedi la squadra per correre la staffetta alla Milano City Marathon e gli manca il quarto. Abbocco. Mi metto sotto, mi alleno per arrivare a correre i 10K. E 4 mesi dopo, una delle più belle esperienze della mia vita: la gente, l'allegria, il centro di Milano sotto un bel sole, la soddisfazione di fare un bel tempo, ma soprattutto di essersi divertiti.
Da lì, l'amore.
Poi, un annetto di tribolazioni. Niente di che, ma un continuo fermarsi e ripartire per vari problemi.
Dalla primavera scorsa, preparazione seria per la prima mezza maratona, a Monza.
A settembre si corre: stesse emozioni di Milano, con in più la soddisfazione di concludere decentemente (1h56'). Poi la mezza di Busto Arsizio e si migliora.
Nel frattempo tante cose: le sedute di ripetute, col cuore e le gambe al limite; i lunghi, che se li chiamano così ci sarà pure un motivo: a volte sembrano non finire mai, ma poi sei stanco e soddisfatto per tutto il giorno; il corpo che cambia e si adegua; le tapasciate, con relativi succulenti sacchetti gastronomici; incrociare sempre le stesse persone durante gli allenamenti e salutarle con quell'abbozzo di saluto romano un pò complice tipico dei runners; quegli amici con i quali parli sempre e solo di corsa; i libri, gli articoli, che leggi per capire davvero perchè un tipo di allenamento e meglio di un altro, manco dovessi prepararti per le olimpiadi; la sensazione continua di migliorarsi; la autodimostrazione di essere ancora capaci di superare i propri limiti e di imparare.
Alla fine penso di non essermi ricreduto: noi runners siamo davvero gente con seri problemi di squilibrio mentale!