chiedi troppo alla mia labile memoria..............elteo79 ha scritto:Interessante, titolo e autore?FILIPPIDE ha scritto:finito di leggere l'ultimo libro di Guccini, ora sto leggendo un libro che parla del disco "Storia di un Impiegato" di Fabrizio de Andrè.
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Re: Libri
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Re: Re:
cerco di spiegarmi (so che rischio di essere pedante, scusami in anticipo).pescedalenza ha scritto: Non ho letto l'articolo di Grasso (ora appena ho un attimo me lo vado a recuperare) però se ho ben capito la tua osservazione (spero di non fare una figuraccia dimostrando di non aver invece colto il senso) quello che volevo dire io con "scrive bene" è esattamente il contrario: ci sono scrittori (per citare i "vivi" come dici tu, Piperno per me è tra questi, ma anche Baricco che so che non ti garba
) che riescono a coinvolgerti anche in una storia inconsistente o banale. Questo intendo con "scrivere bene"
. Se ho quella sensazione spiacevole che un libro sia scritto tipo i miei temi del liceo, allora di solito lo abbandono
quando leggo un libro non mi pongo molte questioni tecniche sulla scrittura, sono cose che arrivano dopo.
sono cose che non mi saltano in mente quando c'è una sorta di "accordo" fra quello che è il contenuto e quella che è la forma. quando invece c'è della discrepanza inizio a rimuginare e il piacere della lettura se ne va.
parto da alcuni presupposti. il fondamentale è che se nella lettura non c'è piacere (a volte anche attraverso la fatica, come nella corsa) la comunicazione tende a fallire. logico che ciò che ritengo piacevole io può risultare disgustoso ad altri e viceversa; il discorso a monte è che la scrittura - che è figlia del linguaggio - sia principalmente comunicazione e racconto, dunque più persone riesce a raggiungere in maniera "piacevole" e meglio è.
per me scrivere bene è raggiungere questo risultato. è una cosa che va oltre il tempo e oltre le mode (altrimenti non esisterebbero i classici), e che prescinde dallo stile, perché lo stile ha senso solo in virtù della sua efficacia.
ti faccio alcuni esempi.
- parlando di Piperno detesto la sua scrittura barocca fuori da ogni attinenza col reale; scrive come un avvocato egocentrico. mi pare fosse proprio l'inizio di Persecuzione nel quale parla di un piatto di patate fritte in termini di dorato tesoro ambito e non so cosa. non mi piace perché trovo la sua scrittura al servizio del suo ego di scrittore piuttosto che della storia.
- un'altra volta ero alle prese con Il pendolo di Foucault di Eco. a pagina 18 mi imbatto in un "No, se mai, ora che la luce scemava e penetrava in modo acquoreo dalle vetrate grigie, mi prendeva di nuovo paura di nascondermi tra quegli animali e ritrovarli poi nel buio, alla luce della mia torcia elettrica, rinati nelle tenebre, ansimanti di un greve respiro tellurico, ossa e viscere senza più pelle, scricchiolanti e fetidi di bava oleosa". non avevo mai trovato tanti aggettivi (che per me sono la morte dello stile) uno di fila all'altro; chiusi il libro e provai a regalarlo al primo che passava (una signora in bicicletta), che però non lo volle. quelle poche pagine erano uno sfoggio di erudizione conoscenze e maiuscole messe a sproposito che mi fece innervosire. sempre la solita questione del solleticare eccessivamente il proprio ego.
- Baricco non mi piace per la sua piacioneria. non mi piace il suo ammettere di non aver nulla da dire attraverso i suoi balletti erotico-letterari; e però lo trovo affascinante: le sue idee non sempre le condivido ma le trovo interessanti e stimolanti.
per me scrive bene, in poche parole, chi scrive al servizio della propria storia.
le storie sono pezzi dell'autore che si sviluppano quasi autonomamente, e non c'è bisogno - io credo - di ricutinarle e infiocchettarle per pavoeggiarsi. quando gli ingredienti sono buoni e il cuoco ha un poca di destrezza è difficile che il piatto venga male, ma se gli ingredienti non sono granché è tutto un mascherare con salsine e maionesi.
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Re: Libri
Seguendo il tuo discorso e per rimanere tra i vivi trovo un po' piacione Piazzese, strizza troppo l'occhiolino al pubblico.
Mentre amo molto, sempre tra i vivi, lo stile discorsivo di Carofiglio. E anche (ma qui ci sta ancora la sorpresa dettata dalla "scoperta") Malvaldi.
Mentre amo molto, sempre tra i vivi, lo stile discorsivo di Carofiglio. E anche (ma qui ci sta ancora la sorpresa dettata dalla "scoperta") Malvaldi.
Re: Re:
Ti stimo e ti quoto!mantissa ha scritto:per me scrive bene, in poche parole, chi scrive al servizio della propria storia.
le storie sono pezzi dell'autore che si sviluppano quasi autonomamente, e non c'è bisogno - io credo - di ricutinarle e infiocchettarle per pavoeggiarsi. quando gli ingredienti sono buoni e il cuoco ha un poca di destrezza è difficile che il piatto venga male, ma se gli ingredienti non sono granché è tutto un mascherare con salsine e maionesi.

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Re: Libri
scrive mica male sto Mantissa, cos'ha pubblicato di recente?




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"Come nella vita...mai mollare ne avere troppa fretta." - Miro 69
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Re: Re:
Assolutamente d'accordo con tutto quello che dicimantissa ha scritto: quando leggo un libro non mi pongo molte questioni tecniche sulla scrittura, sono cose che arrivano dopo.
sono cose che non mi saltano in mente quando c'è una sorta di "accordo" fra quello che è il contenuto e quella che è la forma. quando invece c'è della discrepanza inizio a rimuginare e il piacere della lettura se ne va.
parto da alcuni presupposti. il fondamentale è che se nella lettura non c'è piacere (a volte anche attraverso la fatica, come nella corsa) la comunicazione tende a fallire. logico che ciò che ritengo piacevole io può risultare disgustoso ad altri e viceversa; il discorso a monte è che la scrittura - che è figlia del linguaggio - sia principalmente comunicazione e racconto, dunque più persone riesce a raggiungere in maniera "piacevole" e meglio è.
per me scrivere bene è raggiungere questo risultato. è una cosa che va oltre il tempo e oltre le mode (altrimenti non esisterebbero i classici), e che prescinde dallo stile, perché lo stile ha senso solo in virtù della sua efficacia.
ti faccio alcuni esempi.
- parlando di Piperno detesto la sua scrittura barocca fuori da ogni attinenza col reale; scrive come un avvocato egocentrico. mi pare fosse proprio l'inizio di Persecuzione nel quale parla di un piatto di patate fritte in termini di dorato tesoro ambito e non so cosa. non mi piace perché trovo la sua scrittura al servizio del suo ego di scrittore piuttosto che della storia.
- un'altra volta ero alle prese con Il pendolo di Foucault di Eco. a pagina 18 mi imbatto in un "No, se mai, ora che la luce scemava e penetrava in modo acquoreo dalle vetrate grigie, mi prendeva di nuovo paura di nascondermi tra quegli animali e ritrovarli poi nel buio, alla luce della mia torcia elettrica, rinati nelle tenebre, ansimanti di un greve respiro tellurico, ossa e viscere senza più pelle, scricchiolanti e fetidi di bava oleosa". non avevo mai trovato tanti aggettivi (che per me sono la morte dello stile) uno di fila all'altro; chiusi il libro e provai a regalarlo al primo che passava (una signora in bicicletta), che però non lo volle. quelle poche pagine erano uno sfoggio di erudizione conoscenze e maiuscole messe a sproposito che mi fece innervosire. sempre la solita questione del solleticare eccessivamente il proprio ego.
- Baricco non mi piace per la sua piacioneria. non mi piace il suo ammettere di non aver nulla da dire attraverso i suoi balletti erotico-letterari; e però lo trovo affascinante: le sue idee non sempre le condivido ma le trovo interessanti e stimolanti.
per me scrive bene, in poche parole, chi scrive al servizio della propria storia.
le storie sono pezzi dell'autore che si sviluppano quasi autonomamente, e non c'è bisogno - io credo - di ricutinarle e infiocchettarle per pavoeggiarsi. quando gli ingredienti sono buoni e il cuoco ha un poca di destrezza è difficile che il piatto venga male, ma se gli ingredienti non sono granché è tutto un mascherare con salsine e maionesi.

Sono queste le stesse motivazioni che mi fanno apprezzare la stile di Cormac McCarthy, di Orwell di 1984, del primo Palahniuk....
Di "vivi italiani", effettivamente, faccio fatica a ricordarmene..... La prima Santacroce di Destroy forse.....
Stay hungry, Stay foolish
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Re: Libri
hai ragione, ma c'e'maionese e maionesequando gli ingredienti sono buoni e il cuoco ha un poca di destrezza è difficile che il piatto venga male, ma se gli ingredienti non sono granché è tutto un mascherare con salsine e maionesi

per citarti due esempi che conosci di sicuro (ovviamente secondo i miei gusti...) : secondo me "seta" di Baricco ha una storia inesistente ma e'scritto benissimo, mentre "le luci nelle case degli altri" della gamberale (che ho appena finito) ha una bella storia ma scritta con uno stile che non mi piace.
Quanto a Eco mi trovi d'accordo, anche se "il nome della rosa" resta a mio avviso un capolavoro

Quanto invece all'avvocato egocentrico, ne ho sposato uno


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esatto: Il nome della rosa è un capolavoro gigantesco. è dopo averlo letto che scelsi Il pendolo; feci male.pescedalenza ha scritto: hai ragione, ma c'e'maionese e maionese![]()
per citarti due esempi che conosci di sicuro (ovviamente secondo i miei gusti...) : secondo me "seta" di Baricco ha una storia inesistente ma e'scritto benissimo, mentre "le luci nelle case degli altri" della gamberale (che ho appena finito) ha una bella storia ma scritta con uno stile che non mi piace.
Quanto a Eco mi trovi d'accordo, anche se "il nome della rosa" resta a mio avviso un capolavoro![]()
Quanto invece all'avvocato egocentrico, ne ho sposato unoquindi ovvio che mi piaccia (se mi sente mio marito...
)
ecco, su Seta sono d'accordo. la cosa che mi lascia perplesso è "la qualità del vuoto". (di Baricco ho apprezzato fino in fondo solo Oceano Mare e I barbari).
a settembre (mi pare) lessi I fiori blu di Queneau (tradotto da Calvino). è un libro "vuoto", che basa gran parte del suo fascino su giochi di parole e di linguistica, su piani storici interposti e un sacco di "buffonate" ricorrenti. va da sé che come fai a rendere i giochi di parole con la traduzione: male quando va bene, anche se è un altro discorso. dicevo: quel libro è nient'altro che un divertimento in forma di romanzo, basato anche sulla presa in giro e l'autoironia. è un libro vuoto, che non ha messaggio, o non ne ha uno esplicito. però questa assenza - come tutti i veri vuoti - risucchia, richiama a sé il lettore, che è colui che fa diventare i dettagli - a piacimento - dei simboli, dei richiami che stimolano l'intelletto e qualcosa di più profondo. questo è il vuoto che piace a me, nel quale lo stile è una componente molto importante, ma non preponderante.
una volta sentii Giovanni Lindo Ferretti dire "Sulla forma non si transige se il contenuto latita", e trovo sia verissimo; ma se la forma contiene qualcosa che resta immobile è come vivere in una casa fatta di fiammiferi: un soffio e vola via.
la Santacroce madonnina non mi garba, ma McCarthy Orwell e anche il primo Palahniuk (anche se meno), oh se mi piacciono.stevec76 ha scritto: Assolutamente d'accordo con tutto quello che dici![]()
Sono queste le stesse motivazioni che mi fanno apprezzare la stile di Cormac McCarthy, di Orwell di 1984, del primo Palahniuk....
Di "vivi italiani", effettivamente, faccio fatica a ricordarmene..... La prima Santacroce di Destroy forse.....
quando arrivai in fondo alla Trilogia della frontiera mancò poco così e piangevo.
Ultima modifica di mantissa il 18 mag 2012, 22:55, modificato 1 volta in totale.