runningmamy ha scritto:Oggi scrivo anch'io qui:
un paio d'anni fa avevo scovato in una biblioteca un libro di ricette marchigiane, Leonardo Bruni, Ricette raccontate.
Come dice il titolo, non si tratta solo di ricette, è un libro sulla storia della cucina della mia regione, con tantissimi aneddoti sulla civiltà contadina del luogo, comparazioni della stessa ricetta nei vari territori e nelle varie epoche, insomma un trattato sulla storia della cucina marchigiana, per me un tuffo nella mia infanzia,il ricordo vivo delle estati passate dai nonni
Sono impazzita a cercarlo, unica edizione ormai esaurita
Poi tre giorni fa entro in una libreria remainders per i regali di Natale e l'ho trovato!!! Unica copia nascosta su di uno scaffale, aspettava proprio me!
Sono felicissima!!!
mantissa ha scritto:mi sono dato a Mo Yan. era tanto che uno scrittore non mi piaceva così.
sono partito con Le sei reincarnazioni di Ximen Nao
sono passato a Il suppllizio del legno di sandalo
ho letto i racconti de L'uomo che allevava i gatti
ho preso in mano l'altro giorno Sorgo rosso. sono a pagina 100 ma ho già l'impressione che sia uno dei capolavori che non dimenticherò mai.
ho sentito parlare di quest'autore per la prima volta quest'anno con l'assegnazione del Nobel. che genere di narrazione fa?
è - come dice quella specie di epigramma che accompagna ogni Nobel - una sorta di realismo allucinato e crudo.
Mo Yan è, per quello che ne posso capire io, un grande grandissimo narratore, come oggi ce ne sono pochi. mi pare che abbia un occhio straniato e buffo, che si sofferma su cose che i più schivano o dimenticano.
ho letto qua e là di gente che si lamenta della violenza delle sue storie, e anche delle sue "esagerazioni". onestamente trovo siano puttanate. magari è questione di gusti.
a prescindere da questo il valore letterario e narrativo è innegabile. ho letto 3 romanzi uno più bello dell'altro, e un libro di racconti che ne contiene alcuni che ho trovato veramente veramente meravigliosi. vi unisce la crudezza della realtà - diciamo il famoso "il corpo è fragile e la vita violenta" - e la descrizione sognante di un animo probabilmente ancora fanciullo (perdona la banalità dell'espressione).
Finito "Una mente pericolosa" di P.Senecal.
Raramente ho letto di peggio. Una gran brutta boiata, completamente priva di phatos ma, al contempo, infarcita di splatter da 4 soldi.
Il finale poi..assolutamente prevedibile e scontato.
Fatevi un favore....segnatevi di NON leggetelo!
Sto leggendo Dodici casi per i Vedovi Neri, di Isaac Asimov. Molto diverso dalle sue storie di fantascienza
Bellissimo, a me è piaciuto molto! Anche se non faccio testo perché adoro Asimov e ho letto tutto, anche un saggio sulla fisica. Io adesso sto leggendo Camilleri, uno di quegli autori che non ti stanca mai
Stellina76 ha scritto:
ho sentito parlare di quest'autore per la prima volta quest'anno con l'assegnazione del Nobel. che genere di narrazione fa?
è - come dice quella specie di epigramma che accompagna ogni Nobel - una sorta di realismo allucinato e crudo.
Mo Yan è, per quello che ne posso capire io, un grande grandissimo narratore, come oggi ce ne sono pochi. mi pare che abbia un occhio straniato e buffo, che si sofferma su cose che i più schivano o dimenticano.
ho letto qua e là di gente che si lamenta della violenza delle sue storie, e anche delle sue "esagerazioni". onestamente trovo siano puttanate. magari è questione di gusti.
a prescindere da questo il valore letterario e narrativo è innegabile. ho letto 3 romanzi uno più bello dell'altro, e un libro di racconti che ne contiene alcuni che ho trovato veramente veramente meravigliosi. vi unisce la crudezza della realtà - diciamo il famoso "il corpo è fragile e la vita violenta" - e la descrizione sognante di un animo probabilmente ancora fanciullo (perdona la banalità dell'espressione).
Mi avete messo molta curiosità, è da un sacco di tempo che non mi emoziono con le letture.
Inoltre leggendo tre le righe qui sopra mi è venuto in mente TizianoTerzani, ci azzecca qualcosa la mia associazione?
"Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti."
(Antonio Gramsci)
Ho terminato e mi è piaciuto "Semina il vento" del mio quasi pseudo-compaesano Alessandro Perissinotto.
Tema attuale dell'integrazione, della diversità, dell'ipocrisia dell'uomo nel fingere di essere tollerante e aperto al mondo, quando invece facciamo molta fatica a toglierci di dosso quei retaggi culturali che sono dentro di noi fin nelle viscere.
mantissa ha scritto:
è - come dice quella specie di epigramma che accompagna ogni Nobel - una sorta di realismo allucinato e crudo.
Mo Yan è, per quello che ne posso capire io, un grande grandissimo narratore, come oggi ce ne sono pochi. mi pare che abbia un occhio straniato e buffo, che si sofferma su cose che i più schivano o dimenticano.
ho letto qua e là di gente che si lamenta della violenza delle sue storie, e anche delle sue "esagerazioni". onestamente trovo siano puttanate. magari è questione di gusti.
a prescindere da questo il valore letterario e narrativo è innegabile. ho letto 3 romanzi uno più bello dell'altro, e un libro di racconti che ne contiene alcuni che ho trovato veramente veramente meravigliosi. vi unisce la crudezza della realtà - diciamo il famoso "il corpo è fragile e la vita violenta" - e la descrizione sognante di un animo probabilmente ancora fanciullo (perdona la banalità dell'espressione).
Mi avete messo molta curiosità, è da un sacco di tempo che non mi emoziono con le letture.
Inoltre leggendo tre le righe qui sopra mi è venuto in mente TizianoTerzani, ci azzecca qualcosa la mia associazione?
na. meno di zero.
Mo Yan narra storie, per lo più datate e crude, in una maniera che è quasi impassibile (ciò non vuol dire che lo sia lui - dico "impassibile" come qualità del narrare). non c'è nessuna velleità filosofica, di insegnamento, di risposta ai quesiti della vita. osserva le cose, le descrive, i pochissimi commenti sono perlopiù indiretti e non sembrano tali. protagonista delle suo storie è l'ammirazione di fronte al valore e all'orgoglio umano (in senso lato, nel bene e nel male)che l'avvento della cultura presente ha preso a spazzare via.
le descrizioni sognanti sono quelle di ambienti durissimi e quasi barbari, dove ammazzare e farsi sbudellare è molto più che semplice, dove la guerra non lascia mai in pace la terra e le persone devono lottare persino con i cani per aver salva la pelle. esce fuori dalla sua narrazione tutto il valore di ciò che l'infanzia e poi l'adolescenza portano con sé per la formazione degli uomini e delle donne, a prescindere dalle condizioni in cui crescono.