.....Ormai potremmo costruire una serie TV tipo "unexplained files" . I punti oscuri aumentano, quelli più chiari diminuiscono e le congetture si accavallano. A parte gli scherzi, evidentemente ci sono aspetti del problema che sfuggono anche agli specialisti del ramo. Senz'altro il riposo è e deve essere il primo rimedio da seguire. Il tempo di questo riposo, però mi pare abnormemente difforme da individuo ad individuo. Ragionevolmente due o tre mesi possono essere un tempo adeguato , ma quando ci si comincia ad allungare oltre i sei mesi, beh qualcosa non mi torna. Mi viene da pensare : diagnosi mancata od approssimativa? Cure mediche casuali e non causali ( scusate il gioco di parole !), stile di vita di noi pazienti che non rispettano le elementari prescrizioni mediche del caso ( quanti di noi ci provano a correre senza aspettare una ragionevole attenuazione dei sintomi?)
O magari tutte queste cose insieme? Dico questo per cercare di interrogare noi stessi ed essere obiettivi.
Sicuramente ci sono stati casi di atleti mezzofondisti di livello nazionale ed internazionale ( nel particolare mi pare di ricordare Franco Arese, con la rottura del tda) che hanno poi dovuto smettere l'agonismo , ma solo per l'impossibilità di rimanere a certi livelli ( per noi inimmaginabili ed inarrivabili ) . Ma credo che siano stati poi comunque in grado di continuare correre a livelli meno competitivi e per loro piacere. Dunque sono convinto che si possa e se ne debba uscire da questo problema, almeno per poter continuare a correre da semplici amatori. Si tratta sicuramente anche di fortuna, ma anche di affidarsi alle mani giuste. Quali? Eh, eh......
A presto ragazzi
