In bici è molto più facile incontrare la tempesta, non foss'altro che per le distanze che si percorrono.dario88 ha scritto:Le migliori bufere le ho beccate in bici, una volta sono partito per una GF di 120 km con il temporale già avviato, ma non è proprio la stessa cosa della corsa. Ritengo che correre sotto la pioggia sia inutile per molti motivi, i tempi cronometrici ne risentono, si rischia di ammalarsi, di scivolare, di farsi male, il gesto atletico ne risente, le scarpe si rovinano, si inzuppa la macchina quando si torna a casa, spesso si fa la figura degli idioti.
Detto questo......il 50% dei miei allenamenti invernali cominciano e finiscono sotto l'acqua. Ricordo una seduta di 8X200 in pista, la prima corsia era buona forse solo per il rafting....ogni passo sollevava 1 metro di acqua. In strada mi è capitato di beccare la bufera (se c'è pioggia parto comunque e spesso si trasforma in bufera) lontano da casa.....raffiche di vento e acqua infinita. Sono stato costretto a meccanicizzare ancor di più il gesto atletico per evitare che i vestiti, sfregando, mi distruggessero la pelle, direi che è stata una bella esperienza sotto il profilo della sfida, ma sotto il profilo dell'allenamento assolutamente inutile.
Ritengo anch'io che correre sotto la pioggia possa non rivelarsi particolarmente allenante (prima di una gara meglio evitare accuratamente), ma quando capita quel che è capitato alla bormio-stelvio di cui sopra... un paio di allenamenti alla tempesta non possono che tornare utili.
Ad ogni modo, dario 88, entri di diritto nel club degli "infernal runners".