Vai Jean, quando nel mio dislivello di 100 metri di domenica sarò in difficoltà, penserò al tuo di dislivello ed aumenterò l'andatura! In bocca al lupo!!!
Ultima gara:11/04/10-Vivicittà Latina (12k):50'14'' Prossima gara:25/04/10-Mezza di Rieti (21k)
PB 10k:40'07''(08/11/09) PB Mezza:1.31'33''(Cisterna 15/11/09) Km 2008:1511 Km 2009:2622 Km 2010:618
Krily ha scritto:Vai Jean, quando nel mio dislivello di 100 metri di domenica sarò in difficoltà, penserò al tuo di dislivello ed aumenterò l'andatura! In bocca al lupo!!!
Krily.....ad un certo punto,quando per gli altri sembra impossibile..... impenna.....ma non fare come faccio io ognitanto....non ribaltarti
Due righe significative di un ragazzo molto forte ,purtroppo egli come molti altri aveva avuto un idea sbagliata di un certo....BARBI.....e diciamo che il suo msogno di podio gli era stato davvero "rubato".....
Nel panorama delle corse su strada in Italia c'è solo una gara che è entrata a far parte dei miei sogni ricorrenti: la corsa al Monte Faudo. Durante l'anno mi è capitato più volte di sognare la salita, non si tratta di incubi ne' tanto meno di sogni di gloria, semplicemente sogno l'impegno che è necessario per arrivare in cima, la pendenza del finale e gli imprevisti possibili.
Sarà per questo motivo che torno ad Imperia per parteciparvi, la seconda volta dopo la mia prima esperienza del 2007.
Nei giorni precedenti mi erano arrivate informazioni discordanti riguardo ai possibili avversari anche se quando si corre in salita, come in maratona, la vera lotta è sempre prima di tutto contro i propri limiti. La lista dei partenti mostra che una possibile rincorsa al podio sarà un'impresa più dura rispetto al 2007 quando agguantai il 4° posto: oltre a due atleti kenioti, due magrebini e un inglese specializzato nella corsa in montagna, saranno al via anche Roberto Barbi e Massimo Galliano.
Lo start viene dato alle 9 precise. Si parte dal lungomare di Imperia per dirigersi verso l'entroterra ligure, raggiungere Dolcedo dopo circa 9 km ondulati e iniziare così la scalata al Faudo, montagna di 1149 m sul livello del mare.
Sarà scontato precisare che in Italia molte competizioni in salita presentano dislivelli maggiori, chilometraggi più lunghi o pendenze più terribili. Ma questa gara ha il fascino riservato di portare l'atleta dal mare al paesaggio alpino in meno di 25 km, passando per paesi e sentieri panoramici, in mezzo alle ginestre e ai boschi dell'entroterra ligure, conservando nel finale le pendenze maggiori.
Mi ritrovo fin da subito a correre con l'atleta inglese, Martin Cox, e il più volte nazionale di corsa in montagna Massimo Galliano; davanti c'è un gruppetto di atleti stranieri, due keniani e un marocchino all'inseguimento di Barbi.
Cerco di gestire il ritmo, ma non è facile perchè fin dalla prima salita i due atleti compagni di gara sembrano più brillanti di me, gli recupero qualcosa in discesa ma sicuramente l'affanno che sento è eccessivo per essere a soli 20 minuti di gara.
A Dolcedo siamo a circa 2 minuti dal gruppo dei primi, segno che Barbi sia in splendida forma e stia tirando a ritmi vicini ai 3' al km. Pochi km dopo assisto alla progressione di Galliano e poi di Cox che prendono il largo da me, li vedo spingere in salita ad una velocità superiore e scopro di trovarmi realmente in difficoltà. Sono quasi fuori giri, seguirli sarebbe un suicidio perchè la salita al Faudo è appena iniziata. Non mi resta che gestire le brutte sensazioni che ho, l'affanno e le gambe che non girano come vorrei.
Inizio a chiedermi se ho sbagliato qualcosa nell'impostare un ritmo iniziale azzardato, se gli allenamenti svolti non siano stati i più azzeccati, se mi manchi il giusto riposo o la giusta alimentazione nei giorni precedenti.
Poi una voce dentro di me parla chiaro: "Sei in affanno semplicemente perchè corri contro atleti a te superiori; più potenti in salita, più veloci in pianura e più preparati sulla lunga distanza".
Ciò mi appare come una verità assoluta e indiscutibile, ma mi dona nuova serenità e forza per non mollare: mi giocherò tutto per ciò che sono in grado di fare oggi, senza porsi domande o disperdere energie preziose. Solo l'allenamento negli anni futuri mi potrà portare a competere al meglio con loro.
Inizia lo sterrato e, seppur peggiore di come lo ricordavo per il fango spesso presente, mi trova preparato nell'accorciare il passo e superare le innumerevoli irregolarità.
Passano i km e senza alcun riferimento preciso continuo a spingere, decisamente meglio rispetto all'asfalto. Ad un tratto mi appare l'atleta marocchino El Makhrout, sembra ancora correre bene ma se lo vedo significa che da tempo ha dovuto cedere al passo dei primi, quindi mi impegno maggiormente per chiudere il distacco e passarlo...
Poi il fango aumenta e così anche le pendenze, sono sesto quando mi inerpico per il primo tratto veramente duro nel bosco, penso che il tempo finale verrà appesantito dalle condizioni della strada anche se la temperatura dell'aria è ottima per essere a metà giugno. Passo numerosi sportivi in mtb, tanti spingono la bici a piedi. Con queste pendenze e il fango scivoloso sarebbe impossibile restare in sella.
Al secondo tratto veramente duro vedo uno dei due keniani vacillare, si tratta di John Rotich; a mala pena riesce ancora a correre e l'istinto mi dice che con un po' di pazienza potrò superarlo.
Così è, penso che anche loro non sono poi indistruttibili e nell'ultimo tratto di falsopiano prima del km finale corro più sciolto possibile pensando a cosa mi attende.
Ultimo km durissimo, come ricordavo: i tornanti si inerpicano fino alla cima ben visibile ormai; finalmente vedo anche Cox e Galliano più avanti, impossibile prenderli ma almeno percepisco il reale distacco accumulato.
Sono al massimo quando do un'occhiata all'orologio e intuisco che con un ulteriore sforzo potrò fare un tempo finale migliore rispetto all'anno scorso. Ciò mi galvanizza e mi fa spingere a testa bassa fin sotto lo striscione dove sorpreso scopro di aver concluso con quasi un minuto in meno rispetto all'edizione 2007. Questa è stata la soddisfazione più grande: tornare sul Faudo più forte del 2007.
Le nuvole si alterneno al sole, sulla cima gli sbalzi di temperatura sono repentini e mi serve del tempo per recuperare energie e lucidità. Finalmente scambio due parole con gli altri atleti, mi complimento con tutti i miei più diretti avversari.
Incredibile come Roberto Barbi sia riuscito a migliorarsi ulteriormente all'età di 43 anni, vincendo nettamente la gara. Anche Galliano è stato artefice di una splendida rimonta dal 6° al 2° posto, correndo in salita come Barbi dato che il distacco a Dolcedo resta pressapoco il medesimo riportato al tragurado. Nulla da rimproverare al terzo arrivato Henry Ruffo, atleta keniano da 62' nella mezza e da meno di 28' nei 10000m. Mi dice di non aver mai corso una salita così dura.
Scambio due parole con Barbi, lui afferma
che fra dieci anni vincerò io sul Faudo, e lui verrà apposta per vedermi. Vorrei dirgli però che non è da tutti diventare ogni anno più forte, anche dopo aver compiuto gli "anta".
Resto sulla cima alcune ore; non ho fretta di scendere al pranzo e alle premiazioni dopo tutta questa fatica per raggiungere la cima, aspetto il secondo giro dei fuoristrada e mi godo l'altura.
Una voce, forse infondata, dice che l'anno prossimo verrà addirittura dalla Nuova Zelanda il campione del mondo di corsa in montagna Jonathan Wyatt, per abbattere il record di ascesa al Faudo. Spettacolare, un motivo in più per non mancare ed arrivare preparato al meglio!