Questo è sicuramente il più scarso dei miei racconti, più che altro è un’accozzaglia di pensieri e sensazioni , ma rispecchia in qualche modo quella che è stata la gara, dove non ho combatutto tanto con le difficoltà del percorso quanto con la continua paura che quel caxxo di virus preso in settimana potesse avere il sopravvento…
Avevo scelto di fare la versione lunga, sapendo più o meno quali erano le difficoltà tecniche, solo per una questione relativa ai criteri di qualificazione al CRO, per i quali alla vigilia avevo addirittura scoperto di non avere più problemi…ma non sarebbe stata la stessa cosa essere ammessi all’esame di maturità sulle Alpi Marittime senza avere il 6 pieno …ora posso dire di avere anche un 6,5.
Ben conoscevo, avendo preparato in maniera meticolosa Ultrabericus e Tartufo 66, i rischi di una preparazione approssimativa, con praticamente sole tre settimane disponibili all’indomani di una sofferta Maratona di Brescia, risultato di tre mesi di preparazione cardiocentrica e in gran parte stradale, nei quali avevo fatto un minimo di D+ giusto per tenere in tiro le caviglie…
La vigilia è stata ahimè distubata da un malanno dell’ultima ora, già martedì raffreddore e mal di gola, giovedì mattina avevo anche tosse e 37,8°, in quelle condizioni sicuramente non sarei partito.
La notte del venerdì dormo circa un’ora e mezza, alle 3 mi alzo è già ora di prepararsi, la febbre è calata a 37,4 e mi sembra di essere in miglioramento, alle 4.40 sono già a Gargnano a prendere il bus per lo Stadio di Salo’.
Durante il viaggio patisco un po’ l’assenza di riscaldamento sul mezzo (o almeno così mi pare, magari sarà stato l’effetto delle mie condizioni).
Nello spogliatoio cerco facce note, vedo uno con cui avevo cenato dopo il Tartufo, saluto Salve1907 e alla fine vedo anche Alan.
Consegno le borse e dopo la spunta passeggio il km e mezzo verso la partenza in compagnia di Salve, parliamo un po’ di allenamenti e cardio, il cielo livido non fa che accentuare il disagio dovuto al mio malanno.
Nel tratto in paese avverto subito l’effetto della febbre, 10-15 bpm in più del previsto ci stanno tutti, e per fortuna che la tensione da gara (che ho invece pagato pesantemente all’ultima maratona) nel trail non esiste proprio.
Alla prima salita nel boschetto si fa subito un bel tappo, io mi metto tranquillo abbastanza indietro, la fc non supera i 140 ma comincio a sentire un caldo umido pazzesco.
Piano piano si sale ma la media scende fino quasi ai 14’, di questo passo rischierei il cancello della Run ma nelle condizioni in cui sono e data la larghezza del sentiero non me la sento di rischiare un cambio di passo.
Per fortuna il bosco finisce, la strada spiana e si allarga, si passa dalla pietra allo sterrato all’asfalto, senza grandi pendenze, non ricordo molti dettagli se non il compiacimento per la media che finalmente scende sotto i 9’ e la strana sensazione di stanchezza alle gambe che subentra tra il 10° e il 13° km (da lì in poi a livello muscolare sarà un’altalena di sensazioni fino al definitivo tracollo del 55° km ).
Molto bello il tratto nella valle delle Cartiere col torrente e i residuati delle vecchie officine, un po’ meno bella la sensazione quando mi vedo superato dal primo della Run, poi dal secondo e dal terzo che riescono a correre tutto lo strappo nel boschetto che porta a Gaino

(ah se avessi 15 anni di meno

).
Le 3 ore si avvicinano e così anche il passaggio intermedio di Gargnano, poco prima del traguardo c’è un golosissimo ristoro a base di torte fatte in casa, ovviamente ne approfitto date le quasi 2h di vantaggio sul cancello, e nel tendone mi fermo solo per coca e birra, ritrovando la simpatica scopa “abusiva” che avevo già visto al Tartufo 66 lo scorso ottobre.
(Passaggio Run 3h31'53" media 135 bpm).
Malgrado il doppio ristoro soffro terribilmente la parte sul lungolago, i battiti per la velocità che sto tenendo sono veramente troppo alti (sui 145), temo che dopo 3,5 h, con la mia deriva ormai proverbiale, sulla rampa verso Briano possano schizzare alle stelle

…bastano pero’ le prime decine di metri del sentiero di pietra a confortarmi, riesco a tenere il passo degli altri e anzi a superare qualcuno senza mai sforare i 157 (85% fcmax, alla fine il massimo assoluto sarà solo 156) che era il limite che mi ero imposto date le mie condizioni non perfette a causa della febbre e della leggera bronchite.
A metà della salita noto con piacere che l’altimetria stampata sul pettorale è un po’ bugiarda e mi trovo ad attraversare un paesino con qualche centinaio di metri in relativo piano, ad un tratto fuori da un bar vedo Alan su una sedia che si tocca il ginocchio, gli chiedo come va, mi dice qualcosa che pero’ non mi resta in mente (la febbre deve avere falsato prazialmente le facoltà mentali

), prima di ripartire ci facciamo fare una foto dove lui malgrado tutto non nega un bel sorriso.
Dopo qualche minuto mi passa un tipo che avevo visto parlare con Alan, barba folta, aspetto vagamente ascetico e, dettaglio che mi piace assai, ai piedi un paio di TNF belle leggerine come piacciono a me

, e quindi chiedo a lui cosa gli è veramente successo, lui mi conferma che purtroppo si è ritirato, poi iniziamo a raccontarci un po’ di roba su allenamenti, scarpe, GPS, batterie etc…(lui è un trailer coi fiocchi, ha fatto il TOR 2014 con quelle scarpe e si sta preparando per la Transpyrenées di 900 km :-“ ). A un certo punto raggiungiamo una ragazza toscana dei Maratonabili a cui racconto anche i miei trascorsi stradali, e così chiacchiera dopo chiacchiera si arriva senza troppa fatica alla Baita degli Alpini, dove purtroppo non ci aspetta la pasta (l’hanno spostata più in là causa incertezza meteo , alla fine del Senter del Luf che poteva essere bypassato in caso di maltempo).
Qualche centinaio di metri e raggiungiamo la Cima Coppi a poco più di quota 1000, indi inizia il tecnicissimo Senter del Luf, con passaggi molto tecnici con cordino d’acciaio presidiati dai valorosissimi Volontari del Garda.
(Passaggio punto più alto totale 5h19' media salita bpm 143).
Io non soffro di vertigini ma la tentazione di fare foto è troppo forte,
perdo i miei compagni di viaggio e mi faccio passare anche da qualcun altro, alla fine al km 36 circa guadagno l’agognato ristoro-pasta di Muslone, dove mi fermo la bellezza di 11’ pappandomi un bel piatto di pasta e una birra.
(Entrata ristoro tot. 6h05' media discesa bpm 133, uscita ristoro 6h17' media ristoro 121 bpm).
Nel tratto che porta verso la cima del Monte Cas a Tignale comincio ad avvertire uno strano mix di sensazioni: gambe stanchine ma sempre in grado si spingere con l'aiuto dei bastoncini, sudore freddo (ma non cambio la maglietta ritenendo che sia troppo presto farlo), battiti che tutto sommato restano bassi

.
La temporanea scomparsa del lago dalla vista mi annoia un po', per fortuna il diversivo arriva presto, occorre fare attenzione ai top della Marathon che man mano mi passano (tra cui Cavallo in 6-7a posizione che saluto a gran voce).
Affronto la dura rampa del Monte Cas già pregustando il selfie sullo strapiombo, che prontamente giro a mia moglie, la quale ovviamente mi invita a fare un passo avanti

.
(Passaggio Monte Cas tot. 8h09' media tratto 137).
Il falsopiano dopo la cima è uno dei tratti più panoramici in assoluto e mi fermo a fare foto anche in un altro punto, facendone una anche a un terzetto di BTTrailers, tra cui il presidente e una ragazza con cui affronto la successiva discesa (ovviamente si parla sempre di gare fatte e da fare, e delle limitazioni che ognuno trova ad esercitare la sua passione

)
Il cancello di Prabione arriva con un anticipo kmetrico non previsto rispetto al roadbook, mi sento abbastanza bene e mi fermo poco al ristoro, inizia quindi la discesa abbastanza tecnica verso la Forra di Camipone, profonda incisione verticale nella roccia sul fondo della quale scorre un torrente.
Mi passano parecchi della Marathon, io vado giù guardingo ormai determinato a portare a casa la gara senza grandi rischi.
A un certo punto una pink mi passa a velocità tripla, io le grido "FATE PAURA!" , lei mi risponde: "Anch'io mi faccio paura".
(Passaggio fondo Forra 8h59' media tratto 124).
La prima parte della risalita dopo la Forra scorre via abbastanza facilmente, poi a metà del tratto verso Bocca Nevese inizia la vera e propria crisi: gambe ormai depotenziate pur senza crampi, sensazione di freddo, ogni 3-4' un colpo di tosse mi costringe a fermarmi e ogni volta è un piccolo colpo della strega

: : in questo frangente scopro la reale efficacia dei bastoncini, che mi permettono, e me ne accorgo dalla fc ogni volta che li uso a fondo, di mantenere un ritmo decente e soprattutto di mantenermi "caldo".
Arrivato finalmente a quota 750 scopro che in realtà la salita non finisce lì (sapro' poi che avevano stamapto l'altimetria dell'anno precedente senza la modifica

), è questo il momento più crticio di tutta la gara, non ne volgio più sapere di salire e la fc resta bassissima (passaggio fine salita 10h10' media tratto 132) anche cercando di forzare

, comincio a sospettare di poter andare in ipotermia

ma decido di rimandare il cambio maglia al ristoro di Ustecchio al km 63.
Al km 56 circa mi impunto su un sasso e finisco a pelle di leone, mi salvano le borracce a mo' di airbag, leggera botta a ginocchio sx e perdo anche un pezzetto di pelle dal palmo, per fortuna smette subito di sanguinare e continuo senza problemi anche se mi rendo conto che le gambe ormai hanno perso capacità di reagire agli imprevisti, e la cosa mi preoccupa viste le due discese molto difficili che ancora mi attendono.
Finalmente arriviamo al ristoro-cancello di Ustecchio (passaggio in uscita 11h52' media tratto 121), dove mi fermo circa 5' , tempo di bere un bel litro di té caldo e di indossare finalmente la mitica felpata a maniche lunghe del tre santi '15, meno bagnata del previsto anche se l'avevo messo in zaino senza insacchettarla.
Il tepore che avverto dopo il cambio mi fa tornare la serenità

, l'ascesa al Bestone che solo mezz'ora prima ritenevo un potenziale scolgio insormontabile si rivela sorprendentementeaabbordabile (12h49' media tratto 130).
Contento anche per essere riuscito a scattare le foto ancora con una luce decente
indosso la frontale prima dell'insidiosa discesa in terra, mi metto in un gruppetto di 4 persone per sfruttare anche le altre luci, il sentiero è parecchio scivoloso anche se non ha piovuto, rischio un paio di scivolate, poi si arriva al punto che più mi resterà in mente: la salita su ghiaione della Val Pura, vista da lontano sembra di doversi arrampicare chissà dove, un ghiaione che complice il buio e la pioggia fine mi proietta direttamente
verso il CRO...mi fermo 5-6 volte, l'affanno respiratorio c'è a dispetto delle pulsazioni bassissime, ma il virus non vincerà

e guadagno finalmente l'ultima falsopiano con leggere ondulazioni, faccio gruppetto con altri due, ultimo té caldo coi valorosi volontari, poi i compagni si fermano per mettere l'antipioggia dato che le gocce sono diventate più fitte e anch'io per prudenza me lo infilo.
Val del Singol: 800....750....650... non finisce più, terribile discesa a zig-zag con tornantini infidi, la faccio tutta a passo in decisa trattenuta, e malgrado tutto rimedio tre scivolate e mi devo anche fermare a togliere ghiaietto dalle scarpe, poi quando finisce inizia qualcosa che è anche peggio, il sentiero di pietra, la visiera del berrettino sbatte sulla frontale, tolgo di nuovo una scarpa e scopro che il fastidio al mignolo dx non è dovuto alla ghiaia ma ad una vescica sulla parte superiore (dettaglio che dovro' attentamente valutare per le gare più lunghe).
Altra scivolata, picchio di schiena ma resto intatto e controllo che l'antipioggia non si sia lesionato, la frontale inizia a sfarfallare, ricaricabili appena prese, messe in carica solo 4 ore...boh non ho nessuna voglia di tirar fuori la seconda, sono ormai nel centro abitato e la strada diventa una cementata con lampioni, sul lungolago ci sono tratti bui ma grazie all'Etrex compenso il non poter vedere tutte le indicazioni, arrivo sulla spiaggia, c'è qualche gradone da scavalcare, finalmente il pezzettino dove bisogna lambire le acque...scciaff...una scarpa è a mollo ma chissenefrega, ultimo pezzo di ghiaia, a destra una leggera salitina in asfalto che costeggia il campo sportivo, tranquillo cammino osservando la festa all'interno, vialetto finale...dov'è il gonfiabile

? Nono stavolta sono troppo malmesso per arrivare scalzo, rischio vieppiù una bella polmonite, appero' l'arrivo è sulla pista in tartan, e allora vai comunque di rito Bikila

, ai 20 m selfie spalle al gonfiabile (venuto mosso da schifo) e finalmente è finita in 14h42'
Resto sdraiato per terra 2', poi mi siedo sulla panchin altri 5' , mi piacerebbe indugiare ancora a vedere altri arrivi ma i vengo preso da brividi di freddo aassurdi, per fortuna la doccia e l'ottimo ristoro placano il tutto.
Della bellezza del percorso ho già detto in precedenza, organizzazione direi ottima con la sola imprecisione di qualche dato di kmaggio sul roadbook.
Riguardo alla prestazione in sé sono contento di essere stato nelle 15 ore malgrado tutto, magari tra un paio d’anni, con un fondo non peggiore di quello che ho trovato, sano, meglio allenato e senza fare foto potrei chiuderla in meno di 13 ore…ma adesso bando alle congetture, venerdì mattina parte ufficialmente l’operazione CRO

con 15 k di corsetta lenta, meglio stare tranquilli dato che ho ancora il peroneo e l’estensore lungo sx un po’ cotti
A risentirci
