
Lavaredo Ultra Trail - 27 giugno 2014 - Cortina (BL)
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Re: Lavaredo Ultra Trail - 27 giugno 2014 - Cortina (BL)
Bello il racconto a fascicoli! 

"Quel senso di libertà e leggerezza che provo quando percorro i miei sentieri,
quel perdermi nei miei pensieri e nei miei sogni,
quella stanchezza fisica che prevale su tutto, che ti svuota....e allora sei pronta ad accogliere"
Cecilia Mora
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Re: Lavaredo Ultra Trail - 27 giugno 2014 - Cortina (BL)
Racconto fighissimo Fat! Aspetto la prossima parte ma sappi già che nei prossimi giorni dovrò citarti spesso!
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Re: Lavaredo Ultra Trail - 27 giugno 2014 - Cortina (BL)
Scusate ma ho un debole per i racconti del Fat 

Re: Lavaredo Ultra Trail - 27 giugno 2014 - Cortina (BL)
Voglia di lavorare saltami addosso. Ne approfitto per il "secondo malloppo"...
(...segue)
Musica motivante, il tanto agognato countdown, 3…2..1…e finalmente si parte! La lunga attesa è finita, siamo soli io e lei!
La temperatura a Cortina è decisamente “sgarzolina” (eufemismo per dire che fa un freddo della madonna) e sapendo di dover star fermo in gabbia per un po’ di tempo, ho preferito indossare la giacca a vento, che toglierò dopo qualche minuto di riscaldamento: ed è qui che il buon Fat non si smentisce ed inanella la prima (e per fortuna unica!) Fatcazzata Planetaria da consegnare agli annali.
Quando ormai sono in temperatura, mi fermo a bordo strada con l’intenzione di infilare nello zaino la giacca adeguatamente piegata e compressa, ma l’operazione fatta più volte agevolmente sul letto di casa mia, ora si rivela una “mission impossible”; per quanto mi impegni il risultato finale è sempre una palla informe che non ha alcuna intenzione di entrare nel mio zaino e se ci riesce lo fa a discapito di qualcos’altro: un momento è la maglia di ricambio, un altro è il portafoglio con le chiavi dell’auto, maremmamaiala resta sempre fuori qualcosa!
Maledizione! Più hai fretta e più cresce l’ansia. Più cresce l’ansia più le cose si complicano.
Armeggio per dei minuti interi, con la coda dell’occhio osservo tutti i concorrenti che mi sorpassano ed io…ancora lì, a smoccolare contro la mia idiozia e ad insultarmi con una cattiveria di cui ignoravo l’esistenza, sino a quando il retro dell’occhio non manda più alcun segnale: nessuna lucina, nessuna folla colorata e vociante, nessuno!
Mi sorpassa l’ambulanza, la jeep dei carabinieri, il traffico cittadino riprende dopo che la corsa è passata e quel pirla di un pirla ancora sta lottando con lo zaino.
Di colpo ho un deja vu: inverno del 1973, un piccolo Fat è stato trascinato più o meno volontario alla prima lezione di sci collettiva sul monte Nevegal, nei tempi eroici di quando questo sport era appannaggio di una piccola nicchia di persone, armata di tanta passione e pochissima tecnologia.
Quattro dritte in croce dal maestro e poi la policroma scia di nanetti inizia a sracchettare coi bastoncini ed impacciata lo segue nella prima discesa sulla neve della loro vita: tutti tranne uno!
Per quanto si sforzi di muovere sci e racchette il piccolo Fat non si muove di un centimetro dal suo posto e in poco tempo resta solo, abbandonato in mezzo alla neve, dimenticato da tutti.
Cosa ci fa in mezzo alla sconfinata distesa bianca quel puntolino di nemmeno sei anni, che batte i denti non si sa se per il freddo o per la paura?
Quando tutto sembra perduto da dietro la collina ecco comparire la mamma, che con un sorridente “Patai, ci siamo dimenticati la sciolina!!” assesta due energici colpi sotto gli sci, togliendo almeno un quintale di neve fresca e compressa (con quel peso non avrebbe potuto muoversi nemmeno Hulk!), una bella lubrificata alle lamine ed il piccolo Fat può finalmente partire, rincuorato e determinato a vender cara la pelle!
Ed ora, adesso, 27 giugno 2014, dov’è la mia mamma? Perché non arriva e mi aiuta a risolvere i miei problemi?
Confesso che per un brevissimo istante mi ha pure attraversato il pensiero del ritiro anticipato per manifesta incapacità mentale: ammettiamolo Fat, sei troppo stupido per fare la LUT, l’organizzazione nel controllare il materiale obbligatorio dovrebbe fare un conteggio anche del numero minimo di neuroni necessari per partire, così ti scarterebbero subito e ti saresti risparmiato tutta questa fatica.
Mi scuoto. Incurante di chi mi circonda mi insulto a voce alta per un'ultima volta (“Dannato cazzone!”) e poi prendo la decisione, epica quanto fantozziana, di partire così, alla (scusate il francesismo!) cazzodicane, con mezzo zaino aperto, il sacchetto di plastica con dentro la maglia a maniche lunghe legato al fianco, correndo come un pazzo per recuperare la coda del gruppo.
Il sacchetto di plastica alterna un colpo alla chiappa sinistra ed un colpo agli zebedei, ma è giusto così: che mi serva di lezione, è la giusta punizione a cotanta manifesta stupidità.
La folla mi osserva come un alieno: chi è sto demente che affronta la salita come se corresse i cento metri? Non sanno se applaudirmi, incitarmi o mettersi a ridere. Nel dubbio mi osservano ammutoliti.
Raggiungo gli ultimi due concorrenti (anzi, i penultimi, visto che l’ultimo sono io!), riprendo un ritmo cardiaco consono ad un essere umano e per stemperare la tensione accumulata inizio a chiacchierare con loro, scoprendo che sono due veterani della LUT e che condividono con me la stessa identica strategia “Arrivare in fondo, auspicabilmente entro il tempo massimo di 31 ore, possibilmente vivi..” Mi sembra un bel programma!
Dopo quella dei piedi-alla-vaselina di Alby, mi viene regalata la seconda perla di saggezza della serata: “Non pensare al fatto che devi correre 120 Km, se no non ce la farai mai. Pensa solo a raggiungere il prossimo cancello prima delle scope, suddividendo la corsa in tanti piccoli traguardi intermedi…” Semplice quanto geniale.
Ma dopo qualche altro minuto, proseguono con un “Ecco, vedi quelle lucine dietro di noi? Sono i ragazzi del Servizio Scopa..”
Cioè, fatemi capire? Io dovrei correre due giorni con qualcuno attaccato alle chiappe, che mi rode la giugulare, con l’ansia di essere superato e fermato nella mia corsa all’immortalità? Addio amici, ho già il sacchetto con la maglia a maniche lunghe a sbattermi sugli zebedei, io vado dove mi porta il cuore, il ritmo lo dettano le mie gambe, sarà quel che sarà.
Inizia la lenta e costante rimonta del Fat, superando le persone che non vanno al “mio” passo: del resto la salita è così, se tiri troppo scoppi, se ti trattieni le gambe ti si imballano, devi solo andare al ritmo giusto, sta a te scoprire quale. Non lo conosci? Hai sbagliato gara, amico!
Finalmente mi sono riconciliato, sono in pace con me stesso e finalmente sento il “mood”, sono un tutt’uno con il mio respiro, con il buio ed il silenzio, con la natura che mi circonda e che la luce della frontale può solo farmi intuire. La mia gara è finalmente iniziata.
(...continua)

(...segue)
Musica motivante, il tanto agognato countdown, 3…2..1…e finalmente si parte! La lunga attesa è finita, siamo soli io e lei!
La temperatura a Cortina è decisamente “sgarzolina” (eufemismo per dire che fa un freddo della madonna) e sapendo di dover star fermo in gabbia per un po’ di tempo, ho preferito indossare la giacca a vento, che toglierò dopo qualche minuto di riscaldamento: ed è qui che il buon Fat non si smentisce ed inanella la prima (e per fortuna unica!) Fatcazzata Planetaria da consegnare agli annali.
Quando ormai sono in temperatura, mi fermo a bordo strada con l’intenzione di infilare nello zaino la giacca adeguatamente piegata e compressa, ma l’operazione fatta più volte agevolmente sul letto di casa mia, ora si rivela una “mission impossible”; per quanto mi impegni il risultato finale è sempre una palla informe che non ha alcuna intenzione di entrare nel mio zaino e se ci riesce lo fa a discapito di qualcos’altro: un momento è la maglia di ricambio, un altro è il portafoglio con le chiavi dell’auto, maremmamaiala resta sempre fuori qualcosa!

Maledizione! Più hai fretta e più cresce l’ansia. Più cresce l’ansia più le cose si complicano.
Armeggio per dei minuti interi, con la coda dell’occhio osservo tutti i concorrenti che mi sorpassano ed io…ancora lì, a smoccolare contro la mia idiozia e ad insultarmi con una cattiveria di cui ignoravo l’esistenza, sino a quando il retro dell’occhio non manda più alcun segnale: nessuna lucina, nessuna folla colorata e vociante, nessuno!
Mi sorpassa l’ambulanza, la jeep dei carabinieri, il traffico cittadino riprende dopo che la corsa è passata e quel pirla di un pirla ancora sta lottando con lo zaino.
Di colpo ho un deja vu: inverno del 1973, un piccolo Fat è stato trascinato più o meno volontario alla prima lezione di sci collettiva sul monte Nevegal, nei tempi eroici di quando questo sport era appannaggio di una piccola nicchia di persone, armata di tanta passione e pochissima tecnologia.
Quattro dritte in croce dal maestro e poi la policroma scia di nanetti inizia a sracchettare coi bastoncini ed impacciata lo segue nella prima discesa sulla neve della loro vita: tutti tranne uno!
Per quanto si sforzi di muovere sci e racchette il piccolo Fat non si muove di un centimetro dal suo posto e in poco tempo resta solo, abbandonato in mezzo alla neve, dimenticato da tutti.
Cosa ci fa in mezzo alla sconfinata distesa bianca quel puntolino di nemmeno sei anni, che batte i denti non si sa se per il freddo o per la paura?
Quando tutto sembra perduto da dietro la collina ecco comparire la mamma, che con un sorridente “Patai, ci siamo dimenticati la sciolina!!” assesta due energici colpi sotto gli sci, togliendo almeno un quintale di neve fresca e compressa (con quel peso non avrebbe potuto muoversi nemmeno Hulk!), una bella lubrificata alle lamine ed il piccolo Fat può finalmente partire, rincuorato e determinato a vender cara la pelle!
Ed ora, adesso, 27 giugno 2014, dov’è la mia mamma? Perché non arriva e mi aiuta a risolvere i miei problemi?
Confesso che per un brevissimo istante mi ha pure attraversato il pensiero del ritiro anticipato per manifesta incapacità mentale: ammettiamolo Fat, sei troppo stupido per fare la LUT, l’organizzazione nel controllare il materiale obbligatorio dovrebbe fare un conteggio anche del numero minimo di neuroni necessari per partire, così ti scarterebbero subito e ti saresti risparmiato tutta questa fatica.
Mi scuoto. Incurante di chi mi circonda mi insulto a voce alta per un'ultima volta (“Dannato cazzone!”) e poi prendo la decisione, epica quanto fantozziana, di partire così, alla (scusate il francesismo!) cazzodicane, con mezzo zaino aperto, il sacchetto di plastica con dentro la maglia a maniche lunghe legato al fianco, correndo come un pazzo per recuperare la coda del gruppo.
Il sacchetto di plastica alterna un colpo alla chiappa sinistra ed un colpo agli zebedei, ma è giusto così: che mi serva di lezione, è la giusta punizione a cotanta manifesta stupidità.
La folla mi osserva come un alieno: chi è sto demente che affronta la salita come se corresse i cento metri? Non sanno se applaudirmi, incitarmi o mettersi a ridere. Nel dubbio mi osservano ammutoliti.
Raggiungo gli ultimi due concorrenti (anzi, i penultimi, visto che l’ultimo sono io!), riprendo un ritmo cardiaco consono ad un essere umano e per stemperare la tensione accumulata inizio a chiacchierare con loro, scoprendo che sono due veterani della LUT e che condividono con me la stessa identica strategia “Arrivare in fondo, auspicabilmente entro il tempo massimo di 31 ore, possibilmente vivi..” Mi sembra un bel programma!
Dopo quella dei piedi-alla-vaselina di Alby, mi viene regalata la seconda perla di saggezza della serata: “Non pensare al fatto che devi correre 120 Km, se no non ce la farai mai. Pensa solo a raggiungere il prossimo cancello prima delle scope, suddividendo la corsa in tanti piccoli traguardi intermedi…” Semplice quanto geniale.
Ma dopo qualche altro minuto, proseguono con un “Ecco, vedi quelle lucine dietro di noi? Sono i ragazzi del Servizio Scopa..”
Cioè, fatemi capire? Io dovrei correre due giorni con qualcuno attaccato alle chiappe, che mi rode la giugulare, con l’ansia di essere superato e fermato nella mia corsa all’immortalità? Addio amici, ho già il sacchetto con la maglia a maniche lunghe a sbattermi sugli zebedei, io vado dove mi porta il cuore, il ritmo lo dettano le mie gambe, sarà quel che sarà.
Inizia la lenta e costante rimonta del Fat, superando le persone che non vanno al “mio” passo: del resto la salita è così, se tiri troppo scoppi, se ti trattieni le gambe ti si imballano, devi solo andare al ritmo giusto, sta a te scoprire quale. Non lo conosci? Hai sbagliato gara, amico!
Finalmente mi sono riconciliato, sono in pace con me stesso e finalmente sento il “mood”, sono un tutt’uno con il mio respiro, con il buio ed il silenzio, con la natura che mi circonda e che la luce della frontale può solo farmi intuire. La mia gara è finalmente iniziata.
(...continua)
Ultima modifica di Fatdaddy il 30 giu 2014, 15:51, modificato 3 volte in totale.
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Re: Lavaredo Ultra Trail - 27 giugno 2014 - Cortina (BL)
Questo racconto è uno spettacolo





"When you run on the earth and run with the earth, you can run forever."
"Ci sarà forse un giorno in cui mollare, ma di certo non è oggi."
"Come nella vita...mai mollare ne avere troppa fretta." - Miro 69
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Re: Lavaredo Ultra Trail - 27 giugno 2014 - Cortina (BL)
...essì, ho proprio un debole per i racconti del Fat 

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Re: Lavaredo Ultra Trail - 27 giugno 2014 - Cortina (BL)
Bellissimo racconto!!!!!!!!!! Però aspetto trepidante la continuazione
Ho visto la vostra partenza venerdì sera e magari mi sbaglio ma gli ultimi 2 di cui parli penso che siano quelli che sono partiti completamente staccati dal gruppone della partenza con mezzo zaino infilato e mezzo no e che facevano lo slalom tra le persone che nel frattempo si erano già riversate in strada
credo che siano arrivati in ritardo allo start...



Ho visto la vostra partenza venerdì sera e magari mi sbaglio ma gli ultimi 2 di cui parli penso che siano quelli che sono partiti completamente staccati dal gruppone della partenza con mezzo zaino infilato e mezzo no e che facevano lo slalom tra le persone che nel frattempo si erano già riversate in strada




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2025
Mar: NYC Half Marathon
Mag: Breakneck trail marathon
Mag: Brooklyn Half Marathon
Nov: NYC Marathon
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Re: Lavaredo Ultra Trail - 27 giugno 2014 - Cortina (BL)
@Fat: per fortuna oggi sono iniziate le ferie per me, così ce la faccio a leggerti!
Bellissimo racconto, attendo impaziente il resto.

Bellissimo racconto, attendo impaziente il resto.

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Re: Lavaredo Ultra Trail - 27 giugno 2014 - Cortina (BL)
Grandissssimo
PS: però le chiavi della macchina non facevano parte della dotazione obbligatoria, forse per quello non ci stava la giacca
@Mad Shark semplice, io uso nastro da arrampicatori perché è telato, resistente e attacca molto (lo usavo quando arrampicavo per nastrare le dita). Ne basta una striscia di circa 15 cm attaccata lungo il tendine nella parte davanti del malleolo laterale. Nella corsa non lo senti, ma se provi a fare il movimenti per slogare la caviglia senti che tira eccome ed evita il movimento. Così in una gara ho messo giù male il piede, la caviglia si è salvata, ma all'arrivo il nastro si era strappato con i lembi staccati di 1 cm. Da allora 2 strisce, se è caldo e si suda aggiungo altre 2 strisce da 5 cm in cima ed in fondo per bloccare... La tecnica me l'ha insegnata un fisiatra, e da allora in gara non più avuto problemi. Non la usa in allenamento, perché più lento, più attento e comunque per non abituarmi ad essere sempre protetto...
PPS: per che avesse problemi ai capezzoli (sanguinamenti), due cm di quel nastro sono un perfetto rimedio anche per quello, io lo uso solo in maniera preventiva per gare lunghissime, ma in diverse occasioni l'ho prestato a chi ne soffre con ottimi risultati.

PS: però le chiavi della macchina non facevano parte della dotazione obbligatoria, forse per quello non ci stava la giacca

@Mad Shark semplice, io uso nastro da arrampicatori perché è telato, resistente e attacca molto (lo usavo quando arrampicavo per nastrare le dita). Ne basta una striscia di circa 15 cm attaccata lungo il tendine nella parte davanti del malleolo laterale. Nella corsa non lo senti, ma se provi a fare il movimenti per slogare la caviglia senti che tira eccome ed evita il movimento. Così in una gara ho messo giù male il piede, la caviglia si è salvata, ma all'arrivo il nastro si era strappato con i lembi staccati di 1 cm. Da allora 2 strisce, se è caldo e si suda aggiungo altre 2 strisce da 5 cm in cima ed in fondo per bloccare... La tecnica me l'ha insegnata un fisiatra, e da allora in gara non più avuto problemi. Non la usa in allenamento, perché più lento, più attento e comunque per non abituarmi ad essere sempre protetto...
PPS: per che avesse problemi ai capezzoli (sanguinamenti), due cm di quel nastro sono un perfetto rimedio anche per quello, io lo uso solo in maniera preventiva per gare lunghissime, ma in diverse occasioni l'ho prestato a chi ne soffre con ottimi risultati.
1/2 maratona: 1h11'06" - Riva del Garda 2021
maratona: 2h27'53" - Reggio Emilia 2020
100 km: 7h03'19" - Winschoten WC 2015
altre gare importanti: 4 LUT, 2 UTMB, 5 Passatori, 3 100k WC
prossime: ??
maratona: 2h27'53" - Reggio Emilia 2020
100 km: 7h03'19" - Winschoten WC 2015
altre gare importanti: 4 LUT, 2 UTMB, 5 Passatori, 3 100k WC
prossime: ??