Provo a mettere giù due righe pure io sulla mia LUT
In primis questa gara devo dire che è stata per me negli anni un punto di riferimento, una di quelle cose a cui si fa riferimento quando si punta ad un risultato “massimo”: infatti quando nel 2017 timidamente ho iniziato a fare qualche uscita trail e le prime gare corte mi ripromettevo che nella vita almeno una volta una gara del genere dovevo riuscire a farla. Gli anni sono passati e dopo i primi 2 a tentare di fare gare corte ma veloci ho capito che sono un mulo che va piano ma tutto sommato va lontano tanto che ormai la meta che pareva essere la LUT l’ho già doppiata più di qualche volta anche con gare ben più toste di questa.
Nonostante questo la gara italiana più importante e sopratutto nelle ns montagne non poteva non far parte del medagliere personale.
Dopo vari tentativi a vuoto quest’anno è stato il mio turno al sorteggio e la felicità è stata grande soprattutto perché la data coincideva con il mio 42° compleanno: quale regalo migliore!
Il giorno della gara mi sono preso la giornata libera anche perché non volevo sommare ulteriore stress ad una condizione fisica come sempre non ottimale.
Il pomeriggio con il compagno ormai collaudato Gamba siamo partiti con calma verso Cortina dove ci aspettava, grazie a qualche raccomandazione, un bel parcheggio privato fronte palestra che ci consentiva di non dover pensare al parcheggio selvaggio da marciapiede
Una volta arrivati a Cortina gli amici fidati #orfanidellacorsa ed altre facce note erano già tutti in prima linea pronti per quattro chiacchiere davanti ad una fresca bibita in corso Italia.
Dopo una cena veloce al sacco seduti al parco antistante la palestra ben presto è giunta l’ora dell’ingresso in grigia che più che una grigia era una bolgia!
p.s.: io odio le gare con tante persone, secondo me un “ultra” per essere bello non deve contare + di 200 persone….sono un tipo socievole ma in queste occasioni amo la solitudine forse anche per soffrire in solitaria e magari essere pure sorpassato meno volte
La partenza è emozionante ma devo dire che non mi ha fatto scendere le lacrime come potrebbe parere dall’enfasi con cui qualcuno racconta il momento…
La gara parte in coda e con calma solo tra il primo e secondo ristoro si inizia “a respirare”.
I ristori, soprattutto i primi, sono son davvero super affollati e bisogna procedere molto celermente per non essere travolti: questo non è un problema visto che in generale non faccio troppi minuti di sosta. (Ristori per me non eccelsi…in stile UTMB)
L’arrivo a Misurina regala un paesaggio mattutino stupendo con cielo sereno e una bella temperatura ancora non troppo elevata. Da qui si inizia la salita che non è per niente difficile e ci porterà in uno dei posti più panoramici della gara. Fino a qui mi sento bene e penso anche si essere andato bene e una volta in cima dal ristoro fino a sotto le 3cime spingo bene anche in salita forse preso dall’euforia e dalla presenza dei turisti che ci guardano ovviamente come dei marziani.
Da qui inizia la lunga discesa che in tanti mi hanno raccontato come lunga ma soprattutto che conduce poi ad un tratto in falsopiano che sarà eterno. Conscio di questo corro la prima parte rallentando un po’ alla volta verso la fine rassegnandomi poi a camminare tutto il tratto finale verso Cimabanche. Qui il caldo si fa davvero sentire e per fortuna grazie ai ruscelli presenti lungo la discesa riesco a contenere la sete e sopravvivere al caldo atroce.
In base vita arrivo abbastanza fresco e decido di fare solo un cambio T-shirt e mangiare più o meno come negli altri ristori o poco più. La mia sosta pertanto dura poco e nel mentre incontro Francesco1972 che sta per ripartire dopo un pisolino.
Dopo Cimabanche c’è una salita che non risulta banale e che farà da introduzione, dopo dei saliscendi a quella che poi sarà la seconda parte dura della gara.
In Val Travenanzes ci arrivo di pomeriggio quando il tempo sta cambiando: ora ci sono delle nuvole e la temperatura è un po’ scesa anche perché c’è un po di vento. Quelli che dovevano essere dei guadi d’acqua ristoratori diventano dei bagni ghiacciati che si potevano volentieri evitare in quelle condizioni atmosferiche. La fine della Valle mi richiede parecchio tempo ma per fortuna in qualche modo al Col Gallina ci arrivo però ancora in discreta forma! Qui, si sà, esiste il detto che “chi arriva a Col Gallina…arriva a Cortina”. Questa cosa psicologicamente mi convince ancora di più che sarà dura ma sicuramente la porterò a casa.
La salita all’Averau la faccio molto piano perché il ristoro mi ha un pò appesantito. La discesa con successivi saliscendi li conosco e ben presto arrivo al Giau. Qui mi attende quella che temo di più: la forcella Giau. E’ corta ma è bastarda! Appena inizio ad affrontare gli strappi più tosti mi prende una botta di sonno pazzesca che mi devasta e mi rovina davvero la salita. Una volta in forcella bisogna poi star svelti a scendere perché il vento è davvero gelido.
Il sonno mi accompagna fino alla forcella Ambrizzola e poi mi lascia un po di lucidità per la discesa che corricchio tutta.
Al rifugio Croda da Lago veloce tappa e poi giù per la discesa. I primi km buoni li affronto correndo anche se il fondo non è perfetto…sono gasato e felice della mia reattività ma poi arrivato al 115° km il sentiero cambia stile e mi sbriciola le gambe…fino a Mortisia sarà duro…toccato l’asfalto riprenderò il trotto fino in piazza dove mi attende il Gamba che immortala con un video il mio arrivo.
Contento di averla finita, pensavo meglio ma 26:45 possono anche andare bene.
Conclusioni: la rifarò se potrò anche se non è stata la gara che più di tutte mi ha lasciato un ricordo indelebile.
Fine serata: doccia calda, pasta con Gamba e Francesco e crollo istantaneo nel sedile dell’auto. 2 orette di sonno e poi giù a Longarone per la colazione e poi casa…tutto regolare e freschi come una rosa…..più o meno