Buon divertimento Running Wild.
Giusto prenderla con calma.....ma non troppo eh!
"Quel senso di libertà e leggerezza che provo quando percorro i miei sentieri,
quel perdermi nei miei pensieri e nei miei sogni,
quella stanchezza fisica che prevale su tutto, che ti svuota....e allora sei pronta ad accogliere"
Cecilia Mora
grazie ragazzi! ammetto di essere un po' emozionato, credo che andrò piano, senza nessuna ambizione di tempi ma cercando di capire cosa vuol dire correre un trail.
5 KM : 00:20:51 10 KM : 00:42:15 MEZZA : 01:32:05 (9° La Mezza del Marchesato 25/02/2024) 30 KM : 2:38:32 MARATONA : 3:52:10 (39 Maratona di Firenze 26/11/2023)
"Quel senso di libertà e leggerezza che provo quando percorro i miei sentieri,
quel perdermi nei miei pensieri e nei miei sogni,
quella stanchezza fisica che prevale su tutto, che ti svuota....e allora sei pronta ad accogliere"
Cecilia Mora
E' da qualche anno che manco dalla selvaggia e meravigliosa val Maira, e ritornarci per partecipare a questo trail è un po' come rivedere un vecchio amico con cui ci si è un po' persi di vista.
Un quarto d'ora prima della partenza sono già pronto nei pressi del pratone in salita su cui verrà dato lo start, e la mia totale inesperienza in fatto di corsa in montagna mi fa venire qualche dubbio sulle mie scelte in materia di equipaggiamento. Seguendo a menadito i consigli degli organizzatori, ho stipato nel mio zainetto guanti, cappello, giacca anti vento, fuseaux lunghi e anche, per non sbagliare, un telo termico di emergenza – senza contare un litro e mezzo d'acqua e un sacchetto di frutta disidratata. E invece, noto che la maggior parte dei partecipanti ha con sé uno zainetto piccolissimo e al massimo una borraccia da mezzo litro; qualcuno, addirittura, parte senza niente, in pantaloncini corti e canottiera. Mi sento una presenza un po' fantozziana e mi metto in disparte, aspettando il segnale della partenza.
Veloce saluto del sindaco di Acceglio e poi via, su per il pratone dello start e , in discesa, attraverso il lastricato che attraversa ponte Maira. Ho scelto di mettermi in fondo, per non ostacolare quelli veloci e per impostare fin da subito una gara conservativa, ma questa scelta si rivela non molto felice: sul single track che, subito dopo, risale a mezza costa la montagna si forma un tappo incredibile, in cui si tiene un ritmo da coda alle casse della Conad nell'ora di punta. Mentre mi stupisco non poco nel sentire che qualcuno ha già il respiro affannato, i primi due-tre chilometri scorrono con una lentezza esasperante. Qualcuno scherza sul fatto che, in proiezione, siamo fuori tempo massimo rispetto al primo cancello orario; ma in effetti non c'è niente da scherzare ed è proprio così.
Finalmente il sentiero si allarga e diventa pianeggiante; si può iniziare a correre. Nonostante il modesto dispendio energetico, mi impongo di bere ogni quarto d'ora e di non forzare il ritmo; lo scopo di questa gara è vedere se e come arriverò in fondo. Mi godo la vista dei luoghi, fin qui molto bucolici e ameni, e anche di qualche pink degna di nota, e in breve attraversiamo il borgo di Chiappera.
Qui inizia la prima salita, settecento metri di dislivello a fianco dell'imponente struttura dolomitica delle rocche Provenzale e Castello. Fa caldo, e molto; continuo con la mia filosofia di gara improntata alla prudenza e resto sul passo praticamente escursionistico con cui sta salendo il lungo serpentone di partecipanti. Sulle rocce è impegnata qualche cordata di climber.
Scollino senza troppa difficoltà, e inizio una discesa abbastanza tecnica fino verso al primo ristoro. Uno dei miei interrogativi riguardava proprio le mie abilità di discesista, che reputo piuttosto scarse; ma per fortuna mi accorgo che i sentieri su cui mi alleno abitualmente sono, in questo senso, un'ottima palestra. La discesa mi sembra addirittura facile, e contro ogni aspettativa sorpasso cinque-sei persone.
Sali e frutta secca al ristoro, e la discesa continua fino a Chiappera. I chilometri sono sedici.
Al secondo ristoro comincia il temutissimo km verticale piantato nel bel mezzo della gara. Ho già fatto questo sentiero, qualche anno fa, in assetto escursionistico, ed in effetti lo ricordo senza fine: mi metto comodamente al passo e inizio a salire. Però sto bene; ignoro completamente la possibilità di mettermi sul trail corto al bivio del km 19 e salgo con passo regolare, continuando a guadagnare posizioni. Ad un certo punto chiedo ad un volontario quanto dislivello rimane fino al passo della Cavalla, dove è lo scollinamento; e mi meraviglio nel sentirmi rispondere che mancano solo trecento metri. La salita mi è sembrata molto più corta del previsto.
Gli ultimi metri prima del colle sono impegnativi, e bisogna mettere un po' le mani sulle rocce, ma in breve scollino. I molti volontari presenti sul percorso sono partecipi e simpaticissimi, e questa è una delle molte note positive di questa gara; poco prima del passo della Cavalla, ce n'è anche uno che mi offre pane e salame – a malincuore, sono costretto a rifiutare: proprio non riuscirei a ingurgitarlo... - e che mi prospetta litri di birra all'arrivo.
Dopo il colle, sull'altipiano, la visiblilità è molto scarsa per via delle nubi basse; peccato per i paesaggi, però almeno non fa caldo. Al bivacco Bonelli, sulle rive di un lago reso spettrale dalla nebbia, bevo una bicchiere di thé al ristoro degli Oulx Trailer.
Dai, è quasi finita. Il gps mi dà 26 km, e ormai c'è solo da scendere. I partecipanti ormai sono diradati, e mi metto sulla scia di un ragazzo, ottimo discesista, con cui praticamente correrò fino all'arrivo. Continuamo a farci un po' di elastico fino allo splendido lago della Visaisa, nel senso che lui mi stacca dove la discesa è più tecnica e si fa riprendere sul falsopiano o sul facile; poi facciamo qualche km rilassati e chiaccherando del più e del meno.
Sorpassiamo ancora un paio di partecipanti e arriviamo all'ultimo ristoro, al km 30. Inizio a essere stanco, e gli ultimi km su asfalto e sterrata non mi passano più. Un'ultima salita, sulla quale io e il mio estemporaneo compagno di gara mandiamo parecchie affettuose maledizioni agli organizzatori, e poi, finalmente, si sente la voce dello speaker. Siamo quasi all'arrivo.
Il mio compagno di gara mi propone di "farci vedere atletici", ma lui in questo momento è molto più atletico di me e scappa nell'ultima discesa a una velocità che non riesco proprio a tenere. In poche centinaia di metri mi dà qualche decina di secondi: però, ecco, anch'io sbuco nel pratone in discesa dell'arrivo. Cerco di darmi un contegno, e di correre la "passerella" finale con uno stile che non sia proprio da zombi, e la mia compagna – che vedo sorridermi al traguardo – mi dice che ci sono riuscito. Meno male. Taglio il traguardo in cinque ore spaccate.
Mi complimento con il mio estemporaneo compagno di gara e, in quel momento, inizia a piovere. Ma io sono contentissimo: ho esordito in un trail, bellissimo e mi dicono nche abbastanza impegnativo, e la giornata è stata veramente una figata.