Trans d'Havet - Piovene Rocchette (VI) 25-07-2015
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Frecciadelcarretto
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Re: Trans d'Havet - Piovene Rocchette (VI) 25-07-2015
Mi spiace ragazzi, l'importante è non essersi fatti male, le occasioni per rifarsi non mancano 
Dai monti al mare ed altri racconti li vedi qui http://quaglia69.wordpress.com
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ingpeo
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Re: Trans d'Havet - Piovene Rocchette (VI) 25-07-2015
Caspita! secondo anno di fila con il tempo estremo!
Mi spiace ma in questi casi fate bene a ritirarvi.
Mi spiace ma in questi casi fate bene a ritirarvi.
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CasalingaDisp
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Re: Trans d'Havet - Piovene Rocchette (VI) 25-07-2015
Accidenti!! Davvero una sfortuna due anni di fila maltempo
Se esistesse veramente la costituzione robusta perché nei campi di concentramento tutti erano scheletrici? [Albanesi]
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jegger
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Re: Trans d'Havet - Piovene Rocchette (VI) 25-07-2015
Per chi come me ha fatto la corta il tempo invece era l'ideale, tranne ovviamente per gli ultimi km quando si arriva nell'afosa pianura.
Spiace che quelli che hanno fatto la lunga abbiano trovato un tempo così! Fare le creste del Summano col temporale non dev'essere affatto bello.
Spiace che quelli che hanno fatto la lunga abbiano trovato un tempo così! Fare le creste del Summano col temporale non dev'essere affatto bello.
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Ultra runner Naz 82
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Re: Trans d'Havet - Piovene Rocchette (VI) 25-07-2015
Beh ragazzi non esageriamo...lo scorso anno è venuto giù un monsone tra il Pasubio e il Carega, quest'anno dopo l'acquazzone di primissima mattina le condizioni erano ideali...direi sfortuna, ma molto meglio dello scorso anno, quando per maltempo non fecero nemmeno partire la Marathon...

Ultima modifica di Ultra runner Naz 82 il 27 lug 2015, 0:57, modificato 1 volta in totale.
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LELLO72
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Re: Trans d'Havet - Piovene Rocchette (VI) 25-07-2015
Bravi lo stesso per averci provato. ..peccato per il maltempo
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ppf
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Re: Trans d'Havet - Piovene Rocchette (VI) 25-07-2015
Quest'anno avevo deciso di tradire il Cima Tauffi Trail e di scegliere la Trans d'Havet come gara di luglio per un paio di motivi: la fiducia nell'organizzazione dell'Ultrabericus, gara già fatta due volte, e la curiosità di scoprire posti nuovi e affascinanti mai esplorati prima.
Sapevo che la gara sarebbe stata lunga e dura, visto il profilo altimetrico importante e la partenza a mezzanotte. In più, c'era l'incognita meteo. Per questo, preparo uno zaino (credevo) importante, con due cambi di maglia e di pantaloni, calze, cibo a volontà, il tutto ben impacchettato in sacchetti impermeabili... antivento extra a parte, legato allo zaino.
Dal briefing dopo cena apprendiamo che nessuno ha idea di cosa riserverà il meteo, ma abbiamo tutti fiducia negli organizzatori; inoltre, il diluvio ha già causato la sospensione della gara l'anno scorso, quindi non potrà succedere ancora... oltretutto non piove da settimane, quindi non scaricherà proprio stanotte... vero? I pullman partono da Valdagno in direzione Piovene, per la partenza. Tutti sono concentrati, non si sentono le solite sbruffonate delle gare più abbordabili. Alla partenza, tira il vento, e il cielo è coperto. Si parte, e ci sono subito diversi km di salita nel bosco. Salita costante, ma quasi corribile. Parto lento, tengo bassi i battiti. Però mi sento bene, guadagno posizioni senza mai strafare. So che sarà lunga, per cui la prendo bassa. Più ci avviciniamo alla vetta del Summano, più si avvicinano i lampi. Arriviamo in cima, e ci sono le prime gocce. Poi, il diluvio. La pioggia aumenta di intensità, il vento la rende obliqua e orizzontale, e nel giro di pochi minuti ci troviamo in quota nel mezzo di un temporale molto intenso: non c'è solo la pioggia battente, ma anche lampi, tuoni e fulmini, tutti pericolosamente vicini; siamo in un gruppetto di 5/6, e affrontiamo la discesa pensando a correre il più velocemente possibile, sperando di allontanarci dal temporale; alcuni runner panicano, altri sdrammatizzano, molti mettono via i bastoncini per non attirare i fulmini; l'adrenalina mi spinge ad accelerare, e faccio una discesa tecnica e velocissima senza fermarmi mai. Arriviamo al ristoro, e faccio il primo errore: metto la giacca antivento sopra la maglietta fradicia, invece di cambiare anche la maglietta; per paura del freddo e di rimanere solo, mi fermo solo pochi minuti e mi aggancio ad un trio di runner, e nella foga dimentico una borraccia al ristoro... poco male per ora, l'acqua non manca: ma dopo? Non ci penso, e affronto il secondo tratto ad un ritmo eccessivo, pur di non staccarmi dal gruppetto. Mi rendo ora conto del secondo errore: ho scelto la giacca impermeabile più calda ma meno resistente all'acqua, oltretutto senza cappuccio: la stessa giacca che ha funzionato bene in due edizioni bagnate delle Porte di Pietra ora si rivela del tutto inadeguata; l'acqua entra dal colletto e dalle maniche, e io mi trovo a rimpiangere il costosissimo capo in Goretex che ho lasciato a casa nell'armadio.Ora capisco anche che il cappuccio non serve solo a proteggere la testa, ma a evitare infiltrazioni di acqua dal collo. Quante lezioni, tutte in una volta sola.
L'acqua dà tregua a tratti durante la salita, e dopo un incontro ravvicinato con alcune mucche perplesse arriviamo al secondo ristoro. Mi piazzo sotto i tendoni, e ricomincia lo spettacolo di acqua battente, tuoni e fulmini. Mi spoglio, e mi metto la maglia termica asciutta, salvo poi doverci mettere sopra la giacca fradicia, dentro e fuori. Sto tremando, bevo un sacco di thè caldo e mangio varie cose senza un senso logico. Mi rendo conto che, se non mi muovo, rischio di prendere un colpo di freddo memorabile. Appena spiove, riparto, anche se sono da solo. Ho freddo, e cerco di correre sempre per alzare la temperatura corporea. C'è una discesa tecnica, pietrosa, lunga e non facilissima, poi un tratto nel bosco con la nebbia... e qua mi rendo conto della pochezza della mia frontale rispetto ai riflettori di altri runner. Il freddo e il bagnato addosso mi preoccupano, e decido di legarmi al collo l'antivento extra che avevo legato allo zaino, per farlo asciugare. Non piove più, albeggia e mi sento più sereno e fiducioso. Al ristoro del Passo Xomo, tolgo la giacca fradicia, la lego in vita per farla asciugare e metto l'antivento asciutto... sulla maglia fradicia. Poco sollievo. Riparto per affrontare le 52 gallerie del Pasubio: uno spettacolo incredibile, sia dal punto di vista della natura che dell'ingegneria e della fatica che quelle gallerie raccontano. E' una salita sfiancante: le gallerie non finiscono mai, hanno il fondo sconnesso e molte sono buie; poi c'è anche un senso di vertigine, in certi tratti. Arrivo in cima stanco. Attacco la discesa iniziale su strada bianca con poca convinzione, poi mi rianimo nella parte tecnica e arrivo al ristoro di Pian delle Fugazze abbastanza ringalluzzito. Troppo, forse. Mangio una minestrina in fretta, dimenticando l'importanza dell'alimentazione in questa fase di gara, e mi tolgo finalmente la maglietta fradicia. Indosso l'ultima maglietta asciutta, ripongo l'antivento e tengo ancora legata in vita la giacca, che è ancora fradicia. Per qualche motivo, non mi cambio calze e pantaloni... ma avrei dovuto. Riparto troppo presto, e affronto la salita successiva con poca convinzione. Le gambe sono molli e il sollievo della maglietta asciutta è durato il tempo necessario a bagnarsi a contatto con lo zaino zuppo. Finita la salita, il vero problema diventano le gambe, che non girano nemmeno in discesa e in pianura. Infine, il cellulare è quasi scarico nonostante fossi partito dopo una ricarica completa. Evidentemente, durante la notte ha cercato campo dove non c'era per troppo tempo e si è scaricato. Avvilito, decido di ritirarmi. Al ristoro di Campogrosso, chiedo di vedere la cima successiva, il Carega, e confermo la decisione di mollare: immagino la fatica di salire e poi di scendere, ma soprattutto temo la possibilità di trovarmi in mezzo ad un altro temporale e al freddo. Decido di concludere la mia Trans d'Havet dopo 9 ore e 22 minuti, al km 48 (circa) e con 3000/3500 metri di D+ nelle gambe... e nella testa.
Ora, a mente fredda, so che avrei dovuto fermarmi, ragionare, mangiare, cambiare calze e pantaloni, lasciare asciugare la giacca, e poi decidere se continuare o meno... In fondo non avevo nessuna fretta e avevo tutto il tempo per fare un bel reset di tutto (vestiti asciutti a parte).
Non è andata così, ma credo che questa considerazione sia un altro elemento di esperienza che questa notte sulle piccole Dolomiti ha voluto regalarmi. Forse, ho anche deciso di non finirla perché non sarebbe stato "giusto", per certi versi. Troppi piccoli inconvenienti, troppi errori, troppe mancanze che mi hanno voluto insegnare un po' di umiltà in più e fare riflettere su quanto inesperti si possa essere quando la natura decide di scatenarsi.
Pazienza, la prossima volta sarò più preparato e pronto a gestire emergenze e imprevisti.
Dopo avere visto un po' di arrivi a Valdagno, col groppo in gola, credo che nel 2016 sarò di nuovo alla partenza. Sperando in un meteo meno estremo.
Scusate il racconto lungo, ma mi serviva per fissare alcuni pensieri.
Infine, tante grazie all'organizzazione e ai volontari, e tantissimi complimenti a tutti gli altri partecipanti... finisher e non.
Sapevo che la gara sarebbe stata lunga e dura, visto il profilo altimetrico importante e la partenza a mezzanotte. In più, c'era l'incognita meteo. Per questo, preparo uno zaino (credevo) importante, con due cambi di maglia e di pantaloni, calze, cibo a volontà, il tutto ben impacchettato in sacchetti impermeabili... antivento extra a parte, legato allo zaino.
Dal briefing dopo cena apprendiamo che nessuno ha idea di cosa riserverà il meteo, ma abbiamo tutti fiducia negli organizzatori; inoltre, il diluvio ha già causato la sospensione della gara l'anno scorso, quindi non potrà succedere ancora... oltretutto non piove da settimane, quindi non scaricherà proprio stanotte... vero? I pullman partono da Valdagno in direzione Piovene, per la partenza. Tutti sono concentrati, non si sentono le solite sbruffonate delle gare più abbordabili. Alla partenza, tira il vento, e il cielo è coperto. Si parte, e ci sono subito diversi km di salita nel bosco. Salita costante, ma quasi corribile. Parto lento, tengo bassi i battiti. Però mi sento bene, guadagno posizioni senza mai strafare. So che sarà lunga, per cui la prendo bassa. Più ci avviciniamo alla vetta del Summano, più si avvicinano i lampi. Arriviamo in cima, e ci sono le prime gocce. Poi, il diluvio. La pioggia aumenta di intensità, il vento la rende obliqua e orizzontale, e nel giro di pochi minuti ci troviamo in quota nel mezzo di un temporale molto intenso: non c'è solo la pioggia battente, ma anche lampi, tuoni e fulmini, tutti pericolosamente vicini; siamo in un gruppetto di 5/6, e affrontiamo la discesa pensando a correre il più velocemente possibile, sperando di allontanarci dal temporale; alcuni runner panicano, altri sdrammatizzano, molti mettono via i bastoncini per non attirare i fulmini; l'adrenalina mi spinge ad accelerare, e faccio una discesa tecnica e velocissima senza fermarmi mai. Arriviamo al ristoro, e faccio il primo errore: metto la giacca antivento sopra la maglietta fradicia, invece di cambiare anche la maglietta; per paura del freddo e di rimanere solo, mi fermo solo pochi minuti e mi aggancio ad un trio di runner, e nella foga dimentico una borraccia al ristoro... poco male per ora, l'acqua non manca: ma dopo? Non ci penso, e affronto il secondo tratto ad un ritmo eccessivo, pur di non staccarmi dal gruppetto. Mi rendo ora conto del secondo errore: ho scelto la giacca impermeabile più calda ma meno resistente all'acqua, oltretutto senza cappuccio: la stessa giacca che ha funzionato bene in due edizioni bagnate delle Porte di Pietra ora si rivela del tutto inadeguata; l'acqua entra dal colletto e dalle maniche, e io mi trovo a rimpiangere il costosissimo capo in Goretex che ho lasciato a casa nell'armadio.Ora capisco anche che il cappuccio non serve solo a proteggere la testa, ma a evitare infiltrazioni di acqua dal collo. Quante lezioni, tutte in una volta sola.
L'acqua dà tregua a tratti durante la salita, e dopo un incontro ravvicinato con alcune mucche perplesse arriviamo al secondo ristoro. Mi piazzo sotto i tendoni, e ricomincia lo spettacolo di acqua battente, tuoni e fulmini. Mi spoglio, e mi metto la maglia termica asciutta, salvo poi doverci mettere sopra la giacca fradicia, dentro e fuori. Sto tremando, bevo un sacco di thè caldo e mangio varie cose senza un senso logico. Mi rendo conto che, se non mi muovo, rischio di prendere un colpo di freddo memorabile. Appena spiove, riparto, anche se sono da solo. Ho freddo, e cerco di correre sempre per alzare la temperatura corporea. C'è una discesa tecnica, pietrosa, lunga e non facilissima, poi un tratto nel bosco con la nebbia... e qua mi rendo conto della pochezza della mia frontale rispetto ai riflettori di altri runner. Il freddo e il bagnato addosso mi preoccupano, e decido di legarmi al collo l'antivento extra che avevo legato allo zaino, per farlo asciugare. Non piove più, albeggia e mi sento più sereno e fiducioso. Al ristoro del Passo Xomo, tolgo la giacca fradicia, la lego in vita per farla asciugare e metto l'antivento asciutto... sulla maglia fradicia. Poco sollievo. Riparto per affrontare le 52 gallerie del Pasubio: uno spettacolo incredibile, sia dal punto di vista della natura che dell'ingegneria e della fatica che quelle gallerie raccontano. E' una salita sfiancante: le gallerie non finiscono mai, hanno il fondo sconnesso e molte sono buie; poi c'è anche un senso di vertigine, in certi tratti. Arrivo in cima stanco. Attacco la discesa iniziale su strada bianca con poca convinzione, poi mi rianimo nella parte tecnica e arrivo al ristoro di Pian delle Fugazze abbastanza ringalluzzito. Troppo, forse. Mangio una minestrina in fretta, dimenticando l'importanza dell'alimentazione in questa fase di gara, e mi tolgo finalmente la maglietta fradicia. Indosso l'ultima maglietta asciutta, ripongo l'antivento e tengo ancora legata in vita la giacca, che è ancora fradicia. Per qualche motivo, non mi cambio calze e pantaloni... ma avrei dovuto. Riparto troppo presto, e affronto la salita successiva con poca convinzione. Le gambe sono molli e il sollievo della maglietta asciutta è durato il tempo necessario a bagnarsi a contatto con lo zaino zuppo. Finita la salita, il vero problema diventano le gambe, che non girano nemmeno in discesa e in pianura. Infine, il cellulare è quasi scarico nonostante fossi partito dopo una ricarica completa. Evidentemente, durante la notte ha cercato campo dove non c'era per troppo tempo e si è scaricato. Avvilito, decido di ritirarmi. Al ristoro di Campogrosso, chiedo di vedere la cima successiva, il Carega, e confermo la decisione di mollare: immagino la fatica di salire e poi di scendere, ma soprattutto temo la possibilità di trovarmi in mezzo ad un altro temporale e al freddo. Decido di concludere la mia Trans d'Havet dopo 9 ore e 22 minuti, al km 48 (circa) e con 3000/3500 metri di D+ nelle gambe... e nella testa.
Ora, a mente fredda, so che avrei dovuto fermarmi, ragionare, mangiare, cambiare calze e pantaloni, lasciare asciugare la giacca, e poi decidere se continuare o meno... In fondo non avevo nessuna fretta e avevo tutto il tempo per fare un bel reset di tutto (vestiti asciutti a parte).
Non è andata così, ma credo che questa considerazione sia un altro elemento di esperienza che questa notte sulle piccole Dolomiti ha voluto regalarmi. Forse, ho anche deciso di non finirla perché non sarebbe stato "giusto", per certi versi. Troppi piccoli inconvenienti, troppi errori, troppe mancanze che mi hanno voluto insegnare un po' di umiltà in più e fare riflettere su quanto inesperti si possa essere quando la natura decide di scatenarsi.
Pazienza, la prossima volta sarò più preparato e pronto a gestire emergenze e imprevisti.
Dopo avere visto un po' di arrivi a Valdagno, col groppo in gola, credo che nel 2016 sarò di nuovo alla partenza. Sperando in un meteo meno estremo.
Scusate il racconto lungo, ma mi serviva per fissare alcuni pensieri.
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100 | 30-mag-15 Passatore 11:42:32
50 | 7-ott-12 Royal Parks Ultra 4:10:58
42 | 6-apr-15 Maratona del Lamone 3:11:23
21 | 8-nov-15 Castellazzo Half Marathon 1:28:04
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El_Gae
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Re: Trans d'Havet - Piovene Rocchette (VI) 25-07-2015
Purtroppo anche il mio è un racconto di resa. Mi spiace. Ma mi sembrava coerente raccontarlo comunque, che rimanga a memoria anche il fallimento, come stimolo a migliorare ancora.
L'ho scritto qui
https://lafolgorante.wordpress.com/2015 ... -una-resa/
L'ho scritto qui
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"Quando mi chiedono che tempo prevedo per la gara rispondo sempre che spero ci sia il sole"
https://lafolgorante.wordpress.com/
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mircuz
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Re: Trans d'Havet - Piovene Rocchette (VI) 25-07-2015
Grandi ragazzi, a chi ha finito e a chi si è ritirato. Io ho fatto la marathon e abbiamo avuto molto culo con il tempo, ma la notte deve essere stata molto dura, lassù. 
Complimenti naturalmente anche agli organizzatori, ai volontari di tutti i tipi, grazie alla bambina che mi ha innaffiato con la canna dell'acqua nell'ultimo tratto sotto il sole e al ragazzo che mi ha offerto una manciata di more selvatiche, alla mia compagna di viaggio anche se è arrivata prima di me, ma si sa, quando si mette in testa di farsi una birretta non la fermi neanche se le spari alle gambe...Sono felice

Complimenti naturalmente anche agli organizzatori, ai volontari di tutti i tipi, grazie alla bambina che mi ha innaffiato con la canna dell'acqua nell'ultimo tratto sotto il sole e al ragazzo che mi ha offerto una manciata di more selvatiche, alla mia compagna di viaggio anche se è arrivata prima di me, ma si sa, quando si mette in testa di farsi una birretta non la fermi neanche se le spari alle gambe...Sono felice
Ultima modifica di mircuz il 26 lug 2015, 23:45, modificato 1 volta in totale.
Itadakimasu (con umiltà ricevo).
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elisa udine
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Re: Trans d'Havet - Piovene Rocchette (VI) 25-07-2015
Grazie per i vostri racconti, e complimenti, siete stati grandi lo stesso!
21km: 1h36'33" 2020
42km: 3h24'02" Cividale 2019
6h: 70,3km Biella 2021
75km: 7h21'20" Ob Mrzli Reki 2019
100km: 9h18'51" Imola 2021
viewtopic.php?t=40338
42km: 3h24'02" Cividale 2019
6h: 70,3km Biella 2021
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