Grande Mario! E' sempre un grande piacere leggere i tuoi resoconti, riesci sempre a farmi piegare in due dalle risate e subito dopo a farmi fermare a riflettere. Un po quello che succede leggendo il tuo splendido dizionario ragionato della corsa.
A proposito, consiglio a chi non l'ha mai letto di farlo, nella libreria di un vero runner non può mancare
appuntamento imperdibile con il diritto di cronaca: grazie mario per il tuo racconto mi fa vivere il raduno senza esserci stato...ma un giorno riuscirò ad esserci per salutare degnamente Paolo (che non ho conosciuto se non nelle parole di tanti amici forumendoli).
bravo anche mr titanio...quando il "vecchio" si ritira, abbiamo il sostituto
Puoi diventare grande, sai? E' tutto qui, nella tua testa! (J.K.Rowling, Harry Potter I ) Fai correre anche tu il porcellino
di Running Forum, scopri come! viewtopic.php?t=46765
Ironman 70.3. L’esordio. RF a Pescara 2015.
Da dove iniziare a raccontare una gara durata sei ore, 26 minuti e 42 secondi? (Tempo vergognoso, lo so, ma di questo avrò modo di parlarne…).
Dove cercare il bandolo della matassa per riuscire a rendere, in maniera realistica, tutte le paure, le sensazioni, le emozioni vissute in quel pomeriggio in cui ho deciso di esordire, alla ancora tenera età di 51 anni, nell'Ironman 70.3?
Uno dei trucchi che ho imparato, per vincere il panico da foglio bianco, è quello di darsi un ordine logico e preciso dei fatti da esporre.
Ecco, seguirò questo metodo.
Parto dalla fine. 1. Il traguardo
Non ho provato nulla tagliando il "mitico" traguardo dell’Ironman. Non ho pianto. Non ho esultato. Non ho visto passarmi davanti agli occhi i quasi due anni di allenamenti nelle ore sottratte al lavoro, alla famiglia, al riposo. Non ho sentito applausi né cori di incitamento. Non ho provato nulla, veramente nulla. Il vuoto assoluto. La sensazione di aver lasciato in quei 113 km tutto me stesso, quasi mi fossi gradatamente consumato lungo il percorso, come un gessetto su di una immensa lavagna o, paragone molto più appropriato, come la bava di una lumaca su di una strada assolata. Un segno della croce e la fuga dalla ressa, con l'inseguimento della ragazza addetta alla consegna delle medaglie….
Me l'aspettavo diverso, forse più "eroico", alla luce dei tanti filmati di triathleti che arrivano strisciando, e non in senso figurato.
Forse più entusiasmante. Ma per arrivare in fondo ho dato veramente tutto quello che avevo, ho usato come carburante anche l'entusiasmo, oltre che la speranza, l'orgoglio, la tenacia, l'incoscienza, la prudenza. Quando si dice raschiare il fondo, credo che ci si riferisca quella sensazione, come di non aver dentro più nulla, neppure pensieri sensati.
Ecco, il mio stato d'animo era quello di un contenitore vuoto. 2. Numerologia…
Partendo da casa, il venerdì mattina, mi sono pesato: 70.3 kg. : l'ho preso come un buon auspicio.
Fra oltre 2.000 iscritti, mi sono classificato 1000°. Quando si dice un tipo preciso… (Solo due giorni dopo la gara sono stato retrocesso al 1002° posto: sto alacremente lavorando al ricorso…) 3. L'organizzazione.
Si è detto tanto sull'organizzazione delle gare marchiate IM. Il mio giudizio è complessivamente positivo, tenuto conto del numero dei partecipanti, anche se ho raccolto anche critiche da parte di altri partecipanti, soprattutto in merito ad alcune carenze nei ristori per gli sfortunati che sono transitati fra gli ultimi. Personalmente, se non avessi trovato da bere al 18º kilometro della frazione di corsa avrei potuto, alternativamente, tentare il suicidio od aggredire lo sventurato volontario addetto al punto di ristoro.
Certamente l'aver sostituito il direttore di gara della prima edizione (quella in cui, per capirci, furono trafugate una decina di biciclette di valore incommensurabile dalla zona cambio) con un tedesco, ha certamente contribuito a razionalizzare il tutto. Peraltro la pretesa di quest'ultimo di adottare la lingua tedesca come idioma ufficiale della gara, di marchiare a fuoco tutti i partecipanti per evitare confusione e di farci correre con sandali, calzini bianchi e borsello a tracolla non ha certamente messo a proprio agio i concorrenti…. 4. Le condizioni di gara
Nei tre sport che compongono il Triathlon, gli ostacoli più fastidiosi sono: nel nuoto le onde, nella bici il vento contrario e nella corsa il caldo. Pescara non ci ha negato nulla… Le onde non erano particolarmente alte, ma sufficienti per impedirti di vedere le boe, e costringerti quindi ad alzare spesso la testa per cercare di fare un numero di metri quanto più possibile vicino ai 1900 da regolamento, anziché ai 2100-2200 che invece credo di aver percorso; nella bici il vento, naturalmente contro, era talmente forte da spostare le biciclette, impedire la guida con le "prolunghe" e staccare rami degli alberi, in una sorta di percorso ad ostacoli, faticoso sia fisicamente che dal punto di vista nervoso, per l'impossibilità di rilassarsi anche nei tratti "pedalabili. La ciliegina sulla torta è giunta nella mezza maratona, corsa in gran parte con 35° e un elevato tasso di umidità. Nei miei peggiori incubi, l'esordio sulla distanza l'avevo immaginato così….
Mi rendo conto che di cose da raccontare ne ho ancora molte…. Credo che dovrete sopportarmi “a puntate”.
Quindi.....segue