Tor Des Geants - Courmayeur (AO) - 08-17/09/2023

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gambacorta Utente donatore Donatore
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Re: Tor Des Geants - Courmayeur (AO) - 08-17/09/2023

Messaggio da gambacorta »

che bravi i nostri ragazzi 🔝🔝🔝🔝 … ancora non ho avuto il coraggio di chiamare Francesco… spero stia dormendo 😂
…”quando l’uomo ha mete da raggiungere non può invecchiare” … cit. EF
fai correre anche tu il :pig: scopri->qui<-come!
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Arjen Utente donatore Donatore
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Re: Tor Des Geants - Courmayeur (AO) - 08-17/09/2023

Messaggio da Arjen »

Bravi!!!!!!
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HappyFra Utente donatore Donatore
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Re: Tor Des Geants - Courmayeur (AO) - 08-17/09/2023

Messaggio da HappyFra »

Tantissimi complimenti ai nostri giganti!!! :hail: :king: :cheerleader:
È sempre bellissimo seguirvi e gioire per voi! =D>
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Francesco1973 Utente donatore Donatore
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Re: Tor Des Geants - Courmayeur (AO) - 08-17/09/2023

Messaggio da Francesco1973 »

Ciao a tutti, sono semplicemente finito come il mio TOR, gioia immensa.
Poco è ringraziare per il sostegno ma lo faccio di cuore.
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Bruce77
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Re: Tor Des Geants - Courmayeur (AO) - 08-17/09/2023

Messaggio da Bruce77 »

grantuking ha scritto: 16 set 2023, 14:32 @Bruce77 mi sa che ormai sei dentro al tunnel... È solo questione di tempo :mrgreen:
Max non vorrei che tu avessi ragione... :-"
Ormai mi conosci troppo bene :beer:
Devo stare attento a dove clicco nei prossimi mesi :afraid: anche perché il mio amico, che mi arrivato avanti di un'ora alla LUT quest'anno, l'ha chiusa in 112h... Non vuol dire molto, però comunque me lo fa apparire più "fattibile"
PB
10K: 38.48; 21K: 1h25.06; 42K: 2h59.04 Reggio E.18; 50k: 4h13 Ultrak
Amazing race: su strada 33°VeniceMarathon con acqua alta.
trail: UTMB 2024 Un'esperienza che ti rimane nel cuore
https://www.strava.com/athletes/12683832
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Francesco1973 Utente donatore Donatore
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Re: Tor Des Geants - Courmayeur (AO) - 08-17/09/2023

Messaggio da Francesco1973 »

La maggior parte di chi fa il TOR non cerca il tempo migliore, infatti verso la fine quando accumuli un buon vantaggio inizi a gestire e ti fermi più spesso.
Al Rif. Frassati tantissimi si sono fermati per la notte e così anche prima, molti per arrivare a Courma con la luce del sole.
Cmq l'incognita è sempre un infortunio.
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matrad
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Re: Tor Des Geants - Courmayeur (AO) - 08-17/09/2023

Messaggio da matrad »

come già detto in privato grandissimo risultato....
magari ci sentiamo con calma i prossimi giorni così adesso ti ripigli e passi un po di tempo con la famiglia che ti ha pure seguito da quel che mi pare ;-)
https://www.strava.com/athletes/protreck
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programma 2025: quello che riesco e se possibile tanto e bene
bianco222
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Re: Tor Des Geants - Courmayeur (AO) - 08-17/09/2023

Messaggio da bianco222 »

Chi c'è alla premiazione? Io sono quello con lo zainetto nero e una birra sempre in mano!
bianco222
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Re: Tor Des Geants - Courmayeur (AO) - 08-17/09/2023

Messaggio da bianco222 »

Ed eccomi quindi al TOR. La gara che ho sognato per anni, cioè da molto prima di iniziare a correre un po’ sul serio. La Valle d’Aosta è un po’ una seconda casa per me e il TOR è un evento che seguo da sempre. Un po’ dentro di me ho sempre sognato di farlo, ma non è che sia una cosa che puoi improvvisare così…
Tutto nasce un anno e mezzo fa quando in occasione del mio 40esimo compleanno dovevo dimostrare a me stesso di non essere vecchio. In quella occasione mi regalai l’iscrizione alla DXT e un orologio da corsa (orologio che, neanche a farlo apposta, è morto al TOR). In questo anno e mezzo mi sono allenato e ho fatto altre gare (poche a dire il vero, il TOR è di fatto la mia quarta gara) e continuato a sognare il TOR.
Il giorno del mio 41esimo compleanno quindi mi sono regalato la preiscrizione al TOR. Ero un trail runner da un anno esatto. Ma ero anche sicuro che non sarei mai stato estratto. Mi ero iscritto solo per aumentare le mie chance l’anno seguente. E invece…
Mi sono iscritto quindi al TOR a marzo. Aprile ho avuto un po’ di viaggi e intoppi ma da maggio ero pronto per mettermi in carreggiata. Primo appuntamento: Trail degli Dei. Una bella gara per cominciare a mettere km nelle gambe. Trail chiuso anche bene, ma con una forte infiammazione alla bandelletta. Stupidamente non gli ho dato molto peso e sostanzialmente non mi ha dato tregua per tutta l’estate. Ogni volta che superavo i 20 km si riacutizzava, oppure mi si infiammava lo psoas dell’altra gamba perché evidentemente compensavo male. Da luglio ho iniziato a lavorare con un fisioterapista e tutta l’estate l’ho passata più a fare esercizi di compensazione che non a correre. Complice anche alcuni lunghi viaggi di lavoro non sono riuscito ad allenarmi nemmeno la metà di quello che avrei voluto e dovuto. Io che per preparare la DXT da 100 facevo lunghi da 70-80, arrivo al TOR con un solo lungo da 50km e meno di dieci uscite da 30-40 in tutta l’estate. E soprattutto ci arrivo con la consapevolezza che ogni volta che ho superato i 20km la bandelletta o il fianco iniziavano a darmi fastidio. Il mio obbiettivo personale di 120 ore è ormai rimodulato ad un “arriviamo almeno a Cogne”.
Il giorno prima della partenza mi faccio visitare dal fisioterapista del TOR. Mi sconocchia un po’ e mi fa capire che sono messo maluccio. E che sarà dura. Mi dice però di passare da lui ad ogni base vita per risistemare la situazione. Irvin e il suo staff diventeranno i miei più fidi collaboratori di questa avventura.

Alla partenza c’è già una certa emozione e i primi km con tutto il paese che ci applaude mi fanno già venire l’occhio lucido. Poi si comincia a salire. Qualche piccolo tappo lungo il primo sentiero ma ci sarà tempo a sufficienza per recuperare. Si va su tranquilli e poco dopo Sua Maestà il Monte Bianco si apre davanti a noi in uno scenario grandioso. È una giornata splendida e si può vedere benissimo tutta la cresta del Pouterrey, la cima del Bianco, il Dente del Gigante, la cresta di Rochefort fino alle Grande Jorasses. Una meraviglia!
In cima al primo colle c’è aria di festa grande. Il mondo sembra essere tutto con noi. Dentro di me so che sarà durissima ma sono già strafelice.
Prima discesa e tutti si fiondano giù a mille. Io mi sono imposto di camminare tutte le discese almeno fino alle ultime 2-3. Quindi mi superano in tanti. Per uno che ha fatto agonismo per 20 anni è dura, ma riesco a continuare a camminare. Camminerò anche la discesa verso La Thuile. Discesa asfaltata, vedo gente fiondarsi giù a 4-5’ al km. Io cammino e forse è un po’ troppo ma dentro di me penso anche che tanti di quelli che corrono così in fondo non ci arriveranno. Non posso immaginare nulla di peggio che una discesa asfaltata per rovinarsi le gambe ai -320 dall’arrivo…
Anche la salita al Deffeyes è bellissima con il Routor in faccia. La salita al Col de la Crosatie la faccio di buon passo e supero diverse persone. Poi in discesa io cammino è mi risuperano in molti. Qui commetto la prima cavolata del TOR. Mi distraggo a guardare il panorama e do un calcione forte ad un sasso in mezzo al sentiero. Sento subito che qualcosa non va. Per fortuna sono vicino alla base vita. Ma da lì in poi scendo ancora più piano. L’alluce mi batte in punta alle scarpe e mi fa malissimo.
Arrivo alla base vita prima di dover accendere la frontale. Vado dal fisioterapista che mi sistema i nastri vari per il ginocchio e poi mi armeggia sui piedi. Nel calcio mi sono insaccato una falange del secondo dito. Me la “stira” lui e da lì in poi non mi farà più male. In compenso l’alluce ha una bella botta. Mi consiglia di aspettare se si forma l’ematoma. Cambio scarpe. Lascio giù le Akasha, più morbide, e prendo le Akyra: più rigide e più spaziose davanti. Sicuramente più protettive per l’alluce ma sono una scarpa bella pesante da portarsi dietro per 300 km.

Al Col Fenetre salgo benissimo. C’è un cielo stupendo e si sta in maglietta. La discesa è tecnica e mi rendo conto che sul tecnico non perdo. A Rhemes mi fermo pochi minuti e riparto per il Col de l’Entrelor che non facevo da una vita e non mi ricordavo un sentiero così brutto. Ma credo che siano in realtà frane recenti. In discesa vado di nuovo bene. Mi superano forse un paio di persone ma poi riesco a tenere il passo. Anzi, verso la fine della discesa sono io a superare alcune persone.
Arrivo a Eoux Rousses che sto ancora bene ma decido di provare a dormire, in via preventiva. Voglio riposare prima di essere troppo stanco. Idea geniale in teoria ma nella pratica butto via un’ora. Mi stendo ma non chiudo occhio. Dopo un’ora mangio e riparto. La salita al col Louson è lunga ma non è mai troppo dura e la conosco davvero a memoria. Salgo bene. Arriva l’alba quando sono a Levionaz con un branco di stambecchi che pascola nel vallone. Sopra i 2500-2600 sento un po’ la quota e faccio un po’ più fatica del dovuto ma sono in paradiso e la fatica sembra scomparire. Mi guardo intorno e mi dico che sono qui per questo. L’alba di una giornata di sole, a 3000m con gli stambecchi sullo sfondo. La stanchezza è una cosa secondaria. Sono in cima alle 9.30-10. Piccola pausa e poi giù verso il Sella e poi Cogne. In discesa soffro molto con l’alluce ma di nuovo so di essere vicino alla base vita e questo mi aiuta.

Arrivo alla base vita alle 13 più o meno. Solito passaggio dal fisioterapista e dal medico. Ho un ematoma sotto l’unghia. Mi buca l’unghia con un ago rovente e mi fa uscire il sangue (il tutto con le telecamere di una TV locale a riprendere!). Vedo le stelle per 10’ poi mi passa tutto e verso le 15.30 riparto verso Champorcher.
La salita è dolce. Lunga ma “pedalabile”. Sarebbe anche corribile se non fosse che questa gara è di 350 km…
Sono al colle all’imbrunire e arrivo al rifugio Dondena con la frontale spenta. Dentro il Dondena c’è un calduccio che invita solo a dormire ma riparto quasi subito. So che ora mi aspetta la parte più difficile. Il mio spauracchio fin da sempre. Con il ginocchio andato e con tutti gli acciacchi (ai quali si aggiunge ora anche l’ematoma dell’alluce) questi 2500m di dislivello in discesa sono per me il punto più critico di tutto il TOR. Mi preparo alla battaglia e vado. :rambo:
Prima parte fino a Chardonney è molto tecnica, a gradoni. Ma sono gradoni regolari e vado molto bene. Arrivo a Chardonney di ottimo umore. Poi inizia l’inferno. Da Chardonney a Pontboset non è un sentiero. È un ammasso di rocce buttate a caso nel mezzo di un bosco umido. Mi ritrovo solo, al buio, nel caldo umido a maledire il mondo. Arrivo a Pontboset e penso che sia finita, Donnas è lì sotto. Ma no! Il sentiero fa di nuovo un giro assurdo con tante risalite e continua ad essere un sentiero orribile. Inoltre non c’è quello spettacolo del col Louson a darti la carica. Qui è tutto buio, umido, brutto. L’unica cosa bella sono gli allocchi e le civette che cantano. Mi chiedo che cacchio sto a fare qui. A suon di porconi urlati al bosco silenzioso arrivo a Hone. E come se non bastasse da qui a Donnas ci sono ancora 5 km di asfalto. Questa discesa mi ha ucciso. Ho i piedi gonfi come due zampogne e l’umore sotto i tacchi. Sapevo che sarebbe stata dura ma non pensavo così tanto. Mi aspettavo 2500m in discesa. Non più di 3000 su sentieri di merda! :cry:

Arrivo a Donnas in uno stato pessimo. Chiedo per dormire e mi dicono che non c’è posto. Lì per lì non so se piangere o mandare tutti a quel paese. Poi mi armo di perseveranza e faccio il giro della base finché non trovo una branda in un angolo che probabilmente nessuno aveva visto. Mi butto giù. Sono le 3.00. Chiudo gli occhi. Mi sembra sia passato un secondo e suona la sveglia. Sono le 5.00.
Mi preparo con calma e parto. Ancora statale fino a Pont Saint Martin. Quando passo in centro mi avvicino ad un bar e penso “questa è la mia ultima chance per un buon caffè”. Due avventori mi approcciano. Mi fanno sedere con loro e insistono per offrirmi il caffè. Me lo vanno a prendere e me lo portano. Qui in Valle il TOR è sentitissimo!
La cosa mi mette di buon umore. E poi ora c’è la salita. Si svegliano gli amici da casa e mi mandano messaggi “hai passato il tuo momento peggiore, ora c’è il tuo terreno: vai!”. E io vado! Dopo 15’ entro nel mio ritmo e sto da Dio. Sono di nuovo felice. “Rivedo il mondo a colori” per usare una frase che ho usato sul momento con un amico. Salgo di buon ritmo, supero diverse persone. Poco prima della Sassa trovo anche dei porcini lungo il sentiero. Li raccolgo e li regalo poi ai ragazzi della base vita: “fateci una pasta stasera!”.
Alla Sassa mi raggiunge il mio grande amico Omar che, su mie istruzioni, stamattina è andato a comprarmi un paio di scarpe del 47. Io di solito ho il 44.5 o 45. Per il TOR avevo preso delle scarpe del 46. Ma i piedi sono ormai così gonfi che non mi stanno nemmeno dentro al 46 e l’unica speranza che ho per arrivare è di avere delle scarpe più grandi. Mi cambio le scarpe. Abbraccio Omar e riparto. Salgo benissimo! Sono felice e vado su come un treno. Il mondo mi sorride!
Arrivo al Coda in un baleno. Mi fermo pochi minuti e riparto. Poco dopo sono alla Barma.
Entro alla Barma in piena estate; con lo smanicato grondando di sudore. Prendo un piatto di minestra, mi riposo 30’ e riesco che è autunno, con maglia pesante, giacca e guanti in neoprene. Piove a dirotto, c’è vento e la temperatura è calata di almeno 10°. La parte successiva è molto tecnica ma io sul tecnico mi trovo bene. Io vengo dall’alpinismo e un sentiero un po’ tecnico per me non è un problema. Ma mi stupisco di come alcune persone siano oggettivamente imbranate. Gente forte che saliva bene e scendeva altrettanto bene la vedo completamente nel pallone su delle rocce bagnate. Al punto da sedersi su una roccia prima di passare all’altra.
Vado avanti abbastanza bene. Poi inizia la discesa verso Niel. Altra discesa che non finisce davvero mai. La reggo bene per il 90%, poi a 5’ dalla fine sbrocco. Anche questa discesa ha delle continue risalite che ti fanno sempre credere che sei arrivato quando non lo sei. Letteralmente 5’ prima di Niel vado nel pallone. Sono con un ragazzo inglese, Andy, e gli dico di andare che io ho bisogno di stare da solo. Riesco comunque ad arrivare a Niel dove una zuppa e un po’ di fontina mi rimettono in sesto. Qui si dorme in tenda, quindi decido di continuare verso Gressoney.
Smette di piovere e la salita la faccio molto bene. Riprendo Andy, che è ora lui in difficoltà, barcolla e casca su tratti facilissimi. Gli faccio compagnia e si riprende un po’. Poi scendiamo insieme. La discesa poi è dolce e scendo benissimo verso Gressoney. Addirittura nel piccolissimo ristoro a metà della discesa c’è un ragazzo che conosco e mi tira su molto il morale. Arrivo a Gressoney verso le 3. Un piatto di zuppa e poi provo a dormire. Impossibile. Nella stanza c’è un freddo allucinante. Sono sotto tre coperte ma batto i denti. Dopo mezz’ora decido che è tempo perso. Mi rialzo e riparto.

Lunga e noiosa strada fino al sentiero. Poi salgo a Alpenzu. Nonostante questa sia la zona che conosco meglio non ho mai fatto il tratto sotto a Alpenzu e devo dire che è bello dritto. Faccio una certa fatica. Ad Alpenzu sono uno zombie. Bevo un po’ di caffè in silenzio seduto su uno scalino e poi riparto. Da qui in su la conosco a menadito. Di fatto sono questi sentieri tra Val d’Ayas e Valtournanche dove ho preparato il TOR. Ma serve a poco conoscere il sentiero se sei in crisi. Sono piantato. Non vado su. Sorge il sole, ci sono le nuvole ma il paesaggio è bello. Provo a consolarmi con quello ma nulla.
Provo a contare i passi. Cerco di fare 20 passi almeno prima di fermarmi, poi mi dico almeno 10. Poi niente. Mi fermo prima.Non vado più su.
Mi gioco il Jolly. Chiamo Gianni. Gianni è il mio Compagno di Cordata con le maiuscole. Lui mi ha visto urlare di paura sulla Sud della Marmolada, mi ha visto svenire sulla Nord del Pizzo d’Uccello, io l’ho visto piangere tra i fulmini sulla Nord di Lavaredo, gli ho portato lo zaino quando era finito nella Cordillera Blanca e l’ho riportato a casa con 8 costole rotte dalla Nord-Ovest del Civetta. Solo lui può aiutarmi in questo momento.
“Stai calmo. Hai quasi un giorno di margine sul cancello. Rilassati. Piano piano arrivi su e poi scendi in Val d’Ayas e ti riposi. Stai andando alla grande, non preoccuparti.”
Piano piano arrivo al col Pinter. Scendo a Champoluc e non appena entro nella base vita non chiedo nemmeno un the o un piatto di minestra. Chiedo direttamente il letto. Ci sono dei tappetini da yoga con le coperte. Ottimi. Mi stendo e dormo come un sasso per mezz’ora. Poi mi alzo. Zuppa e via! E sono di nuovo io!
Riparto. Stradina noiosa fino a Saint Jaques e poi su verso il Grand Tournalin. I piedi sono sempre più gonfi e faccio davvero fatica a camminare. Salgo con il 47 slacciato. In un torrente li immergo nell’acqua. Funziona! Un po’ si sgonfiano e scopro che questo trucco mi dà almeno un’ora di autonomia. Devo però stare molto attento ad asciugare o rischio vesciche. Di nuovo molto bene in salita dove mi ritrovo a superare ancora molte persone. Poi in discesa puntualmente mi risuperano tutti. Io di solito mi difendo in discesa ma ho i piedi così gonfi che non riesco proprio a scendere. Passiamo dal bellissimo borgo di Cheneil e poi base vita a Valtournanche. Mangio e riparto quasi subito per il Barmasse. Scelta molto saggia. Al Barmasse non c’è nessuno e ho la stanza singola! Mi butto giù un’oretta ma dormo poco. I piedi sono gonfissimi e mi si stringono dentro i calzini e le calze compressive. Per fortuna a Valtournanche avevo preso un paio di calzini in più. Dei calzini vecchi e un po’ lenti che di fatto non uso mai ma che in questo caso cascano a fagiolo. Tolgo le calze compressive e i calzini stretti e da qui in avanti andrò solo con questo paio di vecchi calzini lenti.

Riparto. Pioviggina ma la notte passa abbastanza bene. Un saliscendi continuo ma con ottimi sentieri. Arrivo al Magià dove mi fermo solo pochi minuti e poi proseguo per il Cuney. Al Cuney arrivo alle 3 di notte. Pensare che io qui al Cuney ci ho fatto la stagione nel 2001! Dormo un’oretta nella stanza sopra e poi riparto. Fuori fa freddo e l’essermi fermato mi rallenta un po’. Ma dopo un po’ ritrovo il mio ritmo e sono contento. L’alba alla finestra di Tzan è bellissima. Bella discesa verso Oyace con ennesima pausa al fiume per sgonfiare i piedi.
Arrivo a Oyace verso le 10 del mattino. Mangio un po’ e poi riparto. Il sentiero è bello ripido e dopo poco mi rendo conto che sto faticando più del dovuto. Ma soprattutto non riesco a tenere gli occhi aperti. Non sto in piedi. Non mi era mai successo ma proprio non riesco a tenere gli occhi aperti. Ad un certo punto noto un piccolo spiazzo a bordo sentiero e mi stendo. Provo a mettere la sveglia sull’orologio ma questo richiede tre passaggi e io mi addormento al secondo…
Sono secco su un prato per circa mezz’ora (dopo scoprirò che alcune persone mi sono passate a fianco e mi hanno anche chiamato ma io non ho risposto e che ero lì immobile “a quattro di spade”). Mi rialzo e non capisco nemmeno dove sono e cosa sto facendo. Poi piano piano riacquisisco lucidità e riparto. Ci metto un po’ a carburare ma poi innesco la marcia e vado su come un treno! Arrivo al colle in due ore! Quel pisolino a bordo sentiero mi ha fatto rinascere! E in un attimo sono giù a Ollomont! E sono di ottimo umore! Ho finalmente scoperto la magia dei pisolini! In base vita mi fermo poco, giusto il tempo del fisioterapista e di un po’ di minestra. Ma per la prima volta comincio a pensare che ce la posso fare. Ho un margine di un giorno sul tempo limite e ormai con 50 km all’arrivo può infiammarsi qualunque cosa. In un giorno e mezzo in qualche modo arrivo! Anzi. Sono addirittura in vantaggio sulle 120 ore!
Solita pausa dal fisioterapista e poi su verso lo Champillon dove c’è un’accoglienza da stadio! Anche qui mi fermo poco. Il passo è poco sopra. La discesa è breve e poi inizia un eterno stradello noiosissimo. Vado a buon passo ma è davvero noioso. E ho sonno. E piove. Vorrei arrivare a Bosses per dormire ma è davvero lontano.
Quando arrivo a Bosses mi rendo conto di un dramma. Il mio compagno di viaggio Scotty (uno scoiattolino di peluche che ho sempre appeso allo zaino e che è sempre con me ovunque nel mondo) si è staccato. Sono abbastanza disperato. Sono ormai 20 anni che è con me ovunque. Ma non posso farci nulla. Vado a dormire ma la stanza è una specie di cantina con un tizio che prima russa come un trattore e poi si mette a fare lo zaino con tanto di luce accesa. Mi innervosisco e mi alzo per ripartire. Appena esco il mio orologio si ferma e va in palla. Rotto. Non ho più il mio portafortuna e iniziano le sfighe.
Parto verso il Frassati. Piove forte e c’è nebbia. Non si vede nulla. Entro in modalità sopravvivenza e avanzo molto bene. Concentrato e attento. In un paio di ore raggiungo il Frassati. So benissimo che devo ripartire subito. Con questo tempo se mi fermo è un casino. Per ora non ho freddo per nulla. Sono ancora con la maglietta sotto la giacca e senza guanti né cappello, ma se mi fermo nel rifugio è la fine. Entro per timbrare e sono già pronto a uscire quando la guida mi ferma. Gara sospesa fino a che non migliora un po’. Lì per lì mi girano le scatole ma mi rendo conto che è una decisione saggia. Sta piovendo davvero forte e dopo 115 ore la lucidità è quella che è e anche una banale scivolata può diventare pericolosa. Aspetto pazientemente. Ma nel frattempo mi prende sonno. Allora decido di andare a dormire e dico ai volontari di svegliarmi quando si può partire. Alle 7 mi sveglio da solo. I volontari si erano dimenticati di me…
Esco un po’ demoralizzato ma la gamba in salita va ancora benissimo e in 20 minuti sono al Malatrà. Delle due ore perse non me ne frega molto. Le 120 ore erano un obiettivo mio e io so che le avevo (avevo 7 ore di tempo dal Frassati), delle 20-30 posizioni perse me ne frega ancora meno. Ma due cose. La prima è che mi è sembrato di perdere un po’ il “flow” della gara. E la seconda è che arriverò da solo e lontano da tutti quelli con cui ho condiviso il viaggio, che arriveranno un paio di ore prima di me.
Oramai senza un vero obbiettivo né di tempo né di posizione scendo giù con calma e con molto dolore ai piedi. Il blocco al Frassati e la perdita del mio compago di viaggio mi hanno un po’ demoralizzato.
Ma la mia demoralizzazione passa in un baleno quando, con le ultime energie residue, corro per le strade del centro di Courmayeur tra centinaia di persone che mi applaudono!
Taglio il traguardo visibilmente emozionato alla conclusione di una delle più belle esperienze della mia vita. Un viaggio durato cinque giorni in un posto magico tra gente magica! Come detto già da qualcuno qui nel forum il TOR ti entra dentro. Se io potessi trovare la soluzione ai piedi gonfi (magari poi faccio un post per dare/chiedere consigli) vi dico che ripartirei domani! Il pensiero “questo è il mio ultimo TOR” lo ho avuto solo verso Donnas. Per il resto, dalle caviglie in su, ho sempre e solo goduto! Mi sono divertito, sono stato bene, ho sofferto (ma lo facciamo per quello no?!), ho riso tanto, ho sognato.

Finale a sorpresa. Ho passato tutto il sabato a chiamare ovunque per sentire se qualcuno avesse per caso trovato uno scoiattolo di peluche ma nulla. Domenica alla premiazione mi raggiunge Andy, il ragazzo inglese con cui ho condiviso molti tratti, e mi riconsegna Scotty! Lo ha trovato in mezzo al sentiero e si è ricordato che era mio! :D
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grantuking Utente donatore Donatore
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Re: Tor Des Geants - Courmayeur (AO) - 08-17/09/2023

Messaggio da grantuking »

Finale da brividi con il ritrovamento di Scotty.
Sei stato un grande, sei diventato meritatamente un Gigante.

Ancora complimenti e grazie per aver condiviso la tua esperienza.
21km 1:33:34 ('18) - 30km 2:45:41 ('16) - 42km 3:27:40 ('19) - 50km 4:57:44 ('19) - 100km 13:20:10 ('19) Finisher: 11 Ultra - 24 Maratone - 50 di Romagna - Pistoia Abetone - Passatore - GTC55 - UMF - LUT

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