Run Iceland - 6-13 Settembre 2015 - Islanda
Moderatori: franchino, runmarco, deuterio, Evuelledi
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milo1973
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Re: Run Iceland - 6-13 Settembre 2015 - Islanda
Grande Stevec!

"...Since I was born I started to decay..."
PB 5k 20' 06" (allenamento Torino, 16-02-2013)
PB 10k 41' 50" TuttaDritta (Torino) 2013
PB 21k 1h 31' 31" Mezza del Castello (Vittuone) 2016
PB 42k 3h 19' 2" Turin Marathon 2013
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titti74
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Re: Run Iceland - 6-13 Settembre 2015 - Islanda
stevec, l'esperienza deve essere stata incredibile. e tu scrivi splendidamente. Grazie per la condivisione... .
Chi ha un perché abbastanza forte può superare qualsiasi come
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CasalingaDisp
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Re: Run Iceland - 6-13 Settembre 2015 - Islanda
bellissimo!
una grande esperienza
avanti con l'ultima parte ... thanks
una grande esperienza
avanti con l'ultima parte ... thanks
Se esistesse veramente la costituzione robusta perché nei campi di concentramento tutti erano scheletrici? [Albanesi]
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Miro 69
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Re: Run Iceland - 6-13 Settembre 2015 - Islanda
grande Steve !

21,097 Km -1h56'07"-Garda Trentino HM 2013
29 Km -2h57'18"- Corsa del Principe 2017
42,195 Km - 4h29'36"- XXI Maratona di Ravenna 2019
Ho letto di cose giĂ vissute e pensato di cose giĂ scritte.
Miro
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MarcelloS.
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Re: Run Iceland - 6-13 Settembre 2015 - Islanda
Ottimo lo Steve/bis!

PB:
21K:1:22:50('11) - 42K:2:59:49('12)
100K:8:57:38('18) - 6h:70,942*('20) *no Fidal
12h:121,724 km('16): 1° 12h Reggio Em.
24h:200,920 km('17)
Backyard:31h - 207,8 km('23)
9 Colli Finisher 202 km ('18, '19)
Maratone:22+1eco - Ultra:115 (2 ritiri)
21K:1:22:50('11) - 42K:2:59:49('12)
100K:8:57:38('18) - 6h:70,942*('20) *no Fidal
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Lord_Phil
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Re: Run Iceland - 6-13 Settembre 2015 - Islanda
Eccezionale!
O bisogna fare 3x2= sesto!?
Ma è il terzo o il secondo?Stevec76 ha scritto: avrebbe dovuto regalarci una vista mozzafiato sul terzo secondo ghiacciaio più grande d’Europa. Teoricamente.
O bisogna fare 3x2= sesto!?
100 12”62 200 25”45 400 57”10 800 2'18" - 2'52
1000 3'04” 1500 4'55" - 3'16
3km 10'39" - 3'33" 5km 18'25" - 3'41
10km 38'22" - 3'50" 21km 1h25'32" - 4'02
42km 3h35'58" - 5'07
1000 3'04” 1500 4'55" - 3'16
3km 10'39" - 3'33" 5km 18'25" - 3'41
10km 38'22" - 3'50" 21km 1h25'32" - 4'02
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Barbara
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Re: Run Iceland - 6-13 Settembre 2015 - Islanda
Bellissimo Steve!!!

"When you run on the earth and run with the earth, you can run forever."
"Ci sarà forse un giorno in cui mollare, ma di certo non è oggi."
"Come nella vita...mai mollare ne avere troppa fretta." - Miro 69
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stevec76
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Re: Run Iceland - 6-13 Settembre 2015 - Islanda
Parte 3 – 20 Euro
Murakami diceva che le gare non si misurano in km ma in possibilità . Che tipo di possibilità ? La possibilità di farcela. Di farcela a finirla, di farcela a vincere, di farcela ad arrivare fino in fondo, di farcela a non scoppiare. Di farcela, insomma. La fatica è una realtà inevitabile, mentre la possibilità di farcela o meno è a esclusiva discrezione di ogni individuo. E questo l’ho capito sulla mia pelle, l’ho fatto mio, il giorno della maratona. La quarta, temibile tappa della RunIceland.
Lo dico subito così mi tolgo il dente: sì, ero teso. Anzi, ero molto teso. La sera prima non ho dormito quasi per nulla. Nervoso? Anche. Mai fatti 42 km di fila in vita mia tantomeno dopo tre gare in tre giorni consecutivi. In parole povere, mi stavo cagando addosso.
E questo lo hanno capito tutti: lo ha capito Consuelo che mi ha sopportato per tutta la sera precedente. Lo ha capito lo SqualoMatto che si è offerto di prestarmi qualsiasi cosa mi mancasse tirandolo fuori dal suo zaino senza fondo. E lo ha capito Sabina che, alla mia ennesima richiesta di “partiamo insieme, facciamola assieme, non lasciarmi solo” mi ha offerta un pugno di granaglia da sgranocchiare dicendomi di non pensarci troppo
.
La tappa del giorno prima doveva essere, nelle declaratorie degli organizzatori, una tappa defaticante, una “10km piatta e veloce”. Dopo il microclima della tappa di montagna, fanculo anche alla 10km “piatta e veloce”: di piatto c’erano solo i 5 km che ti sei fatto affondando le gambe fino al polpaccio nella sabbia nera più bastarda. Velocissimo, invece, è stato comprendere che anche stavolta dovevi farti un culo quadro per contrastare orde di svizzeri tedeschi, spagnoli e olandesi che sgomitavano per strapparti il settimo posto in classifica generale che, fino a quel momento, ti eri conquistato tanto faticosamente. Ma questa è un’altra storia.
Oggi c’e’ la maratona, minkia.
Oggi c’e’ la maratona e, tanto per cambiare, ci saranno 3 gradi, un vento fortissimo e,soprattutto, hanno di nuovo acceso le lance a pressione per lavare la macchina e continuano a puntarla sulla tua faccia e su quella di altri 59 pazzi scatenati che so ritrovano in mezzo al vuoto cosmico, pronti per correre 42 km.
Sabi, mi raccomando, partiamo assieme, non mi lasciare. Dani, in bocca al lupo. Consuelo fatti dare un bacio, potrebbe essere l’ultimo. E’ stato bello conoscerti, canadese fortissimo. Fratellanza pre-partenza, in poche parole.
Ok, si parte. E inizi a correre. Parti dal fondo come il primo giorno di scuola cerchi l’ultimo banco. Come il primo giorno di scuola non sai nulla, non conosci nulla e allora guardi tutto in silenzio e ti accorgi di quanto è nero il cuore dell’Islanda, di quanto è cattivo il cielo dell’Islanda, di quanto è cattiva l’Islanda quando vuole. Non è un cattivo malvagio ma un qualcosa di diverso un qualcosa di spietato, che non ti lascia scampo, che ti sbatte a muro e ti costringe a guardarti dentro senza mezzi termini, senza inibizioni, senza prese per il culo. E senza prese per il culo corri, l’orologio continua a fare bip ad ogni km ma non sai né quanti ne hai fatti né quanta salita hai fatto. Sai solo che non senti freddo, che il vento, l’acqua gelida e tutto il resto fa parte del gioco.
E continui a giocare. Dietro di te senti solo il respiro di qualcuno che ti sta ad un passo. E’ Sabina, pensi. Ti sta dietro come ti aveva promesso, come aveva promesso non ti fa fare la gara da solo. Grazie Sabi.
Arrivate al guado di un fiume e non hai esitazioni: giù forte nell’acqua gelida fino al ginocchio. E ti scappa un sorriso. Anzi, inizi a ridere perché ti senti davvero un bambino. In quel momento ti senti un bambino che gioca con l’acqua e che si tuffa nelle pozzanghere (Titti, questa è per te
).
Come un bambino ti giri a guardare chi ti guarda, ti giri cercando di condividere questa sensazione con chi ti sta accanto. Ti giri e “Sabi, ma quanto è fredda?”. Sgomento, ti accorgi che chi ti ha seguito per più di un’ora non era Sabina ma lo svizzero francese
. Non ti ha mollato un attimo. Lo svizzero francese.
Freddo, freddo. Le gambe bagnate non aiutano. Anzi. Il marrone del pulmino che segna il passaggio alla mezza ma che, soprattutto, porta con sè del the caldo, si mimetizza con il nero cangiante del paesaggio. Ti fermi, bevi, baci tua moglie
, riparti.
2 ore precise per la mezza. Quanti ne saranno già passati? Boh. In lontananza vedi il rosso dell’antivento di Massimo che arranca in un sentiero che sale, sale, sale. Minkia quanto sale. Devo arrivare lì?
Nel frattempo ha smesso di piovere, non sembra neanche vero. Iniziano a vedersi i primi raggi di sole. Finalmente. Quanta acqua abbiamo preso, pensi. 32 km. 32km di acqua, freddo e gelo. 32 km e, tutto sommato sto bene. Non lo avrei detto. Che storia, quasi quasi accelero.
Che stupido.
La luce si è spenta di lì a poco: dopo un paio di km di salite, ha smesso di piovere e fare freddo di fuori ed è iniziato il gelo dentro di me. Gambe dure, stanchezza spossante. Non ce la faccio più. Adesso mollo.
Apro lo zaino per prendere l’ultimo gel che mi era rimasto, lo afferro e sento fra le dita un pezzo di carta che cade per terra. Mi fermo lo raccolgo. Non era un pezzo di carta: erano 20 euro. 20 euro che avevo messo nello zaino non so quanto tempo fa per non so quale gara. Rimetto i 20 euro nella tasca dello zaino mentre apro il gel. Fanno sempre comodo 20 euro, potrebbero servirmi nella prossima gara, non si sa mai.
Aspetta un momento, però. Tu quei 20 euro li hai sempre avuti lì, nello zaino. Sono sempre stati lì solo che tu non lo sapevi. Quindi se in quel momento ti fossero serviti 20 euro, pur avendoli materialmente con te, non li avresti utilizzati perché eri convinto di non averli. E invece li avevi. E’ una questione mentale. Hai materialmente una cosa ma sei convinto di non averla o, peggio ancora, non sai di averla. E non la usi. Come le energie. Adesso sei convinto che non ne hai più o non sai ancora di averne e ti sto buttando via, ti stai arrendendo. E Sbagli. Perché ne hai ancora, basta solo sapere di averne ancora.
Click. Accesa la lampadina. Luce. Buio sparito.
Riprendi a correre, sali, raggiungi prima il tizio con l’antivento rosso poi lo svizzero tedesco. Li superi entrambi. Arrivi al lago glaciale del cratere vulcanico che sei ad un passo dallo svizzero francese che si è finto Sabina per più di un’ora, lo segui come lui ha fatto con te e non lo molli un attimo.
Arrivi al traguardo e ti siedi a guardare le pozze di acqua calda che fumano in mezzo alle montagne nere.
Ce l’hai fatta a finire la maratona ma non a prendere lo svizzero francese che arriva 10 secondi prima di te: ottavo assoluto anche stavolta.
Quattro ore e quattro minuti che alla fine sono trascorsi in fretta, troppo in fretta.
Quattro ore e quattro minuti che però mi hanno fatto dire mille volte grazie: grazie per aver visto il coraggio negli occhi quasi ciechi di Claire
, grazie per aver capito quanto era forte quel canadese e quanto erano buffi i pantalonibuffi di sua moglie Calzebizzarre
, grazie per lo zaino di Daniele e per il suo altruismo
, grazie per l'allegria di Sabina, per le sue granaglie e per essere quella che è sempre
, grazie per l'amore di Consuelo che per l'ennesima volta mi sta accanto incondizionatamente
, grazie per aver parlato quella volta a quel raduno forumendolo con Milo e Tordg che mi hanno detto "vai in Islanda che è una figata"
Adesso vado, che devo mettere 20 euro nello zaino per la prossima gara
Murakami diceva che le gare non si misurano in km ma in possibilità . Che tipo di possibilità ? La possibilità di farcela. Di farcela a finirla, di farcela a vincere, di farcela ad arrivare fino in fondo, di farcela a non scoppiare. Di farcela, insomma. La fatica è una realtà inevitabile, mentre la possibilità di farcela o meno è a esclusiva discrezione di ogni individuo. E questo l’ho capito sulla mia pelle, l’ho fatto mio, il giorno della maratona. La quarta, temibile tappa della RunIceland.
Lo dico subito così mi tolgo il dente: sì, ero teso. Anzi, ero molto teso. La sera prima non ho dormito quasi per nulla. Nervoso? Anche. Mai fatti 42 km di fila in vita mia tantomeno dopo tre gare in tre giorni consecutivi. In parole povere, mi stavo cagando addosso.
E questo lo hanno capito tutti: lo ha capito Consuelo che mi ha sopportato per tutta la sera precedente. Lo ha capito lo SqualoMatto che si è offerto di prestarmi qualsiasi cosa mi mancasse tirandolo fuori dal suo zaino senza fondo. E lo ha capito Sabina che, alla mia ennesima richiesta di “partiamo insieme, facciamola assieme, non lasciarmi solo” mi ha offerta un pugno di granaglia da sgranocchiare dicendomi di non pensarci troppo
La tappa del giorno prima doveva essere, nelle declaratorie degli organizzatori, una tappa defaticante, una “10km piatta e veloce”. Dopo il microclima della tappa di montagna, fanculo anche alla 10km “piatta e veloce”: di piatto c’erano solo i 5 km che ti sei fatto affondando le gambe fino al polpaccio nella sabbia nera più bastarda. Velocissimo, invece, è stato comprendere che anche stavolta dovevi farti un culo quadro per contrastare orde di svizzeri tedeschi, spagnoli e olandesi che sgomitavano per strapparti il settimo posto in classifica generale che, fino a quel momento, ti eri conquistato tanto faticosamente. Ma questa è un’altra storia.
Oggi c’e’ la maratona, minkia.
Oggi c’e’ la maratona e, tanto per cambiare, ci saranno 3 gradi, un vento fortissimo e,soprattutto, hanno di nuovo acceso le lance a pressione per lavare la macchina e continuano a puntarla sulla tua faccia e su quella di altri 59 pazzi scatenati che so ritrovano in mezzo al vuoto cosmico, pronti per correre 42 km.
Sabi, mi raccomando, partiamo assieme, non mi lasciare. Dani, in bocca al lupo. Consuelo fatti dare un bacio, potrebbe essere l’ultimo. E’ stato bello conoscerti, canadese fortissimo. Fratellanza pre-partenza, in poche parole.
Ok, si parte. E inizi a correre. Parti dal fondo come il primo giorno di scuola cerchi l’ultimo banco. Come il primo giorno di scuola non sai nulla, non conosci nulla e allora guardi tutto in silenzio e ti accorgi di quanto è nero il cuore dell’Islanda, di quanto è cattivo il cielo dell’Islanda, di quanto è cattiva l’Islanda quando vuole. Non è un cattivo malvagio ma un qualcosa di diverso un qualcosa di spietato, che non ti lascia scampo, che ti sbatte a muro e ti costringe a guardarti dentro senza mezzi termini, senza inibizioni, senza prese per il culo. E senza prese per il culo corri, l’orologio continua a fare bip ad ogni km ma non sai né quanti ne hai fatti né quanta salita hai fatto. Sai solo che non senti freddo, che il vento, l’acqua gelida e tutto il resto fa parte del gioco.
E continui a giocare. Dietro di te senti solo il respiro di qualcuno che ti sta ad un passo. E’ Sabina, pensi. Ti sta dietro come ti aveva promesso, come aveva promesso non ti fa fare la gara da solo. Grazie Sabi.
Arrivate al guado di un fiume e non hai esitazioni: giù forte nell’acqua gelida fino al ginocchio. E ti scappa un sorriso. Anzi, inizi a ridere perché ti senti davvero un bambino. In quel momento ti senti un bambino che gioca con l’acqua e che si tuffa nelle pozzanghere (Titti, questa è per te
Come un bambino ti giri a guardare chi ti guarda, ti giri cercando di condividere questa sensazione con chi ti sta accanto. Ti giri e “Sabi, ma quanto è fredda?”. Sgomento, ti accorgi che chi ti ha seguito per più di un’ora non era Sabina ma lo svizzero francese
Freddo, freddo. Le gambe bagnate non aiutano. Anzi. Il marrone del pulmino che segna il passaggio alla mezza ma che, soprattutto, porta con sè del the caldo, si mimetizza con il nero cangiante del paesaggio. Ti fermi, bevi, baci tua moglie
2 ore precise per la mezza. Quanti ne saranno già passati? Boh. In lontananza vedi il rosso dell’antivento di Massimo che arranca in un sentiero che sale, sale, sale. Minkia quanto sale. Devo arrivare lì?
Nel frattempo ha smesso di piovere, non sembra neanche vero. Iniziano a vedersi i primi raggi di sole. Finalmente. Quanta acqua abbiamo preso, pensi. 32 km. 32km di acqua, freddo e gelo. 32 km e, tutto sommato sto bene. Non lo avrei detto. Che storia, quasi quasi accelero.
Che stupido.
La luce si è spenta di lì a poco: dopo un paio di km di salite, ha smesso di piovere e fare freddo di fuori ed è iniziato il gelo dentro di me. Gambe dure, stanchezza spossante. Non ce la faccio più. Adesso mollo.
Apro lo zaino per prendere l’ultimo gel che mi era rimasto, lo afferro e sento fra le dita un pezzo di carta che cade per terra. Mi fermo lo raccolgo. Non era un pezzo di carta: erano 20 euro. 20 euro che avevo messo nello zaino non so quanto tempo fa per non so quale gara. Rimetto i 20 euro nella tasca dello zaino mentre apro il gel. Fanno sempre comodo 20 euro, potrebbero servirmi nella prossima gara, non si sa mai.
Aspetta un momento, però. Tu quei 20 euro li hai sempre avuti lì, nello zaino. Sono sempre stati lì solo che tu non lo sapevi. Quindi se in quel momento ti fossero serviti 20 euro, pur avendoli materialmente con te, non li avresti utilizzati perché eri convinto di non averli. E invece li avevi. E’ una questione mentale. Hai materialmente una cosa ma sei convinto di non averla o, peggio ancora, non sai di averla. E non la usi. Come le energie. Adesso sei convinto che non ne hai più o non sai ancora di averne e ti sto buttando via, ti stai arrendendo. E Sbagli. Perché ne hai ancora, basta solo sapere di averne ancora.
Click. Accesa la lampadina. Luce. Buio sparito.
Riprendi a correre, sali, raggiungi prima il tizio con l’antivento rosso poi lo svizzero tedesco. Li superi entrambi. Arrivi al lago glaciale del cratere vulcanico che sei ad un passo dallo svizzero francese che si è finto Sabina per più di un’ora, lo segui come lui ha fatto con te e non lo molli un attimo.
Arrivi al traguardo e ti siedi a guardare le pozze di acqua calda che fumano in mezzo alle montagne nere.
Ce l’hai fatta a finire la maratona ma non a prendere lo svizzero francese che arriva 10 secondi prima di te: ottavo assoluto anche stavolta.
Quattro ore e quattro minuti che alla fine sono trascorsi in fretta, troppo in fretta.
Quattro ore e quattro minuti che però mi hanno fatto dire mille volte grazie: grazie per aver visto il coraggio negli occhi quasi ciechi di Claire
Adesso vado, che devo mettere 20 euro nello zaino per la prossima gara
Stay hungry, Stay foolish
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StePo8
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Re: Run Iceland - 6-13 Settembre 2015 - Islanda
... i secondi persi all'inizio, sono minuti guadagnati alla fine...
43 Maratone: LMM 3h13' , Six Stars Finisher

IM Emilia Romagna x2 - IM Zurigo - IM Hamburg 2023
43 Maratone: LMM 3h13' , Six Stars Finisher
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stevec76
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