Due corse, seppur una sia stata piuttosto lunga, non possono certo bastare per valutare una scarpa così complessa e soprattutto alcuni suoi aspetti che solo tempo e km percorsi assieme potranno definire.
Ma comunque sono più che sufficienti per riportare varie impressioni e giudizi, alcuni credo già definitivi.
Giovedi ho approfittato di un giorno di ferie e di un buon clima e mi sono infilato le Invincible Run arrivate 48 ore prima per fare un collinare di 24,3 km di fondo lento sostenuto (con qualche variazione di ritmo), uscito a 4'43" di media (range di ritmo da 4'/km a 5'/km, FC media 143, FCmax 158, cadenza media 178 passi/min, cadenza massima 190 passi/min)
Le ho dunque testate da zero, senza alcun adattamento, su un bel chilometraggio (tanto per far capire loro da subito l'aria che tirerà

) e con un percorso decisamente misto fatto di ciclabili dritte come un fuso, salite lunghe, strappetti bastardi, una discesa lunga e qualche discesina, qualche curva secca, un pizzico di sterrato e pavè, tanto asfalto.
Ieri invece un classico lento da 14 km con salita finale, chiuso a 4'54" di media e FC media 137, cadenza media 177.
Insomma due tipi di corse che dovrebbero essere il pane quotidiano per le Invincible Run.
Estetica e finiture:
Molto particolare, massiccia ma con varie finezze, in ogni caso più che carina in questa colorazione e pure sincera, nel senso che la scarpa dice quasi tutto già dal suo aspetto.
A colpire da subito è la esuberante zona tallonare, con volumi incredibili di schiuma e parecchie sovrapposizioni/imbottiture su conchiglia e collare, oltre al vistoso stabilizzatore plastico che tiene a bada lo ZoomX.
Ecco, lo ZoomX, l'assoluto protagonista della Invincible: in buona sostanza, una colossale meringa sporgente che al tatto si rivela il solito marshmallow.
La tomaia si presenta bene, robusta ed esteticamente assai gradevole; non è elastica né particolarmente morbida ma è ben costruita. E' un flyknit diverso dal solito, più da vera A3, l'ennesima incarnazione di una idea progettuale di enorme qualità.
Complessivamente, materiali e finiture trasmettono sensazioni di robustezza e cura, risultando adeguati anche al prezzo molto alto.
Alla mia bilancia elettronica il peso di un US 9,5 (43 EU) è di 290 grammi (buono!)
Calzata:
L'accesso del piede non è velocissimo come in una Zoom Fly 2 o 3 (calzini di diversa fattura, ma sempre calzini), ma quando il piede è dentro la scarpa si sente ben accolto, senza costrizioni e bordi avvertibili.
La pianta larga per gli standard Nike e la zona dita ampia si sommano a una zona mesopiede più precisa che garantisce una buona presa, priva di scivolamenti. La zona tallonare è ottima, perfettamente dimensionata e senza pressioni inutili anche per tendini d'achille malmostosi come i miei.
La scarpa è indubbiamente TRUE TO SIZE, quindi il vostro solito numero Nike è quello giusto.
La soletta (che non riporta il marchio Ortholite ma che sembra ortholite) è più sottile del solito ed è posata direttamente sull'intersuola ZoomX, senza la solita pellicola rigida che separa upper e intersuola. E' dunque volontà precisa di Nike di avvicinare più possibile il piede alla sua pregiata schiuma Pebax chiamata ZoomX.
E il risultato è che già nel muovere qualche passo si avverte una incredibile morbidezza e un rimbalzo da tappeto elastico.
La calzata a freddo dunque mi soddisfa, ma come sarà in corsa? Ne parlerò più avanti.
Adesso veniamo al primo difetto: i lacci, che sono DAVVERO TROPPO CORTI.
Per fare il secondo nodo (riuscendoci al limite) bisogna impegnarsi, stringendo bene la scarpa per non perdere neppure mezzo cm, anche perchè i lacci piatti sono abbastanza grossi e complicano l'operazione. Servivano almeno 3 cm in più a laccio. Assurdo che in casa Nike nel 2021 si facciano ancora errori stupidi così.
In corsa: sensazioni, cushioning, prestazioni
Giovedì mi avvio trotterellando per 4 km poco sotto i 5/km e quasi subito mi sorprendo a pensare che la corsa è assai strana: attenzione, io amo la corsa morbida, adoro un bel cushioning accomodante, gommoso, vizioso. Però qui, nella Invincible, mi sembra persino eccessivo, perchè la zona tallonare è davvero ingombrante, tocca sempre il suolo, è troppo presente anche per uno come me che appoggia molto di mesopiede, al punto che mi pare di calzare una scarpa drop 15, oltre che tacco 15.
In realtà, la sensazione complessiva non è negativa, perchè c'è una meravigliosa culla che protegge i miei piedi dagli urti e che mi fa rimbalzare come un bimbo gioioso, ma sicuramente sento il mio consueto gesto risultare un po' strano, forzato dai particolari volumi e materiali delle scarpe.
Col passare dei km la sensazione di stranezza cala e comincio a godermi di più questo colossale canotto di Nike che in realtà è una indistruttibile nave da crociera per il nostro mare annuale di chilometri.
Km dopo km capisci che con le Invincible nessun luogo è lontano, come scriveva Richard Bach, perché quel cuscino di pebax sotto le tue caviglie smorza talmente tanto l'asfalto da farti sembrare di correre sempre sull'erba.
L'ammortizzazione ha la stessa consistenza dolcissima sia sotto i metatarsi che sotto i talloni, e funziona alla grande anche buttandoti già per una discesa a rotta di collo e di menischi.
Lo ribadisco ancora una volta: scordatevi ogni altra scarpa morbida, scordatevi ogni altra definizione di impatto ipermorbido e squishy: la Nike ZoomX Invincible Run è la scarpa più
sofficiosa di sempre, fa dell'eccesso un'opera d'arte, non ha proprio mezze misure, insomma è la versione calzaturiera di Jordan Carver, se proprio non capite cosa intendo.
https://citynews-napolitoday.stgy.ovh/~ ... er-x-5.jpg
Altra cosa evidente:
La Invincible Run non è nata per spingere, ma se tu glielo proponessi non sarebbe affatto contraria.
Bisogna solo chiarire un aspetto fondamentale: lo ZoomX resta un materiale estremamente elastico che restituisce tutto quello che gli imprimi a forza.
Quindi, se si sa valutare bene una scarpa, si capirà subito che - pur affondando assai - l'intersuola non è morta, anzi, è piuttosto brillante. Solo che c'è un ma, un MA grosso che per molti runners può fare la differenza.
Nelle Nike Vaporfly (best shoes ever), l'incredibile morbidezza/elasticità dello ZoomX si somma alla piastra in carbonio, e questa combo fa si che la risposta a compressione dello ZoomX sia trasmesso in avanti grazie alla leva della piastra rigida che sfrutta sia l'impatto al suolo col mesopiede che la rullata del piede se si appoggia di tallone pieno. Ecco dunque che sia la leva della piastra sia il rimbalzo dello ZoomX vanno nella stessa direzione, ovvero in avanti, tanto più quando maggiore è la forza di spinta data dal runner. In ogni caso, qualsiasi runner, anche lento, avverte un maggior rendimento della propria corsa usando le Vaporfly.
Qui, nella Invincible, invece, non c'è la piastra. Alla scarpa manca dunque la sua spinta (effetto leva) e l'effetto trascinante che la piastra esegue sul ritorno di rimbalzo della schiuma ZoomX. Quindi il rimbalzo di risposta dello Zoomx alla pressione dei nostro piedi sul terreno non va in avanti ma tendenzialmente è più verticale, più verso l'alto. E meno si spinge, e più il rimbalzo è verso l'alto e non verso l'avanti. Ecco perchè la scarpa può dare a qualcuno l'impressione di non essere efficace dal punto di vista dinamico. Se vai piano e appoggi dunque con poca/pochissima spinta, ti senti affondare di più e rimbalzare verso l'alto. Il tutto è assai rassicurante per le articolazioni e anche divertente (per chi apprezza la morbidezza). ma può anche dare l'idea di essere "fermi", poco efficaci, di aver bisogno di spingere di più per muoversi in avanti, di far in buona sostanza più fatica per accelerare o tenere un ritmo impegnativo.
Non è proprio così, ma a una condizione: capito questo concetto e quindi il carattere della scarpa, bisogna assecondarla diversamente, o meglio piegarla un pochino ai nostri voleri: se si spinge cercando la postura migliore (bisognerebbe cercarla sempre e comunque, a prescindere dalle scarpe usate, ma vabbé

) inclinandosi leggermente in avanti come da manuale e appoggiando quindi di più sull'avampiede/mesopiede evitando di impattare pienamente sul colossale rilievo himalayano di ZoomX tallonare, si noterà che in effetti la scarpa è bella reattiva grazie alla risposta della schiuma e alla forma rocker; l'impatto dei metatarsi al suolo resta assai morbido e protetto ma anche dinamico grazie al pop della scarpa, e il tutto si traduce in una buona resa di corsa costante, perfetta ad esempio per fare in tutta sicurezza quei bei medioni da 12-15 -18 km che per noi amatori sono lavori qualitativi tanto quanto le ripetute veloci, forse anche più importanti e produttivi in termini di risultati agonistici.
Insomma, le Invincible Run non saranno MAI le scarpe migliori per fare lavori veloci come ripetute brevi o comunque ripetute corse a tutta; sono troppo larghe d'impronta, non leggere, e ingombranti al tallone per risultare adatte a ciò.
Ma sono sicuramente delle daily trainer che possono essere usate anche da atleti veloci, e possono certamente ricoprire il ruolo di scarpa unica d'allenamento per chi non ama avere la scarpiera piena di modelli.
Terza cosa evidente:
La stabilità non è una dote della Invincible Run. Se vi piace la scarpa morbida ma pronate o supinate o in curva vi cade facile la caviglia, andate su altre scarpe (come ad esempio la Nike Infinity React 2).
Qui, nonostante i gli accorgimenti presi da Nike, a causa dell'altissima pila di intersuola al tallone e della sua morbidezza abbiamo in curva una tenuta laterale del piede appena sufficiente, mentre sul dritto il sostegno dell'arco plantare è buono ma restano in gioco stack importanti e, per dire, se avete trovato la Asics Novablast instabile qui proprio naufragherete.
E' una scarpa per runners neutri, punto.
Ed è una scarpa per chi ama la scarpa molto morbida. Io vi ho avvisato.
Chiudo purtroppo con un problema. Problema grosso.
Dopo una decina di km della prima corsa il piede destro mi da un po' fastidio al centro del metatarso. Una sensazione di leggero bruciore, strano perchè ribadisco che il piede non è costretto, anzi, sta dentro comodo.
Dopo 15 km sento anche un bruciore (più forte) sul lato interno del piede destro, zona metatarso. All'arrivo tolgo la scarpa e ci trovo una vescica a bolla.
Il giorno dopo la buco per velocizzare la guarigione, ma alla seconda corsa (il lento da 14 km) torna a farmi male dopo pochi km e all'arrivo la vescica è ancor più grossa della prima volta.
Non capisco cosa possa causarla, sembra tutto ok nella zona della scarpa, ma succede. E sto leggendo adesso sul web che capita anche ad altri runners.
Questa cosa mi preoccupa assai.
La scarpa è incredibilmente comoda e ben fatta, una cosa davvero mai vista, ma se ferisce così facilmente il piede la vedo male, almeno per me.
Ho finito. Scusate le 2-3 parole.

59 anni, 1.77x67 kg. Scarpe: Nike Alphafly 3, Vaporfly 3, Vomero 18, Vomero Plus, Zegama 2; Salomon AeroGlide 3; Mizuno Neo Zen, Neo Vista 2.
P.B. Master 55: 5K= 18''39" | 10K= 38'26" | Mezza M.= 1h24'14" | Maratona= 2h59'36"