Correre veloce ma concentrato in un parco ormai buio, nessuno in giro se non pochi runners (le uniche persone con cui in quel momento senti di poter condividere qualcosa) è stato in quell’occasione un qualcosa di catartico. Il freddo pungente, il battere delle scarpette sul terreno, la respirazione impegnata ma mai affannosa, le gambe che dalla terza ripetuta iniziano a girare da sole, rabbia e tristezza che gradualmente lasciano il posto al sorriso, alla soddisfazione quando ti accorgi di riuscire a tenere un ritmo costante e di “averne ancora”.
Qualcosa di difficile da spiegare a chi non corre, è una sorta di “magia”. Nel tragitto verso casa non ero solo sereno e rilassato, provavo una strana sensazione, quasi di superiorità nei confronti della gente che vedevo per strada. Intendiamoci, solo una sensazione – però si tratta di un qualcosa che nient’altro era stato in grado di farmi provare.
Non sono proprio “sensazioni di oggi”, ma volevo lo stesso condividerle con voi, era da un po’ che necessitavo di raccontarle a qualcuno che non mi prendesse per pazzo
