gio63 ha scritto:Grazie per il passo riportato, parole molto belle che con la loro semplicità arrivano direttamente al cuore.
Io comunque stavo aspettando il resoconto della tua gara e penso che altri come me siano ansiosi di leggerlo: dai Marcello

Ach...obtorto collo...
Dal mio blog riesumato:
Fantastico pregara: c’è un’atmosfera goliardica di saluti, frizzi e lazzi che rende talmente piacevole l’attesa della partenza che quasi ce ne dimentichiamo [...]
Sono talmente fuori da ogni tensione agonistica che riesco ad inanellare una serie di pirlate degne del peggiore Fat, dulcis in fundo il lasciar dentro la sacca il marsupietto a braccio con dentro i gel integratori: vabbè, sfrutterò i ristori, oggi si corre
“minimal style”!
Pronti, attenti, via…si parte!
Le indicazioni del mio mentore
Alby su come approcciare questa maratona che in teoria dovrebbe essere un Lunghissimo preparatorio a Treviso sono state chiare: procedere ad andatura geriatrico per i primi 6 Km, dopo di che mettersi a 5’10” – 5’15” sino alla fine (questo dovrebbe proiettarmi verso un tempo finale di 3h 40’ / 3h 45’).
Fedele alla linea e regolare come un orologio svizzero attuo la tattica alla lettera: non è facile andare ad un’andatura più lenta di quello che senti naturalmente, eppure riesco ad impormi il ritmo da nonno come preventivato.
Al 6° km “finalmente” mi lascio andare ed inizio la mia gara, all’inseguimento dei pacer delle 3h 45, partiti insieme e poi chiaramente persi subito, visto la differenza di andatura: in breve supero i pacer delle 4h con la ferma intenzione di non rivederli più e nei pressi di Porta Vescovo scorgo degli altri palloncini...lì per lì resto un po’ basito:
“Possibile che siano già quelli delle 3h45’?”
Infatti non sono loro, ma la gang di Yogi con Michele (due amici blogger) che gli fa da personal pacer. Un pizzicotto sul culo di quest’ultimo mi sembra un ottimo gesto scaramantico: lui sembra non gradire ed i suoi inviti ad unirmi a loro suonano più come una minaccia che altro. Temendo ritorsioni fisiche continuo ad allontanarmi a passo svelto, abbassandomi pure i pantaloncini e mostrando un paio di slip in perfetto sincronismo cromatico con il resto dei miei colori (ehhh, quando uno è fashion inside…)
Al bivio che separa la mezza dalla maratona inizia il tratto che mi preoccupa di più, il Lungadige che porta a Parona e che da Parona riporta in città; al ritorno lo si percorre controvento ed assomiglia al Ponte della Libertà veneziano: della serie
“corri, corri, corri…e sei sempre lì”, ma testa bassa e pedalare arrivo senza traumi alla fine del tratto incriminato.
Al 30° Km mi affianco ad un
Corio in preda ai crampi da mal di pancia, resto al passo con lui per un po’, gli do qualche indicazione per un rapido rientro in albergo e a malincuore riparto a correre, che tira un’aria maledetta e non vorrei incorrere in un raffreddamento pure io.
35° Km: nessun segno di cedimento, continuo tranquillo e beato ricordando le parole di Trabucchi
“Se ti aspetti il muro, il muro arriva” e quindi non ci penso proprio e mi concentro nel godermi la corsa.
Ora percorro i tratti che uso come allenamento mattutino, mi sembra di giocare in casa e questo allevia la fatica che inizia a far capolino.
In zona San Zeno aggancio finalmente i pacer delle 3h 45’ e pian pianino me li lascio alle spalle.
L’ultimo chilometro è da apoteosi: sto volando incontro al mio nuovo PB conscio di aver condotto una gara esemplare e quando vedo il famoso tappeto finale mollo tutto, parto in progressione e vado ad afferrare la mia quarta medaglia da finisher.
Real time finale: 3h 42’ 30”, bella lì Fat!