Dal piazzale antistante la mia università, quando Berna concede una tregua dal suo grigiore, lo spettacolo delle Alpi bernesi è emozionante. Guardi quel bianco e ti dici “un giorno verro’ lassu’”. Poi quel giorno arriva, la sveglia suona alle 5.30, ti alzi con mal di testa e mal di gola e quasi non ne hai piu’ voglia. E’ la mia classica faringite/tonsillite, Mercoledi’ sono stato al campo di atletica con Alessia che per la prima volta si allenava con gli U12. Mi sono emozionato nel vederla divertirsi a lanciare giavellotti e provare i cambi per la staffetta, ero in maglietta a prendere freddo e vento ma l’idea di ripararmi all’interno nemmeno mi ha sfiorato. Penso che tutto sommato ho corso altre gare in condizioni analoghe e son sempre andate bene. Alla LMHM la sera prima ero davvero cotto ed il giorno dopo fu PB.
Alle 6.30 sono in treno con Paride, compagno di allenamenti, e prima delle 8 sono già a Interlaken. Ritiro il pettorale, do subito lo zaino da mandar su al trasporto borse (salvo poi ricordarmi di aver lasciato dentro le scarpe… e non vi dico la faccia degli addetti quando mi son fiondato su e mi son messo a scavare tra gli zaini). Poi mi cambio, metto maglietta e pantaloncini della squadra, manicotti ai polsi ed un antivento smanicato leggero legato alla cintura elastica che ho in vita per il gel. Un po’ di riscaldamento e ci avviamo verso la partenza.
Alle 8.50 sono già tutti li ad aspettare ma il fair play svizzero trionfa ancora una volta. Si sta molto larghi e dalla coda del plotone non abbiamo difficoltà a risalire in testa. Io mi fermo all’altezza del pacer delle 4h30’, saluto Paride che avanza ancora un po’, colpo di cannone e si parte.
I primi km sono pianeggianti, il pacer parte a 4’40”. Sto con loro un po’, poi decido di rallentare e seguire la mia strategia e mi defilo. Le sensazioni non sono buone, il mal di testa aumenta, sento che a 4’50” faccio piu’ fatica del dovuto. Inoltre viene fuori un bel sole e sudo molto. A 5 km prima pausa ristoro, mi fermo, bicchiere di acqua e poi sali. Dieci secondi ben spesi. In effetti dei 15 ristori lungo il percorso alla fine ne avro‘ saltati due o tre. Disidratazione, questa volta non mi avrai...
Il passaggio al decimo è sui 49.30, almeno un minuto in piu’ del previsto. Sono davvero giu’ di morale, sono oltre 20” piu’ lento del mio ritmo maratona e le gambe non girano, ho caldo, mi sento a disagio. Per liberarmi dei pensieri negativi definisco una volta e per tutte l’exit strategy. A Kleine Scheidegg devo andarci comunque a recuperare lo zaino, e poi ho moglie e bimbi che stanno andando su. Ci posso andare in treno sia da Lauterbrunnen al km 21 che da Wengen al km 30. Quindi intanto mi godo la gara, poi quando saro‘ in loco decidero‘.
Dal km 10 lo scenario cambia. Entriamo nella valle di Lauterbrunnen, si passa su sterrato ed iniziano i saliscendi (piu’ sali che scendi ovviamente, bisogna passare da quota 560 a 810). Paradossalmente dalla cosa traggo beneficio, assomiglia un po’ al mio bosco, so correrlo bene, inizio a superare (a casa scopriro’ che ero 1062.mo al decimo km e 558.mo al traguardo). Passiamo anche all’ombra e si sta decisamente meglio. Anzi, in alcuni tratti metto su manicotti ed antivento.
E' una trasformazione incredibile, non è solo superare, ho proprio un altro passo. Credevo di essere cotto ed invece ora sono al pieno delle forze. Misteri della corsa. Devo uscire spesso sull’erba dal sentiero per non restare intruppato. Qualche rallentamento, supero con grossa sorpresa un paio di gruppetti che addirittura camminano. Arrivo a Lauterbrunnen ed il morale è di nuovo su. Alla mezza passo in 1h49’, sono 4’ dietro la mia tabella di marcia. Non ci avevo piu' pensato al crono e tutto sommato mi importa poco. In effetti avevo un po’ sottovalutato questa parte in valle, quando parli della JM ti dicono che è piatta fino al km 26, ma è un discorso ovviamente relativo, 300 m di dislivello non è proprio la maratona di Berlino. Faccio quattro chiacchiere con un runner milanese un po’ in affanno. Gli chiedo se corra abitualmente in montagna, mi risponde che come esperienza in salita ha gare tipo la Stralugano. Che dirti... preparati... soffrirai un po'...

Poi raggiungo e supero il plotone delle 4h30’ che ha decisamente rallentato.
I km dal 21 al 25 sono su cantonale in leggera discesa. Il mal di testa è definitivamente passato e sento le gambe leggere. Adesso sto davvero bene e lascio andare le gambe. Anche troppo forse, un’occhiata al garmin che mi dice 4’35” e mi impongo di rallentare. Comunque in 4 km ne supero 100. Km 26 ed inizia la serpentina che va su a Wengen. Benvenuti alla Jungfrau Marathon!

Sono 2 km e circa 400 m di dislivello. Ovviamente inizio a camminare (il nostro Andreas, allenatore del gruppo montagna con 10 JM in archivio mi aveva detto “non ci provare nemmeno a correre… nell’economia globale della gara sarebbe un suicidio”). Qui viene fuori l’allenamento mirato, le ripetute durissime e le scale, la corsa sulle rocce, tutto per rinforzare polpacci e tendini. Mi avevano detto che un errore comune è quello di prepararsi su salite corribili pensando che tanto sulle salite piu’ dure si cammina. I crampi sono in agguato, e se ti vengono al 28.mo a Kleine Scheidegg non ci arrivi. Vado su bene e ne supero molti. Addirittura un paio che si ostinano a correre. Ad uno in particolare, con un affanno terribile, mi verrebbe di dire “che xxx ti corri?” ma immagino veda da se che si fa superare da quelli che camminano. Mi dico che forse ha una colpa da espiare e tiro avanti...
Finito il tratto duro ricomincio a correre. Il tratto fino a Wengen è piu’ agevole, le gambe girano bene ed i pensieri cattivi sono scomparsi... a Kleine Scheidegg in treno ci andro' un altra volta... A Wengen è un vero delirio, sembra l’arrivo di una tappa al giro. Corro bene fino al 34.mo, poi vengono un paio di km al 10% e le energie cominciano a scarseggiare. Entro in modalità Galloway, 50-60 passi di corsa e 20-30 di cammino, cambiando le proporzioni a seconda di pendenza e senso di fatica. Poi un paio di km piu’ corribili e siamo al cospetto dell’ultima terribile salita. Dal km 39 al km 41 c’è la parte su roccia e si passa da quota 1800 a quota 2200. E' il brutto di queste gare, al km 39 di una maratona pensi che è quasi fatta, qui ti mancano invece 40 minuti... Qui vado in difficoltà, soliti problemi con l’ossigeno, vado su piano e faccio 2-3 soste per prendere fiato. Mi raggiunge un gruppetto e mi ci infilo dentro. Il non essere io davanti mi fa stare piu’ a mio agio, mi adeguo al passo e la seconda parte della salita è piu’ agevole. Non vi dico quanti fermi in preda ai crampi...
Tutto passa... al km 41 finisce la salita e c’è quel passaggio famoso con i volontari che ti prendono per mano. In realtà non è iper-tecnico ma capisco che passare da salita a discesa a uno che è allo stremo puo’ riuscire complicato. Anche se non mi occorre, do la mano ad una signora. E’ piu’ un segno di ringraziamento per essere li’. La JM è finita l’ultimo km è in discesa. Lascio andare le gambe e taglio il traguardo con le braccia alzate.
Su ci sono moglie e bimbi ad aspettarmi, il loro abbraccio ripaga di ogni fatica. Bevo una coca, mi cambio, un po’ di riposo e poi pranziamo. Il ritorno giu‘ è un po‘ avventuroso, treni iperaffollati, interruzione della circolazione e mezz’ora a piedi. Intanto i pensieri si rincorrono, i paeasaggi che vedi andando su, le bande musicali lungo il percorso, i paesini a festa, i volontari che ti incitano, le equipe mediche che ti chiedono se stai bene. Una gara che mi resterà nel cuore, gli svizzeri sanno essere molto piu' calorosi di quanto appaia. E poi lei, la montagna maledetta che tanto hai sognato ed adesso, finalmente, hai domato.
