40^ RomaOstia Half Marathon
2 febbraio 2014
Non ho preparato la RomaOstia come se fosse la gara dell'anno, infatti l'obiettivo numero 2 della stagione, dopo la mezza di Pisa, è la mezza di Vienna; dovrei però dire una bugia se affermassi che la RomaOstia è solo un test, una tappa di passaggio per altre gare. Per i romani, per noi romani, la RomaOstia delinea la gerarchia podistica di chi corre le mezze nella capitale. La concitazione assorbe tutta la settimana e i racconti e gli aneddoti sono oggetto di tutte le discussioni negli spogliatoi e sui campi di allenamento nei successivi giorni; giovedì mi vedo con il super amico Freccia per il ritiro del pettorale, consegnato personalmente dal Master Peacer Gravity, sicuramente il mattatore della manifestazione della Sezione romana. Maglietta ritirata insieme a Flabat, presente all'expo con il suo stand dell'agenzia di viaggi che amministra ed a Freccia, direttamente dalle mani di MauMau... insomma, a Roma si è creato un gran bel gruppo: si corre... si corricchia, ma soprattutto si ride tanto!
Avrei da scrivere qualche pagina ancora, ma salto direttamente alla mattina della gara.
Uscendo da casa, mando un messaggio a Ringhio, volesse venire con me. Quindi lo passo a prendere sotto casa e ci dirigiamo di buon ora in zona partenza. NON PIOVE, quei cazzari dei meteorologi ancora una volta hanno dimostrato di essere assimilabili agli indovini che scrivono oroscopi: azzeccano il futuro solo perché nel calcolo delle probabilità può rientrare la loro previsione!
Gran foto di gruppo e poi inizio la preparazione. Solita vestizione meticolosa: canotta, guanti con le dita tagliate e copribraccia leggeri, svolazzini e Brooks T5 nella nuova colorazione. C'è tutto!
Con Robertino e Max Cave ci proviamo a scaldare, ma è tardi e dobbiamo entrare nelle griglie. Pettorale 761: sono nella “gabbia dei leoni”. Tutti vantano tempi da paura ed il mio PB di Pisa 1h26'03” è un nano di fronte a tanta velocità, ma io solo quello posso esibire; non siamo al laghetto della pesca sportiva dove le trote diventano balene: i tempi sono tempi. Comunque oggi ci sono anch'io e chi vuole battermi deve correre più veloce di me. Rimaniamo d'accordo di correre tutti e tre insieme, ma la gara è gara e chi ne ha di più può sempre salutare ed andare via. Intanto rimane la soddisfazione di essere partiti lì davanti, con i più forti.
Conto alla rovescia e via, giù per la discesa della Colombo, contromano, ma il traffico è chiuso! 3'25”/3'30”, tanto per cominciare cauti; quasi però è una scelta obbligata perché davanti volano e dietro spingono come una mandria di bufali indemoniati. Sento Max che ride e mi dice di non esagerare, ed io do' un'occhiata al GPS e schernendomi gli dico: “tranquillo Max non andiamo che a 3' e 25”!!”. La discesa finisce e iniziamo a correre a 4'00” al km. Giriamo per i viali dell'EUR parlottando e proseguiamo tutti e tre insieme, compatti, senza affanni e con passo leggero. Al km 2 siamo a 8 minuti dallo sparo correndo per il viale dei primati sportivi; dal gruppo volano via gli ultimi indumenti anti freddo: la 40^ RomaOstia 2014 è veramente iniziata.
Quando al km 3,450 mettiamo piede sulla Pontina, le linee tratteggiate della statale prendono il posto del paesaggio urbano che rivedremo solo al nostro ritorno. La strada che porta a Latina dura meno di un km e poi inizia la via Cristoforo Colombo; siamo ben oltre il km 4. Continuiamo a correre senza grande fatica, io prudenzialmente mangio un pasticcone energetico poco prima del preventivato.
Al km 5 e 6 c'è il primo strappo, perdiamo qualche secondo ma non la brillantezza; Max è il più ciarliero di noi, mentre Roby si limita a qualche saluto ai molti amici che ci corrono intorno.
Superato il cavalcavia del GRA la Colombo incede in falsopiano favorevole e tutti facciamo girare le gambe: 2 km corsi ben sotto i 4', ma dopo inizia nuovamente la salita: la più temibile, quella del camping.
Merita una menzione particolare Michele P., che partito in griglia con noi, proprio intorno a quarto chilometro, ci passa e se ne va, per tagliare il traguardo in 81'22”; il suo è un incedere leggero ed allo stesso tempo perentorio: da applauso.
Inizia la famosa salita del camping e dopo un paio di centinaia di metri c'è l'arco nero dell'Adidas che indica il passaggio del km 10: per me in 40'45”. In realtà passo il km 10 con un filo di gas, come raccomandato dal còcce, ma ho pensato di non perdere tantissimo sulla salita e nello stesso tempo di non forzare troppo per il crono: assurdo. Comunque è qui che perdo il contato immediato, anche se non visivo, con Robertino e Max Cave: loro arrampicano come ruspe, mentre io con quei due zeppi secchi che ho al posto delle gambe faccio maggior fatica e vengo su pagando pegno; comunque alla fine perdo pochi metri e recupero un po' nei 200 metri di discesella prima degli altri 1200 metri di falsopiano sfavorevole: forse è qui che ho perso terreno, più del salitone.
Oltre al fascino che per noi romani esiste nell'andare di corsa da Roma al mare, la RomaOstia ha di bello il fatto di essere una gara molto tecnica che va preparata ed interpretata al meglio; per chi ha ambizioni di crono, deve ricordare che non si può essere blasé nei confronti di un percorso simile, anche perché questa corsa ti punisce se non la rispetti e non la interpreti al meglio. Questo tratto, dal km 11,100 al km 12,300 ha solo 11 metri di dislivello, ma dopo la salitona del camping sono metri che fanno perdere secondi determinanti ed io penso di aver perso qualche secondo di troppo proprio qui ed è qui che perdo anche il contatto visivo dal maestoso Max Cave di oggi chiuderà ad una media importante: 3'59”. Grandissimo Max.
Iniziano i tre chilometri di discesa, il tempo sta scorrendo velocissimo. Mi ero prefissato di fare questo stint senza dare un occhiata al GPS; l'intento era di correre comodi senza forzarmi a correre ai 4'05” prefissati, giusto per recuperare il tempo perso in salita: 3'54”, 3'56” e 3'59”. Francamente speravo molto meglio, ma l'obiettivo era correre senza fatica ed infatti i battiti tornano a 157 di media.. chissà se avessi osato un pizzico di più... Recupero qualche metro a Robertino, ma dal quindicesimo in poi anche lui andrà via.. giustamente Roberto aveva anche lui un gran bel passo, ed ognuno al posto che merita. Bravo Roby. Onore e grande piacere condividere la griglia e quei dieci chilometri con loro, però sappiate che continuo ad allenarmi, per cui non fate sega al campo perché rischiate che vi riprenda!!
Purtroppo non ricordo molto della gara questa volta; i chilometri sono volati via e mi è sembrata una delle gare più corte che abbia mai corso. Al km 18 inizia la fatica, forse ho sbagliato a fare solo due rifornimenti di integratori, ma più correttamente ho speso troppo nella salita del camping, accusando solo alla fine la fatica; inoltre sono in una fase di carico della preparazione, anche se mi sembra di aver fatto uno scarico sufficiente per la gara. Poi niente scuse, come al solito.
Chilometri 19 e 20: è qui che si consuma la parte più delicata di questa gara ed è qui che la RomaOstia mette a dura prova chi la corre, ed io, da pippaiolo quale sono, perdo la maggior parte di quei secondi che mancano all'appello finale, secondo il mio parere. Il còcce si era raccomandato di correre in tranquillità nella prima parte di gara per fare un brillante 5000 finale ed io ho in effetti penso di aver corso molto tranquillamente il primo 10000, cercando di tenere i battiti sotto controllo fino al km 16, ma forse non è bastato, avrei dovuto fare un poco meno ed è così che i km 19 e 20 passano con difficoltà. Mi ripeto che mancano solo 12 minuto, poi 8, ma i conti del GPS non tornano: 4'08” e 4'09” i parziali, nonostante il mio tentativo di spingere al massimo, di usare i piedi e tutte le energie rimaste.
Poi finalmente arriva il km 20,180 e con lui la discesella, il mare in si staglia in fondo e l'eco dello speaker che dice parole distorte dalla lontananza e dalla fatica.
3'42”, 3'38”, 3'35” ...la mia azione rimane contratta dalla fatica, anche se il crono non è malaccio. Curva a destra, lasciamo la Colombo per il biscotto finale: tre vigili in traiettoria rischiano la punta delle scarpe, io stringo la traiettoria il più possibile, ogni metro risparmiato è un sollievo. Inversione di marcia, entro stretto ed esco largo a causa delle gambe che ormai sono di travertino, la fatica è tanta, ma l'arrivo è lì, se allungo la mano lo posso toccare. Mi sparo un volatone, senza strafare, tanto quel che è fatto è fatto e rinuncio di ammazzarmi dalla fatica per 3 o 4 posizioni. Evito addirittura di guardare il Garmin: 3'35, 3'34”... sono gli ultimi parziali, poi TAC! Schiaccio il GPS e memorizzo immediatamente il tempo per vedere i secondi ed i decimi: 1h26'19”00. Ho un fremito di disappunto, speravo in un 25' e 30”circa.
Dopo gara bellissimo, foto con gli amici, tanti PB, baci ed abbracci, risate e tante pacche sulle spalle, con al centro di tutte le discussioni il grande Gravity, il trascinatore della giornata, ed ovviamente Max Cave con la sua prestazione maiuscola; in realtà si sono praticamente distinti tutti ed è un dispiacere non elencarli tutti e tutte, ma rischierei di dimenticare qualcuno.
Una volta arrivati a Roma, mi raggiunge la tragica notizia della scomparsa di un giovane runner, che lascia moglie figlio e secondo figlio in arrivo. Senza parole.
Faccio passare un paio di giorni e mi metto a scrivere il resoconto, perché era importante ragionare. Vediamo il bicchiere mezzo pieno: pochi secondi mi dividono dal personale di Pisa, ma sono in fase di carico; la frequenza cardiaca media ora è più bassa, considerando anche che il dislivello delle due mezze è simile, e la preparazione non è ancora al culmine. Quindi avanti con gli allenamenti in attesa di tempi migliori. La gara però è più tecnica e gli strappi in salita più decisi, ideali per fiaccare gambe ed umore. Vabbé, facciamo che è andata bene!
Ed ora si va a Vienna a metà aprile, con il grandissimo amico Freccia: ci aspetta un we di risate, se poi arriverà un personale ne sarò ben felice, comunque sarà importante tenere alto il nome dell'Italia.
Olé!