geminiani ha scritto:Ma il glicogeno si consuma maggiormente oltre una certo valore di Fc (soglia anaerobica), se io lo conosco, col cardio posso controllare di non oltrepassarlo. Poi è chiaro che non mi dirà certo che al km XX avrò la crisi o meno però una certa indicazione di massima almeno riesco ad averla.Marchino ha scritto: Un'altra cosa: l'utilizzo del cardio (da solo) in una gara come la maratona è assolutamente inutile in quanto ci dice a che regime sta girando il nostro motore ma non la quantità residua di "benzina" che ci rimane, e chi conosce un minimo di fisiologia sa che il cosiddetto "muro" ed il crollo che ne consegue avviene perchè si finisce il glicogeno, e quando questo sta per avvenire il cardio non può avvisarci.
e no, sopra la soglia anaerobica proprio non ci devi andare se no non finisci nemmeno una mezza non solo la maratona, per avere un consumo ottimale devi stare intorno all'85% della velocità di soglia anaerobica, cioè a un 5% in meno della velocità di soglia aerobica, che non vuol dire prendere i battiti di soglia anaerobica e calcolare 85%, vuol dire prendere la curva data dal test conconi e andare a sull'asse delle ordinate a determinare la velocità che corrisponde all'85% della velocità di soglia anaerobica, dopodichè verificare a quali pulsazioni corispondono. Naturalmente questa è scienza, non sono io a dirlo.
Il problema è che secondo me pochi fanno il test Conconi, anche perchè non è assolutamente facile da fare da soli, quindi si stima la soglia anaerobica a casaccio, e poi si calcola 85% di questa sbagliando completamente i calcoli, oppure si prende le pulsazioni medie che non hanno nessun significato, tant'è che nessun testo di medicina sportiva ne parla.
Inoltre, anche facendo bene tutto, e correndo con le pulsazioni calcolate sulla velocità corrispondente all'85% della soglia anaerobica, se non alleni il corpo a correre e bruciare glicogeno facendo lunghi, lunghi progressivi, lunghi a digiuno, una maratona non la finisci.
Per questo è meglio correre e abituare il corpo alle lunghe distanze, piuttosto che pensare che con una giusta frequenza cardiaca sia possibile finire la maratona.