Puntata n.27:
un piccolo passo per un runner, un grande balzo per un obeso.
Non tutte le sessioni sono uguali: molte fuggono via senza lasciare alcun segno, altre sono importanti solo se contestualizzate all’interno di un preciso programma di allenamento, pochissime sono quelle che lasciano il segno.
Spesso gare e/o sessioni dove si sono verificati infortuni o dove ci sono state vittorie o prestazioni inattese sono quelle che più nitidamente rimangono in memoria ma, a volte, si verificano sessioni che possono segnarti profondamente e incidere totalmente nel proseguo del tuo cammino nel diventare un vero runner.
Quella che mi appresto a raccontare è una di queste…
Giovedì pomeriggio ho corso per 6,5 Km ma la sessione non ha fornito particolari spunti d’interesse, semplicemente ha confermato la ritrovata e totale affidabilità della gamba sx.
E’ dall’inizio della settimana che pensavo a quello che avrei dovuto fare sabato mattina ma, complice il tempo variabile, non c’era giorno che non cambiassi idea e rinunciassi a quello che avevo in mente.
Venerdì pomeriggio prendo la decisione di attuare il mio piano visto che davo per scontato che sabato sarei riuscito a correre senza affrontare pioggia e vento.
Stamattina mi rendo conto di aver vinto la scommessa: nonostante un cielo alquanto nuvoloso non c’è pioggia ergo posso uscire e attuare il mio piano. Arrivo in Villa alle 07:00 in punto e noto che ci sono già parecchi runner che corrono; meglio così, la compagnia non potrà far altro che essermi d’aiuto.
Da adesso inizia un viaggio nel mio corpo ma, soprattutto, nella mia mente (
ogni informazione riguardante il tempo ad ogni chilometro è stato scritto a posteriori dopo aver visualizzato l’intera sessione su Sports Tracker; in tempo reale non ero cosciente su come stavo procedendo).
Primo chilometro: l’obiettivo è quello di tenere il più possibile costante l’andatura senza mai forzare; potrei tranquillamente andare a 7/Km ma non è questo quello a cui penso; nonostante Sports Tracker sia attivo, volontariamente stacco gli auricolari perché la concentrazione dovrà essere massima e non voglio farmi influenzare da tutte le comunicazioni dell’app al termine di ogni lap. Qualcuno mi chiederà “Come farai quindi a renderti conto dell’andatura?”, io risponderò che mi affiderò unicamente alle mie percezioni, nulla di più, nulla di meno. Ho in mente di posizionarmi ad una andatura tra i 07:55 e gli 08:05 (praticamente la mia andatura abituale di riscaldamento) e da lì non dovrò assolutamente schiodarmi. La partenza è buona, le gambe sono fredde ma non c’è alcun problema e alla fine del giro (con il senno di poi) avrò staccato un tempo di 07:53 (evidentemente le mie percezioni sono alquanto precise);
Secondo chilometro: il tempo è sempre nuvoloso e l’aria è fresca ma non fredda (ma io sto correndo con pantaloni lunghi e maglietta termica quindi non ho problemi), all’interno della Villa c’è una bella atmosfera (i runner sono aumentati e sono arrivati anche alcuni ciclisti) e sono sempre concentratissimo a guardare il terreno che scorre sotto i piedi; alla fine farò un tempo inferiore ai 07:40 ergo tutto procede secondo i piani;
Terzo chilometro: devo tenere impegnata la mente altrimenti il mio obiettivo potrebbe fallire già da adesso; sarà una coincidenza ma alzando lo sguardo vedo un bellissimo arcobaleno (in direzione Mondello) che interpreto immediatamente come buon auspicio; la mente è serena, tutto procede per il meglio, andatura costante a 7:40;
Quarto chilometro: anche in presenza dell’arcobaleno subentra in me una leggera noia (sono abituato a ritmi molto più tirati) e quasi come se qualcuno, lassù, mi stia ascoltando, all’inizio del chilometro si affianca a me un runner…
Mi basta dirigere lateralmente lo sguardo per riconoscerlo e rimanere sorpreso: è il famoso maratoneta/commesso che ho già citato nel thread del Polar M400!
Affiancandomi mi dice che l’M400 è arrivato in negozio e che posso venire a prenderlo anche di pomeriggio; l’ho ringrazio e poco dopo si separa da me perché deve allenarsi con il suo gruppo. E’ una bella notizia che mi fa passare la noia e mi spinge ad andare avanti; andatura costante sotto i 7:40;
Quinto chilometro: la mente è serena e vaga tranquillamente nell’acqua immaginaria, l’andatura è sempre costante sotto i 7:40, le condizioni delle gambe sono ottime, il fiato non lo cito nemmeno perché sono abituato a tenere ben altri ritmi;
Sesto chilometro: sento il bisogno di mettermi gli auricolari perché anche se, ad intuito, mi calcolo la distanza percorsa (ho dei riferimenti alquanto precisi in Villa), è sempre meglio controllare; la mente però mi ordina di non farlo e di proseguire “alla cieca” (anzi “alla sorda”); meno informazioni so e meglio gestirò le eventuali crisi mentali; andatura costante sotto i 7:40;
Settimo chilometro: l’arcobaleno si è dissolto ma la fiducia in me stesso e la serenità mentale non sono affatto scomparse; le gambe non mostrano particolare durezza ma certamente non sono come all’inizio; il fatto di andare lentamente obbliga gli arti inferiori a sostenere per maggior tempo il peso corporeo ergo il cuore ringrazia ma le gambe soffrono; l’andatura è sempre costante;
Ottavo chilometro: cerco di pensare al fatto che di pomeriggio andrò a prendere l’orologio e al fatto che forse il mio obiettivo è una pazzia (fisica e mentale) ma più vado avanti e più mi sto appassionando a questa sfida; andatura sempre costante a 7:40;
Nono chilometro: inutile nascondersi, le gambe sono diventate dure e adesso ho paura di dovermi fermare; ciò nonostante cerco di pensare ad altro e distrarmi; vedendo un gruppetto di anziani (saranno stati circa 8-10, sia uomini che donne) che in tuta e scarpette di ginnastica corricchiano e passeggiano in Villa mi da la forza per non lasciarmi andare, stringere i denti e non arrendermi; andatura a 7:55 rimetto gli auricolari perché voglio davvero rendermi conto a che punto sono e, con mia grande sorpresa, ero convinto di stare terminando l’ottavo chilometro e invece sto finendo il nono e iniziando il decimo!!!;
Decimo chilometro: mi sembra di avere dei pilastri di cemento armato al posto delle gambe ergo decido momentaneamente di non ascoltare la mente e affidarmi all’istinto; se non voglio fermarmi debbo necessariamente velocizzare l’andatura e quindi essa scende sotto i 7:40 ma la situazione non migliora;
Adesso si resetta tutto e si riparte da zero; tutto quello che ho fatto fino a questo momento non è mai accaduto…
Primo chilometro (undicesimo Km): ho resettato tutta la mia mente; questo è il mio primo chilometro e le gambe dure sono ormai insostenibili (andatura sopra gli

; faccio smorfie di dolore ma non posso fermarmi appena partito! Si lo so, ce la sto mettendo tutta, il mio corpo e la mia mente non sono mai stati così uniti ma davvero le gambe non riesco più a sollevarle, debbo andare al passo per circa 200 mt;
Secondo chilometro (dodicesimo Km): sono ritornato a correre ma le gambe mi sembra che pesino 100 Kg cadauna e l’andatura non può far altro che salire ancora (8:30); alterno quindi 200 mt di corsa e 200 di passo altrimenti posso anche fermarmi e chiudere qui;
Terzo chilometro (tredicesimo Km): no, non è possibile, non ci credo! Non sento più le gambe, dico sul serio, non le sento più. E’ come se le avessi anestetizzate, non sento più il dolore e la durezza ma, al contrario, le sento calde e sciolte; non ho più alcuna forza ma almeno riesco a non fermarmi (e pensare che sono solo al terzo chilometro!);
Quarto chilometro (quattordicesimo Km): la mente inizia a sbandare, debbo andare via, fuggire dalla Villa; ho quasi una sorta di claustrofobia a continuare a stare qui, no no, debbo andare via, debbo cambiare; l’andatura scende un pochino, le gambe sono ancora un po anestetizzate ma adesso diventa davvero dura;
Quinto chilometro (quindicesimo Km): ho abbandonato la Villa e sono allo Stadio e questo mi ha permesso di fuggire appena in tempo dalla crisi mentale che mi stava totalmente bloccando; appena entro dentro però sono costretto nuovamente ad andare al passo per 100 mt e poi ritornare a correre e continuare così fino a quando la mente mi ordina di ritornare immediatamente in Villa;
Sesto chilometro (sedicesimo Km): la mente è ritornata serena e tranquilla e mi dice che per oggi va benissimo una sessione di dieci chilometri. Bene, dai che ci sono solo altri 4 Km e poi si torna a casa! Andatura costante ma adesso l’anestesia alle gambe è totalmente svanita: sono in crisi nera;
Settimo chilometro (diciassettesimo Km): mi rimetto gli auricolari e apprendo di aver battuto il mio primato riguardo la maggior distanza percorsa ma questa notizia mi lascia impassibile; devo ancora andare avanti, l’acqua nella borraccia è terminata, sono a secco con la bocca asciutta; nel pomeriggio andrò al negozio ad acquistare l’M400, a quanto me lo passerà?
Ottavo chilometro (diciottesimo Km): adesso mi fanno male entrambe le chiappe mentre per il dolore alle gambe ormai non ci faccio più caso; alterno tratti al passo e tratti di corsa ma, che bello, è ritornato l’arcobaleno!!! Dai Rael, dai che la meta non è lontana, dai che i dieci chilometri li hai svolti tante volte, non c’è motivo di aver paura!
Nono chilometro (diciannovesimo Km): stacco gli auricolari, debbo concentrarmi perché se sbaglio a poggiare i piedi succede una catastrofe; tutti girano intorno e la mente vaga nell’assoluta incertezza di sapere cosa sta facendomi compiere;
Decimo chilometro (ventesimo Km): rimetto gli auricolari e, contemporaneamente, cerco di contare all’indietro partendo da 25 (è un trucchetto che m’insegnò il mio allenatore quando ero ragazzino per capire se la mente è ancora presente oppure occorre fermarsi): 25…24…23…22…21…21…21…20…19…basta, non riesco più a contare. Osservo le mie gambe che continuano a procedere e ho la netta sensazione che non appartengano al mio corpo ma al fisico di qualcun altro;
Undicesimo chilometro (ventunesimo Km): vuoi vedere che proprio alla fine devo fermarmi? La bocca è totalmente impastata e mi gira la testa (non tantissimo ma è percepibile), penso a quando ero piccolino e tiravo calci al pallone, a quelle volte (poche in verità) in cui mi comportavo male in classe e venivo buttato fuori, a quando ho fatto il militare e in tutto questo tempo le gambe continuano a muoversi facendomi barcollare a destra e a sinistra ma ormai il tunnel è alla fine;
Undicesimo chilometro+100 mt( ventunesimo chilometro e 100 metri): eh si, una gara deve essere regolamentare ergo ci devono stare anche questi maledetti cento metri finali; l’unica cosa a cui penso è bere, nient’altro.
Sports Tracker m’informa che ho terminato la mia prima mezza.
Mi fermo e inizio a camminare; non provo alcuna emozione e anche se non ho alcun pettorale e non ho tagliato nessun traguardo mi sento esattamente come se avessi finito una gara agonistica.
Non riesco a pensare a nulla, già solo i dolori alle gambe non mi permettono di formulare alcun pensiero. Arrivo alla macchina ed entro dentro: guardo il volante e scoppio a piangere…
Non è un pianto di felicità di quelli che fanno i vincenti, non è un pianto di dolore di quelli che fanno i ritirati, è un pianto di liberazione di quelli che hanno oltrepassato i propri limiti.
Ancora una volta ho sfidato a me stesso imponendomi un obiettivo ben al di sopra delle mie capacità psicofisiche: nemmeno io saprei dire come sono riuscito ad arrivare alla fine.
Non ho alcuna idea di quando potrò (e avrò voglia) di sfidare nuovamente me stesso ma di una cosa sono sicuro: adesso vedo la corsa in maniera differente.
Questa sessione non mi ha dato chissà che: avrò perso, si e no, 500 gr. di peso (forse anche meno), non ho migliorato alcun PB ma ho superato tutti i miei limiti mentali attuali ed è questa la maggiore soddisfazione.
Da martedì affronterò le sessioni in modo differente perché se ce una cosa che ho compreso è che la corsa cambia te stesso facendoti attraversare vari livelli di sopportazione; il fisico è solo un mezzo, le prestazioni solo un pretesto motivante ma la durata della sessione (alla fine ho corso per 3 ore) è un viaggio che decostruisce e ricostruisce, rifortificato, il tuo spirito.
Obesi credeteci!