Verona Marathon - 21 febbraio 2010

Appuntamenti, esperienze, domande sulla più classica delle gare: la maratona

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Fatdaddy

Re: Verona Marathon - 21 febbraio 2010

Messaggio da Fatdaddy »

danieledark ha scritto:
Fatdaddy ha scritto:Caspita daniele..questo racconto a puntate mi crea già tensione ed ansia di leggere il seguito... :thumleft:
Grazie, son contento che piaccia. Se oggi ho un attimo di tregua al lavoro provo a completarlo.
...e comunque complimenti per l'esordio "col botto"! 3h 55' al debutto... =D>
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orzowei
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Re: Verona Marathon - 21 febbraio 2010

Messaggio da orzowei »

danieledark ha scritto:PRIMA PARTE DEL LUNGO RACCONTO SU VERONA

...
oltre ai doverosi complimenti per la tua Maratona vorrei anche congratularmi per la tua relazione, anche a me come te piace scrivere bene.... :wink:
Niente ferisce, avvelena, ammala, come la delusione. E' un dolore che deriva da una speranza svanita, una sconfitta che nasce dalla fiducia tradita, dal voltafaccia di qualcuno in cui credevi; a subirla ti senti ingannato, beffato, umiliato.(O. Fallaci)
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Albertozan
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Re: Verona Marathon - 21 febbraio 2010

Messaggio da Albertozan »

Fatdaddy ha scritto:
...e comunque complimenti per l'esordio "col botto"! 3h 55' al debutto... =D>


:shock: ma Frà :frusta :frusta :frusta :frusta



bravo Daniele..faccio finta di non sapere il crono e aspetto il seguito =D> =D>
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danieledark
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Re: Verona Marathon - 21 febbraio 2010

Messaggio da danieledark »

VIA, LO RIPOSTO TUTTO PER AGEVOLARE LA LETTURA...

Tre chilometri e ottocento metri in ventotto minuti. Col fiatone per colpa di quelle dannate sigarette di cui ancora non mi sono liberato e l’ago della bilancia che punta deciso verso gli ottanta chilogrammi. Parte da qui la mia Maratona. La chiamano la Regina e finalmente ne ho capito il motivo. Sono passati circa due anni e mezzo dalla prima volta che ho lasciato la strada di casa di corsa. Ero arrivato a 31 anni senza aver mai amato la corsa. Anzi, non la capivo proprio. Non mi spiegavo affatto che gusto ci fosse nel faticare in quel modo. Correre avevo corso, ma sempre col sedere a pochi centimetri dall’asfalto ed un motore alla mia destra. Anzi, in quel periodo m’era un po’ tornato il pallino del kart e avevo deciso di buttar giù qualche chilo per guadagnare qualche decimo al giro. E invece ora ho la medaglia di una Maratona al collo e il kart è ancora laggiù a prender polvere in qualche angolo della mia memoria. Ricordo che la prima volta che ho corso ho fatto una gran fatica. Tanta, tanta davvero. Ma mi ero messo in testa di far quasi due giri di quello che poi sarebbe diventato per tanto tempo il mio percorso di allenamento e ci ero riuscito. E così mi ero innamorato. Subito. Della fatica e del riuscire a superarla. Del sentirmi stanco e del riuscire ad andare avanti. Del dolore alle gambe e della gioia di sentirlo. È partita da lì la mia Maratona. Perché quando ho provato quella dolore e quella fatica, dentro di me ho iniziato a sognare quel tappeto e quello striscione.

VERONA
Non ho dormito e me lo aspettavo. In realtà è da una settimana che fatico a riposare come si deve. Sì, lo ammetto, sono teso. Ho alle spalle cinque mezze in cui mi sono sempre migliorato. Ma Lei, la Regina, è un’altra cosa. I lunghi li ho fatti: 23, 27, 30, 34, 21, 34, 25 e 15 una settimana prima. Ma in mezzo non ho seguito nessuna tabella. Corsa alla sera, prima di cena. Al martedì e al giovedì. Il primo giorno le ripetute – poca roba, 4x400 metri con qualche chilometro di riscaldamento e qualche allungo alla fine per un totale di 7 chilometri. Al giovedì 8 chilometri tirati. Alla domenica mattina il lungo. Sì, lo so che non sarebbe sufficiente ma è tutto quello che posso fare col tempo che ho a disposizione. Sono preparato? Credo che nessuno possa rispondere a questa domanda quando si appresta a correre una Maratona. Che tu voglia solo finirla o che tu voglia vincere l’Olimpiade, non puoi sapere come ti sentirai in ogni metro di quei 42.195 che ti aspettano. Però ti conosci, e sai che se vuoi puoi farcela. Io voglio farcela, voglio finirla. Ma siccome non m’accontento voglio anche finirla in meno di 4 ore. La finissi in 4 ore e un secondo non sarebbe la stessa cosa.
Alla fine mi alzo dal letto ancora prima delle 6.30 ed inizio a fare colazione. Non ho fame ma mi sforzo di ingollare otto fette biscottate con la marmellata, una banana e una barretta di frutta secca. Poi tengo compagnia a mia moglie mentre fa colazione in hotel e inizio a raccogliere le idee. La partenza di avvicina e la tensione inizia a sciogliersi. Torniamo in camera e mi vesto. Decido di mettere una maglietta leggera a maniche lunghe e ci infilo sopra la canottiera della società col pettorale spillato. Vorrei mettermi due pantaloncini: un cosciale aderente e quelli della divisa sociale, in modo da avere a diposizione due taschini per altrettanti gel energetici, ma il cosciale nuovo è troppo stretto (colpa mia che mi son fidato della solita taglia e non l’ho misurato) e così dovrò partire con solo un gel. Amen mi dico: tanto son solo 140 calorie, al massimo ci farei un paio di chilometri in più…
Il tempo di andar verso la partenza arriva in fretta. Entro in griglia e la tensione è sparita del tutto. Ora, finalmente, devo solo correre. Tra lo sparo ed il momento in cui finalmente passo sotto l’arco della partenza passano più di tre minuti. Faccio partire il Garmin e vado. O meglio, vorrei andare ma fatico a farmi largo. No, non voglio perdere tempo già al primo chilometro. Son venuto qui per correre! Un po’ a destra e un po’ a sinistra riesco a trovare la mia strada. Passiamo subito in piazza e subito sento un nodo allo stomaco. Credevo che mi sarei commosso all’arrivo e invece no, eccolo qui il brivido già dopo pochi metri. Ci sono, sto correndo una Maratona. Il primo chilometro passa in 5’34”. Ok, son partito sufficientemente piano, va bene così. 5’24” il secondo e via di questo passo per qualche chilometro. Non riesco a capire come mi sento, vorrei spingere ma so che non devo esagerare perché più tardi ne pagherei le conseguenze. All’ottavo chilometro però lascio andare le gambe per qualche centinaia di metri. Mi fa bene, perché la corsa si scioglie e inizio a stare un po’ meglio. Al decimo rallento, prendo qualcosa da mangiare, bevo e faccio qualche metro al passo. Mi ero imposto di farlo e sto obbedendo al comando.

Il Garmin non mente e racconta che fino a questo punto ho viaggiato a 5’25” di passo medio. Meglio dei 5’30” che avevo preventivato, ma nei lunghi di preparazione dopo 10 km stavo andando più piano. Penso che ho messo un po’ di fieno in cascina, ma mi impongo di non esagerare. Nel frattempo raggiungo il gruppone delle 4 ore e noto che stanno andando un po’ troppo forte per arrivare nel tempo indicato dalle canottiere dei pacer. I discorsi che fanno tra loro confermano la mia impressione, stanno tirando adesso perché prevedono che nel finale qualcuno vorrà prendersela un po’ più comoda ai ristori. Io proseguo dritto per la mia strada e continuo a fare il ritmo da me, non voglio farmi condizionare in nessun modo. Le gambe girano, i metri scorrono, ma continuo ad avere la sensazione di non essere al meglio. Pazienza, avanti così e vediamo cosa succede chilometro dopo chilometro. Dopo il bivio dei due percorsi inizia la parte per me più dura. I chilometri lungo l’Adige sembrano non finire mai, mulino con le gambe ma mi pare di non fare strada. Scambio qualche parola con Maratoneta che guarda negli occhi la Regina per la quindicesima volta, lui mi dà qualche dritta, mi incoraggia e insieme ragioniamo sul fatto che l’amore per queste corse ti viene per forza di cose quando hai passato i trent’anni.

Il ristoro del 20° km mi coglie quasi di sorpresa, prendo una bottiglia, un pezzetto di banana e di nuovo mi impongo di rallentare per qualche metro. Più in là c’è il passaggio alla mezza, il cicalino del chip mi conferma che ci sono anche io davvero. Il Garmin, sempre lui, dice 1.56’. Va bene, avanti di questo passo. Intanto però inizio a perdere un po’ di freschezza. Non è una crisi vera, ma i tempi al km salgono di qualche secondo. Vado avanti così fino al 28° km e l’atmosfera del lungo Adige non mi aiuta a riprendermi. Decido di sacrificare l’unico gel che ho nel taschino e lo butto giù per vedere se cambia qualcosa. Mi dico di tenere duro fino al trentesimo chilometro, quando potrò di nuovo rallentare un po’ e fare il punto della situazione. Quando ci arrivo e scorgo i tavoli del ristoro mi sento chiamare da una voce che arriva dalla mia sinistra. Mia moglie è appollaiata su un muretto e mi sta incitando. Non me l’aspettavo, credevo fosse ancora tranquilla al calduccio a godersi la mostra di Corot e invece eccola qua, pronta a darmi la carica. Ne avevo bisogno e da lì in poi qualcosa scatta.

Al 33° piazzo un 5’04” che è il miglior parziale della giornata. Non oso ancora pensare che posso farcela, ma inizio ad annusare la preda. E so che fin che ho forze voglio continuare a spingere. Arriva la salita, quella vera. Quella che sull’altimetria metteva paura. Potrei anche affrontarla camminando visto che ho un certo margine. Ma ho deciso che fin che ho forza io voglio correre. E corro. Rallento, porto il peso in avanti, soffro. Ma corro. 37, 38, 39. Al ponte di Castelvecchio c’è la banda. E Poi di nuovo la salita. Ma questa la conosco, l’ho percorsa ieri passeggiando, so che da lì in poi sarà praticamente tutta discesa fino all’arrivo. Mollo le gambe e le lascio viaggiare. Quando esco dal castello c’è di nuovo Annalisa ad aspettarmi e dalla sua voce capisco che ce l’ho fatta. Io non oso ancora crederci, lei lo sa già. Mancano poco più di due chilometri e nel mio gruppo arriva un runner che ha deciso di fare gli straordinari. Ha ancora fiato, tanto. E invece di tenerlo per sé lo usa per incitare gli altri. Ne prende uno di peso che sta andando al passo e lo costringe a correre. “Non si cammina, non si cammina!”, urla. E io non cammino. Io corro. Accelero. Vedo il cartello del 41° e continuo a darci dentro. So che ormai è quasi fatta ma ancora non voglio lasciarmi andare. So che potrei rallentare ma non voglio farlo. Ecco l’Arena. Dicono che ci entreremo dentro. Mi butto su quel tappeto verde e l’attraverso tutta d’un fiato. Quello davanti a me mima un aeroplanino con le braccia. Io no, ci sono quasi ma è ancora presto. La rampa per uscire dall’Arena è corta ma cattiva. Giro a sinistra e mancano duecento metri. Lo speaker è lì per me come lo è stato per tutti gli altri. Dovrei commuovermi e invece urlo. Urlo fortissimo e non mi ricordo nemmeno cosa. Ma urlo e urlo ancora. Appena tagliato il traguardo ritrovo la voce di Annalisa. E la medaglia, e la coperta termica e tutto e niente. Maratoneta, sono un Maratoneta: 3.55’06.
Ultima modifica di danieledark il 23 feb 2010, 14:24, modificato 1 volta in totale.
I miei PB
Maratona: 3.17'45" (Pisa, 15-12-2013)
Mezza Maratona: 1.31'27" (S. Margherita Ligure, 02-02-2014)
10 km: 39'56" (Roma, 31-12-2013)
Tr. Sprint: 1.12'15" (Piacenza, 25-05-2014)
Tr. Olimpico: 2.18'30" (Milano, 27-07-2014)
Fatdaddy

Re: Verona Marathon - 21 febbraio 2010

Messaggio da Fatdaddy »

=D> =D> =D>
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Ale57
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Re: Verona Marathon - 21 febbraio 2010

Messaggio da Ale57 »

SONO UN MARATONETA! Ricordatelo danieledark, è tutto maledettamente e gioiosamente VERO :thumleft:
Dietro ogni linea di arrivo c`e` una linea di partenza.
Mi sveglio sempre allegro (Krily)
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sharky
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Re: Verona Marathon - 21 febbraio 2010

Messaggio da sharky »

Davvero complimenti Danieldark =D> =D> =D>
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danieledark
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Re: Verona Marathon - 21 febbraio 2010

Messaggio da danieledark »

Grazie, grazie a tutti. E' leggendo i racconti di chi aveva fatto la Maratona che ho iniziato ad accarezzare l'idea di provarci. Chissà che il mio racconto non possa servire a convincere qualcuno.

PS: non l'ho riletto, per cui perdonate eventuali errori...
I miei PB
Maratona: 3.17'45" (Pisa, 15-12-2013)
Mezza Maratona: 1.31'27" (S. Margherita Ligure, 02-02-2014)
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Re: Verona Marathon - 21 febbraio 2010

Messaggio da ingpeo »

Brividi! =D> =D>
Ancora complimenti Daniele.
Complimenti a tutti i maratoneti!
La risposta è 42
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Albertozan
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Re: Verona Marathon - 21 febbraio 2010

Messaggio da Albertozan »

Grande Daniele =D> =D> =D> =D>

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