gr68 ha scritto:
Circa le visite mediche, per me sono solo business non servono a un bel niente, meglio in altre nazioni dove per correre è sufficiente uno scarico di responsabilità .
!
Io la penso esattamento all'opposto di te.
A proposito di fatalità : è’ irrinunciabile giungere a tale conclusione, e quindi alla sua rassegnata accettazione, solo e soltanto dopo che siano stati fatti per bene (
per bene) tutti (
tutti) gli accertamenti preliminari per l’idoneità alla attività sportiva.
Non vorrei che passasse un messaggio sbagliato: l’area della fatalità deve oltrepassare l’area del rischio sostenibile e controllato, porsi come evento eccezionale, atipico,
pertanto non prevedibile né evitabile.
Questa storia poi di persone che rantolano durante la corsa e che lascerebbe intendere il raggiungimento di soglie di sforzo eccessive andrebbe puntualizzata: c’è correlazione tra sforzo e infarto? Probabilmente in soggetti non allenati, altrimenti andrebbe bandito ogni allenamento allenante che è tale solo quando si propina al nostro fisico uno sforzo a cui non è abituato proprio per provocare gli opportuni adattamenti.
Ovviamente est modus in rebus, pertanto la stella polare di ogni programma di allenamento è la gradualità , che ti porta alla sopportazione distribuita nel tempo di carichi di lavoro sempre maggiori, ma io non trovo nulla di sbagliato in chi,
allenato e adeguatamente controllato e verificato dal punto di vista medico, spuma bava dalla bocca per tentare di fare il PB, anzi lo trovo coerente con lo spirito di competizione con se stessi e il proprio desiderio di migliorarsi e con lo spunto motivazionale per allenarsi (non necessariamente unico e uguale per tutti)
Mi immedesimo con questo ragazzo e prova una tristezza infinita perché immagino lo stato d’animo festoso, comune a tutti, precedente alla gare, accompagnato dalla gioia per il desiderio di verificare se stessi, di mettere a profitto i progressi durante gli allenamenti, di svolgere un’attività fisica orientata dalla scelta di uno stile di vita sano, di partecipare insieme a tanti altri che condividono la tua stessa passione ( e che ti accorgi proprio durante queste manifestazioni che sono tanti a dispetto della solitudine che accompagna talvolta le nostre uscite e i nostri allenamenti) ed invece la gara di Fabrizio si è risolta in una corsa lugubre verso la morte in agguato: c’era vita durante la corsa e morte dopo il traguardo.
R.I.P. Frabrizio e un abbraccio fortissimo alla famiglia (mi pare avesse moglie e figli)