BassaViadelGarda (BVG) Trail - da Salò a Limone (BS) - 08/04/2017
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Salve1907
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Re: BassaViadelGarda (BVG) Trail - da Salò a Limone (BS) - 08/04/2017
Io l'ultima discesa non la trovo così difficile , secondo me è dura la parte finale che ti spacca le gambe a livello muscolare...sapete dove si possono trovare delle foto?
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Oscar78
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Re: BassaViadelGarda (BVG) Trail - da Salò a Limone (BS) - 08/04/2017
"Quel senso di libertà e leggerezza che provo quando percorro i miei sentieri,
quel perdermi nei miei pensieri e nei miei sogni,
quella stanchezza fisica che prevale su tutto, che ti svuota....e allora sei pronta ad accogliere"
Cecilia Mora
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Salve1907
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Re: BassaViadelGarda (BVG) Trail - da Salò a Limone (BS) - 08/04/2017
@Oscar
grazie ma non ho fatto garone....prestazione normale con una crisi al 50esimo...va bè mi rifarò
grazie ma non ho fatto garone....prestazione normale con una crisi al 50esimo...va bè mi rifarò
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Fatdaddy
Re: BassaViadelGarda (BVG) Trail - da Salò a Limone (BS) - 08/04/2017
Ehm... ti ho cercato alla partenza... e poi in classifica (ok, ok, lo ammetto, da bravo rinkojonito nel mio primo tentativo ho cercato il nome "Giuseppe Rennino", ma nel secondo auspico di averlo fatto correttamenterennino ha scritto:Allora?? Quanti siamo?
¿Todo bien, Bepitos?
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stevec76
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Re: BassaViadelGarda (BVG) Trail - da Salò a Limone (BS) - 08/04/2017
Sono ancora qui.
Qui, con tutto questo. Qui, con le gambe ancora a pezzi. Qui, con la punta delle dita dei piedi che se le tocco salto dal dolore.
Sono ancora qui con la schiena che fa male, con tutti questi coltelli piantati nelle cosce che mi fanno urlare e che non ne vogliono sapere di smetterla di farmi male.
Sono ancora qui con tutta questa fisica materialità a ricordarmi che anche questa gara è andata. Finita. Chiusa.
Ancora una volta mi godo il dolore fisico, quasi a celebrare quel che rimane di questo viaggio. Anzi, lo cullo questo dolore fisico. Lo cullo e mi faccio cullare. Ed è proprio questa sensazione di dolore, di fisico dolore vivo che mi fa ritornare dritto, diretto, di fronte a quei due grandi occhiblu. Gli stessi che mi sono stati di fronte per 9h06'. Fissi, diretti, immensi.
I tuoi occhiblù.
Sì, lo so: continui ad insistere sul fatto che non sono blu, i tuoi occhi. Continui ad insistere che i tuoi occhi siano verdi.
Non ha nessuna importanza di che colore siano, i tuoi occhi.
Nel posto in cui sono stato, in quelle 9h06’ di sabato scorso, il blu si confonde con il verde. Con il rosso. Con il giallo. I colori non li vedi e basta: i colori li senti addosso, li senti sulla pelle. Ognuno con la propria fisicità, ognuno con il proprio odore.
Nel posto in cui sono stato, un minuto può durare un giorno e un'ora passa in un secondo, senza che tu te ne accorga. E senza che tu te ne accorga, hai di nuovo 16 anni e ti emozioni mentre scopri che, per farti forza, stai cantando "One" degli U2 a voce alta. Ti emozioni ancora di più quando ti accorgi che la ragazza che è dietro si mette a cantare con te e, sorridendo, ti dice 'grazie per avermela fatta ricordare, mi da la forza per affrontare questa salita maledetta'.
Nel posto in cui sono stato, le salite non sono maledette. Maledetto è il modo in cui le affronti, le salite. Maledetto è il modo in cui ti accorgi che ti hanno sempre insegnato ad arrivare in cima, sempre, costi quel che costi, a prescindere dal modo in cui ci arrivi chè "l'importante è arrivare, non il modo in cui ci arrivi". Nel posto in cui sono stato, capisci che quello che ti hanno insegnato è una cazzata. Capisci che il modo in cui arrivi in cima, la vita che ci metti in ogni passo, il sudore che vedi cadere a terra tutte le volte che ti abbassi per prendere più slancio, è il motivo vero per cui stai cercando di arrivare in cima. Nel posto in cui sono stato, l'arrivo non è la meta del viaggio ma fa parte del viaggio. Così come il viaggio stesso.
Nel posto in cui sono stato, il buio è veramente nero. Un nero pesto, un nero dove non si distingue nulla, un nero che, visto così, può far paura. Un nero dove ogni sasso sembra immenso, grandissimo, insormontabile. Un buio dove capisci che chi ti sta davanti non è da invidiare ma è da ringraziare. Ringraziare, sì. Ringraziare perchè grazie alla luce della sua frontale capisci dove continua il sentiero, capisci quanta strada ancora hai da fare, capisci quanta salita rimane da sudare. E ringraziando chi ti sta davanti, segui il sentiero che devi percorrere che non è lo stesso degli altri. E' il tuo sentiero.
Nel posto in cui sono stato, i mostri non fanno paura. Così come non fanno paura i fantasmi. Ti senti come “Carletto, il principe dei mostri” che tiene a bada Frankestein, l’uomo invisibile e il Conte Dracula. Non solo li tieni a bada, i tuoi mostri, ma li ringrazi per essere lì, per essere lì con te a sudare: se non fossero insieme a te, lì, in quel momento, non avresti nessuno con cui condividere quelle sensazioni, non riusciresti a condividere il sentirti vivo e la sensazione di carne bruciata che genera il sentirsi vivo. Se non ci fossero stati , i tuoi mostri, non saresti riuscito a spazzare via quella stupida paura che stupidamente pensavi di avere prima di incontrarli. Se non ci fossero stati, i tuoi mostri, non avrebbero visto, anche loro, i tuoi occhiblu che stavano lì, sempre davanti a te, a fissarvi, a scrutare ogni passo fatto, a condividere ogni soffio di fiato.
Nel posto in cui sono stato, scopri che quel sassolino del Monte Bianco grande poco meno di una noce, che ti ha consegnato un tuo caro amico la sera prima del tuo viaggio, pesa più di tutto il Monte Bianco stesso. Chè tu al Monte Bianco non sei riuscito a correre ma che con quel sassolino custodito nella zip destra del tuo zainetto, lo stai percorrendo adesso, tutto d’un fiato, il Monte Bianco. Scopri che tutta quella pesantezza che ti sembrava insopportabile in realtà è leggera come l’aria che respiri quando lo riconosci ad un km dall’arrivo, quando capisci che, sì, è lui, quando riconosci i suoi booster blu, blu come i tuoi occhiblù, quando urli “MARCE, Eccomi, ce l’ho fatta, ti ho raggiunto!”, con le gambe ormai andate, con i coltelli conficcati nelle cosce, con i piedi distrutti. Urli, lo raggiungi non dici nulla, perché tutto quello che avevate da dirvi ve lo siete detti non parlando, chè tutto quello che c’era da dire era concentrato in quell’arrivo mano nella mano.
Come si chiama il posto in cui sono stato?
Alcuni lo chiamano “mente”, altri lo chiamano “coscienza”, Altri ancora lo chiamano “trail”.
Io lo chiamo “occhiblù”.
La mia BVG è stata questa ma è stata anche l'abbraccio alla mia amica Stefy alla partenza, è stato tutto quel blu di tutto quel lago visto dall'alto, è stata tutta quella discesa assassina che manco "Saw l'enigmista" avrebbe messo negli ultimi 4 km finali, è stata quella bambina di 4 anni che, all'ultimo ristoro, ha risposto al mio grazie per avermi offerto dell'acqua con un "preghissimo" che gli veniva dal cuore.
E’ stato sole, terra, polvere, silenzio fragoroso nelle salite di notte. Sono state domande a cui non ho saputo rispondere, risposte che non sapevo di avere già da tempo.
E di tutto questo ti ringrazio, occhiblù.


Qui, con tutto questo. Qui, con le gambe ancora a pezzi. Qui, con la punta delle dita dei piedi che se le tocco salto dal dolore.
Sono ancora qui con la schiena che fa male, con tutti questi coltelli piantati nelle cosce che mi fanno urlare e che non ne vogliono sapere di smetterla di farmi male.
Sono ancora qui con tutta questa fisica materialità a ricordarmi che anche questa gara è andata. Finita. Chiusa.
Ancora una volta mi godo il dolore fisico, quasi a celebrare quel che rimane di questo viaggio. Anzi, lo cullo questo dolore fisico. Lo cullo e mi faccio cullare. Ed è proprio questa sensazione di dolore, di fisico dolore vivo che mi fa ritornare dritto, diretto, di fronte a quei due grandi occhiblu. Gli stessi che mi sono stati di fronte per 9h06'. Fissi, diretti, immensi.
I tuoi occhiblù.
Sì, lo so: continui ad insistere sul fatto che non sono blu, i tuoi occhi. Continui ad insistere che i tuoi occhi siano verdi.
Non ha nessuna importanza di che colore siano, i tuoi occhi.
Nel posto in cui sono stato, in quelle 9h06’ di sabato scorso, il blu si confonde con il verde. Con il rosso. Con il giallo. I colori non li vedi e basta: i colori li senti addosso, li senti sulla pelle. Ognuno con la propria fisicità, ognuno con il proprio odore.
Nel posto in cui sono stato, un minuto può durare un giorno e un'ora passa in un secondo, senza che tu te ne accorga. E senza che tu te ne accorga, hai di nuovo 16 anni e ti emozioni mentre scopri che, per farti forza, stai cantando "One" degli U2 a voce alta. Ti emozioni ancora di più quando ti accorgi che la ragazza che è dietro si mette a cantare con te e, sorridendo, ti dice 'grazie per avermela fatta ricordare, mi da la forza per affrontare questa salita maledetta'.
Nel posto in cui sono stato, le salite non sono maledette. Maledetto è il modo in cui le affronti, le salite. Maledetto è il modo in cui ti accorgi che ti hanno sempre insegnato ad arrivare in cima, sempre, costi quel che costi, a prescindere dal modo in cui ci arrivi chè "l'importante è arrivare, non il modo in cui ci arrivi". Nel posto in cui sono stato, capisci che quello che ti hanno insegnato è una cazzata. Capisci che il modo in cui arrivi in cima, la vita che ci metti in ogni passo, il sudore che vedi cadere a terra tutte le volte che ti abbassi per prendere più slancio, è il motivo vero per cui stai cercando di arrivare in cima. Nel posto in cui sono stato, l'arrivo non è la meta del viaggio ma fa parte del viaggio. Così come il viaggio stesso.
Nel posto in cui sono stato, il buio è veramente nero. Un nero pesto, un nero dove non si distingue nulla, un nero che, visto così, può far paura. Un nero dove ogni sasso sembra immenso, grandissimo, insormontabile. Un buio dove capisci che chi ti sta davanti non è da invidiare ma è da ringraziare. Ringraziare, sì. Ringraziare perchè grazie alla luce della sua frontale capisci dove continua il sentiero, capisci quanta strada ancora hai da fare, capisci quanta salita rimane da sudare. E ringraziando chi ti sta davanti, segui il sentiero che devi percorrere che non è lo stesso degli altri. E' il tuo sentiero.
Nel posto in cui sono stato, i mostri non fanno paura. Così come non fanno paura i fantasmi. Ti senti come “Carletto, il principe dei mostri” che tiene a bada Frankestein, l’uomo invisibile e il Conte Dracula. Non solo li tieni a bada, i tuoi mostri, ma li ringrazi per essere lì, per essere lì con te a sudare: se non fossero insieme a te, lì, in quel momento, non avresti nessuno con cui condividere quelle sensazioni, non riusciresti a condividere il sentirti vivo e la sensazione di carne bruciata che genera il sentirsi vivo. Se non ci fossero stati , i tuoi mostri, non saresti riuscito a spazzare via quella stupida paura che stupidamente pensavi di avere prima di incontrarli. Se non ci fossero stati, i tuoi mostri, non avrebbero visto, anche loro, i tuoi occhiblu che stavano lì, sempre davanti a te, a fissarvi, a scrutare ogni passo fatto, a condividere ogni soffio di fiato.
Nel posto in cui sono stato, scopri che quel sassolino del Monte Bianco grande poco meno di una noce, che ti ha consegnato un tuo caro amico la sera prima del tuo viaggio, pesa più di tutto il Monte Bianco stesso. Chè tu al Monte Bianco non sei riuscito a correre ma che con quel sassolino custodito nella zip destra del tuo zainetto, lo stai percorrendo adesso, tutto d’un fiato, il Monte Bianco. Scopri che tutta quella pesantezza che ti sembrava insopportabile in realtà è leggera come l’aria che respiri quando lo riconosci ad un km dall’arrivo, quando capisci che, sì, è lui, quando riconosci i suoi booster blu, blu come i tuoi occhiblù, quando urli “MARCE, Eccomi, ce l’ho fatta, ti ho raggiunto!”, con le gambe ormai andate, con i coltelli conficcati nelle cosce, con i piedi distrutti. Urli, lo raggiungi non dici nulla, perché tutto quello che avevate da dirvi ve lo siete detti non parlando, chè tutto quello che c’era da dire era concentrato in quell’arrivo mano nella mano.
Come si chiama il posto in cui sono stato?
Alcuni lo chiamano “mente”, altri lo chiamano “coscienza”, Altri ancora lo chiamano “trail”.
Io lo chiamo “occhiblù”.
La mia BVG è stata questa ma è stata anche l'abbraccio alla mia amica Stefy alla partenza, è stato tutto quel blu di tutto quel lago visto dall'alto, è stata tutta quella discesa assassina che manco "Saw l'enigmista" avrebbe messo negli ultimi 4 km finali, è stata quella bambina di 4 anni che, all'ultimo ristoro, ha risposto al mio grazie per avermi offerto dell'acqua con un "preghissimo" che gli veniva dal cuore.
E’ stato sole, terra, polvere, silenzio fragoroso nelle salite di notte. Sono state domande a cui non ho saputo rispondere, risposte che non sapevo di avere già da tempo.
E di tutto questo ti ringrazio, occhiblù.


Stay hungry, Stay foolish
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isi63
- Mezzofondista
- Messaggi: 83
- Iscritto il: 11 lug 2014, 7:37
Re: BassaViadelGarda (BVG) Trail - da Salò a Limone (BS) - 08/04/2017
Dopo due partecipazioni alla 50 km quest’anno mi sono deciso ad iscrivermi alla 75 km in modo da allungare in preparazione della LUT
vista anche la difficoltà a trovare occasioni per allenamenti significativi.
Prima parte del percorso filante come immaginavo, unico “problema” tenere il freno consapevole di quello che mi attende dopo Gargnano. C’è parecchio asfalto, ma ci sono alcuni passaggi carini con vista sul golfo di Salò, così come nella valle delle cartiere di Toscolano. Al km 23 sosta doverosamente prolungata al ristoro con torte fatte in casa delle signore di Roina: uno spettacolo che da solo vale il sacrificio della sveglia alle 3 del mattino!
Da Gargnano comincia il trail vero e proprio ed inizia a farsi sentire anche un gran caldo nelle salite più esposte al sole e dove non tira un filo di vento. Approfitto del ristoro al rifugio degli alpini per un piatto di pasta ed una bella birra per poi iniziare la discesa dal sentiero del Luf. Me la ricordavo molto tecnica, ma anche molto veloce dopo il tratto con le corde fisse, ma i km alle spalle e probabilmente l’effetto della media di fanno sentire: decido quindi di scendere con calma.
Con il passare dei km viene a galla la condizione ancora un po’ approssimativa, ma tutto sommato riesco a gestirmi bene e, a partire da Pregasio, con un po’ di brezza che si alza, comincio a stare meglio potendo così godere al meglio il contesto ed alla fine non soffro particolarmente nemmeno la salita al Bestone.
Discesa finale che da tutti viene descritta impegnativa, ma che, a mio modo di vedere, non è nulla di particolare se non per l’ultimo tratto sulle pietre cementate degne del miglio fachiro!
Alla fine posso arrivare prima che inizi il buio chiudendo in un 12h59’
più da ragioniere che da ingegnere…
Gara da rifare fino a quando il fisico lo consentirà. Unico “piccolo” problema: convincere la moglie!
Prima parte del percorso filante come immaginavo, unico “problema” tenere il freno consapevole di quello che mi attende dopo Gargnano. C’è parecchio asfalto, ma ci sono alcuni passaggi carini con vista sul golfo di Salò, così come nella valle delle cartiere di Toscolano. Al km 23 sosta doverosamente prolungata al ristoro con torte fatte in casa delle signore di Roina: uno spettacolo che da solo vale il sacrificio della sveglia alle 3 del mattino!
Da Gargnano comincia il trail vero e proprio ed inizia a farsi sentire anche un gran caldo nelle salite più esposte al sole e dove non tira un filo di vento. Approfitto del ristoro al rifugio degli alpini per un piatto di pasta ed una bella birra per poi iniziare la discesa dal sentiero del Luf. Me la ricordavo molto tecnica, ma anche molto veloce dopo il tratto con le corde fisse, ma i km alle spalle e probabilmente l’effetto della media di fanno sentire: decido quindi di scendere con calma.
Con il passare dei km viene a galla la condizione ancora un po’ approssimativa, ma tutto sommato riesco a gestirmi bene e, a partire da Pregasio, con un po’ di brezza che si alza, comincio a stare meglio potendo così godere al meglio il contesto ed alla fine non soffro particolarmente nemmeno la salita al Bestone.
Discesa finale che da tutti viene descritta impegnativa, ma che, a mio modo di vedere, non è nulla di particolare se non per l’ultimo tratto sulle pietre cementate degne del miglio fachiro!
Alla fine posso arrivare prima che inizi il buio chiudendo in un 12h59’
Gara da rifare fino a quando il fisico lo consentirà. Unico “piccolo” problema: convincere la moglie!
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Fatdaddy
Re: BassaViadelGarda (BVG) Trail - da Salò a Limone (BS) - 08/04/2017
...qualcuno ha detto che la montagna ti smonta pezzo dopo pezzo, per poi ricostruirti e metterti davanti il proprio Sé, un nuovo e più vero Io.
In questi viaggi mi accorgo di partire con la testa gonfia di pensieri e lo zaino leggero, poi passo dopo passo insieme al sudore (ma quanto puzza un trailer??
) stillo gocce di "paura", che scivolandomi addosso mi abbandonano lungo il single track, mentre la fatica sembra travasare pesi da un cuore sempre più lieve ad uno zaino sempre più pesante, in un gioco di equilibri precari che se condiviso con un amico dà un senso diverso e migliore a quel Tutto.
In questi viaggi mi accorgo di partire con la testa gonfia di pensieri e lo zaino leggero, poi passo dopo passo insieme al sudore (ma quanto puzza un trailer??
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Tordg
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- Iscritto il: 12 lug 2012, 0:18
- Località: Torino

