Ritardataria come sempre...
Correre per i colori della propria Nazione è un'emozione grande, che riveste di responsabilità, un'esperienza che merita di essere interiorizzata, di essere vissuta anche da soli, dopo il momento "di gruppo"

Sono arrivata a questo appuntamento importante tranquilla, sicura di aver fatto dal punto di vista fisico tutto quello che era necessario per affrontare una gara così importante…ho cercato di non pensare alla responsabilità che deriva dall’essere convocata a livello Nazionale per una disciplina cosi’ poco considerata quanto altrettanto impegnativa, ci sono riuscita fino a 24ore prima dal via quando, una volta arrivata a Belfast con tutto lo staff, in mezzo a tutti gli atleti più forti a livello Mondiale nella mia disciplina mi sono inconsciamente fatta condizionare da emozioni mai provate prima, il riposo la notte prima della gara è stato interrotto da vari risvegli associati a un imminente pensiero: domani è il giorno del Mondiale, ci siamo!
Mi sono più volte addormentata e risvegliata, alle 6:30 quando è suonata la sveglia avevo la percezione di aver riposato abbastanza ma in realtà non era stato così

…sono partita in gara con l’obiettivo di fare 205 km, il ritmo deciso era sui 5:50 min/km, l’ho tenuto fino alla sesta ora, poi il mio allenatore, Luca, mi ha consigliato di fare circa 100 metri di cammino ogni giro per preservare energie. Sono partita piano, ultima di tutti gli atleti italiani ma non aveva importanza, io dovevo fare la mia gara, al mio passo.
Il clima di Belfast è stato ideale, nuvoloso con momenti di pioggerellina fine, in maglietta corta e canotta dell’Italia stavo bene, a tratti avevo caldo ma in alcuni punti del percorso del parco si alzava un vento fastidioso, era meglio non stare troppo scoperti! Non sto’ a descrivervi tutte le 24 ore di gara, neanche le ricordo bene io che le ho vissute da protagonista…..vi dico che partecipare a un evento Mondiale con la maglia della propria Nazione è un privilegio che in pochi hanno e io sono onorata di aver fatto parte di questo meraviglioso gruppo formato da altre tre donne e tre uomini, i campioni della 24 ore degli ultimi tempi. Da Loro ho imparato tanto, soprattutto a livello umano ma anche tecnico quando, il giorno prima della gara ci siamo confrontati sull’alimentazione in gara. Tutti con idee chiarissime, ora per ora sapevano cosa farsi dare dallo staff: proteine, carboidrati, gel….io sono arrivata con il mio sacchettone di alimenti di vario genere, ero pronta per andare in guerra: grissini, fruttini, miele, gel, marmellatine da assumere pero' sensazione
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Le proteine le hai? No, cavolo…e via con Marcello al primo market vicino al villaggio dove alloggiavamo a comprare formaggio e prosciutto cotto! Vado a letto la sera prima del Mondiale non proprio più sicura di essere cosi’ pronta ad affrontare un evento così importante. Di testa e gambe si’ ma sull’alimentazione in gara ho molti dubbi, già mi vedo alla 14-esima ora a vomitare dietro a qualche cespuglio…pazienza, in qualche modo ripartirò come ho fatto a Cesano Boscone!
Invece in gara, lo staff è impeccabile, mi fornisce da bere fin dopo appena 20’ di gara e qualcosa da mangiare ogni ora: tutte cose che ho portato nel mio sacchetto e in più qualche biscotto, ogni ora mi impongono di mangiare, poco e spesso. Non ho fame? non importa, un biscotto in 10' lo devo mandare giu'! Mi fido di Luca, Stefano e Vito e faccio tutto quello che mi dicono. E faccio bene.
Le ore passano e di stomaco non ho avuto problemi, questa è stata una grande lezione per me! Di gambe sto’ bene, mi mantengo a passo costante, facendo in 24h un solo cambio di vestiti per la notte, che terro’ fino alla fine, morendo dal caldo nelle ultime 4 ore ma pazienza, se mi fossi fermata a cambiarmi di nuovo non avrei raggiunto il mio obiettivo.
Di crisi ne ho avute tante, pensieri negativi che si insinuano nella mente che vorrebbero indurci a mollare, a fermarsi

Il pensiero si concentra su sensazioni fisiche, fastidi che sul momento sembrano compromettere la prestazione ma poi come arrivano se ne vanno…la prima, dopo appena quattro ore di gara, poi di notte, per il sonno e la stanchezza

poi una grande alle 6 della mattina. Per la prima volta in gara ho pianto, di nascosto, mentre correvo, al buio, da sola dove nessuno poteva vedermi…quanto avrei voluto essere alle 10 di mattina, lì sapevo che la gara sarebbe quasi finita e avrei investito tutte le energie possibili. Con la stanchezza si diventa egoisti, io in certi momenti ho perfino dimenticato di indossare la maglia della Nazionale, pensavo tra me a raggiungere il mio p.b. e a non andare oltre.
Poi mi sono soffermata sull’impegno dello staff della Nazionale e di Marcello, tutti li’ dedicati a noi, nelle 24 ore, al freddo della notte, ad aspettare ogni nostro passaggio e questo mi ha fatto riprendere lucidità, mi ha fatto passare il sonno.
Il pensiero del vostro tifo da casa come dei miei parenti e amici mi ha fatto concentrare giro dopo giro, 10 minuti dopo 10 minuti, il tempo che ho impiegato a fare ogni giro del parco.
Mi bagno il viso ad ogni giro per combattere il sonno e per passare le interminabili ore dalle 6 alle 10 della mattina.
Le ultime due ore sono state la fine di una sfida con me stessa, ho ripreso a sorridere, a commuovermi ma questa volta per la felicità. Sono stata fiera, orgogliosa di non aver ceduto ai pensieri negativi che avevano cercato di farmi gettare la spugna durante la notte, sono “diventata cattiva” e ho finalmente lasciato andare le gambe.
Per andare oltre i 205 km che mi ero fissata come obiettivo dovevo accelerare, ho preso questo come ultima sfida da affrontare, sapevo che allo scadere della maratona del terzo Garmin avrei fatto il mio p.b., avrei superato i i 202 km fatti a Cesano Boscone. I monitor di gara ormai erano saltati da 20 ore, potevo solo affidarmi ai miei Garmin, il primo stoppato a 75 km, il secondo a 85 km. Arrivo a 202 km poco prima dello scadere dell’ultima ora di gara, ho tanto sonno, mi bagno per l’ultima volta il viso e parto convinta a raggiungere quello che il mio allenatore ha definito in gara e qualche giorno prima, un sogno. Negli ultimi giri la maggior parte degli atleti camminano, che emozione affiancare anche il mio Capitano e fare alcuni metri insieme e ricevere i suoi complimenti per il ritmo che pur correndo tutto storta riuscivo a tenere.
Finisco la mia gara appena dopo il grande tifo degli assistenti della Open, sto’ bene, per la prima volta dopo una 24 ore non ho avuto problemi di stomaco e mi posso godere tutto lo spettacolo intorno a me! Abbraccio Virginia, la mia compagna di squadra che ha finito qualche metro dietro di me, bevo un sorso di acqua e zucchero offerta da un tifoso Svedese e davanti a me vedo arrivare Marcello, commosso. Penso che pianga perché è preoccupato per me,
”tranquillo, io sto’ bene” lo rassicuro, in realtà la commozione non è solo per me ma anche per lo spettacolo a cui ha assistito, per l’umanità e lo spirito di solidarietà che hanno mosso tutto lo staff Italia per queste interminabili 24 ore.
Sono un atleta della Nazionale Italiana e in fondo al cuore lo rimarro’ per sempre. E quando i ricordi cominceranno a sfumare ricordero’ questi giorni e le persone che mi hanno accompagnato in questa avventura con dei piccoli momenti che li hanno caratterizzati: le rassicurazioni di Fausto Parigi sull’alimentazione in gara, anche per lui molto simile alla mia, le confidenze nel pre-gara di Luisa Zecchino come fosse una mamma. Il sorriso solare di Virginia, gli abbracci silenziosi con Lorena, le chiacchiere con Nico e infine il discorso emozionante e da lacrime del capitano Paolo Rovera fatto alla vigilia di gara e i suoi complimenti per me in corsa e al momento dei saluti finali:
“tu ci hai fatto vedere come si corre una 24 ore, finendo in progressione, così si fa!!”. Loro saranno sempre i miei compagni di squadra, quelli che fino a qualche giorno fa conoscevo appena, alcuni di più, altri molto di meno e che adesso sento così vicini.