Un paio di giorni dopo la gara, rientrato a casa, vi posso raccontare la mia Ecomaratona del Barbaresco.
Beh, intanto con maratona intendo tutto il week end, visto che, con famiglie al seguito, siamo arrivati ad Alba già sabato sera. Mio cognato e io iscritti alla 42k, moglie, cognata e un totale di tre bambini iscritti alla camminata. Tempo meraviglioso, fin da subito; sistemati nel nostro residence in frazione Castelrotto, il venerdì sera e il sabato mattina sono stati dedicati alla visita di Alba e alle prime esplorazioni enogastronomiche a base di tartufi e vini delle Langhe. Tanto il motto era: "Beh, l'importante è finirla, anche se ci mettiamo 8 ore fa lo stesso!"  
 
 
Ben rifocillati ci presentiamo domenica mattina ai nastri di partenza. Superato il leggero caos del "partiamo di qua o di là? Tutti di qua, no, tutti di là! Vabbè, partiamo da dove siamo", che è costato una decina di minuti di ritardo, la corsa prende il via da piazza Rossetti. Si sta piuttosto intruppati, la gente è tanta e le strade strette, che diventano ancora più strette usciti dall'abitato per inoltrarsi nelle vigne. Si calpesta molta sabbia, qualcuno rimembra maratone del Sahara, qualcuno si lamenta di avere lavato le scarpe il giorno prima, ma tutti sembrano divertirsi parecchio.
Il gruppo si allunga solo verso Barbaresco, con le prime rampe che fanno selezione. I panorami sono sempre stupendi, i borghi bellissimi, il vino del 10° km ottimo, nonostante la signorina del ristoro piuttosto seccata. Qui è d'obbligo il selfie con mio cognato, poi gli ordini di scuderia sono: "ognuno per sè, al suo ritmo", e quindi approfitto della discesona per allungare il passo.  
 
 
I ristori, completi ma senza fronzoli, si susseguono a ritmo regolare, i panorami sono davvero incantevoli, le strade asfaltate un po' meno, per fortuna gli automobilisti - a parte qualche eccezione assassina - sono rispettosi. Dura, davvero, superare l'infinta e insidiosa rampa che dal Tanaro porta fino allo spettacolare calanco in zona Rocche dei Sette Fratelli, però l'idea dell'arrivo sempre più vicino aiuta. Intanto la giornata si è fatta calda, quasi torrida, altro che intimo termico! Una sosta al ristoro tattico nascosto tra le frasche e poi ancora discesa a tutta birra, fino all'interminabile rettilineo di San Rocco Seno d'Elvio (allietato però dal matto del villaggio che offriva le Tic-Tac "Che fanno saliva"). Poi è la classica sofferenza degli ultimi km: quando pensi che tutto sia finito, ecco ancora l'ennesima impervia salita tra le vigne, poi l'ennesima discesa su strada aperta (e trafficata), e poi, finalmente, l'arrivo, con la famiglia che mi aspetta e che mi accompagna a tagliare il traguardo prendendomi per mano.
In sintesi i pro:
- Meravigliosa, straordinaria, incredibile la parte "Eco". Paesaggi da sogno, tratti nel bosco, sabbie sahariane, salite e discese sterrate. Bella, bella e ancora bella;
- Il pranzo tipico al Palamarathon: tutto ottimo e abbondante, dagli antipasti al dessert, con vino a volontà, camerieri efficientissimi, tempi di attesa congrui (almeno per noi che ci siamo presentati alle 14.00 passate) e l'ottima compagnia degli altri runner al tavolo;
- La medaglia è spettacolare: grande, pesante, bella. Davvero straordinaria, al livello delle migliori maratone internazionali.
In sintesi i contro:
- La parte "Non Eco", ovvero quella su strada è mediamente brutta, con un inevitabile minimo sindacale che va dalle stradine provinciali oggettivamente poco trafficate (ma comunque con l'automobilista pazzo che tenta di arrotarti) e un massimo intollerabile rappresentato dagli ultimi 3-4 km in discesa verso Alba, su strada trafficatissima, soffocante di gas e davvero pericolosa, senza alcuna segnalazione al pubblico se non il balisaggio;
- I ristori erano effettivamente parecchio spartani. C'era tutto il necessario, sia chiaro, però tra quello che aveva finito i bicchieri, quello che non aveva i sali, quello che stava mettendo su il the e se potevamo aspettare lo faceva in cinque minuti, qualche difficoltà io l'ho vista. Due note personali: la prima è per la signorina del ristoro con vino a Barbaresco, sinceramente un filo troppo brusca con i runner. Capisco il controllo, ma nessuno è lì per ubriacarsi, se nel calice mi metti 1cc di vino è ovvio che poi ci sarà il furbetto che fa il bis e il tris rimescolandosi alla folla e facendoti finire le scorte di bicchieri; la seconda per la signorina del ristoro di fronte alla chiesa di San Rocco e che, a un runner in preda ai crampi che chiedeva come ci si potesse ritirare dalla gara, ha risposto: "Ma guardi, non deve chiederlo a me, io non ne ho la minima idea". Ok, non ne avrai idea, ma magari un numero dell'organizzazione ce l'hai, o sei lì su base volontaria? Ti muore qualcuno davanti, non la chiamiamo un'ambulanza? Non eravamo certo a quel grado di emergenza, ma comunque maleducazione livello master;
- La camminata è risultata sotto le aspettative: per il nostro gruppo hanno partecipato cinque persone, due adulti e tre bambini (che, in assenza di una specifica iscrizione per bambini, hanno goduto di uno sconto di 5 euro accordatomi ad personam dall'organizzazione, che torno a ringraziare). Andando in ordine: la partenza non è stata comunicata in modo molto chiaro; le guide si sono messe alla testa del gruppo e chi stava indieto non le ha mai viste, nè si sono mai preoccupate di controllare se tutti i partecipanti avessero preso la direzione giusta; il ristoro intermedio consisteva in un bicchiere d'acqua; al ristoro finale, sui cinque partecipanti (paganti, ribadisco), sono stati consegnati solo due bicchieri di vino, perchè "ai bambini non ha senso darlo". Sono d'accordo, e infatti le mie figlie di nove e sei anni e mio nipote di otto non sono abitualmente dissetati a Barbaresco, ma il biglietto è stato pagato comunque, visto che non esiste una "modalità bambini", e quel bicchiere di vino in più - già pagato - lo poteva bere la mamma o la zia. Se al biglietto corrisponde un servizio, quel servizio io me lo aspetto, senza dover litigare per ottenerlo.
In generale, nel suo complesso, l'Ecomaratona del Barbaresco e del Tartufo bianco di Alba mi è piaciuta molto. Credo sicuramente che il bel tempo, sebbene non "prenotabile", sia un requisito necessario per goderne appieno, perchè la parte più bella è quella nella natura, e se le condizioni meteo impongono di eliminare i tratti più impervi, il tracciato perde moltissimo del suo fascino.
Una gara, a mio parere, con tante luci e diverse ombre, che sarebbero giustificabili se l'evento fosse alle sue prime edizioni, ma non all'ottava. Questo non vuol dire che non vadano fatti doverosi complimenti a organizzatori, volontari, forze dell'ordine, eccetera, ma solo che i difetti mi sembrano troppo marcati per essere una manifestazione già ampiamente rodata.