Anzitutto voglio ringraziare CBC (che emozione leggere a posteriori come hai seguito la mia gara! Grazie di cuore!), Skiptomylou (altra emozione forte leggere quello che pensi di me come maratoneta!) e Pippotek. Ma anche i compagni di tortura albanesiana che hanno condiviso e condivideranno tante tante esperienze di training e gare.

La mia prima maratona è iniziata con un bel viaggio sul finir della notte assieme alle mie donne di casa e al giovane' amico runner Diego che si è voluto alzare alle 5 di domenica per seguirmi.
Per me lo sport amatoriale è anche e soprattutto questo, passione vera almeno tanto quanto il puro agonismo, e il fatto di essere per un giovane esempio e sprone mi rende felice.
Mi sono attardato un po' troppo all'AGSM Forum e così sono arrivato tardi per il raduno del forum, I'm sorry. A dirla tutta sono arrivato tardi anche per fare un vero riscaldamento
Ma seppur in griglia bianca l'intasamento che ho avuto in partenza (a Bergamo si parte sempre come matti qualsiasi sia la distanza da correre e il livello del runner, qui no) mi ha di fatto permesso di fare il primo km quasi a ritmo riscaldamento (ho detto quasi
Agganciato il ritmo gara obiettivo (4'25") ho proseguito correndo abbastanza in scioltezza i primi 15 km, che mi hanno permesso di scoprire la splendida Verona e il rilassante circondario. Qui mi sono veramente goduto la maratona, nessun dolore, cardio tranquillo, muscoli caldi e poi le onde di colore dei concorrenti, i riferimenti chilometrici e i rinfreschi che scorrono veloci, il sole che intiepidisce e da luce al panorama. Bello bello.
Al ritorno a Verona per il giro di boa è stato suggestivo il bivio fra mezza maratona e maratona: all'improvviso il folto gruppo (seppur in continua variazione nei singoli componenti) si è quasi volatilizzato, e ci siamo trovati in 4 gatti a proseguire in quello che ho vissuto come il VERO inizio del mio rapporto con la Regina. Passato alla mezza in 1h32 e 24" di real time, mi sono detto che tutto sommato me la sentivo di proseguire sino al traguardo con questo ritmo, percependo anche di avere una piccola scorta per un momenti di difficoltà o un finale in spinta.
Ma durante il 25° km il ginocchio sinistro che mi aveva fatto tribolare negli ultimi 20 giorni di preparazione (facendomi saltare anche un paio di allenamenti importanti) è uscito allo scoperto e per 3 km il dolore è stato lancinante, un chiodo infuocato nella zona del menisco mediale. Fin lì ero stato bene sui 4'22" di media per una proiezione finale di 3h05', ma il dolore mi ha fatto correre male e addirittura zoppicare nelle curve; di primo acchito ho pensato "Ecco, è finita", perchè il timore grosso di queste ultime settimane era stato proprio questo, dovermi ritirare per non spaccarmi e compromettere i mesi successivi. Ma ho deciso di tenere duro e vedere l'evoluzione del problema per qualche km. Devo avere quindi sforzato prematuramente tutta la zona bacino/anca e i flessori nel tentativo di far conservare al corpo il giusto equilibrio di corsa. Dal 29° km il dolore al ginocchio è calato un pochino ma mi sono trovato con bacino e flessori incriccati, quindi ho dovuto calare leggermente il ritmo in alcuni km e lavorare un pizzico di conserva negli altri perché a quel punto avevo deciso che a costo di arrivare sulle tibie questa prima maratona l'avrei finita e l'avrei finita comunque nel tempo obiettivo di 3h 07'.
Negli ultimi 12 km ho comunque guadagnato 34 posizioni, e non ho incontrato il famoso muro ma solo la fatica speciale, immane ma onesta, della Regina. Lei non concede sconti, va rispettata e approcciata con passione ma anche serietà e metodo. Fra i tanti difetti e limiti che probabilmente ho come runner non credo però di avere la mancanza di concentrazione e di determinazione. Lavoro seriamente su quel che voglio ottenere, e so soffrire.
A settembre non riuscivo a correre neppure 10 km senza sentire dolori ai muscoli semitendinosi delle cosce e ai glutei. Era un problema che mi trascinavo da 7 mesi, da Febbraio, quando per quel problema mi ero dovuto ritirare al 15° km di una mezza maratona mentre ero in corsa per un nuovo PB sull'1h24'. Avevo provato in quei 7 mesi tanti trattamenti e esercizi, ma invariabilmente il problema persisteva. Correvo sempre col dolore, a volte persino dai primi metri. E' stato proprio in quel contesto desolante senza gare e con allenamenti stracolmi di dubbi che ho deciso improvvisamente di giocare l'azzardo: "Alberto, non avere paura ma solo massimo rispetto, fidati di te e giocatela da subito con la sfida più grande, la Maratona", mi sono detto. "Niente più lavori di velocità, lavoro accurato sulla costanza di ritmo, altrettanto accurata bilanciatura fra carico e riposo e ancor più passione e cura dei dettagli che già possiedi."
Non avevo in previsione di fare la maratona nel 2018.
Non avevo in previsione neppure di tornare a gareggiare.
Ma mi stavo intristendo troppo.
Ho scelto il durissimo Albanesi per la tabella di preparazione e mi sono concesso tutte le variazioni necessarie a soddisfare quei miei principi sopra elencati.
Non vi dirò che negli ultimi km ho ripercorso con la mente tutto ciò.
Quello succede nei romanzi e nei film, nella vita vera è tutto più sfumato, o perlomeno questo è quello che successo alla mia vita oggi.
Dal km 35 in poi, solo concentrazione massima per gestire fatica e dolori del mio corpo... e poi l'istinto, una volta calpestati i primi metri del tappeto rosso steso a fianco della meravigliosa Arena veronese.
Il primo gesto di felicità sul rettilineo finale è stato per me.
Il secondo gesto è andato al cielo, dove soggiorna mio padre da 20 giorni.
Ho iniziato a correre seriamente a 48 anni, tardi ma non troppo tardi. A 52 mi sento ancora il pivello che vuole migliorarsi, soltanto un po' più sicuro di potercela fare.
C'è sempre una corsa per tutti noi, domani.
Io, qua e là, ne correrò qualcuna.
