Complimenti a tutti, come sempre! A volte ci si dimentica di quanto sia una prestazione "disumana" già solo finire una maratona!
Confermo l'impressione di tutti: organizzazione meravigliosa, che ha mosso i quasi 30.000 runner (42K + 10K) in maniera impeccabile. Io, poi, avendo ritirato il pettorale ancora il venerdì, non ho mai trovato ingorghi in nessuna fase del pre-gara.
Per quanto riguarda la gara, il mio piano era cercare di stare il più possibile intorno (forse sotto?) alle 3h30', cercando di replicare il mio fantascientifico (per me) PB di 3h27' ottenuto a Firenze 2016. Il piano gara era preciso e alla mia portata: non cercavo ossessivamente il personale, quanto una buona prestazione intorno alla soglia dei 210 minuti di gara.
Al via, e per un bel pezzo, tutto funziona a meraviglia: non perdo mai di vista i pacer delle 3h30', ma nemmeno mi incaponisco nel volerli raggiungere. Metto in archivio km su km con tempi perfetti, tra i 4'50" e i 4'55", mi nutro e idrato come da abitudine consolidata e, insomma, tutto va come previsto. Al 18° km, correndo sulle nuvole, raggiungo finalmente i pacer. Le gambe vanno bene, mi sento ormai abbastanza sicuro del risultato; taglio la mezza maratona in 1h44' e, sebbene il cuore mi direbbe di darci dentro, la testa, razionalmente mi frena, facendomi accodare ai pacer per poi, avendo le energie, provare magari ad allungare un po' nel finale di gara.
Insomma, sono lì che gongolo della mia geniale condotta di gara, beandomi della mia intelligenza e capacità di gestire, quando BAM - il dio della Maratona - mi ricorda che correre 42 km vuol dire anche dover affrontare l'imprevedibile. Intorno al 25° km, infatti, un interruttore scatta su OFF, di colpo non riesco più a tenere il passo, i tempi volano ben oltre i 5' min/km, faccio fatica a respirare, le gambe si fanno di marmo e tutti, intorno a me, sembrano volare come keniani. Cerco di analizzare: è vero che comincia a fare caldo, ma l'idratazione dovrebbe essere a posto, la nutrizione è quella consueta e collaudata, il ritmo gara è sostenibile e allenato per mesi. Ma cosa diavolo succede? Mistero: sta di fatto che mi sento mezzo svenire. Per evitare di svenire anche per l'altra metà decido che è ora di tirare i remi in barca e andare in modalità turistica/sopravvivenza. Saluto i pacer delle 3h30' e mi godo (fino a un certo punto, perchè sto veramente soffrendo) il resto della gara. Saluto i bambini, saluto le signore, mi guardo intorno, mi godo il tifo spettacolare e arranco fino al traguardo.
Alla fine il cronometro dirà 3h58'. Sotto le quattro, e va bene, ma non posso negare che la delusione - almeno di primo acchito - sia stata tanta, per una gara preparata tutto l'anno e corsa per due terzi abbondanti esattamente secondo programma, senza sforzi e in totale scioltezza, senza strafare, anzi. Poi ovviamente la delusione è passata. Come ho detto all'inizio, a volte si sottovaluta l'impegno bestiale - in termini mentali, fisici, di tempo dedicato agli allenamenti, anche di soldi - necessario a correre una maratona. Una verità che Valencia mi ha ben sbattuto in faccia, e che io accetto, ovviamente. Ci saranno altre gare, ci saranno altre occasioni di migliorarsi, del resto non si dice che si impara di più dai fallimenti che dai successi?
