Tappa 2: Valgrisenche - Cogne (55,3 Km, 4.709 D+)
Arrivo in base vita a Valgrisenche con le idee molto chiare: c'è Giacomo che mi aspetta per un pit stop velocissimo, mi passa due borracce con carboidrati e mi carica due barrette nello zaino. Non ho certo intenzione di fare tutto il Tor mangiando barrette e gel, però come previsto lo stomaco si è chiuso, e già adesso riesco a mangiare poco. Questo è il momento in cui bisogna mettere benzina nel serbatoio, e poco importa mangiare cose buone e stuzzicanti, ci sarà tempo nelle prossime ore e nelle prossime giornate. Il Tor si porta a casa con pazienza e senza frenesia. Nel frattempo cambio maglietta e calzini, ed in poco più di venti minuti sono già sul sentiero per la seconda tappa.
Mi aspetta una sequenza di tre mostri da scalare: nell'ordine Col Fenetre, Col Entrelor (la più dura salita del TOR, per me) e Col Loson (cima Coppi, con 3.300 metri di altitudine)

. Inizio a salire verso il Fenetre e subito arriva una pesante crisi di sonno; questo mi preoccupa, perché siamo solo alla prima notte, ma purtroppo me lo aspettavo, dato che la notte prima della partenza avevo dormito poco per l'eccitazione. Mi trascino per un po', prima di decidere di prendere un primo gel con la caffeina: sono fortunato, perché funziona all'istante, e riesco a tenere a bada il sonno. In cima al Fenetre cade qualche goccia di pioggia, ma si apre una bellissima vista: dall'alto si vede il paese di Rhemes Notre Dame illuminato, sarà lì il prossimo ristoro. La discesa è molto tecnica, e la temevo parecchio prima della partenza ma, forse per una maggiore esperienza acquisita, forse perché in quattro anni hanno migliorato il sentiero, la affronto con la giusta concentrazione senza grandi difficoltà. Al ristoro incontro Cesare, che era partito due ore prima di me, e sono abbastanza stupito: lui di solito ha un passo decisamente migliore del mio, quindi o sono andato forte io, o ha avuto qualche problema. Probabilmente entrambe le cose. Si sale adesso all'Entrelor, e man mano che salgo arriva la luce del giorno. Salendo si vede sulla destra il Monte Bianco nella sua maestosità e nel suo splendore, e cerco di riempirmene gli occhi; subito dopo il colle so che non lo vedrò più, e la prossima volta sarà solo quando il traguardo di Courmayeur sarà in vista.

Arrivederci Monte Bianco, spero di rivederti presto, e sulle mie gambe, perché il giro lo voglio e lo devo finire, non facciamo scherzi!
La salita al colle è massacrante, lunghissima, con pendenze killer e non molla un attimo; l'ultimo tratto è ancora più ripido ed il sentiero è attrezzato con corde e scalette, oltre ad essere molto scivoloso. L'arrivo in cima è però abbagliante! Si apre una vista pazzesca sul Gran Paradiso, eccolo il secondo Gigante della Valle d'Aosta che vedremo. Dall'alto la vallata è di una bellezza commovente, ed un paio di laghetti glaciali sembrano voler raccogliere le lacrime di felicità.

Mi rendo conto della fortuna che ho di vivere tutto questo, di avere le forze per spingermi in luoghi che riesci ad apprezzare appieno solo se li vivi nella loro essenza più selvaggia e pura.
Mi tuffo di corsa in una discesa molto lunga e facile verso il ristoro di Eaux Rousses. Qui trovo il bravissimo Giacomo, e cerchiamo di riattivare lo stomaco, ancora chiuso, con qualcosa di goloso. Fa caldissimo e non è ancora mezzogiorno, quindi mi faccio portare un cornetto Algida: riesco a mangiarlo senza fastidio, è un segnale bellissimo, significa che un po' alla volta le cose si stanno sistemando, e fra non molto potrò ricominciare a mangiare normalmente. Riparto per la terza salitona di giornata, verso il maestoso Col Loson, una salita di 1.700 D+ in circa dieci km. L'incedere è tranquillo, e la salita non è troppo ripida, attraverso la casa reale di caccia a Levionaz Inferiore, è un luogo fiabesco, che mi mette in pace col mondo, il luogo ideale dove mi ritirerei d'estate per vivere un paio di mesi come un eremita. Attraverso tutto il vallone, dove l'acqua è dominatrice incontrastata, un torrente impetuoso e numerose cascatelle sono al centro di uno scenario di deserto alpino. Ad un certo punto si attraversa il torrente e si cambia versante, iniziando la parte finale della salita al Col Loson. Qui il sentiero diventa sempre più ripido, si susseguono tornanti sempre più stretti e la sommità sembra non arrivare mai. Dopo gli ultimi salti di roccia finalmente si intravede la piramide di sassi che contraddistingue il colle. Ci siamo, colle conquistato.

Dopo un primo tratto in discesa molto esposto ed attrezzato con corde fisse, arrivo al Bivacco elitrasportato, dove bevo del tè caldo prima di tuffarmi verso il Rifugio Sella, dove arrivo in circa un'ora di discesa. Siamo a metà pomeriggio e, anche se i volontari me lo sconsigliano, decido di fermarmi a dormire per un'ora e mezza. La scelta è azzeccata, il letto del rifugio è molto comodo e dormo benissimo, tanto che quando riparto, è ancora chiaro e sono galvanizzato. Chiamo Giacomo e lo avviso che poco dopo le 21 sarò a Cogne, e telefono anche a casa, dove le mie donne stanno facendo il tifo per me e mi danno una gran carica. La discesa scorre bene, e sono pieno di energie, con la gestione del sonno per ora sono a posto, resta da sistemare lo stomaco, che ha ancora qualche problema. Arrivo in base vita a Cogne alle 21,30, più di 100 km sono andati, e sto decisamente bene.
