Tappa 4: Donnas - Gressoney (54 Km, 5.651 D+)
In base vita a Donnas vado subito a dormire un'ora e mezza al piano di sopra; trovo all'istante una branda libera e, con i tappi alle orecchie, dormo che è una meraviglia. Scendo e, nel frattempo, Giacomo mi ha preso un'altra pizza: questa volta la mangio tutta di gusto

. Finalmente adesso il mio stomaco si è trasformato in una fornace, riuscirò a mangiare qualsiasi cosa e continuamente, una goduria!
Sono quasi pronto per ripartire, consegno la sacca, riempio le flasks e vedo Fabiano seduto su una panca, ci salutiamo, e mi indica una persona: è
@augusto losio finalmente lo conosco, immediatamente scatta una simpatia reciproca, mi dice che sta aspettando suo figlio Pietro, in difficoltà, che forse si dovrà fermare. Forse avremo modo di vederci più avanti. Riparto alle 14 da Donnas, la giornata è splendida e caldissima, le successive ore saranno piuttosto impegnative

. Affronto la salita ostica che porta al ristoro di Perloz, paesino delizioso, che mi accoglie con i campanacci, dove più tardi nel pomeriggio scateneranno una bellissima festa, con tanto di banda del paese che suona per noi aspiranti Giganti. Mi fermerei qui per ore, ma bisogna proseguire, questa è la salita più lunga del TOR (2.700 D+ in 16 Km) e bisogna essere costanti e concentrati. Per un paio d'ore viaggio in compagnia di Philippe, un francese simpatico (lo so, è una rarità), ma abbiamo notevoli difficoltà a comunicare (per inciso, ho incrociato diversi francesi in questi giorni, ma ne avessi trovato uno che parli due parole in croce di inglese!); riusciamo comunque a tenerci compagnia. Arrivo a La Sassa ancora con il sole del tardo pomeriggio, il borgo è bellissimo, infatti trovo Giacomo in versione turista che mi dice che si fermerà lì per cena, elencandomi i piatti del menu della trattoria accanto al ristoro

. Lo invidio non poco. Arriva il buio e mi avvicino al rifugio Coda, che rappresenta metà gara, quindi è un traguardo intermedio importante. La temperatura si abbassa, siamo sopra i 2.000 metri, ed in cresta si apre una visuale bellissima su Biella e tutto il circondario. Si, abbiamo attraversato tutta la Valle d'Aosta e siamo al confine con il Piemonte, appena sotto c'è il santuario di Oropa, noto per le imprese di Pantani!
Riparto dal Coda dopo una provvidenziale pasta al forno, ed inizio un tratto micidiale, gli otto chilometri (sembreranno almeno venti) che portano al Barma, tra discese su pietraia, tratti esposti e brevi strappi ripidissimi in salita. Stringo i denti, per fortuna non ho molto sonno, e finalmente arrivo al rifugio, dove confido di dormire un'ora, ma le camere sono piene e c'è una lista d'attesa di 45 minuti. Opterò per un microsonno di 15 minuti sul pavimento. Riparto e, nel buio della notte, affronto Col Marmontana e la Crena de Leuy, con la ritrovata compagnia di Cesare ed altri due ragazzo e ragazza emiliani. Il terreno è tutto molto tecnico e si avanza lentamente, fino a raggiungere, con le prime luci del giorno, il Colle della Vecchia. Da qui inizia una lunghissima discesa verso Niel, che va affrontata con gran pazienza, per evitare che saltino i nervi. Cesare e l'altro ragazzo allungano, ed io rimango un po' indietro con Milena, l'altra ragazza. Raggiungiamo una coppia di fidanzatini cinesi: lei è arrabbiatissima e continua ad urlargli di tutto, non prende neanche il fiato per respirare

. Ogni tanto lui accenna mezza parola di risposta, diventando benzina sul fuoco per lei, che riprende ad insultarlo di gusto. Immagino che per loro il Tor sia la loro vacanza romantica! Milena mi dice che lungo la salita al Col Loson li aveva davanti e per tutto il tempo la fidanzatina ha urlato invettive contro il povero cinesino...
Finalmente si arriva a Niel, il mattino è sbocciato nel suo splendore, il prato di fronte alla Gruba è il posto ideale dove sdraiarsi dieci minuti. Una volontaria gentilissima mi chiede cosa voglio che lei me lo porta: non può essere che la loro polenta concia con il ragù, che divoro avidamente e chiedo il bis, per me e pure per Giacomo, che mi guardava con l'acquolina in bocca

! Anche qui rimarrei per ore, ma c'è l'ultima fatica del Col Lasoney prima di arrivare a Gressoney. La salita scorre che è un piacere, non la soffro troppo, e quando arrivo in cima inizio a correre tutta la discesa, in ambiente glaciale e dove la temperatura cala di colpo, fino all'agriturismo di Loo, dove mi offriranno una birra fresca e la macedonia di frutta appena tagliata. Quando trovi gente così ti si apre il cuore. Si continua a scendere e finalmente si intravede Gressoney sullo sfondo. Vedo una ragazza che mi corre incontro urlando il mio nome: è Maureen, una atleta californiana con cui ho corso un bel pezzo di GTC due anni fa, anche lei già due volte Gigante, che sta aspettando il marito Mat, in gara e che di lì a poco conoscerò e con cui condividerò un pezzo di sentiero.
L'ultimo Km è su asfalto, e si arriva alla base vita di Gressoney. Entro subito, ritiro la borsa e vado in doccia. Devo ricaricarmi in fretta, perché ora arriverà la massima carica motivazionale: sta arrivando la mia famiglia! Questa tratta si conferma molto dura, ci ho messo oltre 24 ore per percorrerla.