Hystrix ha scritto: ↑10 set 2025, 13:39
"(Il maratoneta è un) uomo magrissimo, di età indefinibile, sempre bagnato anche in estate, che corre con un'espressione di grande sofferenza sul volto, si tocca la gamba, si massaggia il fegato, tossisce e sputa ma continua a correre, nello smog cittadino e tra i clacson delle auto, alle due del pomeriggio in agosto e sotto la neve in gennaio, sempre con quel look da Calvario e un paio di occhiali gialli che forse nascondono lacrime. La domanda è: quale peccato deve scontare il maratoneta solitario?".
(Da 'Bar Sport Duemila')
Ieri ci ha salutato Stefano Benni
Mi piace ricordare Stefano Benni con una ballata da lui scritta per la canzone di Fausto Mesolella "Quello che non voglio". Gli ultimi quattro versi dell'ultima strofa sono per me davvero toccanti.
Io non voglio morir cantante
Se al buon sonno del padrone
Servirà la mia canzone
A gola storta voglio cantare
Ringhio di porco e romanze nere
Voglio svegliarvi col fiato ansante
Io non voglio morir cantante
Io non voglio morire poeta
Di ogni passione sceglier la dieta
Gioie, amorini e dolori piccini
Da imbalsamare dentro il rimario
Della giuria al valor letterario
Coda di sangue ha la mia cometa
Io non voglio morir poeta
Io non voglio morir artista
Accucciato come un vecchio cane
Sotto il trono del re di danari
Tra leccaculi e cortigiane
Che alle mie rughe voglion rubare
Fiori di gelo, dolore e fame
Li accecchi il fuoco della mia vista
Io non voglio morire artista
Io non voglio morire attore
Dentro allo schermo di un paradiso
Crocefisso a un finto sorriso
Di morti in ghingheri e ribelli servili
Re dello schermo, generale dei vili
Ti sto davanti e voi belle signore
Guardate la scena dove gli mangio il cuore
Perché non voglio morire attore
E io non voglio morire libero
Se i begli alberi del mio giardino
Annaffia il sangue del mio vicino
Meglio la peste che l’ipocrita danza
Di vostra santa beneficenza
Chiudete la cella lasciatemi stare
Di libertà vostra non voglio morire
Io non voglio far altro che vivere
Tra una corda e l’altra saltando
Dentro la cassa di una viola da gamba
Voglio ascoltare le voci di fuori
Ringhio di porco voce di dama
Tamburo indio amore che chiama
E voci spezzate di cento popoli
Che dalla mia terra non voglio scacciare
Io voglio vivere, non ho altro da fare
Io non voglio che mi ricordiate
Nel trionfo, ma nella mia sera
Nelle cose che dissi tremando
In ciò che suonai con paura
Povere genti che ai menestrelli credete
Dimenticarvi di me non potrete
E io di voi scordarmi non posso
Dentro un tramonto feroce e rosso
Dentro un cielo di sangue e vino
Ascoltate come sembra il primo
L’ultimo accordo che io imparai
Io non voglio, non voglio morire
E a morire non riuscirò mai
5° mondiale per la nazionale maschile di pallavolo
In tutti e 5 i titoli partecipa il mio compaesano Fefè De Giorgi, 3 da giocatore e 2 da allenatore, consecutivi. Persona squisita (non riesco mai a salutarlo per primo quando lo incrocio sul mio solito percorso di allenamento) e super-gattaro come il sottoscritto!