Sfogarsi
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mimmo
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Sfogarsi
So che forse non è attinente al forum, ma ho voglia di raccontarvi un emozione accadutami lo scorso ottobre, ero quasi fuggito da casa per una settimana, ero stanco di tutto ed un pò esaurito e così, quasi per caso ero arrivato, solo, in mezzo a quelle meravigliose montagne della Val di Fassa a cinque ore da casa mia.
E' l'alba, un buon completo da trekking acquistato la sera prima a Canazei ed eccomi perfettamente inserito nell'atmosfera del camminatore, prendo l'auto e raggiungo il passo Pordoi, l'aria è penetrante, d'altra parte è molto presto.
Come d'istinto mi infilo in uno dei due bar presenti. Un buon caldo caffè non può che darmi ulteriore stimolo, provo ad abbozzare le mie intenzioni alla signora al bancone ma capisco subito che il suo è un rispondere abituale, annoiato, di commenti sui percorsi ripetuti mille volte, vorrebbe che parlassi di mare, di sabbia calda, di discoteca, e così mi zittisco concentrandomi sulla tazza.
Il passo è a 2200 metri di quota, ad ottobre la mattina fa veramente freddo, stringo i bastoncini avviandomi per la mulattiera che mi porterà dove voglio, verso quell'evidente canalone di ghiaia che molto più in alto si inserisce fra due enormi pareti di rocciosa dolomia.
La salita si sviluppa in un colatoio di pietre, miliardi di piccole pietre che negli anni si sono staccate rovinando a valle. Un continuo zig zag di sentiero che gradualmente si inerpica sempre più ripido e meno evidente.
L'immagine di queste imponenti pareti mi mette soggezione. Ora che sono più vicino proseguo lentamente, sento il respiro calmarsi, non ho fretta, cerco di cogliere ogni sensazione che mi tocca l'animo.
Raggiunto il colletto ho qualche problema nel proseguire per la destinazione scelta, la punta Buè, una recente nevicata gelata dalla notte, rende il percorso infido e pericoloso, non avendo attrezzatura specifica perché sto camminando con delle adidas da corsa, non mi resta che sedermi ad ammirare il panorama in attesa che i raggi del sole rendano molle e calpestabile quella lingua di neve che dovrò obbligatoriamente percorrere per raggiungere la cima.
Mille pensieri mi si insinuano durante quella piacevole sosta forzata, guardo in basso scorgendo le minute abitazioni sparse nella valle, poi lentamente, alzando lo sguardo, ammiro i monti di fronte, per poi andare oltre, alla catena montuosa appena dietro e poi ancora a quell'altra fino ad arrivare con l'immaginazione alle mie montagne, quelle di casa mia.
Subito una forte commozione mi blocca il respiro, senza volerlo, senza esserne pronto, inizio a lacrimare. Trovo piacevole sentire quella leggera pressione all'altezza dello sterno, i singhiozzi man mano si fanno più violenti per poi lasciarmi andare in un pianto aperto, libero, li sento come fratelli in aiuto.
Sono solo, a 3000 metri di quota, in mezzo al niente, lontano centinaia di chilometri da casa e sto piangendo come un bambino.
La serenità del sentire scemare lentamente un atavica tensione interna, quel cercare di amplificare l'emozione del pianto tramite ricordi famigliari, visi amati, mi fa sentire meno solo, sento di essere con me stesso.
Come una luce che si avvicina, inizio a vedere un percorso nuovo.
Mai provata un emozione così intensa, così naturale senza surrogati esterni.
Le lacrime diventano incontrollabili, non faccio niente per limitarle.
Grido molto forte, un urlo, non di dolore, neanche di richiamo. Un urlo di liberazione come se tramite i polmoni emettessi gran parte del nero che sento dentro.
Erano anni che non urlavo e che non piangevo così.
Vorrei questo mio momento per sempre, peccato ora sia solo un ricordo.
mario
E' l'alba, un buon completo da trekking acquistato la sera prima a Canazei ed eccomi perfettamente inserito nell'atmosfera del camminatore, prendo l'auto e raggiungo il passo Pordoi, l'aria è penetrante, d'altra parte è molto presto.
Come d'istinto mi infilo in uno dei due bar presenti. Un buon caldo caffè non può che darmi ulteriore stimolo, provo ad abbozzare le mie intenzioni alla signora al bancone ma capisco subito che il suo è un rispondere abituale, annoiato, di commenti sui percorsi ripetuti mille volte, vorrebbe che parlassi di mare, di sabbia calda, di discoteca, e così mi zittisco concentrandomi sulla tazza.
Il passo è a 2200 metri di quota, ad ottobre la mattina fa veramente freddo, stringo i bastoncini avviandomi per la mulattiera che mi porterà dove voglio, verso quell'evidente canalone di ghiaia che molto più in alto si inserisce fra due enormi pareti di rocciosa dolomia.
La salita si sviluppa in un colatoio di pietre, miliardi di piccole pietre che negli anni si sono staccate rovinando a valle. Un continuo zig zag di sentiero che gradualmente si inerpica sempre più ripido e meno evidente.
L'immagine di queste imponenti pareti mi mette soggezione. Ora che sono più vicino proseguo lentamente, sento il respiro calmarsi, non ho fretta, cerco di cogliere ogni sensazione che mi tocca l'animo.
Raggiunto il colletto ho qualche problema nel proseguire per la destinazione scelta, la punta Buè, una recente nevicata gelata dalla notte, rende il percorso infido e pericoloso, non avendo attrezzatura specifica perché sto camminando con delle adidas da corsa, non mi resta che sedermi ad ammirare il panorama in attesa che i raggi del sole rendano molle e calpestabile quella lingua di neve che dovrò obbligatoriamente percorrere per raggiungere la cima.
Mille pensieri mi si insinuano durante quella piacevole sosta forzata, guardo in basso scorgendo le minute abitazioni sparse nella valle, poi lentamente, alzando lo sguardo, ammiro i monti di fronte, per poi andare oltre, alla catena montuosa appena dietro e poi ancora a quell'altra fino ad arrivare con l'immaginazione alle mie montagne, quelle di casa mia.
Subito una forte commozione mi blocca il respiro, senza volerlo, senza esserne pronto, inizio a lacrimare. Trovo piacevole sentire quella leggera pressione all'altezza dello sterno, i singhiozzi man mano si fanno più violenti per poi lasciarmi andare in un pianto aperto, libero, li sento come fratelli in aiuto.
Sono solo, a 3000 metri di quota, in mezzo al niente, lontano centinaia di chilometri da casa e sto piangendo come un bambino.
La serenità del sentire scemare lentamente un atavica tensione interna, quel cercare di amplificare l'emozione del pianto tramite ricordi famigliari, visi amati, mi fa sentire meno solo, sento di essere con me stesso.
Come una luce che si avvicina, inizio a vedere un percorso nuovo.
Mai provata un emozione così intensa, così naturale senza surrogati esterni.
Le lacrime diventano incontrollabili, non faccio niente per limitarle.
Grido molto forte, un urlo, non di dolore, neanche di richiamo. Un urlo di liberazione come se tramite i polmoni emettessi gran parte del nero che sento dentro.
Erano anni che non urlavo e che non piangevo così.
Vorrei questo mio momento per sempre, peccato ora sia solo un ricordo.
mario
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Zio Baga
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- Iscritto il: 4 mar 2008, 13:27
Re: Sfogarsi
Bhe mimmo, mi permetto di dire solo una cosa: io se fossi in te direi "per fortuna è un ricordo"....significa che querl senso di liberazione l'hai davvero vissuto, altrimenti sarebbe un sogno....mimmo ha scritto:Vorrei questo mio momento per sempre, peccato ora sia solo un ricordo.
corri Forrestr, corriiiiiiii
Per arrivare al traguardo è necessario fare tutto il percorso: è quello che conta!
Per arrivare al traguardo è necessario fare tutto il percorso: è quello che conta!
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POD4PASSION
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Re: Sfogarsi
Caro mimmo,non posso sapere cosa in questo momento ti renda cosi triste,sicuramente pero saprai che il tempo muta le cose,quello che oggi è insostenibile,domani è solo un ricordo,come la giornata che hai raccontato tu stesso.
La vita vale la pena viverla perchè è vera,con tutti i suoi alti e bassi,ti voglio dare un lin di una canzone a me molto cara.
http://www.youtube.com/watch?v=6FP2-Xs-LAw
spero ti sia gradita ascoltala bene
La vita vale la pena viverla perchè è vera,con tutti i suoi alti e bassi,ti voglio dare un lin di una canzone a me molto cara.
http://www.youtube.com/watch?v=6FP2-Xs-LAw
spero ti sia gradita ascoltala bene
Cio che si ama non si possiede.
lentamente.....ma inesorabilmente
La verità null'altro è che il proprio punto di vista
lentamente.....ma inesorabilmente
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mimmo
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Re: Sfogarsi
POD4PASSION .. tranquillo, ora sto da dio!!! ho scritto la novella così, tanto perchè mi faceva piacere raccontarvi un momento.
Io sono così, quando qualcosa non va devo reagire in modo deciso, in quel caso ho mollato tutto per una settimana eheh ... il problema è che nessuno sapeva dov'ero finito fin quando tornai perchè avevo spento il telefonino....
Come si dice dalle mie parti, sono proprio un bocia !!!!
Io sono così, quando qualcosa non va devo reagire in modo deciso, in quel caso ho mollato tutto per una settimana eheh ... il problema è che nessuno sapeva dov'ero finito fin quando tornai perchè avevo spento il telefonino....
Come si dice dalle mie parti, sono proprio un bocia !!!!
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annarella65
Re: Sfogarsi
Anch'io,come dice pod,non posso sapere cosa ti ha spinto a vivere quell'esperienza,che posso immaginare fantastica e liberatoria...per te...
Scusami ma non posso NON immedesimarmi anche per un solo istante nei pensieri tristi e negativi di qualcuno che magari a casa aspettava tue notizie...
Sparire e spengere il cellulare per 5 giorni non si fa Mario...più che una bocia,sei
un testina di buè!!!
Ciao io sono annarella
e non approvo la gente che invece di farsi una bella litigata e chiarire...scappa!
Scusami ma non posso NON immedesimarmi anche per un solo istante nei pensieri tristi e negativi di qualcuno che magari a casa aspettava tue notizie...
Sparire e spengere il cellulare per 5 giorni non si fa Mario...più che una bocia,sei
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Ciao io sono annarella
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mimmo
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Re: Sfogarsi
Hai ragione, al tuo posto forse anch'io lo giudicherei come un grande atto di superficialità. D'altra parte però non hai dati sufficienti per potere giudicare razionalmente e conoscerne i retroscena.
Voleva solo essere la novella di un momento vissuto, senza la necessità di un giudizio o di un aiuto.
Comunque grazie per l'attenzione
Voleva solo essere la novella di un momento vissuto, senza la necessità di un giudizio o di un aiuto.
Comunque grazie per l'attenzione
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mimmo
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Re: Sfogarsi
Dai, tanto per ridere un pò vi racconto come ho maturato la fughetta ... lo so che sono off topic o meglio off forum ... ma dopo questo, basta, parlerò solo della passione ritrovata, la corsa.
La domenica della fuga:
La sensazione è la stessa di ieri, mi alzo stanco dal letto e come un automa che si porta a fatica, strisciando le ciabatte mi dirigo verso il bagno.
Appoggiato con le mani sul lavabo fisso le rughette infide, le occhiaie sgradevoli e quello sguardo spento classico di una persona eternamente stanca, oltre al pallore classico del fumatore, non vedo altro.
E' domenica e malgrado vorrei istintivamente tornare in letargo sotto le lenzuola, ho ancora quel residuo di stimolo che mi spinge a vestirmi per la gara.
Grande passione maturata negli anni, motivo principale di affermazione personale e di sano svago. Sport allo stato puro, ambìto, desiderato tutta la settimana quasi come un bimbo attende il dì di festa.
Ma sono ancora lì immobile, a guardarmi, con poca voglia di radermi e lavarmi. Fermo come fossi incollato al mio stesso sguardo costantemente triste e neutro.
Non è sforzo da poco essere pronto in 30 minuti e partire per la zona di gara.
Tutti presenti gli immancabili amici di sempre, ancora prima di posteggiare l'auto mi salutano gioiosi e scherzosi.
Poveri illusi, allegri del niente, stolti e ignoranti.
Come da previsione la gara è un disastro, il nervoso per la mancanza di concentrazione mi ha gonfiato il fegato. Non ho altra meta e desiderio che sedermi a tavola in quell'accogliente taverna dal caratteristico soffitto in legno. Mi circondano rumore, scherno, contentezza ed io, con un finto sorriso a mezza bocca, sorseggio golosamente un amabile vino rosso.
E' mezzanotte ormai, dei numerosi commensali non restiamo che in quattro superstiti. I temi sono più seri, ora, ma sempre orientati alla giornata sportiva ed io, impassibile, osservo con finta attenzione le loro bocche che parlano ancora motivate.
Ciao ragazzi, vado.
Senza attendere oltre mi alzo quasi di scatto, barcollando per quei bicchieri di troppo mi accosto all'uscita. Un freddo vento colpisce il viso svegliandomi dal torpore. Il dado è tratto, con serena andatura voglio partire per migliori lidi.
Quanto ho sognato questo momento, ho guidato tutta la notte ed eccomi all'alba nella ridente Val di Fassa in Trentino.
Solo ora mi rendo conto di ritrovarmi a cinque ore da casa mia, vestito in tuta da trial, sporco e puzzolente per lo sforzo sportivo del giorno prima e senza null'altro che la mia carta di credito ed un pacchetto di sigarette.
Il telefonino l'ho spento la sera prima, niente deve inserirsi fra me e ciò che mi aspetta. Stranamente sereno mi adopero per vestirmi in modo consono, visito un paio di negozi ed eccomi presentabile per l'albergo che avevo adocchiato entrando in paese.
Una signora dall'età indefinibile mi accoglie con relativa freddezza, la stagione e quasi finita, capisco la stanchezza interiore di questa gente che ha dovuto sopportare turisti di tutte le risme, senza indugiare chiedo una stanza e dopo qualche minuto mi ritrovo sdraiato sul un letto profumato ad osservare il soffitto.
Ed ora che faccio?
La domenica della fuga:
La sensazione è la stessa di ieri, mi alzo stanco dal letto e come un automa che si porta a fatica, strisciando le ciabatte mi dirigo verso il bagno.
Appoggiato con le mani sul lavabo fisso le rughette infide, le occhiaie sgradevoli e quello sguardo spento classico di una persona eternamente stanca, oltre al pallore classico del fumatore, non vedo altro.
E' domenica e malgrado vorrei istintivamente tornare in letargo sotto le lenzuola, ho ancora quel residuo di stimolo che mi spinge a vestirmi per la gara.
Grande passione maturata negli anni, motivo principale di affermazione personale e di sano svago. Sport allo stato puro, ambìto, desiderato tutta la settimana quasi come un bimbo attende il dì di festa.
Ma sono ancora lì immobile, a guardarmi, con poca voglia di radermi e lavarmi. Fermo come fossi incollato al mio stesso sguardo costantemente triste e neutro.
Non è sforzo da poco essere pronto in 30 minuti e partire per la zona di gara.
Tutti presenti gli immancabili amici di sempre, ancora prima di posteggiare l'auto mi salutano gioiosi e scherzosi.
Poveri illusi, allegri del niente, stolti e ignoranti.
Come da previsione la gara è un disastro, il nervoso per la mancanza di concentrazione mi ha gonfiato il fegato. Non ho altra meta e desiderio che sedermi a tavola in quell'accogliente taverna dal caratteristico soffitto in legno. Mi circondano rumore, scherno, contentezza ed io, con un finto sorriso a mezza bocca, sorseggio golosamente un amabile vino rosso.
E' mezzanotte ormai, dei numerosi commensali non restiamo che in quattro superstiti. I temi sono più seri, ora, ma sempre orientati alla giornata sportiva ed io, impassibile, osservo con finta attenzione le loro bocche che parlano ancora motivate.
Ciao ragazzi, vado.
Senza attendere oltre mi alzo quasi di scatto, barcollando per quei bicchieri di troppo mi accosto all'uscita. Un freddo vento colpisce il viso svegliandomi dal torpore. Il dado è tratto, con serena andatura voglio partire per migliori lidi.
Quanto ho sognato questo momento, ho guidato tutta la notte ed eccomi all'alba nella ridente Val di Fassa in Trentino.
Solo ora mi rendo conto di ritrovarmi a cinque ore da casa mia, vestito in tuta da trial, sporco e puzzolente per lo sforzo sportivo del giorno prima e senza null'altro che la mia carta di credito ed un pacchetto di sigarette.
Il telefonino l'ho spento la sera prima, niente deve inserirsi fra me e ciò che mi aspetta. Stranamente sereno mi adopero per vestirmi in modo consono, visito un paio di negozi ed eccomi presentabile per l'albergo che avevo adocchiato entrando in paese.
Una signora dall'età indefinibile mi accoglie con relativa freddezza, la stagione e quasi finita, capisco la stanchezza interiore di questa gente che ha dovuto sopportare turisti di tutte le risme, senza indugiare chiedo una stanza e dopo qualche minuto mi ritrovo sdraiato sul un letto profumato ad osservare il soffitto.
Ed ora che faccio?
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POD4PASSION
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Re: Sfogarsi
Io mi ritengo fortunato sotto questo aspetto,lo scorrere dell'età non mi fa nessun effetto,ho sempre guardato molto filosoficamente alla vita e le persone non riesco a vederle sotto forma di corpo,ma sempre e solo sottoforma di spirito,valuto le persone non in base all'eta ma a cio che mi esprimono con il loro essere.
Cio che si ama non si possiede.
lentamente.....ma inesorabilmente
La verità null'altro è che il proprio punto di vista
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mimmo
- Aspirante Maratoneta
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Re: Sfogarsi
hai ragione pod, in effetti è così che bisognerebbe vedere e vedersi. Ti ringrazio per le risposte "concrete" e logiche.
Quando ti andasse di venire a correre sulle rive del lago Maggiore fammi un fischio che potremmo trovarci .... aspetta un pò però, sono ancora in fase ascensente e non mi sento pronto per il "pubblico"
Quando ti andasse di venire a correre sulle rive del lago Maggiore fammi un fischio che potremmo trovarci .... aspetta un pò però, sono ancora in fase ascensente e non mi sento pronto per il "pubblico"
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POD4PASSION
- Guru
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Re: Sfogarsi
Ci saranno occasioni vedrai per incontrarci e magari ci scappa anche 
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