Prendo spunto da
questo articolo.
Non ho la pretesa di conoscere la lingua come gli accademici dell’Accademia della Crusca, però mi rendo conto della profonda ignoranza della lingua negli adolescenti di oggi.
Una mia amica insegnante di Educazione Tecnica alle medie (o come diavolo si chiamano adesso) mi ha detto che molti alunni delle sue classi non sanno cosa significhi dare del “Lei”.
Quando ha provato a spiegarlo ai suoi alunni, hanno iniziato a parlarle così:
“Profe, Lei nel fine settimana che cosa fai?”
“Profe ma domani Lei vieni in gita?”
Non parliamo poi delle abbreviazioni esagerate anche nei temi o nei compiti in classe… i vari xò, nn, xkè, e chi più ne ha più ne metta.
Se queste abbreviazioni sono giustificate nel caso degli sms o nelle chat, in un tema o in un compito in classe non trovano proprio spazio.
Come dicono gli Accademici:
“È del tutto evidente che le scritture tachigrafiche hanno una loro giustificazione nei contesti citati, ma non ha senso esportarle in altri mezzi di comunicazione: in un tema, xò sarà certamente segnato errore. Di per sé, questi usi non hanno niente di sbagliato e, se usati correttamente, non impoveriscono la lingua (è chiaro che il loro abuso, come per ogni cosa, va evitato). Va sempre ricordato che ogni situazione comunicativa richiede un suo tipo di lingua, ovvero un registro linguistico: la capacità linguistica sta nel sapersi muovere con sicurezza tra i vari piani comunicativi, riuscendo a scegliere, per ogni occasione, il linguaggio più adatto.”
E i test INVALSI, in particolare quelli che si svolgono durante gli “Esami di Stato” (esame di terza media, esame di maturità) dimostrano ancora di più quanto la lingua e la grammatica siano ostiche e sconosciute per i nostri giovani.
Per non parlare dei linguaggi simbolici legati alle competenze matematiche o scientifiche.
Citando da BlitzQuotidiano:
«Dopo 13 anni di scuola ci troviamo davanti a ragazzi di un’estrema povertà dal punto di vista linguistico. La mia rabbia è constatare che non siamo riusciti a insegnare loro a scrivere», ha sottolineato alla Stampa la professoressa Elena Ugolini, del consiglio di indirizzo dell’Invalsi. In ogni caso, tra correttori automatici di Word, chat, sms e tesine scaricate da Internet, i giovani d’oggi utilizzano sempre meno non solo l’italiano ma anche la propria testa. Evviva la skuola!
L’italiano è morto, viva l’italiano!