Vero ' l'importante è partecipare' ma sarebbe meglio partecipare con dei tempi più partecipi
comunque grazie, ma ci arrivo prima o poi..a costo di arrivarci in
Martina e Simpep,
non sminuite così le vostre corse. Io credo che per degli ultra-cinquantenni correre per 10 Km in un'ora (minuto più, minuto meno) sia un bel correre. Se poi, come credo, lo fate prevalentemente per divertimento e passione, (avete citato De Coubertain “più che vincere l'importante è partecipare”) ha un valore aggiunto.
In fondo noi siamo pur sempre dei corridori amatoriali e, pur ponendoci un qualche obiettivo, non dobbiamo farci prendere troppo dall'ansia da prestazione.
In quest'ultimo anno ho seguito molte discussioni sul nostro forum ed ho conosciuto, partecipando a diverse corse non competitive, molti corridori. Un mondo di belle e generose persone ma che, a volte, si prende troppo sul serio.
La cosa che più mi ha impressionato, e sulla quale cerco di riflettere in quanto coinvolge anche me, è la tendenza,un po' fanciullesca, alla perdita del senso del limite.
Capisco l'entusiasmo del novellino che scopre di avere delle insospettate capacità; come comprendo l'ambizione del runner più scafato nel volersi migliorare; anche l'orgoglio di chi esibisce, nella giusta dose, i meritati risultati è una bella cosa. Non capisco invece certi comportamenti autolesionistici al limite del masochismo.
Che senso ha accumulare un infortunio dietro l'altro con conseguente alternarsi di depressione-euforia tra una caduta ed un recupero? E' sensato correre esasperatamente fino alla fatica più bruta per poi soffrirne le negative conseguenze? Oppure sono ragionevoli certe performance del tipo: correre sotto piogge torrenziali o uscire in braghette e canotta con temperature sottozero anziché allenarsi con 40°C all'ombra? E' salutare farsi una bella corsa dopo un massacrante turno di lavoro? Va bene partecipare ad una gara malgrado la sofferenza per questo o quel dolore?
Cosa determini questi comportamenti irrazionali è difficile dirlo e chi è senza peccato scagli la prima pietra: probabilmente si tratta di un insieme fatto da inclinazioni individuali e atteggiamenti indotti dalla visione preminentemente spettacolare che oggi si ha dello sport.
Voglio ora dire una cosa che forse susciterà discussione (a cos'altro servirebbe un forum?).
Io credo, forse sbagliando, di aver individuato un comun denominatore tra quei podisti che, con recidiva, incorrono in infortuni. Si tratta del possesso di un GPS.
Secondo me, da quel che vedo e sento, tra i runners c'è troppa Garmin-dipendenza. I GPS sono certo dei meravigliosi apparecchi che possono aiutarci nel monitorare le nostre prestazioni e agevolare il corretto svolgimento di schemi e tabelle di allenamento. Ma...
Come per i telefonini o smartphone, essere sempre connessi, e quindi legati al vituale: non ci priva della giusta libertà per vedere con i nostri occhi e valutare con la nostra testa la realtà delle cose? Non c'è il rischio che questi apparecchi GPS diventino dei gadget con cui ci giochiano e divertiamo ma che, analogamente ai video-giochi, ci inchiodano ad un uso compulsivo?
E se un giorno quel satellite artificiale che ci rimanda i dati delle nostre percorrenze si spegnesse che faremo: non correremo più? Se quella ragnatela che sempre più ci avvolge (il Web) e che pure ci permette di scambiarci questi pensieri si lacerasse non ci sarabbe forse più dialogho tra le persone?
Concludo, cari Martina e Simpep, consigliandovi di continuare a correre senza patemi d'animo. Vi suggerirei anzi di provare a mettere nel cassetto, per qualche mese, il vostro GPS.
Approfittate dei mesi invernali che abbiamo di fronte per farvi delle belle e libere corse su percorsi possibilmente vari: alla Forret Gump. L'inverno potrebbe essere un buon periodo di ricostruzione per un potenziamento dei muscoli e l'acquisizione di una maggior capacità aerobica (oltretutto allontanandovi da panettoni e torroni). Magari fatevi anche qualche simpatica tapasciata (Simpep: nella tua bella Sardegna non ne fanno?).
A primavera, rispolverando il vostro Garmin, potreste sorprendervi dei risultati raggiunti!
Continuate a raccontarci le vostre storie e buone corse.
Ciao!!
Riflessione tutt'altro che provocatoria. Come non negare che oggi una importante corrente culturale ci propone modelli che superano alcuni limiti che per secoli sono stati ritenuti invalicabili. Il rischio e' che si puo' arrivare oltre la cognizione che abbiamo avuto ciascuno dei propri limiti rispetto alla condizione deltempo. Un esempio iperbolico, la chirurgia estetica. Un altro ugualmente devastante, il viagra...
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9/2014 10K 50'51"
10/2014 Mezza di Arezzo 1h53'53''
10/2015 Munchen Marathon 4h46''
08/2018 ricostruzione lca
10/2019 5k 24'28"
Meglio correre il rischio di non farcela che rimpiangere di non aver avuto il coraggio
Sposto l'attenzione su cose meno serie.
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Pomeriggio in vena culinaria per una cena di gusto e a basso costo . Tortino di cavolo rosso cappuccio tagliato a pezzettini, cotto in padella con cipolle e olio al peperoncino, impastato con 2 uova e infine spolverato con mandorle tritate.
Lo accompagnerò con un Cannonau per smorzare l'eccesso di gusto dolciastro.
Scoperchio :
simone . . . . . corro perché così le mie collinette di emozioni diventano montagne.
My best (si fa per dire) / 10 km 56:03 Ott.2012 / 21 km 2:12:00 Apr.2012 / anno della cicogna 1950
@ zivago
Io credo semplicemente che ognuno debba trovare la propria dimensione nella corsa e che quello che vale per ognuno di noi non e' detto che sia valido per tutti. Non credo alla correlazione tra infortuni e GPS semplicemente perche' il Gps e' uno strumento e il problema non e' mai lo strumento in se' quanto piuttosto l'utilizzo che se ne fa. E questo credo valga in generale.
Detto questo, per chi e' contrario all'utilizzo del gps esistono tabelle di preparazione (secondo me utili per chi non ha competenze sepcifiche) basate solo sulla respirazione. Ne prevede l'utilizzo Fulvio Massini nel suo libro "andiamo a correre" che sto leggendo in questi giorni. Adesso non riesco a postare un esempio di come sono fatte queste tabelle, magari nei prossimi giorni lo faro' cosi' ti puoi fare un'idea.
In questo caso avresti una base di preparazione indicativa per l'evento che vorresti affrontare, mantenendo pero' un approccio molto "naturale" basato appunto sulla respirazione.
EDIT
Ho trovato qualcosa di molto simile a cio' che intendevo, ecco il link: http://milanocitymarathon.gazzetta.it/2 ... hart_five/
E' basata solamente sulla respirazione,(respirazione facile, leggermente impegnata e impegnata).
PB 21k 1h22’25” (Brescia Half Marathon 10/03/19) 42k 2h58’46” (Maratona di Reggio Emilia 08/12/19)
Pure io non vedo questa correlazione tra GPS e in fortuni
Ad esempio io lo utilizzo pochissimo,tipo quelle poche volte che provo un percorso nuovo, e mai in gara e tapasciata eppure gli infortuni li patisco come tutti
Credo che,semplicemente, in tutti noi ci sia quella scintilla che ha permesso all'essere umano di scendere dagli alberi e diventare quello che è,ovvero il desiderio innato di superare i propri limiti .Per qualcuno questo vuol dire buttarsi da un aereo,per altri scalare una montagna per noi semplicemente correre un po piu forte un po piu in là .
P.S. L'ultimo dei miei pensieri è il risultato finale di una gara (figuriamoci prepararne una ) ma una corsa sotto un diluvio universale o sotto una bella nevicata sono esperienze a cui non potrei mai rinunciare
Ciao Marcos,
grazie per i suggerimenti e la tabella.
Anch'io, quando corro, sono attento alla respirazione e alla cadenza degli appoggi. Devo provare ad affinare il metodo; cercherò in biblioteca il libro di Masini che mi consigli.
Rispondendo anche agli altri dico che:
a) le mie sono osservazioni del tutto personali, parziali e aperte al confronto con tutti, non sono assiomi che voglio imporre a nessuno;
b) quel che ho detto circa gli infortuni e le pazzie di certi runner, è da contestualizzare nell'ambito di questa discussione: si rivolge cioè soprattutto ai "MASTER-ANTA" cioè agli over 50;
c) sulla correlazione infortini-uso ossessivo del GPS: la mia è solo una constatazione empirica relativa alle mie personali conoscenze. Sarebbe interessante uno studio, fatto con metodi statistici, sulla casistica degli infortuni tra i podisti amatoriali che corrono sempre con l'occhio al misuratore;
d) porsi degli obiettivi e possibilmente superarli è nella natura umana: questo ha permesso l'evoluzione della nostra specie.
Intelligenza e cultura dovrebbero però renderci coscienti di certi limiti. In tutte le attività umane, non solo nello sport, quando si vogliono a tutti i cosi e senza criterio superare certe soglie le conseguenze possono essere disastrose.