Io ho però delle domande che mi lasciano perplesso. Ok all'azione naturale del piede, ma da lì alla pratica della corsa ci passano cambiamenti sostanziali, no?; nello specifico: l'asfalto e la scarpa. In particolare sono portato a pensare che l'azione della scarpa porti l'atleta a usarla come un attrezzo, in maniera il più possibile proficua, anche alterando l'azione di corsa rispetto a quella a piede scalzo. Per fare un paradosso è come un astista che trascura l'asta, ma salta verso l'alto alla fosbury con l'asta in mano, per enfatizzare la naturalezza del gesto. Chiaro che attualmente la scuola italiana spinge molto sull'appoggio avanzato del piede nello sprint e mezzofondo, ma non sono tutte rose e fiori, nè a livello di prestazioni, nè di infortuni. Vedi Andrew Hawe e Licciardello.

Senza dubbio ho visto anch'io correre delle atlete etiopi con una straordinaria leggerezza di appoggio che è chiaramente un'ottima impostazione, redditizia e soffice; però trovo semplicistico e pericoloso focalizzare tutto sul primo appoggio e pensare che basti farlo pochi cm più avanti per risolvere tutto immediatamente.