Il Cammino di Santiago
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Re: Il Cammino di Santiago
Aspetto anch'io con ansia!
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Puoi diventare grande, sai? E' tutto qui, nella tua testa! (J.K.Rowling, Harry Potter I )
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Re: Il Cammino di Santiago
GRANDEEEEEEEErunningmamy ha scritto:Aspetto anch'io con ansia!
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Re: Il Cammino di Santiago
che belle queste foto! riconosco luoghi, sensazioni, piatti, mucche!runningmamy ha scritto:Aspetto anch'io con ansia!
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...ciao Krily
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Re: Il Cammino di Santiago
setragono ha scritto:che belle queste foto! riconosco luoghi, sensazioni, piatti, mucche!runningmamy ha scritto:Aspetto anch'io con ansia!
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Re: Il Cammino di Santiago
La solitudine è una brutta bestia...FILIPPIDE ha scritto:setragono ha scritto: che belle queste foto! riconosco luoghi, sensazioni, piatti, mucche!
...ciao Krily
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Re: Il Cammino di Santiago
Le motivazioni.
Notatelo: raramente un “peregrino” (tecnicamente, chi fa il “Camino” è da considerarsi tale) si sofferma a spiegare la sua decisione di intraprendere un viaggio che presenta tratti di fatica, disagio, sofferenza propri di un corso di sopravvivenza.
Forse perché sa che, per spiegare ad un terzo le ragioni profonde della sua decisione, dovrebbe prima chiarirle a sé stesso.
Certamente per alcuni, a mio parere abbastanza pochi, la “molla” è esclusivamente religiosa; molti di più vivono il Cammino come una fuga da qualcosa.
Non avendo il coraggio, la possibilità o la necessità di scappare veramente, vivono questi 10, 20, o 30 giorni di una realtà che è obiettivamente lontana molto di più di quei 1.400 km che separano Saint Jean Pied de Port dal Nord Italia, nella quale simulano un allontanamento definitivo da qualcosa che disturba.
Nel mio caso, non ho difficoltà a riconoscerlo, la mia era una fuga da ritmi di vita troppo intensi, da un’attività professionale che non lascia più spazi per sé stessi, da una vita la cui qualità è resa pessima dal cellulare che ti propina email lavorative anche alle dieci di sera, mentre stai guardando un cartone con tua figlia, dal web che ti succhia via ogni secondo libero in una navigazione che sembra sempre più un naufragio, dagli impegni che, contro la tua volontà colleghi, clienti, amici e parenti fanno a gara per rovesciarti addosso…
Una fuga dalla realtà in cui non hai più tempo per meditare, progettare, sognare, annoiarti, ricordare, fare qualcosa di diverso dallo stare avanti ad un monitor, in coda in qualche ufficio od in macchina, chino su di una scrivania od incazzato con un funzionario / superiore /cliente / fornitore / medico / paziente / conoscente / artigiano / politico / truffatore / venditore.
Una sorta di lavaggio delle scorie di una vita, un bucato del cervello e dell’anima, la pulizia dalle incrostazioni accumulate nel tempo.
Immagino già l’obiezione: “ma quando torni, dopo tre giorni, sei nelle stesse condizioni in cui eri prima del Cammino!”.
Probabilmente è vero ma, ogni tanto, quant’è bello andare a dormire nelle lenzuola fresche di bucato?
Io l’ho vissuta così.
Notatelo: raramente un “peregrino” (tecnicamente, chi fa il “Camino” è da considerarsi tale) si sofferma a spiegare la sua decisione di intraprendere un viaggio che presenta tratti di fatica, disagio, sofferenza propri di un corso di sopravvivenza.
Forse perché sa che, per spiegare ad un terzo le ragioni profonde della sua decisione, dovrebbe prima chiarirle a sé stesso.
Certamente per alcuni, a mio parere abbastanza pochi, la “molla” è esclusivamente religiosa; molti di più vivono il Cammino come una fuga da qualcosa.
Non avendo il coraggio, la possibilità o la necessità di scappare veramente, vivono questi 10, 20, o 30 giorni di una realtà che è obiettivamente lontana molto di più di quei 1.400 km che separano Saint Jean Pied de Port dal Nord Italia, nella quale simulano un allontanamento definitivo da qualcosa che disturba.
Nel mio caso, non ho difficoltà a riconoscerlo, la mia era una fuga da ritmi di vita troppo intensi, da un’attività professionale che non lascia più spazi per sé stessi, da una vita la cui qualità è resa pessima dal cellulare che ti propina email lavorative anche alle dieci di sera, mentre stai guardando un cartone con tua figlia, dal web che ti succhia via ogni secondo libero in una navigazione che sembra sempre più un naufragio, dagli impegni che, contro la tua volontà colleghi, clienti, amici e parenti fanno a gara per rovesciarti addosso…
Una fuga dalla realtà in cui non hai più tempo per meditare, progettare, sognare, annoiarti, ricordare, fare qualcosa di diverso dallo stare avanti ad un monitor, in coda in qualche ufficio od in macchina, chino su di una scrivania od incazzato con un funzionario / superiore /cliente / fornitore / medico / paziente / conoscente / artigiano / politico / truffatore / venditore.
Una sorta di lavaggio delle scorie di una vita, un bucato del cervello e dell’anima, la pulizia dalle incrostazioni accumulate nel tempo.
Immagino già l’obiezione: “ma quando torni, dopo tre giorni, sei nelle stesse condizioni in cui eri prima del Cammino!”.
Probabilmente è vero ma, ogni tanto, quant’è bello andare a dormire nelle lenzuola fresche di bucato?

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Re: Il Cammino di Santiago
Grande Mario






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29 Km -2h57'18"- Corsa del Principe 2017
42,195 Km - 4h29'36"- XXI Maratona di Ravenna 2019
Ho letto di cose già vissute e pensato di cose già scritte.
Miro
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Re: Il Cammino di Santiago







Flo
La vita è quella cosa che ci accade mentre siamo occupati in altri progetti
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Re: Il Cammino di Santiago

