UTMB / TDS / CCC / OCC / PTL / MCC / YCC - Chamonix - 28/08/2023
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Francesco1973
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Re: UTMB / TDS / CCC / OCC / PTL / MCC / YCC - Chamonix - 28/08/2023
Sono diventati veramente bravi con la copertura video.
Hanno detto che è il terzo evento sportivo più seguito di Francia.
Atmosfera incredibile, tifo pazzesco.
Poi si può discutere quanto si vuole su cosa è trail o su come erano le gare 20 anni fa ..... Però se non si fanno certi passi si scompare.
Hanno detto che è il terzo evento sportivo più seguito di Francia.
Atmosfera incredibile, tifo pazzesco.
Poi si può discutere quanto si vuole su cosa è trail o su come erano le gare 20 anni fa ..... Però se non si fanno certi passi si scompare.
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Arla
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Re: UTMB / TDS / CCC / OCC / PTL / MCC / YCC - Chamonix - 28/08/2023
Bravissimi tutti!!!!
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Corry73
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Re: UTMB / TDS / CCC / OCC / PTL / MCC / YCC - Chamonix - 28/08/2023
Vai coi racconti! 
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victor76
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Re: UTMB / TDS / CCC / OCC / PTL / MCC / YCC - Chamonix - 28/08/2023
Complimenti ai finisher e bravi comunque coloro i quali non sono riusciti arrivare alla fine! Vi rifarete alla prossima occasione!
Anche io resto in attesa dei racconti
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HappyFra
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Re: UTMB / TDS / CCC / OCC / PTL / MCC / YCC - Chamonix - 28/08/2023
Tantissimi complimenti sia ai finisher che a chi ha dovuto rinunciare, tanta tanta ammirazione!

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42: 3:58:33 - 2024 Barcellona
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forna75
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Re: UTMB / TDS / CCC / OCC / PTL / MCC / YCC - Chamonix - 28/08/2023
UTMB: la vetta mondiale del trail. Così si definiscono e vengono definiti.
Un paio di cifre: il loro live ha avuto 52 milioni di visualizzazioni in tre giorni ed oltre un miliardo di minuti di video guardati. Terzo evento sportivo piĂą seguito in Francia.
Probabilmente qualcosa di vero ci dovrà essere, dietro ad uno slogan così ambizioso e forse anche un po’ supponente. Vi racconto come l’ho vissuta io, uno dei tanti poveri cristi che si sono cimentati in una gara impegnativa, ma anche totalizzante, come emozioni vissute, spesso contrastanti.
Gara. Si, da subito si capisce che questa è una gara, dove la prestazione è al centro, e viene in secondo piano l’idea del viaggio, come spesso avviene invece negli ultra trail. Chamonix in questi giorni è un concentrato di tutto il trail del mondo, e tutto ruota attorno al fare sport e vivere la montagna. Da una prima impressione, forse superficiale, questo versante del Monte Bianco mi sembra meno legato allo struscio e l’aperitivo, e più alla passione pura per la montagna e lo sport. Si incrociano migliaia di persone, tutti fighissimi, con tutti i brand del mondo indossati, ed in perfetta forma. Anche le cameriere, gli addetti alla nettezza urbana, il manager che esce dall’ufficio, la vecchietta che annaffia i fiori, sono tiratissimi e magrissimi. Tutto questo mi mette un po’ in soggezione.
Consegno la sacca a metà pomeriggio e con Nicola, un mio collega di lavoro che partecipa anche lui alla gara, attendiamo il rituale della partenza, mangiando e chiacchierando, avvolti da un’atmosfera che con il passare dei minuti diventa elettrica ed elettrizzante.
Cresce la tensione e finalmente si parte. Il tifo alla partenza e la quantità di persone assiepate per chilometri lungo le strade sono impressionanti, e mi ricordano alcune tappe dolomitiche del Giro d’Italia. I primi 30 km scorrono all’interno di una bolla: è un susseguirsi di pianto, dai il cinque a tutti i bambini, cercando di non saltarne neanche uno, dato che mi sembra sempre di avere le mie figlie davanti agli occhi, ed una quantità di giovani e meno giovani che fanno delle feste paurose. Gruppi di gente festante e forse ubriaca, musica a palla che neanche in discoteca a Riccione. Insomma, se avete presente gli ultra nostrani, o nelle vicine (a me) Slovenia e Croazia, l’atmosfera è completamente diversa.
Per la prima volta affronto la corsa pianificando scrupolosamente l’alimentazione, mio vero tallone d’Achille da un paio d’anni. Barrette e sali un tot all’ora, bilanciamento dolce e salato ai ristori, e mi porto una scorta alimentare che potrebbe quasi rendermi superflui i ristori.
Smaltite le emozioni delle prime ore, e procedendo ad un ritmo molto tranquillo ed in totale controllo, affronto le due salite impegnative della prima notte. Il col de la Croix de Bonhomme è tosto, ma si è ancora freschi, continuo con un ritmo basso ed il cielo è uno spettacolo, pieno di stelle e con una luna piena che illumina queste montagne imponenti. La discesa successiva è abbastanza scorrevole e la corro quasi tutta. Dopo la mini base vita di Les Chapieux inizia la salita al Col de la Seigne, da dove si entrerà in Italia. Questa è stata bellissima, e forse vince nella mia personale classifica di salita più bella dell’UTMB. Il sentiero procede tra due o forse tre versanti diversi, offrendo lo spettacolo di poter vedere una lunghissima fila di frontali che si protrae per chilometri. La cosa potrebbe essere scoraggiante, soprattutto quando in fondo al serpentone vedi delle luci che continuano a procedere lontanissime all’insu, e tu quella salita la devi ancora affrontare tutta; la cosa invece mi piace, e mi comunica un senso di imponenza e di tranquillità allo stesso tempo. Aggiungo anche che la salita è si impegnativa, ma nulla a che vedere con le pendenze trovate nella seconda parte della gara. In cima al colle naturalmente c’è vento, e l’ingresso in Italia, ancora al buio, è all’insegna della nebbia e del freddo. Da qui inizio il primo dei due segmenti di percorso che già conosco (i circa 15 km fino a Courmayeur fatti al GTC e la salita al Bertone, fatta al TOR al contrario), con l’aggiunta del giro da dietro della Pyramides Calcaire. Questo tratto è molto selvaggio ed affascinante, ed è forse la parte più tecnica di tutta la corsa, visto che è tutto su pietroni che, soprattutto in discesa, non consentono di fare velocità . A questo punto arriva la luce del giorno, si alza un po’ la temperatura e ne approfitto per sciacquarmi il viso ad una fontana vicino al Rifugio Elisabetta. Sto bene, mi trovo esattamente dove vorrei essere e sto facendo una cosa che mi piace da morire: è un bel momento e sto gestendo la gara esattamente come me l’aspettavo.
C’è ora un pezzo piatto su forestale al Lac Combal, dove corricchio abbastanza, prima di affrontare una salita non molto lunga, ma che ricordo ostica: l’ascesa a l’Arete de Mont Favre. In effetti è impegnativa, ma da qui la testa è già a Courmayer. La nebbia (o forse nuvole) un po’ alla volta si dirada e si prospetta una bella giornata di sole, ed il percorso è abbastanza scorrevole, a parte l’ultimissimo pezzo in discesa verso la base vita.
Faccio una sosta velocissima alla Maison Vieille e qui per la prima volta faccio fatica a mangiare, e cominciano a comparire i fantasmi di un problema che purtroppo conosco molto bene.
Scendo comunque a Courmayeur, e per non perdere troppo tempo il programma è chiaro: prendi la borsa, cambia maglietta, calzini e bandana, riempi borracce e mangia, stenditi cinque minuti, e riparti. Ho previsto 15 minuti di sosta in tutto.
Per l’UTMB mi sono preparato una tabella con i passaggi per farla in 42 ore, ed a metà gara ho oltre un’ora di vantaggio su questa tabella. Tutto perfetto, mi sento fisicamente molto bene e so di essere andato ad un passo abbastanza cauto. Comincio a mettere nel mirino un obiettivo per me impensabile prima di partire: la barriera delle 40 ore.
Qualcosa però comincia a non girare per il meglio, ed inizio a capirlo quando faccio una gran fatica a mangiare un piatto di pasta al pomodoro. Da qui per me comincerà un altro UTMB, con alcuni tratti molto drammatici.
Quando riparto dal palasport c’è la passerella per il centro di Courmayeur, molto bella, e trovo anche un volontario improvvisato che gestisce bonariamente il traffico: è il buon Ivan Parasacco, storico speaker in moltissime gare, che evidentemente non può stare un attimo neanche lui senza questo matto mondo del trail.
La salita al Bertone è ricca di ricordi di TOR, e la faccio pianissimo mettendomi in coda ad un trenino di atleti che procedono tranquilli, però ho lo stomaco piuttosto appesantito. Arrivati al rifugio subito un volontario si avvicina perché mi vede bianco come la morte: caspita, non pensavo di essere così mal ridotto. Mi porta qualcosa da mangiare e da bere e per la prima volta dalla partenza non riesco a mandar giù niente. Bevo un po’ di te, e nel giro di trenta secondi è un fuori tutto, compreso il piatto di pasta di Courmayeur.
Cerco di ripigliarmi cinque minuti, e riparto piano percorrendo la balconata sul Monte Bianco: paesaggio incantevole ed abbastanza agevole, per cui riesco a far fronte al mio problema di stomaco compensando con ciò che mi circonda. Arrivo prima al Bertone, e di nuovo il dolce pensiero della famiglia mi aiuta ad affrontare questo momento di crisi, dato che siamo stati qui insieme a luglio. Poi arriva il ristoro di Arnouvaz. Qui siamo nel momento peggiore della gara; mi sdraio un attimo, provo a mangiare ma non c’è verso, e dopo poco riparto. Inizia la salita verso il Grand Col Ferret, e già dai primi passi sento che sono totalmente spossato e senza energie: mi manca il carburante! Non posso continuare così, mi devo fermare, e forse ho bisogno anche di aiuto. C’è un’unica soluzione: devo chiamare mia moglie, lei sa tutto e risolve sempre tutto. Lei sa sicuramente cosa devo fare!!!
Mi siedo su un masso in piena salita e telefono.
F (Fausto): tesoro, ho un problema
L (Laura): cos’hai combinato stavolta? Se mi chiami vuol dire che ti vuoi ritirare
F: di nuovo lo stomaco, ma questa volta in modo peggiore delle altre; ho vomitato tutto, non riesco a mangiare niente e adesso in salita non riesco a fare neanche un passo, mi mancano proprio le energie vitali di base
L: dai dai, non farne un dramma, si che ce la fai, vai avanti piano e vedrai che passa.
Ok, non sono convinto ma procedo, però non c’è proprio verso. Mi voglio ritirare, è un supplizio e non riesco a trovare una soluzione. Psicologicamente, poi, questo è l’ultimo punto in cui sono in Italia, se mi ritiro torno a Courmayeur velocemente, e vado a cena con mia moglie “da Beppe” a Morgex, dove fanno una cucina valdostana spettacolare. Come posso pensare al cibo, poi, in un momento in cui non riesco ad ingerire niente? Hanno ragione le mie figlie, che dicono che penso sempre a mangiare! Se svalico in Svizzera, la logistica è un po’ più complicata, sia per tornare a Chamonix, che a Courmayeur. Telefono una seconda volta.
F: guarda, non c’è verso, senza mangiare non ho forze per andare avanti. Torno indietro ad Arnouvaz e mi faccio portare a Courmayeur
L: non pensare minimamente di ritirarti! Prenditi il tuo tempo, hai tantissimo vantaggio sui cancelli. Ce le hai le mandorle salate che ho messo in un sacchetto? Mangiane qualcuna ogni tanto, prenditi i sali direttamente dalla bustina se non riesci a berli con l’acqua, bevi più che puoi e completa questo giro.
Eseguo gli ordini. Mi rimetto a camminare, non ce la faccio proprio. Telefono una terza volta a Laura: linea occupata. Ok, ha vinto lei, vado avanti, e dovrò arrivare a Chamonix con solo mandorle salate, sali in polvere, e qualche fettina di anguria che mangerò ai ristori da qui in avanti. Se arriverò alla fine, sarà solo ed esclusivamente per merito di quella santa donna cocciuta e fastidiosa che mi sta accanto tutti i giorni!
Salendo verso il Grand Col Ferret ritrovo lentamente un po’ di pace interiore e di fiducia, tanto che quando arrivo in cima vorrei quasi che la salita continuasse ancora per un po’.
La discesa verso La Fouly è molto scorrevole e riesco anche a correrne un bel pezzo. Ritrovo un po’ di equilibrio, e trovo un nuovo assetto che mi farà proseguire. Un assetto d’emergenza, ma è già tanto che ci sia. Arrivando al primo ristoro svizzero, il mio piano è dormire dieci minuti mettendo la sveglia, sono convinto che questo mi serva per sconfiggere del tutto i demoni di oggi. E qui commetto l’errore che rischierà di mettere la parola fine alla corsa.
Con l’eccezione delle basi vita o affini, non c’è mai stata la possibilità di riposare per gli atleti, nemmeno di stendersi, a parte sul prato (sole cocente di giorno e freddo di notte). Vedo i lettini dei fisioterapisti, e chiedo, sbagliando, di potermi stendere dieci minuti perché non riesco a mangiare da parecchie ore.
Detto, fatto: abbiamo i medici qui, li chiamo per visitarti! In un lampo mi torna in mente la vicenda di Max al Tor, e comincio ad aver paura. Mi fanno mille domande, alle quali do risposte per lo più evasive, e mi fanno alcuni controlli. Tu sei così perché sei disidratato e ti manca sale. Bevi due tazzone di brodo e sale e vediamo come va. Si ok, ma io fra dieci minuti devo ripartire. Non se ne parla neanche, devi rimanere almeno un’ora in osservazione!!! Ed è così che rimango a La Fouly per un’ora, senza riposare, con il terrore che mi impediscano di proseguire, e perdendo un sacco di tempo di gara….
Passa il tempo e, a furia di insistere ed affermare che sto benissimo e sforzandomi di sembrare sano, mi lasciano ripartire. Un minuto fuori dal ristoro, ho rimesso le due tazze di brodo che mi avevano fatto bere, fino all’ultima goccia!
Proseguo un po’ inca@@ato con me stesso, ma riesco ad andare, ormai ho trovato l’equilibrio, e non mi fermo più.
Alla base di Champex Lac c’è troppa confusione, e mi fermo giusto il tempo di riempire le borracce e riparto. In effetti chiudere gli occhi dieci minuti mi servirebbe, e trovo il posto perfetto prima dell’inizio della salita di La Giete. C’è una casetta, con una sdraio in veranda, ed è l’una di notte; non do fastidio a nessuno, al massimo mi becco una denuncia per essere entrato in proprietà privata. La brevissima dormita mi ricarica all’istante. Poco dopo essere ripartito riconosco @F-Lu, che avevo conosciuto tramite un gruppetto di amici di RF alla DXT, e da qui procediamo insieme per i successivi 40 km, fin quasi alla fine.
La salita tira molto, non è tecnica, ma è proprio verticale, per capirci nell’ultimo chilometro e mezzo abbiamo fatto 450 D+!! Al check point in vetta c’è un bell’alpeggio riscaldato, l’atmosfera è gradevole. Luca vuole fermarsi qui per un microsonno; io avevo dormito da poco, ed in più volevo arrivare a valle a Trient, avrei riposato lì un po’. Saluto provvisoriamente il mio compagno di viaggio e scendo. La discesa è piuttosto tecnica e richiede parecchia concentrazione (le assegnerò il premio di discesa più dura della corsa), ma mi rendo conto che in questa gara sto andando molto meglio del mio solito proprio in discesa!
A Trient mi rendo conto che avrei fatto meglio a riposare all’alpeggio in quota; sono le quattro del mattino, e nel tendone dedicato ai concorrenti c’è musica sparata a tutto volume, ed uno speaker indemoniato urla a squarciagola: se l’inferno esiste, lo immagino simile al ristoro di Trient. Rimango seduto per qualche minuto, ed appena arriva Luca ripartiamo, per quella che nella mia classifica personale sarà la salita più dura della gara: Les Tseppes. Si tratta di un dritto per dritto ancora più verticale del precedente, per nulla tecnico ma cattivissimo, soprattutto con 150 km sulle gambe! Per fortuna la successiva discesa è scorrevole, ed arriva la luce del giorno. L’arrivo a Vallorcine poco dopo le otto è liberatorio: ora, dopo un breve tratto di collegamento in falsopiano, ci sarà l’ultima salita, spezzata in due, verso la Flegere, per poi planare a Chamonix. Nel tratto in piano, con Luca, parliamo un po’ di tecnica nel nordic walking, che aiuta a tenere velocità senza stancarsi troppo nei tratti di falsopiano. Qui viaggiamo a buon ritmo, soprattutto per merito del mio compagno, e vedo chiaramente che gli sta montando l’adrenalina da traguardo, ovvero l’ultima esplosione di energia in vista dell’arrivo. Inizia la salita ed impostiamo un buon ritmo: dopo un po’ mi squilla il telefono. Faccio cenno a Luca di andare, poi ci troveremo in cima o direttamente a Chamonix. In realtà so già che non arriveremo insieme: io voglio procedere di buon passo, ma sono felice, sto bene e voglio gustarmi tutti gli ultimi chilometri fino a Chamonix, senza forzare. E’ giusto che ognuno vada al suo passo più congeniale.
Rispondo al telefono: è mia moglie, voleva essere sicura che non facessi ca@@ate!! Mi chiede come sto trovando l’ultima salita. Per la cronaca: lei ha fatto la CCC, la sua prima gara da 100 km, e si è ritirata a 5 km dalla fine, con la sola ultima discesa, tra l’altro semplice, da fare. Quanto conta la testa nelle ultra… comunque sta già pianificando la prossima gara da 100.
A La Flegere praticamente non mi fermo e proseguo tranquillo in discesa, correndo un bel po’ superando parecchia gente. Sto molto bene, e sento anche lo stomaco che rumoreggia: è proprio fame. Supero la famosa sopraelevata che è simbolo dell’ingresso a Chamonix, e da qui correrò fino al traguardo. Mi assalgono mille emozioni, e qualche centinaio di metri prima del traguardo vedo Laura che mi viene incontro: trattengo a fatica le lacrime, se ho completato il giro il merito è solo tuo!
Attraverso di nuovo il famoso arco in Place Triangle de l’Amitie, ma questa volta nel verso giusto! E’ finita, e sono molto soddisfatto. Qualche foto ricordo, mi siedo un attimo a terra bevendomi la birra gentilmente offerta dalla signora Poletti, scambio le ultime chiacchiere con F-Lu, e dopo una doccia veloce è ora di tornare.
Prima di rimettermi in viaggio verso casa (non guido io, ovviamente) mi mangio di gusto un panino al prosciutto e formaggio, ridendo come un matto.
Da mesi consulto nutrizionisti, dietologi e medici per capire cosa fare con i problemi intestinali, quando forse sarebbe piĂą adeguato andare da uno psicologo!
Ho già il mio piano per l’inverno: mia moglie mi ha consigliato di fare meditazione. Io ho sempre snobbato queste discipline orientali, e l’ho sempre presa in giro per questo, ma credo che seguirò il consiglio.
In conclusione: l’UTMB è veramente la vetta mondiale del trail? Per molti motivi sicuramente si, e vale la pena andare a Chamonix almeno per una delle gare proposte. Sono contento di averla fatta, di averla finita, ma per me basta così. Ci sono gare che sogni la notte dopo anni che le hai fatte, che ti danno una svolta anche nella vita, e ti fanno luccicare gli occhi solo a sentirle nominare. A me questo con l’UTMB non credo che succederà . Lascio intuire quale sia per me la gara delle gare, la numero uno indiscussa!!!
A proposito: l'organizzazione dovrebbe investire qualche spicciolo in uno studio di design di abbigliamento: mai visto un giubbino finisher così orrendo, sembra la tuta da lavoro del mio meccanico!
Un paio di cifre: il loro live ha avuto 52 milioni di visualizzazioni in tre giorni ed oltre un miliardo di minuti di video guardati. Terzo evento sportivo piĂą seguito in Francia.
Probabilmente qualcosa di vero ci dovrà essere, dietro ad uno slogan così ambizioso e forse anche un po’ supponente. Vi racconto come l’ho vissuta io, uno dei tanti poveri cristi che si sono cimentati in una gara impegnativa, ma anche totalizzante, come emozioni vissute, spesso contrastanti.
Gara. Si, da subito si capisce che questa è una gara, dove la prestazione è al centro, e viene in secondo piano l’idea del viaggio, come spesso avviene invece negli ultra trail. Chamonix in questi giorni è un concentrato di tutto il trail del mondo, e tutto ruota attorno al fare sport e vivere la montagna. Da una prima impressione, forse superficiale, questo versante del Monte Bianco mi sembra meno legato allo struscio e l’aperitivo, e più alla passione pura per la montagna e lo sport. Si incrociano migliaia di persone, tutti fighissimi, con tutti i brand del mondo indossati, ed in perfetta forma. Anche le cameriere, gli addetti alla nettezza urbana, il manager che esce dall’ufficio, la vecchietta che annaffia i fiori, sono tiratissimi e magrissimi. Tutto questo mi mette un po’ in soggezione.
Consegno la sacca a metà pomeriggio e con Nicola, un mio collega di lavoro che partecipa anche lui alla gara, attendiamo il rituale della partenza, mangiando e chiacchierando, avvolti da un’atmosfera che con il passare dei minuti diventa elettrica ed elettrizzante.
Cresce la tensione e finalmente si parte. Il tifo alla partenza e la quantità di persone assiepate per chilometri lungo le strade sono impressionanti, e mi ricordano alcune tappe dolomitiche del Giro d’Italia. I primi 30 km scorrono all’interno di una bolla: è un susseguirsi di pianto, dai il cinque a tutti i bambini, cercando di non saltarne neanche uno, dato che mi sembra sempre di avere le mie figlie davanti agli occhi, ed una quantità di giovani e meno giovani che fanno delle feste paurose. Gruppi di gente festante e forse ubriaca, musica a palla che neanche in discoteca a Riccione. Insomma, se avete presente gli ultra nostrani, o nelle vicine (a me) Slovenia e Croazia, l’atmosfera è completamente diversa.
Per la prima volta affronto la corsa pianificando scrupolosamente l’alimentazione, mio vero tallone d’Achille da un paio d’anni. Barrette e sali un tot all’ora, bilanciamento dolce e salato ai ristori, e mi porto una scorta alimentare che potrebbe quasi rendermi superflui i ristori.
Smaltite le emozioni delle prime ore, e procedendo ad un ritmo molto tranquillo ed in totale controllo, affronto le due salite impegnative della prima notte. Il col de la Croix de Bonhomme è tosto, ma si è ancora freschi, continuo con un ritmo basso ed il cielo è uno spettacolo, pieno di stelle e con una luna piena che illumina queste montagne imponenti. La discesa successiva è abbastanza scorrevole e la corro quasi tutta. Dopo la mini base vita di Les Chapieux inizia la salita al Col de la Seigne, da dove si entrerà in Italia. Questa è stata bellissima, e forse vince nella mia personale classifica di salita più bella dell’UTMB. Il sentiero procede tra due o forse tre versanti diversi, offrendo lo spettacolo di poter vedere una lunghissima fila di frontali che si protrae per chilometri. La cosa potrebbe essere scoraggiante, soprattutto quando in fondo al serpentone vedi delle luci che continuano a procedere lontanissime all’insu, e tu quella salita la devi ancora affrontare tutta; la cosa invece mi piace, e mi comunica un senso di imponenza e di tranquillità allo stesso tempo. Aggiungo anche che la salita è si impegnativa, ma nulla a che vedere con le pendenze trovate nella seconda parte della gara. In cima al colle naturalmente c’è vento, e l’ingresso in Italia, ancora al buio, è all’insegna della nebbia e del freddo. Da qui inizio il primo dei due segmenti di percorso che già conosco (i circa 15 km fino a Courmayeur fatti al GTC e la salita al Bertone, fatta al TOR al contrario), con l’aggiunta del giro da dietro della Pyramides Calcaire. Questo tratto è molto selvaggio ed affascinante, ed è forse la parte più tecnica di tutta la corsa, visto che è tutto su pietroni che, soprattutto in discesa, non consentono di fare velocità . A questo punto arriva la luce del giorno, si alza un po’ la temperatura e ne approfitto per sciacquarmi il viso ad una fontana vicino al Rifugio Elisabetta. Sto bene, mi trovo esattamente dove vorrei essere e sto facendo una cosa che mi piace da morire: è un bel momento e sto gestendo la gara esattamente come me l’aspettavo.
C’è ora un pezzo piatto su forestale al Lac Combal, dove corricchio abbastanza, prima di affrontare una salita non molto lunga, ma che ricordo ostica: l’ascesa a l’Arete de Mont Favre. In effetti è impegnativa, ma da qui la testa è già a Courmayer. La nebbia (o forse nuvole) un po’ alla volta si dirada e si prospetta una bella giornata di sole, ed il percorso è abbastanza scorrevole, a parte l’ultimissimo pezzo in discesa verso la base vita.
Faccio una sosta velocissima alla Maison Vieille e qui per la prima volta faccio fatica a mangiare, e cominciano a comparire i fantasmi di un problema che purtroppo conosco molto bene.
Scendo comunque a Courmayeur, e per non perdere troppo tempo il programma è chiaro: prendi la borsa, cambia maglietta, calzini e bandana, riempi borracce e mangia, stenditi cinque minuti, e riparti. Ho previsto 15 minuti di sosta in tutto.
Per l’UTMB mi sono preparato una tabella con i passaggi per farla in 42 ore, ed a metà gara ho oltre un’ora di vantaggio su questa tabella. Tutto perfetto, mi sento fisicamente molto bene e so di essere andato ad un passo abbastanza cauto. Comincio a mettere nel mirino un obiettivo per me impensabile prima di partire: la barriera delle 40 ore.
Qualcosa però comincia a non girare per il meglio, ed inizio a capirlo quando faccio una gran fatica a mangiare un piatto di pasta al pomodoro. Da qui per me comincerà un altro UTMB, con alcuni tratti molto drammatici.
Quando riparto dal palasport c’è la passerella per il centro di Courmayeur, molto bella, e trovo anche un volontario improvvisato che gestisce bonariamente il traffico: è il buon Ivan Parasacco, storico speaker in moltissime gare, che evidentemente non può stare un attimo neanche lui senza questo matto mondo del trail.
La salita al Bertone è ricca di ricordi di TOR, e la faccio pianissimo mettendomi in coda ad un trenino di atleti che procedono tranquilli, però ho lo stomaco piuttosto appesantito. Arrivati al rifugio subito un volontario si avvicina perché mi vede bianco come la morte: caspita, non pensavo di essere così mal ridotto. Mi porta qualcosa da mangiare e da bere e per la prima volta dalla partenza non riesco a mandar giù niente. Bevo un po’ di te, e nel giro di trenta secondi è un fuori tutto, compreso il piatto di pasta di Courmayeur.
Cerco di ripigliarmi cinque minuti, e riparto piano percorrendo la balconata sul Monte Bianco: paesaggio incantevole ed abbastanza agevole, per cui riesco a far fronte al mio problema di stomaco compensando con ciò che mi circonda. Arrivo prima al Bertone, e di nuovo il dolce pensiero della famiglia mi aiuta ad affrontare questo momento di crisi, dato che siamo stati qui insieme a luglio. Poi arriva il ristoro di Arnouvaz. Qui siamo nel momento peggiore della gara; mi sdraio un attimo, provo a mangiare ma non c’è verso, e dopo poco riparto. Inizia la salita verso il Grand Col Ferret, e già dai primi passi sento che sono totalmente spossato e senza energie: mi manca il carburante! Non posso continuare così, mi devo fermare, e forse ho bisogno anche di aiuto. C’è un’unica soluzione: devo chiamare mia moglie, lei sa tutto e risolve sempre tutto. Lei sa sicuramente cosa devo fare!!!
Mi siedo su un masso in piena salita e telefono.
F (Fausto): tesoro, ho un problema
L (Laura): cos’hai combinato stavolta? Se mi chiami vuol dire che ti vuoi ritirare
F: di nuovo lo stomaco, ma questa volta in modo peggiore delle altre; ho vomitato tutto, non riesco a mangiare niente e adesso in salita non riesco a fare neanche un passo, mi mancano proprio le energie vitali di base
L: dai dai, non farne un dramma, si che ce la fai, vai avanti piano e vedrai che passa.
Ok, non sono convinto ma procedo, però non c’è proprio verso. Mi voglio ritirare, è un supplizio e non riesco a trovare una soluzione. Psicologicamente, poi, questo è l’ultimo punto in cui sono in Italia, se mi ritiro torno a Courmayeur velocemente, e vado a cena con mia moglie “da Beppe” a Morgex, dove fanno una cucina valdostana spettacolare. Come posso pensare al cibo, poi, in un momento in cui non riesco ad ingerire niente? Hanno ragione le mie figlie, che dicono che penso sempre a mangiare! Se svalico in Svizzera, la logistica è un po’ più complicata, sia per tornare a Chamonix, che a Courmayeur. Telefono una seconda volta.
F: guarda, non c’è verso, senza mangiare non ho forze per andare avanti. Torno indietro ad Arnouvaz e mi faccio portare a Courmayeur
L: non pensare minimamente di ritirarti! Prenditi il tuo tempo, hai tantissimo vantaggio sui cancelli. Ce le hai le mandorle salate che ho messo in un sacchetto? Mangiane qualcuna ogni tanto, prenditi i sali direttamente dalla bustina se non riesci a berli con l’acqua, bevi più che puoi e completa questo giro.
Eseguo gli ordini. Mi rimetto a camminare, non ce la faccio proprio. Telefono una terza volta a Laura: linea occupata. Ok, ha vinto lei, vado avanti, e dovrò arrivare a Chamonix con solo mandorle salate, sali in polvere, e qualche fettina di anguria che mangerò ai ristori da qui in avanti. Se arriverò alla fine, sarà solo ed esclusivamente per merito di quella santa donna cocciuta e fastidiosa che mi sta accanto tutti i giorni!
Salendo verso il Grand Col Ferret ritrovo lentamente un po’ di pace interiore e di fiducia, tanto che quando arrivo in cima vorrei quasi che la salita continuasse ancora per un po’.
La discesa verso La Fouly è molto scorrevole e riesco anche a correrne un bel pezzo. Ritrovo un po’ di equilibrio, e trovo un nuovo assetto che mi farà proseguire. Un assetto d’emergenza, ma è già tanto che ci sia. Arrivando al primo ristoro svizzero, il mio piano è dormire dieci minuti mettendo la sveglia, sono convinto che questo mi serva per sconfiggere del tutto i demoni di oggi. E qui commetto l’errore che rischierà di mettere la parola fine alla corsa.
Con l’eccezione delle basi vita o affini, non c’è mai stata la possibilità di riposare per gli atleti, nemmeno di stendersi, a parte sul prato (sole cocente di giorno e freddo di notte). Vedo i lettini dei fisioterapisti, e chiedo, sbagliando, di potermi stendere dieci minuti perché non riesco a mangiare da parecchie ore.
Detto, fatto: abbiamo i medici qui, li chiamo per visitarti! In un lampo mi torna in mente la vicenda di Max al Tor, e comincio ad aver paura. Mi fanno mille domande, alle quali do risposte per lo più evasive, e mi fanno alcuni controlli. Tu sei così perché sei disidratato e ti manca sale. Bevi due tazzone di brodo e sale e vediamo come va. Si ok, ma io fra dieci minuti devo ripartire. Non se ne parla neanche, devi rimanere almeno un’ora in osservazione!!! Ed è così che rimango a La Fouly per un’ora, senza riposare, con il terrore che mi impediscano di proseguire, e perdendo un sacco di tempo di gara….
Passa il tempo e, a furia di insistere ed affermare che sto benissimo e sforzandomi di sembrare sano, mi lasciano ripartire. Un minuto fuori dal ristoro, ho rimesso le due tazze di brodo che mi avevano fatto bere, fino all’ultima goccia!
Proseguo un po’ inca@@ato con me stesso, ma riesco ad andare, ormai ho trovato l’equilibrio, e non mi fermo più.
Alla base di Champex Lac c’è troppa confusione, e mi fermo giusto il tempo di riempire le borracce e riparto. In effetti chiudere gli occhi dieci minuti mi servirebbe, e trovo il posto perfetto prima dell’inizio della salita di La Giete. C’è una casetta, con una sdraio in veranda, ed è l’una di notte; non do fastidio a nessuno, al massimo mi becco una denuncia per essere entrato in proprietà privata. La brevissima dormita mi ricarica all’istante. Poco dopo essere ripartito riconosco @F-Lu, che avevo conosciuto tramite un gruppetto di amici di RF alla DXT, e da qui procediamo insieme per i successivi 40 km, fin quasi alla fine.
La salita tira molto, non è tecnica, ma è proprio verticale, per capirci nell’ultimo chilometro e mezzo abbiamo fatto 450 D+!! Al check point in vetta c’è un bell’alpeggio riscaldato, l’atmosfera è gradevole. Luca vuole fermarsi qui per un microsonno; io avevo dormito da poco, ed in più volevo arrivare a valle a Trient, avrei riposato lì un po’. Saluto provvisoriamente il mio compagno di viaggio e scendo. La discesa è piuttosto tecnica e richiede parecchia concentrazione (le assegnerò il premio di discesa più dura della corsa), ma mi rendo conto che in questa gara sto andando molto meglio del mio solito proprio in discesa!
A Trient mi rendo conto che avrei fatto meglio a riposare all’alpeggio in quota; sono le quattro del mattino, e nel tendone dedicato ai concorrenti c’è musica sparata a tutto volume, ed uno speaker indemoniato urla a squarciagola: se l’inferno esiste, lo immagino simile al ristoro di Trient. Rimango seduto per qualche minuto, ed appena arriva Luca ripartiamo, per quella che nella mia classifica personale sarà la salita più dura della gara: Les Tseppes. Si tratta di un dritto per dritto ancora più verticale del precedente, per nulla tecnico ma cattivissimo, soprattutto con 150 km sulle gambe! Per fortuna la successiva discesa è scorrevole, ed arriva la luce del giorno. L’arrivo a Vallorcine poco dopo le otto è liberatorio: ora, dopo un breve tratto di collegamento in falsopiano, ci sarà l’ultima salita, spezzata in due, verso la Flegere, per poi planare a Chamonix. Nel tratto in piano, con Luca, parliamo un po’ di tecnica nel nordic walking, che aiuta a tenere velocità senza stancarsi troppo nei tratti di falsopiano. Qui viaggiamo a buon ritmo, soprattutto per merito del mio compagno, e vedo chiaramente che gli sta montando l’adrenalina da traguardo, ovvero l’ultima esplosione di energia in vista dell’arrivo. Inizia la salita ed impostiamo un buon ritmo: dopo un po’ mi squilla il telefono. Faccio cenno a Luca di andare, poi ci troveremo in cima o direttamente a Chamonix. In realtà so già che non arriveremo insieme: io voglio procedere di buon passo, ma sono felice, sto bene e voglio gustarmi tutti gli ultimi chilometri fino a Chamonix, senza forzare. E’ giusto che ognuno vada al suo passo più congeniale.
Rispondo al telefono: è mia moglie, voleva essere sicura che non facessi ca@@ate!! Mi chiede come sto trovando l’ultima salita. Per la cronaca: lei ha fatto la CCC, la sua prima gara da 100 km, e si è ritirata a 5 km dalla fine, con la sola ultima discesa, tra l’altro semplice, da fare. Quanto conta la testa nelle ultra… comunque sta già pianificando la prossima gara da 100.
A La Flegere praticamente non mi fermo e proseguo tranquillo in discesa, correndo un bel po’ superando parecchia gente. Sto molto bene, e sento anche lo stomaco che rumoreggia: è proprio fame. Supero la famosa sopraelevata che è simbolo dell’ingresso a Chamonix, e da qui correrò fino al traguardo. Mi assalgono mille emozioni, e qualche centinaio di metri prima del traguardo vedo Laura che mi viene incontro: trattengo a fatica le lacrime, se ho completato il giro il merito è solo tuo!
Attraverso di nuovo il famoso arco in Place Triangle de l’Amitie, ma questa volta nel verso giusto! E’ finita, e sono molto soddisfatto. Qualche foto ricordo, mi siedo un attimo a terra bevendomi la birra gentilmente offerta dalla signora Poletti, scambio le ultime chiacchiere con F-Lu, e dopo una doccia veloce è ora di tornare.
Prima di rimettermi in viaggio verso casa (non guido io, ovviamente) mi mangio di gusto un panino al prosciutto e formaggio, ridendo come un matto.
Da mesi consulto nutrizionisti, dietologi e medici per capire cosa fare con i problemi intestinali, quando forse sarebbe piĂą adeguato andare da uno psicologo!
Ho già il mio piano per l’inverno: mia moglie mi ha consigliato di fare meditazione. Io ho sempre snobbato queste discipline orientali, e l’ho sempre presa in giro per questo, ma credo che seguirò il consiglio.
In conclusione: l’UTMB è veramente la vetta mondiale del trail? Per molti motivi sicuramente si, e vale la pena andare a Chamonix almeno per una delle gare proposte. Sono contento di averla fatta, di averla finita, ma per me basta così. Ci sono gare che sogni la notte dopo anni che le hai fatte, che ti danno una svolta anche nella vita, e ti fanno luccicare gli occhi solo a sentirle nominare. A me questo con l’UTMB non credo che succederà . Lascio intuire quale sia per me la gara delle gare, la numero uno indiscussa!!!
A proposito: l'organizzazione dovrebbe investire qualche spicciolo in uno studio di design di abbigliamento: mai visto un giubbino finisher così orrendo, sembra la tuta da lavoro del mio meccanico!
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Francesco1973
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Re: UTMB / TDS / CCC / OCC / PTL / MCC / YCC - Chamonix - 28/08/2023
Grande Fausto e sante donne le nostre mogli, nel bene e nel male.
Quando ho incontrato la mia famiglia prima della salita La Giete ho fatto un carico di energia pazzesco: mi sembrava di fare la salita a tutta.
Mi hai fatto morire con la descrizione dello stato di forma della gente che girava per Chamonix: io i giorni prima della gara li guardavo e mi sembravano tutti fenomeni
.... cmq c'è ne sono tanti in quei giorni.
Concordo anche sul premio finisher, osceno.
Quando ho incontrato la mia famiglia prima della salita La Giete ho fatto un carico di energia pazzesco: mi sembrava di fare la salita a tutta.
Mi hai fatto morire con la descrizione dello stato di forma della gente che girava per Chamonix: io i giorni prima della gara li guardavo e mi sembravano tutti fenomeni
Concordo anche sul premio finisher, osceno.
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grantuking
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Re: UTMB / TDS / CCC / OCC / PTL / MCC / YCC - Chamonix - 28/08/2023
Complimenti @forna75 , sei un grande 
21km 1:33:34 ('18) - 30km 2:45:41 ('16) - 42km 3:27:40 ('19) - 50km 4:57:44 ('19) - 100km 13:20:10 ('19) Finisher: 11 Ultra - 24 Maratone - 50 di Romagna - Pistoia Abetone - Passatore - GTC55 - UMF - LUT
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mimmo68
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Re: UTMB / TDS / CCC / OCC / PTL / MCC / YCC - Chamonix - 28/08/2023
Complimenti @forna 75 e grazie per il bellissimo racconto. Non sono riuscito a intuire però la tua gara preferita ...
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forna75
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Re: UTMB / TDS / CCC / OCC / PTL / MCC / YCC - Chamonix - 28/08/2023
Per me è senza dubbio il TOR
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