Rieccomi qui, caro diario.
Vorrei scrivere due righe un po’ più tecniche sulla maratona di domenica, nel raccontarla mi rendo conto di come sia prevalsa la parte emozionale, come peraltro penso sia giusto. Queste poche righe invece mi serviranno sia per ricordarmi in futuro di alcuni aspetti che credo si siano rivelati decisivi ma anche per confrontarmi con i più esperti runner che mi leggono (e perché no, anche per condividere quel pochino di esperienza che ho accumulato con qualcuno che magari si è affacciato da poco in questo fantastico mondo della corsa di resistenza)  
Suddivido per argomenti.
PREPARAZIONE/TABELLA
Giusto in questi giorni è in corso un interessante scambio di opinioni nel thread dedicato agli allenamenti di preparazione alla gara regina. Sostanzialmente si discute se sia meglio correre per un elevato numero di km magari complessivamente un po’ più lentamente oppure tendenzialmente il contrario, cioè un numero di km un po’ meno importante ma a ritmi più sostenuti. Io sinceramente non ho una cultura podistica tale da poter prendere una posizione in maniera netta. Ciò che posso fare è appunto confrontare le due maratone che ho fatto (si, ok, ne ho fatto una terza a Reggio Emilia, ma non la posso proprio tenere in considerazione). La prima è stata a Verona, preparata seguendo sostanzialmente il metodo proposto da Albanesi, la seconda, quella appunto di due giorni fa, preparata in maniera autonoma allestendo una tabella di 10 settimane e attingendo un po’ da Albanesi e un po’ da Pizzolato. Riporto il confronto sulle ultime 10 settimane, l’avevo già messo qualche post fa:
Maratona di Verona (ultime 10 weeks): 605.9 km in 3355 minuti di allenamento, media 5:32/km
Maratona di Padova (ultime 10 weeks): 528.1 km in 2867 minuti, media 5:25/km.
Visti i risultati (a Verona 4:22:10, a Padova 3:44:03) se ne potrebbe dedurre che sia meglio fare qualche km in meno ma più veloce. Direi però che è una conclusione un po’ frettolosa. C’è infatti da considerare che Verona era l’esordio, il confronto è quindi tra numeri troppo esigui per poter essere affidabile. Inoltre, considererei anche il fatto che la corsa di resistenza richiede lunghi, lunghissimi periodi di adattamento, mesi se non anni. Continuando a correre è molto probabile che il mio corpo si sia ulteriormente adattato portandomi in condizioni migliori alla partenza di Padova. Infine, altri due fattori che ritengo fondamentali: l’aspetto emotivo, a Verona ero troppo carico e la cosa si è tramutata in uno stato di tensione che è durato per troppo tempo nei giorni precedenti e la mattina stessa della gara. Al primo problema, che col senno di poi mi rendo conto di come potesse essere facilmente risolvibile, sono entrato in crisi. Il problema fu un dolore al fianco sx che la mente ingigantì oltre il necessario. Non l’ho scritto, ma anche a Padova ho avuto qualche noia all’inizio, il solito polpaccio sinistro un po’ indurito. Non che facesse un gran male, ma un po’ di fastidio lo dava. La differenza l’ha fatta la tranquillità, ho cercato di correre bene e di aspettare un attimo prima di fasciarmi la testa. E piano piano il problema è rientrato. D’altronde pensare di non dover sopportare qualche piccola magagna in uno sport così duro è inimmaginabile. Qualche acciacchino ce lo portiamo dietro. L’importante è (sarebbe) capire in tempo se quel dolorino sia solo fisiologico oppure se non sia l’anticamera di un infortunio reale. Ecco, in questo penso di essere migliorato tanto, però purtroppo non saprei come spiegare a parole, posso solo dire che la sensazione tra pre-infortunio e acciacco per me è netta. Credo comunque che un po’ tutti, continuando a correre, si arrivi alle stessa sensibilità. L’altro aspetto è legato alle condizioni fisiche: a Verona è indubbio che sono arrivato troppo stanco, ma non tanto per il maggior carico di km come scritto sopra (605.9 contro 528.1 nelle ultime 10 settimane) ma più per la distribuzione degli allenamenti, soprattutto nelle ultime 3 settimane. Prima di Verona, a 3 settimane lungo da 36 km e a 2 settimane lungo da 30 km. Troppo km insieme in una troppo breve settimana. A 50 anni non si recuperano due allenamenti così in solo 14 giorni. O meglio, io non ci riesco, questo è ormai assodato. Prima di Padova invece ho percorso anche più km (182 contro i 170 prima di Verona) ma distribuiti decisamente meglio: ultimo lungo da 36 km a 3 settimane, due settimane prima una mezza maratona abbastanza tirata e poi tutte corse sotto i 16 km, ma con un filo di qualità, cioè spingendo un po’ sull’acceleratore. Recuperare e riposare è parte integrante dell’allenamento, non invento nulla, si legge ovunque, ora lo so bene e spero di poterne fare tesoro per il futuro. Arrivare stanchi al giorno della maratona è il peccato mortale del runner, bisogna solo pensare a quanta fatica e quanto impegno si rischia di buttare via.
ALIMENTAZIONE
Qui in realtà non è che abbia cambiato molto rispetto alla gara di Verona. Però un pochino più attento ci sono stato: ho cercato di mangiare pasta solo una volta al giorno, ho ridotto tanto il consumo di alcolici (il classico bicchiere di rosso a pranzo e la birra la sera, non è che bevessi chissà che, ma comunque credo abbia inciso), ho integrato tanto con verdure fresche e frutta, ma qui poca difficoltà perché mi piacciono. Sta di fatto che due chili in meno rispetto a Verona c’erano (75 a Padova, 77 a Verona). 2 chili portati avanti per 42 km non sono pochi. E poi ho ascoltato i consigli che mi sono stati dati sull’idratazione. La settimana prima ho bevuto costantemente almeno 2 litri di acqua al giorno. Lo so, non sono tantissimi in generale, ma per me si. Io non ho quasi mai sete, se non ci sto attento, in assenza di sforzo fisico che mi faccia sudare posso tranquillamente bere solo mezzo litro di acqua al giorno divisa tra i due pasti principali. Anche questo credo abbia influito positivamente. E’ quindi un consiglio che mi sento tranquillamente di dare a chiunque (oh.. ben inteso, a volte, nei giorni festivi o in certe occasioni, mollavo un po’ la presa sul discorso alcolici e qualche birra in più con gli amici ci scappava, quindi i litri di liquidi in quei giorni erano anche di più  

 , ma alla fine, per funzionare, la cosa non deve diventare un’ossessione)  
VESTIARIO
A Verona ero vestito troppo, a Padova ero perfetto se non fosse venuto il diluvio universale alla fine. Come indicazione però penso che anche in futuro tenderò a stare un po’ più leggero. Poi, indovinare l’abbigliamento giusto per una gara all’aperto che dura così tanto può rivelarsi un terno al lotto, ma forse, almeno per me, è meglio un po’ di freddo (ok, domenica un po’ troppo…). Troppo vestito = troppa sudorazione = segnali di allarme del corpo che suonano in continuazione = scoppio… 
Piuttosto, una cosa importante, anche qui, non invento nulla, lo dice chiunque. A Padova come a Verona ho corso con le stesse scarpe, Saucony Zealot. Cioè, non lo stesso modello, no, no… proprio le stesse. Solo che a Verona erano nuova (poche decine di km), a Padova invece ne avevano già oltre 300. Sarà stato un caso, sarà quel che si vuole, ma quella è l’unica spiegazione che mi so dare per il dolore comparso al fianco durante la gara di Verona, le scarpe nuove. 
Infine, cosa mia personalissima, la calza lunga o comunque la fascia a compressione per i polpacci mi aiutano tantissimo, credo che correrò sempre con quelle anche durante manifestazioni estive. So bene che potrebbe essere solo effetto Placebo, però la sensazione di maggior benessere mi sembra proprio che ci sia tutta con i polpacci contenuti e coperti.
GESTIONE GARA
Alla fine non sono riuscito a fare un negative split come volevo. Forse non ci sarei riuscito nemmeno in condizioni atmosferiche meno difficili, chi lo sa… Però, non ho ceduto poi molto: prima mezza in 01:51:13, seconda mezza in 01:52:50. Onestamente, sono molto indeciso: se da un lato il negative split, cioè una seconda parte più veloce della prima, viene consigliato un po’ da tutti, dall’altra c’è anche il timore che questa strategia ti porti all’arrivo senza aver dato proprio tutto quello che si poteva dare, senza cioè esprimere il 100% del proprio potenziale. Davvero non saprei decidere anche post esperienza padovana. Difficile trovare l’equilibrio per ben 42 km. Dovrò lavorarci un po’.
E’ tutto, come sempre consigli, suggerimenti, correzioni sono oltremodo graditi, quindi, se avete voglia, fatevi sotto, ragazzi…