dario88 ha scritto:questo concetto vale solo per chi vuole farlo valere...se fosse davvero così non ci sarebbe bisogno di gare dove indossare un pettorale. In gara si corre contro (e insieme a) gli avversari, poi è chiaro che ognuno cerca di fare il proprio pb in termini di tempo. Se il mio avversario di categoria ha un pb di 35' sui 10000 e in un 10000 io lo batto facendo 35'30'', ho comunque vinto io. Se così non fosse non esisterebbero le competizioni.
Beh, dipende un po' dal modo di vedere la corsa; c'è chi ha più spirito agonistico, chi meno e chi come me ce l'ha sotto i piedi...(e comunque parlo a livello amatoriale). Se facessi 35'30'' battendo il mio avversario (e ovviamente griderei al miracolo, dopo aver controllato di non essere morto) sarei contento ma probabilmente lo sarei di più se facessi 35' ma arrivando secondo, terzo o centocinquantesimo.
Per come la vedo io, nella corsa o hai il record del mondo o non sei nessuno nel senso: ok, faccio una gara sui 10000 con dei pari categoria e vinco il mio pensiero non sarebbe quello di essere il più forte ma semplicemente che nessuno più forte di me si è iscritto a quella gara, che ce ne saranno stati a centinaia che avrebbero potuto battermi ma che probabilmente o erano troppo lontani per partecipare, o facevano un'altra gara o si stavano allenando.
Certo, fare delle gare è stimolante e un po' di competitività salta sempre fuori ma comunque si corre principalmente con se stessi, se no poco dopo la partenza di una maratona si vedrebbe una bolgia di ultracinquantenni (e io quasi trentenne) tramazzati a terra perchè hanno cercato di tenere il passo degli atleti migliori. Invece ognuno sta sul suo e magari con lo stimolo della gara cerca di stare in coda ad atleti che vanno un po più forte e nel finale si fa uno scatto per cercare di superare qualcuno ma niente di più.
D'altra parte di solito ad un runner amatoriale gli chiedi che tempo fa sulle varie distanze per giudicare se è forte, non quanto si è classificato in una certa gara.