25/02/2009 ore it 10:25
E' ufficiale, Enrico entra in Dawson, è primo : 9 giorni 5 ore 35 min… il sogno è diventato realta'!!! PS: Ora e sotto cure mediche per i piedi, al più presto nuovi aggiornamenti.
16/02/2009 ore it 06:09
Enrico Ghidoni, uno dei fratelli di Roberto, è partito per affrontare la Yukon Arctic Ultra 2009, gara di oltre 700 km che si svolge nel nord del Canada.
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GASP ... Allora i miei dodici km e la mia fatica sono polvere della polvere .
E le nostre maratone sono prurito per lui .
Mi sto chiedendo cosa serve continuare ... m'ha fatto sedere a terra ... incredibile .
E l'atleta ha 'solo' male ai piedi ...
Comunque grande davvero, uno cosi' ... complimenti. Marchetto.
IL CAPITANO SCATENATOCORRE OGNI GIORNO E SI LEVA IL MEDICO DI TORNO !CIAO SUPER PAOLO !
BOVEGNO. Anche il fratello di «Lupo che corre» entra nella leggenda delle gare nei ghiacci nordamericane
Ghidoni vince la «Yukon» Impresa epica in Canada
Ha percorso 700 kilometri a oltre 30 grandi sotto zero primo nella storia della gara ad arrivare in soli 9 giorni
Al traguardo senza uno scarpone Dopo l'arrivo in ospedale ha dormito 16 ore
L'ORGANIZZAZIONE lo voleva fermare a Pelly Farm definitivamente, dopo le 8 ore previste dal regolamento, passato il traguardo delle 300 miglia (traguardo intermedio come quello delle 100 miglia, una gara nelle gara, che lui avrebbe pure vinto se si fosse iscritto).
Lui ha tenuto duro, come aveva comunicato in una drammatica telefonata da laggiù, cinque giorni fa, al fratello Stefano in Italia, che l'ha seguito giorno e notte a distanza, con le cartine orografiche e il Gps.
MA IL SEGNALE satellitare a un certo punto si era zittito, ed è rimasto muto negli ultimi tre giorni di gara su un percorso terribile, con il fisico provatissimo dopo 500 kilometri già percorsi.
La tappa da Scroggy Creek a Dawson, anche per la sua orografia, era al limite dell'impossibile: temperature sotto i -30 gradi, slittino pesante oltre trenta chili perchè non c'era la possibilità di rifornimenti.
Una situazione ambientale ai limiti dell'umanamente sopportabile, con zone in cresta sposte al vento, buche d'acqua nelle quali aveva già fatto il «bagno», perdendo i bastoncini, sostituiti probabilmente con due rami di pino.
A casa erano in ansia tutti, a cominciare dalla moglie Gloria coi tre figli Stefania, Francesca e Simone. Anche il fratello Roberto, «Lupo che corre», detentore di tutti i record in Alaska alla «Iditarod» e che lo aveva accompagnato il 12 febbraio alla Malpensa (la gara partiva il 15) abbracciandolo e simbolicamente consegnadogli il «testimone», aveva rimandato il suo previsto trasloco in Slovenia, attendendo notizie dal Canada.
Finalmente, infine, ecco il comunicato ufficiale degli organizzatori: l'altra sera, 24 febbraio, alle 16.05 ora locale in Canada (l'una e un quarto di notte in Italia) Enrico entra a Dawson, la cittadina dove è fissato il traguardo.
E' PRIMO IN 9 GIORNI, 5 ore e 35' minuti, ci ha messo quattro giorni in meno di quel tempo massimo che nessuno era mai riuscito a rispettare negli anni precedenti. Tanto da oscurare l'impresa dell'americano Bruce Thompson, arrivato otto ore dopo e in grande rimonta negli ultimi, drammatici giorni della gara. Enrico sapeva che l'americano lo aveva quasi raggiunto, e ha saputo stringere i denti, compiendo un'impresa da consegnare alla storia.
Accanto alla leggenda di Roberto Ghidoni, «Lupo che corre», ora c'è un'altra leggenda valtrumplina tra i ghiacci del Nordamerica: si chiama Enrico, nuovo detentore del record della «Yukon Artic ultra».
Ieri sera, alle 18 italiane, la telefonata al fratello Stefano: arrivato, era stato ricoverato in ospedale e aveva dormito 16 ore filate. Il congelamento sembra senza infezioni e non ci dovrebbero essere pericoli. Il sogno è diventato realtà, e senza danni.
Grande impresa, grande come nessuno: come abbia fatto lo sa solo lui.
Edmondo Bertussi
L'impresa compiuta da Enrico Ghidoni da Ludizzo, in Canada alla «Yukon artic ultra», è di quelle che lasciano senza fiato: la foto lo ritrae mentre taglia il traguardo di Dawson dopo 430 miglia, 700 kilometri, primo nella storia della competizione a riuscirci entro i tredici giorni, il tempo massimo previsto per regolamento, che mai nessuno prima di lui era riuscito a rispettare.
Lui ce l'ha fatta con un piede, il destro, senza scarpone: «fasciato» in pratica da una babbuccia reperita chissà dove, perchè le dita scoppiate per il freddo non permettevano più di calzare la soprascarpa speciale. Ha percorso così 250 kilometri.
Non occorre guardare per vedere lontano.
Reivindico absolutamente el derecho al vagabundeo, a la aventura, a la utopìa y al romanticismo...